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The Torture Never Stops

Frank Zappa
Language: English


Frank Zappa

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(Frank Zappa)
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(Frank Zappa)


1976
Zoot Allures

frank


Parlando di Frank Zappa, come sempre, bisognerebbe prima bersi qualcosa di forte e poi procedere. Ma poiché sto scrivendo queste brevi cose circa alle dieci del mattino, forse la cosa non è tanto indicata; cominciamo quindi con qualche nota tecnica su questo pezzo del 1976, tratto dall'album Zoot Allures (poiché gli italiani fanno spesso i super-rockettari annisettànta senza sapere praticamente mai cosa significano veramente i titoli degli album che conoscono così bene, diciamo che significa qualcosa come: "le attrattive di uno che veste con giacca lunga e pantaloni a tubo" -la cosiddetta zoot suit; si potrebbe rendere meglio con "com'è figo uno con la giacca lunga e i pantaloni a tubo"). Altre versioni della canzone appaiono negli album Zappa in New York, Thing-Fish, You Can't Do That on Stage Anymore, Vol. 1, You Can't Do That on Stage Anymore, Vol. 4, The Best Band You Never Heard In Your Life, Cheap Thrills, Buffalo, Philly '76 e Hammersmith Odeon. Zappa suonò la canzone in concerto dal 1975 (quindi da prima che fosse pubblicata in album) al 1978, e poi ancora nel 1988.

Nel 1975, quando "Francesco Zappa" aveva cominciato a farla in concerto, il brano non aveva il titolo con cui poi fu inserita in album e con cui è diventata nota. Aveva un titolo assai più "zappiano" (o zappesco?), che in un certo senso la dice più lunga sulla sua natura: Why doesn't Somebody get him a Pepsi?, ma perché qualcuno non gli allunga una pepsi? Come da zappismo, per tre quarti buoni il brano appare chiaramente come una sorta di divertissement da gothic novel deteriore, o da pulp fiction: l'immagine che si può avere di una terribile prigione medievale da un romanzetto o da un filmaccio di serie Z. Mosche verdastre che ronzano, prigionieri che si lamentano e si pisciano addosso, il grosso mantiche che soffia fuoco, le pareti orrende che trasudano roba verdastra come le mosche, la luce che filtra da una feritoia lontanissima. Poi arriva il malvagio principe (presumibilmente anche pazzo) che si sta divorando un maiale intero a cominciare dal grugno. Se non fosse che certe moderne prigioni e certe moderne torture hanno superato di gran lunga tutto questo, dato che "la tortura non finisce mai", si potrebbe pensare tranquillamente di stare in un fumettone. Però, poi, arriva l'ultima strofa del brano, dove Zappa cambia registro, e che registro. E' un quadro, certo, magari una sconosciuta crosta dove un nessuno ha rappresentato dei nessuno. Come me, come te, come noi tutti. Un gioco terribile dove la prigione totale non ha bisogno nemmeno dei prigionieri, un gioco a cui tutti stiamo giocando e dove la prigione può benissimo essere travestita, e presentata, da libertà. Mi sembra questo il senso più profondo di tutto il brano, anche se con Frank Zappa non c'è mai da giurarci troppo. Quanto al malvagio principe, sentina di vizi e dedito al male assoluto, qualcuno gli potrebbe allungare una pepsi? Sarà stato mica lui che teneva 'na minchia tanta? E chi lo sa. Quel che si sa bene, però, è che Frank Zappa continua a mancarci maledettamente. [RV]
Flies all green and buzzin'
In this dungeon of despair
Prisoners grumble and piss their clothes
And scratch their matted hair
A tiny light from a window-hole
A hundred yards away
Is all they ever get to know
About the regular light in the day

And it stinks so bad the stones been chokin'
Weepin' greenish drops
In the room where the giant fire puffer works
And the torture never stops
The torture never stops

Slime and rot and rats and snot and
Vomit on the floor
Fifty ug-a-ly soldiers there
Holdin' spears by the iron door
Knives and spikes and guns and the likes
Of every tool of pain
And a sinister midget with a bucket and a mop
Where the blood goes down the drain

And it stinks so bad, the stones been chokin'
Weepin' greenish drops
In the room where
The giant fire puffer works
And the torture never stops
The torture never stops,
The torture
The torture
The torture never stops

Flies all green and buzzin'
In this dungeon of despair
An evil prince eats a steamin' pig
In a chamber right near there

He eats the snouts and the trotters first
The loins and the groins are soon dispersed
His carvin' style is well rehearsed
He stands and shouts
All men be cursed
All men be cursed
All men be cursed
All men be cursed
And disagree, hell no one durst
He's the best of cause of all the worst
Some wrong been done
He done it first

And he stinks so bad his bones been chokin'
Weepin' greenish drops
In the light of the iron sausage
Where the torture never stops
The torture never stops
The torture
The torture
The torture never stops

Flies all green and buzzin'
In the dungeon of despair
Who are all those people
That he's locked away down there
Are they crazy
Are they sainted
Are they zeros someone painted
That had never been explained
Since at first it was created
But a dungeon like a sin
Requires not much lockin' in
Of everything thats ever been
Look at her
Look at him
Thats whats the deal we're dealin in
Thats whats the deal we're dealin in
Thats whats the deal we're dealin in

Contributed by dq82 - 2015/11/11 - 15:19



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
12 novembre 2015
LA TORTURA NON FINISCE MAI

Mosche tutte verdi e ronzanti
in questa prigione disperata
i prigionieri gemono e si pisciano nei vestiti
si grattano i capelli arruffati
una debole luce da una feritoia
lontana cento metri
è tutto quello che gli fan sapere
della normale luce del giorno
della normale luce del giorno

C'è un puzzo terribile, le pietre intasate
essudano come lacrime gocce verdastre
nella stanza dove è al lavoro l'enorme mantice
e la tortura non finisce mai
la tortura non finisce mai

Melma e putridume, ratti e moccio
e vomito per terra
ci sono cinquanta soldatacci
con in mano le lance vicino alla porta di ferro
e la tortura non finisce mai
la tortura non finisce mai

C'è un puzzo terribile, le pietre intasate
essudano come lacrime gocce verdastre
nella stanza dove
è al lavoro l'enorme mantice
e la tortura non finisce mai
la tortura
la tortura
la tortura non finisce mai

Mosche tutte verdi e ronzanti
in questa prigione disperata
un malvagio principe si mangia un porco fumante
in una stanza lì vicina

Prima si mangia il grugno e le zampe
le lonze e i lombi presto presto non ci son più
il suo modo di scalcare è ben consolidato
sta in piedi e urla
"maledetti a tutti
maledetti a tutti
maledetti a tutti
maledetti a tutti"
e nessuno, cazzo, osa contraddirlo
è la prima causa di ogni male
se viene fatto qualcosa di male
lui è il primo a averlo fatto

E puzza che avella, le sue ossa intasate
essudano come lacrime gocce verdastre
alla luce della salsiccia di ferro
dove la tortura non finisce mai
la tortura non finisce mai
la tortura
la tortura
la tortura non finisce mai

Mosche tutte verdi e rombanti
nella prigione disperata
chi è tutta quella gente
che lui ha rinchiuso là dentro
sono pazzi
sono santi
sono un quadro con dei nessuno
senza che si sia mai saputo niente
fin da quando è stato creato
ma una prigione, come un peccato,
non ha bisogno che ci si rinchiuda poi tanto
ogni cosa che sia mai esistita
guardala, lei
guardalo, lui
questo è il gioco a cui stiamo giocando
questo è il gioco a cui stiamo giocando
questo è il gioco a cui stiamo giocando

2015/11/12 - 10:10


Grande Franky

kkk - 2015/11/12 - 02:27


ho fortemente apprezzato le tue osservazioni iniziali a proposito di "noi" superfrikkettoni anni '70. Ti stai riferendo anche a me a me che non ho mai conosciuto testi e significati dell'opera di Zappa, ma l'ho amato e lo amo incondizionatamente.
Scoprire i significati di Torture never stops mi ha turbato e allo stesso tempo commosso e quindi rinsaldato la mia convinzione che Zappa è (nota non uso il passato) è un maestro ... di musica, di vita, il senso della sua partecipazione alle cose del suo tempo è rigorosamente integra e universale nel tempo e nello spazio.
sono felice di averti letto e di avere scoperto questa pagina "Canzoni contro la guerra"
Grazie

FrancescoQ - 2016/4/23 - 18:07


Frank Zappa proviene da un posto particolare chiamato Laurel Canyon, essendo figlio di persone legate ad ambienti militari, come molti altri cantanti dell'epoca (Morrison, Still & Nash, Beefheart e tanti altri nell'epoca della cosiddetta flower power), movimento creato a tavolino dall'intelligence u.s.a. Conosceva bene certi ambienti e nella sua musica ha sempre cercato tra le righe e non di aprirci gli occhi. Una curiosità, a Laurel Canyon era di casa anche un signore di nome Charles Manson che per un pelo non riusci' a diventare una rock star, tutti sappiamo che la prese non bene.

Roberto F. - 2016/5/7 - 18:32


Ok... ma zappa pur essendo di quel periodo
non ha nulla a che fare con il movimento "Flower power"...
E solo un interprete delle sue visioni musicali...

Come dice zappa!
Parlare di musica è come ballare di architettura !
Ergo !! Puoi ascoltare e goderti la sua musica anche senza
tradurre titoli :D anche se è sempre bello sapere cosa dicono le canzoni!!

JONAS - 2017/9/8 - 19:59


Grazie, Jonas. E vero ciò che dici. Tanto ballare di architettura! Godetevi la musica di Zappa

2017/9/23 - 19:50


Quanto mi manca FRANK.
Bell'articolo, complimenti!
marco

marco - 2018/3/6 - 13:26


Nessuno ha mai notato la somiglianza di molti punti del testo con una notissima poesia di Montale, "Il sogno del prigioniero"? Siamo vent'anni prima.
Boh... La incollo qui sotto.

Eugenio Montale, Il sogno del prigioniero,
in La bufera e altro (1956)

Albe e notti qui variano per pochi segni
Il zigzag degli storni sui battifredi
nei giorni di battaglia, mie sole ali,
un filo d'aria polare,
l'occhio del capoguardia dallo spioncino,
di noci schiacciate, un oleoso
sfrigolio dalle cave, girarrosti
veri o supposti - ma la paglia è oro,
la lanterna vinosa è focolare
se dormendo mi credo ai tuoi piedi.

La purga dura da sempre, senza un perché.
Dicono che chi abiura e sottoscrive
può salvarsi da questo sterminio d'oche;
che chi obiurga se stesso, ma tradisce
e vende carne d'altri, afferra il mestolo anzi
che terminare nel paté
destinato agl'Iddii pestilenziali.

Tardo di mente, piagato
dal pungente giaciglio mi sono fuso
col volo della tarma che la mia suola
sfarina sull'impiantito,
coii kimoni cangianti delle luci
sciorinate all'aurora dai torrioni,
ho annusato nel vento il bruciaticcio
dei buccellati dai forni,
mi son guardato attorno, ho suscitato
iridi su orizzonti di ragnateli
e petali sui tralicci delle inferriate,
mi sono alzato, sono ricaduto
nel fondo dove il secolo è il minuto -

e i colpi si ripetono ed i passi,
e ancora ignoro se sarò al festino
farcitore o farcito. L'attesa è lunga,
il mio sogno di te non è finito.

paolo g. - 2023/5/27 - 13:58




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