Language   

Amerika e Alì Babà

Stefano Rosso
Language: Italian


Stefano Rosso


2008
Piccolo mondo antico
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Siamo nel 2008 e Stefano Rosso da alle stampe quello che sarà il suo ultimo album: "Piccolo mondo antico".

Ancora una volta il disco è autoprodotto dalla sua etichetta la "Red & Black Music".

L'amico di Stefano, Giuliano Chiaramonte, descrivendo questo disco disse:"la verve da cantautore di Stefano, dopo ben trent'anni di attività, è pressochè intatta e in più ci mostra e ci regala le sue inclinazioni verso la musica classica e la cosiddetta canzone romana".

Il disco si apre con "Amerika e Alì Babà", in cui Stefano sembra già parlare come chi ha lasciato questo mondo: "E da una nuvoletta al nuovo domicilio, vi guarderò stupito tra un sorriso e uno sbadiglio".

Come è nel suo stile, Stefano punta il dito su chi si approfitta del potere: "Dei finti democratici che regnano sovrani" Idolatrati semidei che invece sono nani", non rinunciando anche a qualche frase "colorita" che rende però benissimo il concetto: "Viene il sospetto che a prenderlo in culo vi dia gusto".

Dal punto di vista musicale la canzone si apre con un allegro suono di xilofono e di flauti campionati.

Il lavoro, come avvenuto anche col disco "Mortacci" è molto artigianale, ma non per questo di cattiva fattura, anzi, Rosso ci dimostra ancora una volta come il suo talento musicale non sia solo ad esclusivo appannaggio della composizione e della bravura nel suonare la chitarra, ma riguardi anche la sua capacità di arrangiare le canzoni.

Le liriche invece come già accennato sopra sono tutt'altro che dolci e vanno a formare un quadro amaro e triste della nostra società.

Verso la fine, la canzone sale di un tono, espediente a cui Stefano ricorre spesso nelle sue composizioni.
Quando ritornerò dal mondo della musica
Dove non c'è l'America e nemmeno Alì Babà
Non vi racconterò di leggi sulla fisica
Di nuove religioni e di presunte verità
Dei finti democratici che regnano sovrani
Idolatrati semidei che invece sono nani
Mentre la vita va figli dell'abitudine
Di malcelate voglie e di supposte libertà
Vi rubano le idee la casa i figli e Dio
Scusatemi lo sfogo ma lo stile è quello mio
Quando ritornerò sarò sincero e onesto
Che ai grandi ciarlatani in fondo manca solo questo
Hanno la barca al mare e lo chalet in montagna
E un popolo addestrato che ci fanno la cuccagna
Pensano alla famiglia dai figli alla cognata
Che la fighetta alla tivvù l'hanno già sistemata
Mentre la vita va tra sogni e psicofarmaci
Vi trascinate indomiti scannandovi tra voi
Che colpa avrete mai se in fondo fate il giusto
Viene il sospetto che prenderlo in culo vi dia gusto

Quando ritornerò dal mondo della musica
Dove non c'è l'America e nemmeno Alì Babà
Non vi racconterò di leggi sulla fisica
Di nuove religioni e di fottute verità
Quando ritornerò vi guarderò incantato
Da tanta ingenuità che il pifferaio vi ha suonato
E da una nuvoletta al nuovo domicilio
Vi guarderò stupito tra un sorriso e uno sbadiglio

Contributed by Donquijote82 - 2015/12/17 - 16:59




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