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Gwerz marv Jorj Jackson

Storlok
Langue: breton


Storlok

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[1978]
Testo e musica: Bernez Tangi
Testenn ha sonerezh: Bernez Tangi
Paroles et musique: Bernez Tangi
Lyrics and music: Bernez Tangi
45 giri / 45 tours: Gwerz an dilabour/Gwerz marv Jorj Jackson [1978]

George Jackson (disegno di Santiago Mazatl)
George Jackson (disegno di Santiago Mazatl)


Gli Storlok (parola che significa “urto”, “rumore di una botta”), in questo sito, c'erano e non c'erano. C'era già il suo leader, Denez Abernot, con la sua famosissima Gwerz ar vezhinerien ripresa poi anche da un altro Denez, Prigent di cognome. E c'era Bernez Tangi, che degli Storlok era stato un fondatore, che questa canzone la ha scritta (come messo in luce da Flavio Poltronieri). La si trova inserita nell'unico e storico album degli Storlok, Stok ha stok del 1979. Nell'introduzione al Gwerz ar vezhinerien avevo già nominato la canzone di questa pagina, il Gwerz marv (o maro) Jorj Jackson; ma allora (31 maggio 2012) in Rete non si trovava nulla, né un video e né il testo. Ora c'è un bel video che riporta anche il testo; ed eccoci qua. Sarà bene quindi ripartire proprio da quell'accenno fatto nell'introduzione alla “Ballata dei raccoglitori di goémon” e tornare alla nostra Bretagna militante “a palla” degli anni '60 e '70. Gli Storlok, fondati da Denez Abernot e Bernez Tangi (Bernard Tanguy), sono stati un gruppo importantissimo in Bretagna, nonostante abbiano pubblicato pochissimo: un 45 giri nel 1978 (quello che contiene questa canzone) e un album nel 1979 (Stok ha stok, appunto). Rappresentano perfettamente ciò che era la scena musicale bretone di allora: un piede nella tradizione e un piede nel rock duro, e entrambi i piedi nel curioso e interessantissimo “mélange” che ne scaturì. L'impegno sociale e politico era del tutto naturale in un luogo come la Bretagna: anche scovare, cantare e riarrangiare i canti tradizionali, figli di un'antica cultura schiacciata e progressivamente eradicata, era percepito come un atto di lotta. E così, col piede rock, ecco che anche in Bretagna, nel 1978, si fa ad esempio una canzone dedicata a George Jackson e al suo assassinio (avvenuto per mano di un secondino, lo ricordiamo, nel carcere di San Quintino il 21 agosto 1971). L'autore dei “Fratelli di Soledad”, credo, non avrebbe mai immaginato che, un giorno, su di lui si sarebbe scritto un pezzo rock cantato in una lingua celtica mezza estinta, e che solo negli ultimi tempi sembra aver riguadagnato un po' di vigore e di uso. Ma, dato anche che il testo di Denez Abernot è di tutto rispetto, non c'è affatto da stupirsene. George Jackson è stato un'icona in quegli anni appena un millimetro sotto al Che Guevara. Per diventare icone del genere bisogna generalmente, purtroppo, fare una pessima fine. In Bretagna c'era il rock, a Firenze invece c'era il “Collettivo George Jackson” dal quale presero avvio i NAP fiorentini. Storie lontanissime, di quando, senza il benché minimo “social network”, il mondo era molto più vicino, e quello che accadeva in un carcere californiano metteva in moto lotte e rabbia dalla Bretagna al quartiere di Santa Croce. In un nome. Si chiamava “internazionalismo”, quando in Italia un ragazzo poteva morire ammazzato dalla polizia ad una manifestazione per l'Angola, o quando una ragazza milanese di buona famiglia poteva morire lottando contro i Colonnelli greci. Ogni oppresso diceva qualcosa ad altri oppressi; e così deve essere presa questa canzone. [RV]
Skrivet gant da zaouarn
Lizhiroù an heol
Merket gant ar skorn
Skridoù ar barner

Freget ar garantez
Strafuilhet an neñv
Karrigell an Ankoù
Zo o tont en dro

Ne vo ket ken
E Sant Kintin
Na zaeloù, na tan
En da zaoulagad bran
Marv eo Jorj Jackson
Te
A sell ouzh an tele
Goûd a ouzez 'peus
Gwad war da zaouarn

Koadig ar glav
War bord ar mor
Dislivet eno
E toull an nor

An dispi mindrailhet
Ar vistri a vo drailhet
Al lern war ar menez
Ma karez a gavfes

Fuzulhioù merglet
Ne glaskint ket
An durzhunell yaouank
Met galloud ar bank

Bourc'hizien binvidik
O lazhañ tud evel loened
Brein emaint o izili
Ar vosenn he deus kroget.

Ne vo ket ken
E Sant Kintin
Na zaeloù, na tan
En da zaoulagad bran
Marv eo Jorj Jackson
Te
A sell ouzh an tele
Goûd a ouzez 'peus
Gwad war da zaouarn

Skrivet gant da zaouarn
Lizhiroù an heol
Merket gant ar skorn
Skridoù ar barner

Freget ar garantez
Strafuilhet an neñv
Karrigell an Ankoù
Zo o tont en dro

Ne vo ket ken
E Sant Kintin
Na zaeloù, na tan
En da zaoulagad bran
Marv eo Jorj Jackson
Te
A sell ouzh an tele
Goûd a ouzez 'peus
Gwad war da zaouarn.

envoyé par Riccardo Venturi - 22/12/2015 - 20:54




Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
22 dicembre 2015

Gli Storlok alla fine degli anni '70. Denez Abernot è al centro.
Gli Storlok alla fine degli anni '70. Denez Abernot è al centro.
BALLATA PER LA MORTE DI GEORGE JACKSON

Scritte con i pugni
Le lettere del sole
Scritti col ghiaccio
I documenti giudiziari

Strappato via l'amore
Sconvolto il cielo
Il carro della Morte [1]
Sta andando in giro

Non ci saranno più
A San Quintino
Né lotte, né fuoco
Nei tuoi occhi corvini
È morto George Jackson
E tu
Guardi la TV [2]
E poi ti senti
Il sangue nelle mani

Foresta pluviale
Sulla riva del mare
Illividita, là
Nel buco della porta [3]

Mitragliata la disperazione
I padroni saranno spezzati
Le volpi sulla montagna
Se ami, le troveresti

I fucili arrugginiti
Non cercheranno
La giovane colomba
Ma il potere della banca

I ricchi borghesi
Ammazzano la gente come bestie
Le loro membra sono marce
Si son beccati la peste

Non ci saranno più
A San Quintino
Né lotte, né fuoco
Nei tuoi occhi corvini
È morto George Jackson
E tu
Guardi la TV
E poi ti senti
Il sangue nelle mani

Scritte con i pugni
Le lettere del sole
Scritti col ghiaccio
I documenti giudiziari

Strappato via l'amore
Sconvolto il cielo
Il carro della Morte
Sta andando in giro

Non ci saranno più
A San Quintino
Né lotte, né fuoco
Nei tuoi occhi corvini
È morto George Jackson
E tu
Guardi la TV
E poi ti senti
Il sangue nelle mani
[1] Difficile che dei bretoni non infilino riferimenti alla cultura tradizionale anche in una canzone che parla dell'assassinio del leader delle Black Panthers. L'Ankoù è la personificazione della Morte nella mitologia bretone, protagonista indiscussa del famoso Barzhaz Breizh (le “Child Ballads” bretoni alle quali ha attinto a piene mani, qui da noi, Angelo Branduardi; la Bretagna intera gli dovrebbe chiedere i diritti d'autore). Gira su un carro (o su una carretta), falcia la gente e spesso e volentieri ingaggia col predestinato un dialogo non di rado lugubremente sarcastico.

[2] Piccolo appunto lessicale per chi (tantissimi!) si interessa di lingua bretone. Nel bretone unificato, "televisione" si dovrebbe dire "skinwel", parola che nessun bretonnant usa. Si dice "an television", "an tele", così come telefono si dovrebbe dire "skingomz" ma si dice "telefon", e così come si dovrebbe dire "trugarez" (grazie) ma si dice sempre "mersi".

[3] Si tratta della descrizione del carcere di San Quintino (Saint Quentin), che si trova in California sulla penisola di Point Quentin. Paradossalmente, questo ameno luogo è l'unico dove si trova un lembo di foresta (ma non credo pluviale, non siamo in Amazzonia...) in mezzo ad un'area densamente urbanizzata (siamo alle porte di San Francisco). La foresta illividisce se guardata dal “buco nella porta”, ovvero dallo spioncino della cella. Il carcere di San Quintino è l'unico in California abilitato alle esecuzioni capitali.

22/12/2015 - 21:52




Langue: italien

Traduzione italiana di Flavio Poltronieri [1984/85]

Nel 1984/5 in Bretagna avevo tradotto anch'io questo testo tratto dal disco degli Storlok assieme ad un altro dal titolo in italiano "La cantilena della disoccupazione"(unitamente ad altre centinaia di canzoni che avevo raccolte in un volume naturalmente mai pubblicato ufficialmente dal titolo significativo "Koroll Ar C'Hleze" - La Danza Della Spada), forse il signore qui sopra ed il sottoscritto sono gli unici ad essersi interessati in Italia di queste cose perchè mai ho sentito altrove qualche citazione in merito, quindi invio anche la mia interpretazione cosicchè vada a braccetto con quella di Riccardo verso dove gli pare.
BALLATA PER LA MORTE DI GEORGE JACKSON

Scritte dalle tue mani
le lettere del sole
marcati dal gelo
gli scritti del giudice

l'amore straziato
il cielo sconvolto
la carriola dell'Ankou
si avvicina

non ci saranno più
a Saint-Quentin
né lacrime, né fuoco
nei tuoi occhi di corvo

George Jackson è morto
tu
che guardi la televisione
sai che c'è del sangue
sulle tue mani?

l'arcobaleno
in riva al mare
sbiadito laggiù
sulla soglia

la disperazione sbiadita
i padroni saranno stritolati
le volpi sulla montagna
se tu volessi troveresti

non ci saranno più
a Saint-Quentin
nè lacrime, nè fuoco
nei tuoi occhi di corvo

George Jackson è morto
tu
che guardi la televisione
sai che c'è del sangue
sulle tue mani?

dei fucili arrugginiti
non cercheranno più
la giovane tortora
ma il potere delle banche

ricchi borghesi
che abbattete la gente come bestie
le vostre membra sono marce
la peste è in voi

non ci saranno più
a Saint-Quentin
nè lacrime, nè fuoco
nei tuoi occhi di corvo

George Jackson è morto
tu
che guardi la televisione
sai che c'è del sangue
sulle tue mani?

scritte dalle tue mani
le lettere del sole
marcati dal gelo
gli scritti del giudice

l'amore straziato
il cielo sconvolto
la carriola dell'Ankou
si avvicina

non ci saranno più
a Saint-Quentin
né lacrime, né fuoco
nei tuoi occhi di corvo

George Jackson è morto
tu
che guardi la televisione
sai che c'è del sangue
sulle tue mani?

envoyé par Flavio Poltronieri - 23/12/2015 - 17:52


E che vadano sì a braccetto, Flavio, sgargarozzando sistr (sulla birra bretone ho delle riserve, e il muscadet è una ciofeca ma è comprensibile vista la latitudine). Se tanto mi dà tanto, oltre ad essere (forse) gli unici due in Italia ad interessarsi di queste cose, siamo anche gli unici due (forse) che conoscono il bretone "e vro Italia". A dire il vero, se per qualcosa qualcuno mi ricorda in Bretagna non è per il bretone o per le canzoni, ma perché una volta mi videro affrontare da solo un kouign-amann intero...leggerissimo dolcetto al burro che usualmente viene venduto a fettine, la fornaia di Plougonvelin mi fece una fotografia mentre biascicavo "mat mat eo ar c'houign-mañ mmmm gnamm...", beh insomma giù, anche ammazzando quel povero dolce mi ricordai di fare la mutazione, non è male ...

Riccardo Venturi - 23/12/2015 - 20:34


Riccardo affermava: "A suo tempo, forse commisi una specie di “abuso” intestando la canzone a Abernot"......infatti la canzone fu composta parole e musica da Bernez Tangi, che la ripropose in una straziante versione lenta e scarnificata con accompagnamento solo di pib-ilin e low whistle anche nel suo disco solista del 2009 "Lapous an tan" ovvero "L'uccello di fuoco" (io sono l'uccello di fuoco, quello che canta in cima all'albero, non ho né becco né museruola, per cantare il combattimento...)

Flavio Poltronieri - 13/3/2017 - 21:00


E io correggo ogni cosa, compresa naturalmente l'introduzione. Però sei sicuro che l'album del 2009 si chiami proprio "Lapous"? Te lo dico, perché in bretone "uccello" sarebbe propriamente "Labous", con la "b"; ma ci son tante e tali variazioni grafiche nel bretone, che ci vado sempre cauto... Saluti caro, e come procede?

Riccardo Venturi - 13/3/2017 - 21:31


lapousantan

Flavio Poltronieri - 14/3/2017 - 08:42


Prendo atto :-) Tra l'altro, vista la copertina (bellissima!) sembra veramente un "uccello di fuoco"...lo so, battuta da caserma, ma inevitabile :-PP

Richard Gwenndour - 14/3/2017 - 09:10


l'Uccello di Fuoco rappresenta identità e metamorfosi, nella letteratura celtica è un tema molto ricorrente.....nello stesso disco è compresa anche l'altra canzone di cui ci siamo occupati in precedenza, Plac'h Landelo

Flavio Poltronieri - 14/3/2017 - 09:22


Allora, dallo stesso disco ti dedico la mia traduzione di Micherourien per sola “vociaccia” e flauto, con qualche inquietante accenno elettronico….

OPERAI (B. Tangi)

Degli operai costruiscono la strada
Tra la la la lo
Per un bastardo
Tra la la la la la la la lo

La perfezionano minuziosamente pulita e precisa
Tra la la la lo
E questo sempre per gli stessi
Tra la la la la la la la lo

Io qui col mio berretto
Tra la la la lo
Fino a quando durerà?
Tra la la la la la la la lo

E il mio culo sul trattore
Tra la la la lo
Resterò finché scoreggia?
Tra la la la la la la la lo

Fino a quando questo mondo dove non c'è riposo che nella morte
Tra la la la lo
Non salterà in aria
Tra la la la la la la la lo

Flavio Poltronieri - 14/3/2017 - 10:00




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