Daou vloaz zo e labouran e ti ar “Joint Français”
Met gant ar vac'homerien, siwazh, on bet skarzhet.
Neuze em eus divizet labourat war ar maez,
Mont gant ar beizanted evit gwerzhañ o laezh.
Gant kudennoù e kejomp 'vit kavout ar arc'hant:
Rak peurliesañ 'vez laeret ar laezh d'ar peizant.
B'lam' d'an dra-se, Yann Karel 'voe kaset d'an toull-bac'h;
Bremañ m'hon eus komprenet, ne chomomp mui ambac'h.
Harz-labour ar Joint Français 'deus roet dimp ur skouer,
Digoret hon daoulagad; bremañ e welomp sklaer.
Labourerien Sant-Brieg 'deus gouneet un trec'h
A c'hello bezañ gouneet, a gav din, e pep lec'h.
Ha ne c'hellomp ket laret: “Echu Brezel al Laezh”,
Pa n'eus netra da zebriñ evit an tiegezh.
Bombezennoù 'n F.L.B. 'deus badaouet ar Gall,
Rak bremañ ar Vretoned n'int ket mui sklaved dall.
Bewech ma vo ret ober, 'harzimp kirri, trenoù,
N'omp ket chas a c'hell bevañ nemet gant restachoù.
Goude Joint, Laezh, F.L.B., gwechoù all 'vimp klevet:
Big Dutchman e Sant-Karreug, Kaolin e Plemet.
Micherourien e pep lec'h, peizanted ivez,
Gant o harzoù-labour gerc'h, pe gant Brezel al Laezh
'Vel paotred an F.L.B. o lak' bombezennoù
O deus diskouezet a-walc'h 'vo ket mui burzhudoù.
Bewech ma wasko 'r stad c'hall gwirioù ar Vretoned
Diouzhtu e krogo pobl Vreizh da vezañ kounnaret.
Piv 'vo ar vistri e Breizh, ni pe ar vourc'hizien?
'Deus ket ezhomm ar respont da vezañ disklêriet.
Met gant ar vac'homerien, siwazh, on bet skarzhet.
Neuze em eus divizet labourat war ar maez,
Mont gant ar beizanted evit gwerzhañ o laezh.
Gant kudennoù e kejomp 'vit kavout ar arc'hant:
Rak peurliesañ 'vez laeret ar laezh d'ar peizant.
B'lam' d'an dra-se, Yann Karel 'voe kaset d'an toull-bac'h;
Bremañ m'hon eus komprenet, ne chomomp mui ambac'h.
Harz-labour ar Joint Français 'deus roet dimp ur skouer,
Digoret hon daoulagad; bremañ e welomp sklaer.
Labourerien Sant-Brieg 'deus gouneet un trec'h
A c'hello bezañ gouneet, a gav din, e pep lec'h.
Ha ne c'hellomp ket laret: “Echu Brezel al Laezh”,
Pa n'eus netra da zebriñ evit an tiegezh.
Bombezennoù 'n F.L.B. 'deus badaouet ar Gall,
Rak bremañ ar Vretoned n'int ket mui sklaved dall.
Bewech ma vo ret ober, 'harzimp kirri, trenoù,
N'omp ket chas a c'hell bevañ nemet gant restachoù.
Goude Joint, Laezh, F.L.B., gwechoù all 'vimp klevet:
Big Dutchman e Sant-Karreug, Kaolin e Plemet.
Micherourien e pep lec'h, peizanted ivez,
Gant o harzoù-labour gerc'h, pe gant Brezel al Laezh
'Vel paotred an F.L.B. o lak' bombezennoù
O deus diskouezet a-walc'h 'vo ket mui burzhudoù.
Bewech ma wasko 'r stad c'hall gwirioù ar Vretoned
Diouzhtu e krogo pobl Vreizh da vezañ kounnaret.
Piv 'vo ar vistri e Breizh, ni pe ar vourc'hizien?
'Deus ket ezhomm ar respont da vezañ disklêriet.
Contributed by Riccardo Venturi - 2015/12/22 - 17:54
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
22 dicembre 2015
Lo sciopero del Joint Français in filmati dell'epoca.
22 dicembre 2015
Lo sciopero del Joint Français in filmati dell'epoca.
LOTTE DI BRETAGNA [1]
Due anni ho lavorato alla sede del “Joint Français” [2]
Ma dagli oppressori, ohimè, sono stato messo alla porta.
Allora ho deciso di lavorare in campagna
E di andare coi contadini a vendere il latte.
Abbiamo incontrato problemi per avere i soldi:
Perché in generale il latte viene rubato al contadino.
Per questa cosa, Yann Karel [3] è stato messo in galera;
Adesso che abbiamo capito, non restiamo più là come scemi.
Lo sciopero del Joint Français ci ha dato un esempio,
Abbiamo aperto gli occhi; ora ci vediamo chiaro.
I lavoratori di Saint-Brieuc hanno ottenuto una vittoria
Che potrà, secondo me, essere ottenuta dovunque.
E non possiamo dire: “E' finita la guerra del latte”,
Quando non c'è niente da mangiare per la famiglia.
Le bombe del F.L.B. hanno stordito il francese,
Perché ora i Bretoni non saranno più ciechi schiavi.
Ogni volta che occorrerà fare, fermeremo camion e treni,
Non siamo cani che vogliono vivere solo di resti.
Dopo il Joint, il latte, il F.L.B., ci sentirete ancora:
La Big Dutchman a Saint-Carreuc, la Kaolin a Plémet. [4]
I lavoratori, un po' ovunque, ed anche i contadini
Coi loro scioperi spontanei e con la guerra del latte,
Come i ragazzi del F.L.B. che hanno messo le bombe
Hanno dimostrato abbastanza che non ci saranno più miracoli.
Ogni volta che lo stato francese opprimerà i diritti dei Bretoni
Subito il popolo bretone comincerà ad arrabbiarsi.
Chi saranno i padroni in Bretagna, noi o i borghesi?
La risposta non ha affatto bisogno di essere commentata.
Due anni ho lavorato alla sede del “Joint Français” [2]
Ma dagli oppressori, ohimè, sono stato messo alla porta.
Allora ho deciso di lavorare in campagna
E di andare coi contadini a vendere il latte.
Abbiamo incontrato problemi per avere i soldi:
Perché in generale il latte viene rubato al contadino.
Per questa cosa, Yann Karel [3] è stato messo in galera;
Adesso che abbiamo capito, non restiamo più là come scemi.
Lo sciopero del Joint Français ci ha dato un esempio,
Abbiamo aperto gli occhi; ora ci vediamo chiaro.
I lavoratori di Saint-Brieuc hanno ottenuto una vittoria
Che potrà, secondo me, essere ottenuta dovunque.
E non possiamo dire: “E' finita la guerra del latte”,
Quando non c'è niente da mangiare per la famiglia.
Le bombe del F.L.B. hanno stordito il francese,
Perché ora i Bretoni non saranno più ciechi schiavi.
Ogni volta che occorrerà fare, fermeremo camion e treni,
Non siamo cani che vogliono vivere solo di resti.
Dopo il Joint, il latte, il F.L.B., ci sentirete ancora:
La Big Dutchman a Saint-Carreuc, la Kaolin a Plémet. [4]
I lavoratori, un po' ovunque, ed anche i contadini
Coi loro scioperi spontanei e con la guerra del latte,
Come i ragazzi del F.L.B. che hanno messo le bombe
Hanno dimostrato abbastanza che non ci saranno più miracoli.
Ogni volta che lo stato francese opprimerà i diritti dei Bretoni
Subito il popolo bretone comincerà ad arrabbiarsi.
Chi saranno i padroni in Bretagna, noi o i borghesi?
La risposta non ha affatto bisogno di essere commentata.
[1] Allo stesso modo si potrebbe tradurre “Resistenza in Bretagna”.
[2] Per lo sciopero del Joint Français si veda l'introduzione e qui. Le condizioni di lavoro nella filiale bretone della CGE erano normalmente ai limiti dello sfruttamento, con licenziamenti e condizioni salariali precarie. L'innesco dello sciopero fu dovuto anche al fatto che, in Bretagna, si percepiva tutto questo come una forma di colonizzazione e di sfruttamento della manodopera locale “non francese”.
[3] Non sono purtroppo riuscito a reperire notizie su Yann Karel e sulla sua vicenda. Se se ne sapesse qualcosa, la pagina è qui a libera disposizione.
[4] La Big Dutchman è una multinazionale tedesca specializzata nelle attrezzature industriali per gli allevamenti di polli e maiali; la sede francese è a Saint-Carreuc, in Bretagna. Qui pure si svolse uno sciopero poco dopo quello del Joint Français, che però a differenza di quest'ultimo non ebbe risultati. L'impresa di estrazione di lavorazione del caolino a Plémet (un'azienda storica in Bretagna) vide invece nello stesso periodo un tentativo di autogestione operaia.
[2] Per lo sciopero del Joint Français si veda l'introduzione e qui. Le condizioni di lavoro nella filiale bretone della CGE erano normalmente ai limiti dello sfruttamento, con licenziamenti e condizioni salariali precarie. L'innesco dello sciopero fu dovuto anche al fatto che, in Bretagna, si percepiva tutto questo come una forma di colonizzazione e di sfruttamento della manodopera locale “non francese”.
[3] Non sono purtroppo riuscito a reperire notizie su Yann Karel e sulla sua vicenda. Se se ne sapesse qualcosa, la pagina è qui a libera disposizione.
[4] La Big Dutchman è una multinazionale tedesca specializzata nelle attrezzature industriali per gli allevamenti di polli e maiali; la sede francese è a Saint-Carreuc, in Bretagna. Qui pure si svolse uno sciopero poco dopo quello del Joint Français, che però a differenza di quest'ultimo non ebbe risultati. L'impresa di estrazione di lavorazione del caolino a Plémet (un'azienda storica in Bretagna) vide invece nello stesso periodo un tentativo di autogestione operaia.
Appello a Flavio Poltronieri. Poiché mi sembra che tu abbia in tuo possesso materiale a non finire, e che tu abbia una certa consuetudine con la Bretagna, non avresti mica un qualcosa su Lama Meur e Yann Ber? Davvero non mi è riuscito reperire niente su questi due...aspetto notizie! (grazie)
Riccardo Venturi - 2015/12/22 - 19:20
LO SCIOPERO DEL JOINT FRANÇAIS
Traduzione di un articolo di Frédéric Barillé (2002) pubblicato su Ouest France
Il 13 marzo 1972 iniziò il lungo sciopero del “Joint” a Saint-Brieuc. Otto settimane entrate nella storia.
Presa al volo nell'obiettivo di una Semflex 6x6, la foto resta scolpita nella memoria. Mostra due amici d'infanzia uno di fronte all'altro: uno è un operaio in sciopero, l'altro un celerino. L'immagine del nostro collega Jacques Gourmelen ha fatto il giro del mondo e non ha una ruga nonostante il conflitto del Joint Français abbia quarant'anni.
E' il 13 marzo 1972, l'inizio di un lungo sciopero ”totale e illimitato”. Una lotta emblematica che fece superare ogni differenza e che sfociò, otto settimane dopo, nella vittoria degli operai riuniti sotto l'egida dei liberi sindacati formatisi dopo il maggio '68.
Salari miseri
Il Joint Français era all'epoca una delle 114 filiali del gruppo CGE, la Compagnie Générale d'Électricité (6° gruppo industriale francese). La fabbrica produceva giunti stagni per l'automobile e l'aeronautica. Si parlava allora di ”decentralizzazione industriale” e l'azienda si era installata a Saint-Brieuc nel 1962 su un terreno di 14 ettari ceduti dal Comune al prezzo simbolico di un centesimo.
In questo stabilimento, definito all'epoca ”ultramoderno”, lavorava un migliaio di operai. Ex contadini e pescatori venuti a cercare lavoro in città, tra i quali circa il 60% erano donne. Per tutti i salari erano bassi e già la delusione si era impadronita di loro per questa “nuova vita”. Un operaio specializzato percepiva tra gli 800 e i 1000 franchi al mese per 47 ore di lavoro settimanali.
Lo sciopero fu deciso da tutte le organizzazioni (la CFDT era in maggioranza) per ottenere salari pari a quelli delle altre fabbriche. I rappresentanti del personale denunciavano una differenza che andava dal 20% al 40%, a seconda delle mansioni, con quella dello stabilimento di Bezons, nella regione parigina. Rivendicavano un aumento di 70 centesimi per ora di lavoro, e la concessione della tredicesima. All'inizio dello sciopero, la direzione offrì un aumento di 19 centesimi.
Servat, Nougaro...
Qualche ”momento caldo” segnò questo movimento. Di tanto in tanto, scontri con la polizia e il sequestro, per 24 ore, di tre dirigenti dell'azienda nei locali dell'Ispettorato del Lavoro.
Ma quel che si ricorda di più, è soprattutto il grande slancio di solidarietà. Dai contadini che portavano camionate interi di viveri al QG degli scioperanti, situato al centro Charner, al clero locale (51 parroci avevano pubblicamente espresso il loro appoggio alla lotta), dagli artisti (Servat, Nougaro, Tri Yann) alla popolazione che raccoglieva fondi e agli amministratori locali, che deliberarono sovvenzioni per gli scioperanti. In totale, fu raccolto un milione e mezzo di franchi che fu distribuito alle famiglie degli operai.
Il disprezzo della direzione
Dal punto di vista politico, sia la maggioranza socialista di Yves Le Foll sia l'opposizione sostennero attivamente lo sciopero. Il Comune dell'epoca aveva concesso alla CGE un'indennità di 700 franchi per posto di lavoro, aveva finanziato le ristrutturazioni industriali e aveva esentato il Joint da ogni tassa. In totale, un aiuto stimato in quattro milioni di franchi dal sindaco Le Foll. Lo stato aveva versato il 18% dei 2 milioni investiti dalla società, che aveva parlato di creare 2000 posti di lavoro.
Ogni mattina alle 10, gli scioperanti arrivavano all'ingresso della fabbrica. Impossibile entrare: i CRS (le forze antisommossa della polizia francese) presidiavano il sito su richiesta della direzione per ”salvaguardare il diritto al lavoro” (sic). ”Se le richieste superano di gran lunga le possibilità dell'azienda, non è più possibile fare conto su di essa. Quindi il lavoro viene a cessare”, dichiara da Parigi il direttore generale dagli schermi televisivi. ”Se tali richieste sono esagerate, non ci riguarda. Questo dimostra una mancanza di comprensione per gli equilibri della nostra azienda.”
L'8 maggio, al termine di otto settimane di tensione segnate da tre fasi negoziali, gli scioperanti ottennero 65 centesimi di aumento in due mandate, e una tredicesima fissa di 325 franchi. Quarant'anni dopo, il Joint Français è sempre là.
Traduzione di un articolo di Frédéric Barillé (2002) pubblicato su Ouest France
Il 13 marzo 1972 iniziò il lungo sciopero del “Joint” a Saint-Brieuc. Otto settimane entrate nella storia.
Presa al volo nell'obiettivo di una Semflex 6x6, la foto resta scolpita nella memoria. Mostra due amici d'infanzia uno di fronte all'altro: uno è un operaio in sciopero, l'altro un celerino. L'immagine del nostro collega Jacques Gourmelen ha fatto il giro del mondo e non ha una ruga nonostante il conflitto del Joint Français abbia quarant'anni.
E' il 13 marzo 1972, l'inizio di un lungo sciopero ”totale e illimitato”. Una lotta emblematica che fece superare ogni differenza e che sfociò, otto settimane dopo, nella vittoria degli operai riuniti sotto l'egida dei liberi sindacati formatisi dopo il maggio '68.
Salari miseri
Il Joint Français era all'epoca una delle 114 filiali del gruppo CGE, la Compagnie Générale d'Électricité (6° gruppo industriale francese). La fabbrica produceva giunti stagni per l'automobile e l'aeronautica. Si parlava allora di ”decentralizzazione industriale” e l'azienda si era installata a Saint-Brieuc nel 1962 su un terreno di 14 ettari ceduti dal Comune al prezzo simbolico di un centesimo.
In questo stabilimento, definito all'epoca ”ultramoderno”, lavorava un migliaio di operai. Ex contadini e pescatori venuti a cercare lavoro in città, tra i quali circa il 60% erano donne. Per tutti i salari erano bassi e già la delusione si era impadronita di loro per questa “nuova vita”. Un operaio specializzato percepiva tra gli 800 e i 1000 franchi al mese per 47 ore di lavoro settimanali.
Lo sciopero fu deciso da tutte le organizzazioni (la CFDT era in maggioranza) per ottenere salari pari a quelli delle altre fabbriche. I rappresentanti del personale denunciavano una differenza che andava dal 20% al 40%, a seconda delle mansioni, con quella dello stabilimento di Bezons, nella regione parigina. Rivendicavano un aumento di 70 centesimi per ora di lavoro, e la concessione della tredicesima. All'inizio dello sciopero, la direzione offrì un aumento di 19 centesimi.
Servat, Nougaro...
Qualche ”momento caldo” segnò questo movimento. Di tanto in tanto, scontri con la polizia e il sequestro, per 24 ore, di tre dirigenti dell'azienda nei locali dell'Ispettorato del Lavoro.
Ma quel che si ricorda di più, è soprattutto il grande slancio di solidarietà. Dai contadini che portavano camionate interi di viveri al QG degli scioperanti, situato al centro Charner, al clero locale (51 parroci avevano pubblicamente espresso il loro appoggio alla lotta), dagli artisti (Servat, Nougaro, Tri Yann) alla popolazione che raccoglieva fondi e agli amministratori locali, che deliberarono sovvenzioni per gli scioperanti. In totale, fu raccolto un milione e mezzo di franchi che fu distribuito alle famiglie degli operai.
Il disprezzo della direzione
Dal punto di vista politico, sia la maggioranza socialista di Yves Le Foll sia l'opposizione sostennero attivamente lo sciopero. Il Comune dell'epoca aveva concesso alla CGE un'indennità di 700 franchi per posto di lavoro, aveva finanziato le ristrutturazioni industriali e aveva esentato il Joint da ogni tassa. In totale, un aiuto stimato in quattro milioni di franchi dal sindaco Le Foll. Lo stato aveva versato il 18% dei 2 milioni investiti dalla società, che aveva parlato di creare 2000 posti di lavoro.
Ogni mattina alle 10, gli scioperanti arrivavano all'ingresso della fabbrica. Impossibile entrare: i CRS (le forze antisommossa della polizia francese) presidiavano il sito su richiesta della direzione per ”salvaguardare il diritto al lavoro” (sic). ”Se le richieste superano di gran lunga le possibilità dell'azienda, non è più possibile fare conto su di essa. Quindi il lavoro viene a cessare”, dichiara da Parigi il direttore generale dagli schermi televisivi. ”Se tali richieste sono esagerate, non ci riguarda. Questo dimostra una mancanza di comprensione per gli equilibri della nostra azienda.”
L'8 maggio, al termine di otto settimane di tensione segnate da tre fasi negoziali, gli scioperanti ottennero 65 centesimi di aumento in due mandate, e una tredicesima fissa di 325 franchi. Quarant'anni dopo, il Joint Français è sempre là.
Riccardo Venturi - 2015/12/22 - 20:23
Per Riccardo Venturi:
Mi scuso per il ritardo di una settimana nella risposta ma le attività musicali questo mi permettono. Sono andato finalmente a cercare nel mio archivio il 45 giri originale Droug (Collera) di cui è riportata la copertina qui sopra: sul retro ci sono i tre testi (Bagad Ar C.R.S.ED anonimo e gli altri due di Lama Meur, tutti su arie tradizionali) e all'interno c'è un ciclostile con due articoli uno dello stesso e l'altro di Yann-Ber dal titolo Kan ha Diskan. Se sei interessato te li posso inviare in allegato, la mia mail la conosci. Cordialità.
Mi scuso per il ritardo di una settimana nella risposta ma le attività musicali questo mi permettono. Sono andato finalmente a cercare nel mio archivio il 45 giri originale Droug (Collera) di cui è riportata la copertina qui sopra: sul retro ci sono i tre testi (Bagad Ar C.R.S.ED anonimo e gli altri due di Lama Meur, tutti su arie tradizionali) e all'interno c'è un ciclostile con due articoli uno dello stesso e l'altro di Yann-Ber dal titolo Kan ha Diskan. Se sei interessato te li posso inviare in allegato, la mia mail la conosci. Cordialità.
Flavio Poltronieri - 2015/12/30 - 20:36
Caro Richard forse ho una buona notizia per te:
mi sono ricordato di qualche altro testo di Lama Meur (e forse addirittura di qualche rigo musicale)composto circa all'epoca di Stourmoù Breizh. Ora come ora non mi viene in mente il titolo ma la tematica è più o meno sempre quella. Non saprei dirti se siano stati mai da lui incisi ma nutro seri, serissimi dubbi a tal proposito. Potrebbe forse averlo fatto in qualche disco collettivo a sostegno della lotta o più probabilmente solo dal vivo, ma sono solo supposizioni. Sono sicuro invece di averli anche se dovrei immergermi totalmente nel mio archivio di carte e cartacce e quando lo faccio esco sempre con qualcosa di inaspettato. Pensa che l'ultima volta mi sono capitati in mano numerosi testi scritti ma mai cantati da Gilles Servat, mentre cercavo una immagine navale da una cartolina che mi aveva messo dentro un LP che mi aveva spedito tanti anni fa. Approfondirò per te la questione appena mi sarà possibile....sull'altra facciata dello stesso dischetto DROUG (che poi era il mio indimenticabile fratello Kirjuhel) è inciso il Gwerz an depute maleurus che contiene quella meravigliosa frase "Quand'ero ministro dell'ingiustizia, non era altro che per il bene dei Bretoni"
mi sono ricordato di qualche altro testo di Lama Meur (e forse addirittura di qualche rigo musicale)composto circa all'epoca di Stourmoù Breizh. Ora come ora non mi viene in mente il titolo ma la tematica è più o meno sempre quella. Non saprei dirti se siano stati mai da lui incisi ma nutro seri, serissimi dubbi a tal proposito. Potrebbe forse averlo fatto in qualche disco collettivo a sostegno della lotta o più probabilmente solo dal vivo, ma sono solo supposizioni. Sono sicuro invece di averli anche se dovrei immergermi totalmente nel mio archivio di carte e cartacce e quando lo faccio esco sempre con qualcosa di inaspettato. Pensa che l'ultima volta mi sono capitati in mano numerosi testi scritti ma mai cantati da Gilles Servat, mentre cercavo una immagine navale da una cartolina che mi aveva messo dentro un LP che mi aveva spedito tanti anni fa. Approfondirò per te la questione appena mi sarà possibile....sull'altra facciata dello stesso dischetto DROUG (che poi era il mio indimenticabile fratello Kirjuhel) è inciso il Gwerz an depute maleurus che contiene quella meravigliosa frase "Quand'ero ministro dell'ingiustizia, non era altro che per il bene dei Bretoni"
Flavio Poltronieri - 2017/3/17 - 09:38
IN MEMORIA DI UN INTERNAZIONALISTA BRETONE
Gianni Sartori
Come qualche mese fa a Rennes Serhildan-Bretagne e il CDKR (Consiglio democratico curdo di Rennes), in questi giorni le Forze Democratiche Siriane (FDS) hanno voluto ricordare l'internazionalista bretone Kendal Breizh
Il 10 febbraio 2024 Kendal Breizh ( Olivier Le Clainche) veniva ricordato all'Espace des deux rives a Rennes con canzoni curde, poesie in lingua bretone e interventi dei suoi amici e compagni in francese. In perfetta sintonia con lo spirito internazionalista che animava questo quarantenne bretone che con il suo sacrificio ha legato indissolubilmente e per sempre la Bretagna (Breizh) e il Kurdistan.
L'evento era stato organizzato da Serhildan-Bretagne e dal Consiglio democratico curdo di Rennes (CDKR).
Originario del Morbihan (era nato a Malestroy nel 1977), da giornalista Olivier aveva collaborato con Radio Bro Gwened e con France bleu Breizh Izel.
Integrandosi nelle YPG (Unità di protezione del popolo) aveva voluto dare il suo contributo alla lotta dei curdi contro Daesh in Rojava. Il 10 febbraio 2018 aveva perso la vita nel corso di un bombardamento turco a Jandairis, nel cantone curdo di Afrin.
Come aveva ricordato un esponente del CDKR “Kendal Breizh, militante della sinistra internazionalista, vicino al movimento indipendentista bretone, era rimasto affascinato dal modello di democrazia diretta sperimentata dalla popolazione del Rojava”.
La manifestazione coincideva con quella in memoria di altri volontari caduti combattendo a fianco dei curdi contro lo Stato islamico e seguiva di un mese l'inaugurazione a Rennes della Piazza Fidan Rojbîn Dogan, una delle tre militanti curde assassinate a Parigi il 9 febbraio 2013.
Da segnalare che i militanti della sinistra indipendentista bretone (ma anche molti autonomisti e amministrazioni comunali) da sempre si mobilitano per altri popoli in lotta per l'autodeterminazione. Per esempio, non solo a Rennes e Nantes, ma anche in tante località minori sono presenti vie dedicate a Bobby Sands e agli altri hunger strikers irlandesi morti nel 1981, alle vittime dell'apartheid sudafricano e anche ai baschi assassinati dal franchismo.
In questi giorni di fine agosto le Forze Democratiche Siriane (FDS) hanno voluto ricordarne “la grande professionalità di giornalista che aveva dedicato il suo impegno ad amplificare le voci marginalizzate, a difendere la giustizia sociale e le cause ambientaliste (…). La sua voce risuonava sulle onde di Radio Pro Gwyned, una stazione radio bretone impegnata a sostegno della giustizia sociale e per la conservazione della cultura bretone. L'ardente desiderio di un mondo più giusto lo aveva indotto a cambiare il suo microfono con un'arma”.
Olivier era giunto nel Rojava nel momento forse più duro, drammatico della lotta contro il terrorismo dello Stato islamico e – assunto il nome di Kendal Breizh – aveva partecipato alla liberazione di Raqqa e di Deir ez-Zor, facendosi apprezzare per il suo coraggio. Nel 2018, al momento dell'invasione turca di Afrin, fu tra i primi a impegnarsi nella lotta di resistenza. Ma il 18 febbraio un bombardamento turco poneva fine alla sua vita esemplare.
Gianni Sartori
Gianni Sartori
Come qualche mese fa a Rennes Serhildan-Bretagne e il CDKR (Consiglio democratico curdo di Rennes), in questi giorni le Forze Democratiche Siriane (FDS) hanno voluto ricordare l'internazionalista bretone Kendal Breizh
Il 10 febbraio 2024 Kendal Breizh ( Olivier Le Clainche) veniva ricordato all'Espace des deux rives a Rennes con canzoni curde, poesie in lingua bretone e interventi dei suoi amici e compagni in francese. In perfetta sintonia con lo spirito internazionalista che animava questo quarantenne bretone che con il suo sacrificio ha legato indissolubilmente e per sempre la Bretagna (Breizh) e il Kurdistan.
L'evento era stato organizzato da Serhildan-Bretagne e dal Consiglio democratico curdo di Rennes (CDKR).
Originario del Morbihan (era nato a Malestroy nel 1977), da giornalista Olivier aveva collaborato con Radio Bro Gwened e con France bleu Breizh Izel.
Integrandosi nelle YPG (Unità di protezione del popolo) aveva voluto dare il suo contributo alla lotta dei curdi contro Daesh in Rojava. Il 10 febbraio 2018 aveva perso la vita nel corso di un bombardamento turco a Jandairis, nel cantone curdo di Afrin.
Come aveva ricordato un esponente del CDKR “Kendal Breizh, militante della sinistra internazionalista, vicino al movimento indipendentista bretone, era rimasto affascinato dal modello di democrazia diretta sperimentata dalla popolazione del Rojava”.
La manifestazione coincideva con quella in memoria di altri volontari caduti combattendo a fianco dei curdi contro lo Stato islamico e seguiva di un mese l'inaugurazione a Rennes della Piazza Fidan Rojbîn Dogan, una delle tre militanti curde assassinate a Parigi il 9 febbraio 2013.
Da segnalare che i militanti della sinistra indipendentista bretone (ma anche molti autonomisti e amministrazioni comunali) da sempre si mobilitano per altri popoli in lotta per l'autodeterminazione. Per esempio, non solo a Rennes e Nantes, ma anche in tante località minori sono presenti vie dedicate a Bobby Sands e agli altri hunger strikers irlandesi morti nel 1981, alle vittime dell'apartheid sudafricano e anche ai baschi assassinati dal franchismo.
In questi giorni di fine agosto le Forze Democratiche Siriane (FDS) hanno voluto ricordarne “la grande professionalità di giornalista che aveva dedicato il suo impegno ad amplificare le voci marginalizzate, a difendere la giustizia sociale e le cause ambientaliste (…). La sua voce risuonava sulle onde di Radio Pro Gwyned, una stazione radio bretone impegnata a sostegno della giustizia sociale e per la conservazione della cultura bretone. L'ardente desiderio di un mondo più giusto lo aveva indotto a cambiare il suo microfono con un'arma”.
Olivier era giunto nel Rojava nel momento forse più duro, drammatico della lotta contro il terrorismo dello Stato islamico e – assunto il nome di Kendal Breizh – aveva partecipato alla liberazione di Raqqa e di Deir ez-Zor, facendosi apprezzare per il suo coraggio. Nel 2018, al momento dell'invasione turca di Afrin, fu tra i primi a impegnarsi nella lotta di resistenza. Ma il 18 febbraio un bombardamento turco poneva fine alla sua vita esemplare.
Gianni Sartori
Gianni Sartori - 2024/8/30 - 10:29
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Testo / Paroles / Testenn: Lama Meur
Musica / Musique / Sonerezh:
Tradizionale bretone / Traditionnel breton / Hengounel
Album: Lama Meur ha Yann Ber - Kan ha Diskan
La tecnica tradizionale bretone del Kan ha diskan (“canto e ricanto”), di cui abbiamo un bell'esemplare in questo sito con Ne bado ket atao, prevede che due cantori, posti uno davanti all'altro, interpretino il testo “a cappella” ripetendo più volte i versi in uno schema assai complicato, con la cesura di un gorgheggio. Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, quando le mille lotte che erano allora in atto nella Bretagna del sogno indipendentista e socialista, e che si inserivano in una situazione socioeconomica di autentica colonizzazione francese e di eliminazione della cultura e della lingua bretone, anche il kan ha diskan fu impiegato per accompagnarle. E non è certo un caso: il recupero della ricchissima tradizione musicale bretone fu una vera e propria “colonna sonora”, con la variante tutta bretone della creazione, al tempo stesso, di una produzione originale moderna (Alan Stivell alternava l'alpa celtica al rock duro). In Ne bado ket atao si dedicarono al kan ha diskan antimilitarista Alan Stivell e Jean-Jacques Hassold (Yann-Yakez Hasold); qui abbiamo invece all'opera due cantori dei quali, purtroppo, non sono riuscito a reperire notizie biografiche, Lama Meur e Yann Ber (bretone per “Giampiero”, avrebbe fatto piacere al Testa). Nel 1972 fu pubblicato questo album “Kan ha diskan”, dedicato a canzoni di lotta: Stourmoù Breizh “Lotte di Bretagna” è probabilmente la più famosa, sta in pianta stabile nel famoso libretto di Canto “War un ton stourm” di Breizhistance e ci riporta direttamente alle lotte del mondo operaio e rurale bretone dei primi anni '70, forse l'epoca di maggior fermento. Come ad esempio lo storico e vittorioso Sciopero del Joint Français, durato dal 13 marzo all'8 maggio 1972. Il “Joint Français” era una filiale della CGE, la Compagnie Générale d'Électricité (l'ENEL francese, insomma) che si trovava a Saint-Brieuc; a causa di rivendicazioni salariali, i lavoratori restarono in sciopero per otto settimane finché la direzione non cedette totalmente alle richieste (vale a dire dei salari paritari a quelli della casa madre di Bezons, in Val-d'Oise, superiori di circa il 20% a parità di orario di lavoro). Fu un conflitto sociale che ben presto travalicò le semplici questioni salariali, per inserirsi a pieno titolo nelle lotte per i diritti civili in Bretagna. Durante lo sciopero, fu organizzata una colletta di solidarietà in tutta la Bretagna, che raccolse più di un milione e mezzo di franchi per gli scioperanti. I contadini, a loro volta in lotta per la cosiddetta “guerra del latte” (Brezel al Laezh: si trattava di una lotta per vedere riconosciuti prezzi maggiori per il latte prodotto, pagato una miseria dalle grandi compagnie), sostennero gli scioperanti preparando loro da mangiare per due mesi. E siccome in Bretagna non si fa nessuna lotta senza musica, a Saint-Brieuc si recarono a tenere concerti nella fabbrica in lotta delle nostre vecchissime conoscenze come i Tri Yann, Gilles Servat e Claude Nougaro. In aprile si svolse a Saint-Brieuc una gigantesca manifestazione di protesta e di sostegno ai lavoratori in lotta: la città, che ha meno di 50.000 abitanti, fu invasa da 100.000 persone e si ebbero scontri quasi quotidiani con la polizia durante i quali avvenne quello che forse è il primo esempio di sequesto di dirigenti d'azienda da parte dei lavoratori e fu scattata quella che è e rimane la foto-simbolo di un epoca: il lavoratore incazzato nero che prende per il bavero un celerino, attorniato da altri operai (tra i quali uno di colore) con espressioni non propriamente amichevoli. La foto, scattata con una Semflex 6x6 da Jacques Gourmelen, è simbolica anche per un altro e toccante motivo: i due, l'operaio in lotta e il celerino, erano dello stesso paese e vecchi amici d'infanzia.
Tra lotte e repressione (si veda Gwerz tabut Kemper) cominciava anche l'attività del Front de Libération Breton (F.L.B.), fondato nel 1971 e più volte nominato in questo canto. Potrà forse apparire un po' ostico ai nostri occhi dell'anno di grazia 2015, in cui regna dappertutto la pace e l'armonia, il sostegno apertis verbis dato ad un gruppo che, nella Bretagna degli anni '70, praticava la lotta armata. Da dire però che il FLB, e il suo “braccio armato” ARB (Armée de Libération Bretonne) evitavano per principio di fare attentati alle persone. Da qui il larghissimo seguito che avevano in Bretagna. [RV]