As the Liberty lads o'er the sea
Bought their freedom, and cheaply, with blood,
So we, boys, we
Will die fighting, or live free,
And down with all kings but King Ludd!
When the web that we weave is complete,
And the shuttle exchanged for the sword,
We will fling the winding sheet
O'er the despot at our feet,
And dye it deep in the gore he has pour'd.
Though black as his heart its hue,
Since his veins are corrupted to mud,
Yet this is the dew
Which the tree shall renew
Of Liberty, planted by Ludd!
Bought their freedom, and cheaply, with blood,
So we, boys, we
Will die fighting, or live free,
And down with all kings but King Ludd!
When the web that we weave is complete,
And the shuttle exchanged for the sword,
We will fling the winding sheet
O'er the despot at our feet,
And dye it deep in the gore he has pour'd.
Though black as his heart its hue,
Since his veins are corrupted to mud,
Yet this is the dew
Which the tree shall renew
Of Liberty, planted by Ludd!
Contributed by Gaspard de la Nuit - 2016/1/30 - 04:54
Language: Italian
Traduzione italiana di Gaspard de la Nuit
31 gennaio 2016
31 gennaio 2016
CANTO DEI LUDDISTI
Come i figli della Libertà d'oltremare [1]
A mite prezzo l'acquisirono, col sangue,
Così noialtri giovani, sì, noi
O morremo lottando, o liberi vivremo:
Abbasso tutti i re, tranne Re Ludd!
Quando finita sarà la tela che tessiamo
E la spola sarà mutata nella spada,
Noialtri stenderemo il sudario
Sopra il tiranno atterrato ai nostri piedi,
Intingendolo nel sangue che ha versato.
E sebbene sia nero come il suo cuore
Poiché le sue vene sono sozze di fango,
Questa sarà la rugiada
Che l'albero rifiorirà,
Da Ludd piantato: l'albero della Libertà!
Come i figli della Libertà d'oltremare [1]
A mite prezzo l'acquisirono, col sangue,
Così noialtri giovani, sì, noi
O morremo lottando, o liberi vivremo:
Abbasso tutti i re, tranne Re Ludd!
Quando finita sarà la tela che tessiamo
E la spola sarà mutata nella spada,
Noialtri stenderemo il sudario
Sopra il tiranno atterrato ai nostri piedi,
Intingendolo nel sangue che ha versato.
E sebbene sia nero come il suo cuore
Poiché le sue vene sono sozze di fango,
Questa sarà la rugiada
Che l'albero rifiorirà,
Da Ludd piantato: l'albero della Libertà!
[1] Gli Americani.
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Written by George Gordon Noel, 6th Baron of Byron
24 Dicembre 1816
Scritta da Georges Gordon Noel, VI Barone di Byron
in: Thomas Moore's Letters and Journals of Lord Byron
in: Lettere e Diari di Lord Byron di Thomas Moore
Musica : Può darsi che ci sia
Music: It may exist
Il "Canto dei Luddisti" di Lord Byron fu scritto il 24 dicembre 1816 e da lui spedito a Thomas Moore in una lettera, facente parte dell'epistolario che i due si scambiavano. Il Canto fu pubblicato soltanto nel 1830, quando Thomas Moore diede alle stampe il vasto epistolario assieme ai diari di Byron.
Alla fine del 1816, l' “anno senza estate” che fu detto anche “Eighteen Hundred an' Frozen to Death”, George Gordon Noel, VI barone di Byron, scrisse questo “Canto dei Luddisti”, intendendolo, fin dal titolo, proprio come un componimento che dovesse essere non soltanto cantato, ma cantato per una lotta. Byron non aveva certo scoperto il Luddismo quell'anno; dopo le grandi agitazioni Luddiste del 1812 con la distruzione quasi totale dei telai industriali del Nottinghamshire da parte dei rivoltosi, il governo aveva emesso il Frame Breaking Bill (“decreto sulla distruzione dei telai”), una legge che introduceva la pena di morte per “[...] coloro he distruggono o danneggiano telai per calze o per pizzi o altri macchinari o strumenti usati nella manifattura del lavoro a maglia su telaio o di qualsiasi articolo o merce su telaio o simile macchinario.”. Il 27 febbraio di quello stesso anno, alla Camera dei Lords, Byron aveva quindi pronunciato uno storico discorso in difesa dei rivoltosi: «Immaginate uno di questi uomini, così come io li ho visti - magri per la fame, scavati dalla disperazione, noncuranti della loro vita, che le Vostre Signorie valutano forse ancora meno di un telaio, immaginate uno di questi uomini trascinato davanti alla Corte per essere processato per questa nuova offesa: a quel punto occorreranno ancora due cose per condannarlo, e queste sono, secondo me, dodici macellai per giuria e un Jeffreys per giudice». I frameworks-knitters reagirono costituendo un apposito comitato, la United Committee of Frameworks-Knitters. Il comitato tentò di far abrograre la legge, senza riuscirci. Inoltre propose un disegno di legge «Per prevenire le frodi e gli abusi nella manifattura di maglie a telaio». Fu fatta circolare una petizione che raggiunse 10.000 firme, raccolte tra i lavoratori di tutte le categorie. Lo stesso Lord Byron sottoscrisse il disegno di legge. Il disegno di legge fu approvato solo dopo drastiche modifiche, che resero inutile il lavoro svolto.
Il Canto dei Luddisti fu scritto da Byron quando il Luddismo era oramai tramontato, e tramontato nel sangue. Il fallimento del decreto aveva alimentato ancora di più le proteste di quella primissima rivolta contro la nascente società industriale, specialmente nello Yorkshire e nel Lancashire. Anche i cimatori e i tosatori si unirono in gran numero alla rivolta luddista, spaventati dall'introduzione della garzatrice (gig-mill), un mezzo meccanico non di recente invenzione ma fino a quel momento mai impiegato. Il luddismo si propagò rapidamente e a Leeds iniziò a circolare un volantino che recitava:
Nella notte dell'11 aprile 1812 avvenne uno degli attacchi più violenti e noti della rivolta Luddista, ai danni di una manifattura. Circa centocinquanta luddisti, divisi in compagnie, si scontrarono con la guardia militare organizzata dal proprietario della fabbrica, un certo Cartwright. Due luddisti, rimasti feriti nello scontro, vennero persuasi a confessare i nomi dei complici, ma senza successo. Morirono dopo pochi giorni e la popolazione si mobilitò in migliaia per i funerali. Episodi simili contribuivano a creare nel popolo un'immagine mitica dei luddisti, come eroi pronti al sacrificio per il bene comune. Nei mesi di aprile e maggio 1812 la rivolta crebbe ancora, ormai epicentro di una vasta rete insurrezionale. Il movimento luddista cresceva di numero e di organizzazione, grazie a comitati locali sparsi per il paese e con il contributo delle organizzazioni dei giacobini inglesi e dei nazionalisti irlandesi, tutti accomunati dall'odio per il governo inglese. L'11 maggio 1812 fu assassinato, alla Camera dei Comuni, il Primo ministro Spencer Perceval. Tutto il paese fu in preda all'entusiasmo e la popolazione si riversò nelle strade a festeggiare. Tuttavia dopo poco giunse la notizia che la morte era stata causata da un pazzo, per motivi personali. La situazione per il governo inglese era sempre più in pericolo. I resoconti degli informatori del governo confermavano l'esistenza di un piano insurrezionale e l'esistenza di una vasta organizzazione paramilitare. Nell'estate del 1812, per contrastare i continui attacchi, il governo dovette mobilitare complessivamente dodicimila soldati. Nonostante il numero elevato, l'esercitò faticò a reprimere le rivolte e gli stessi militari più giovani collaborarono con i Luddisti. Verso la fine del 1812 venne arrestato un luddista che aveva partecipato all'attacco alla fabbrica di Cartwright, di nome William Hall. Hall, interrogato dal magistrato Joseph Ratcliffe, tradì numerosi compagni. In dicembre ci furono numerosi arresti e cento Luddisti furono rinchiusi nel Castello di York. Il processo iniziò il 2 gennaio 1813 e si concluse con diciassette condanne capitali. In seguito all'esemplare processo di York e al probabile disimpegno da parte della Francia, il Luddismo subì un grave declino.
Anni dopo, a Byron non deve essere essere sfuggita la natura seminale di quella rivolta. Aveva senso, ci si potrebbe chiedere, scrivere un chiaro canto di lotta per una lotta che appariva già sconfitta e morta, mentre l'industria tessile inglese, nucleo fondante della Rivoluzione Industriale borghese, della modernità e della creazione del proletariato urbano con la fine definitiva della società tradizionale rurale, stava trionfando al prezzo di una nuova schiavitù? Il senso sarebbe apparso chiaro non molto tempo dopo, e ai più non sarà certo sfuggita la sostanziale identità del Canto byroniano con il Canto dei Canuts, i lavoratori tessili di Lione protagonisti, nel 1831, del primo sciopero dell'era industriale. E' come tutto un filo che si dipana dalla remota antichità dalle Tessitrici di Chrétien de Troyes passando poi per i Tessitori slesiani del 1844 cantati da Heine. Magari, chissà, per approdare ad un operaio tessile di Coiano di Prato che, il 29 luglio 1900 tenne fede a Byron: “Abbasso i re!”. Nel frattempo, cantando di rivolte sconfitte ma ancora incitando alla lotta, Lord Byron si preparava alla sua ultima impresa per la Libertà, dalla quale non tornò: So we'll go no more a-roving... [GdN]