Mati piše pismo belo:
“Sin, si živ? Ne pišeš nič!”
Pismo v ogrsko deželo
v kljunčku nese droben ptič.
Tam, kjer gore so Karpati,
ni ljudi, ne belih hiš,
tam na zeleneči trati
grob stoji, na grobu križ.
Tam se drobni ptič ustavi,
pismo belo izpusti.
Veter zašumi po travi,
trava tiho govori:
“Reci mamici ljubljeni,
da mi je prav dobro tu,
naj še ona pride k meni,
jaz ne pojdem več domu.”
Mati čaka, čaka, čaka.
”Kje si tako dolgo bil,
drobni ptiček?” in zaplaka,
ko začuje: ”Živ, živ, živ.”
“Sin, si živ? Ne pišeš nič!”
Pismo v ogrsko deželo
v kljunčku nese droben ptič.
Tam, kjer gore so Karpati,
ni ljudi, ne belih hiš,
tam na zeleneči trati
grob stoji, na grobu križ.
Tam se drobni ptič ustavi,
pismo belo izpusti.
Veter zašumi po travi,
trava tiho govori:
“Reci mamici ljubljeni,
da mi je prav dobro tu,
naj še ona pride k meni,
jaz ne pojdem več domu.”
Mati čaka, čaka, čaka.
”Kje si tako dolgo bil,
drobni ptiček?” in zaplaka,
ko začuje: ”Živ, živ, živ.”
envoyé par Riccardo Venturi - 27/12/2006 - 15:10
Langue: italien
Versione italiana, anch'essa tratta dalla "Grammatica della lingua slovena" di Anton Kacin, nella "Chiave agli esercizi", p. 273
LA TOMBA IN TERRA STRANIERA
La madre scrive una bianca lettera:
"Figlio, sei vivo? Non scrivi nulla!"
Nella terra ungherese porta la lettera
un gracile uccello nel suo beccuccio.
Là dove sono i monti Carpazi,
non ci sono uomini né case bianche,
là sul praticello verdeggiante
sta una tomba, sulla tomba una croce.
Là si ferma il gracile uccello,
lascia cadere la lettera bianca.
Il vento stormisce per l'erba,
l'erba parla sommessamente:
"Di' all'amata mammina,
che qui sto proprio bene,
che venga anch'essa da me,
io non andrò più a casa."
La madre aspetta, aspetta, aspetta.
"Dove sei stato così a lungo,
gracile uccellino?", e piange,
quando sente: "Živ, živ, živ!" [1]
La madre scrive una bianca lettera:
"Figlio, sei vivo? Non scrivi nulla!"
Nella terra ungherese porta la lettera
un gracile uccello nel suo beccuccio.
Là dove sono i monti Carpazi,
non ci sono uomini né case bianche,
là sul praticello verdeggiante
sta una tomba, sulla tomba una croce.
Là si ferma il gracile uccello,
lascia cadere la lettera bianca.
Il vento stormisce per l'erba,
l'erba parla sommessamente:
"Di' all'amata mammina,
che qui sto proprio bene,
che venga anch'essa da me,
io non andrò più a casa."
La madre aspetta, aspetta, aspetta.
"Dove sei stato così a lungo,
gracile uccellino?", e piange,
quando sente: "Živ, živ, živ!" [1]
NOTA ALLA TRADUZIONE
[1] Sarebbe il cinguettio dell'uccellino, ma è un cinguettio particolarissimo nell'ambito della poesia: in sloveno, infatti, "Živ" significa "vivo".
[1] Sarebbe il cinguettio dell'uccellino, ma è un cinguettio particolarissimo nell'ambito della poesia: in sloveno, infatti, "Živ" significa "vivo".
envoyé par Riccardo Venturi - 27/12/2006 - 15:29
Ne esiste una versione italiana nell'album (introvabile) di Beppe Chierici e Daisy Lumini
La cattiva erba (1970)
IL SOLDATO MORTO IN TERRA STRANIERA
Autori: E. Damiani, A. Gradnik, Daisy Lumini
La cattiva erba (1970)
IL SOLDATO MORTO IN TERRA STRANIERA
Autori: E. Damiani, A. Gradnik, Daisy Lumini
dq82 - 26/3/2017 - 00:31
Ciao dq82,
non credo che si tratti della stessa poesia di Alojz Gradnik.
Il titolo originale de "Il soldato morto in terra straniera" dovrebbe essere "Mrtvi vojak v tujini", ma ne trovo solo un frammento qui
Invece qui la traduzione italiana, senza attribuzione. Forse quella di Enrico Damiani cantata da Chierici e Lumini?
non credo che si tratti della stessa poesia di Alojz Gradnik.
Il titolo originale de "Il soldato morto in terra straniera" dovrebbe essere "Mrtvi vojak v tujini", ma ne trovo solo un frammento qui
Invece qui la traduzione italiana, senza attribuzione. Forse quella di Enrico Damiani cantata da Chierici e Lumini?
IL SOLDATO MORTO IN TERRA STRANIERA
Terra straniera, calpestata
con lo zoccolo t'ho del mio corsiero
e t'ho di sangue nero,
di nero sangue umano abbeverata.
T'ho strappati dal petto
i figli e il loro focolare e il tetto
ho distrutto e le strade
t'ho devastato e i campi e le contrade,
si che non piu ondeggiare
or vedi al vento delle spighe il mare,
e piu non vedi nulla
dove cespugli e viti e abeti e pini
dei piccoli uccellini - erano culla.
Terra straniera, diventata
oggi mia madre, oggi mia madre amata,
sol nel tuo cuore ho appreso come sia
fiume a fiume congiunto e via con via,
e come l'uomo all'uomo unisca un ponte,
e rifletta n le stelle all'orizzonte
sopra ogni patria ed oltre ogni frontiera ,
la luce della sera,
e come eguali
sian dell'erbe le brame - e del fogliame,
e uno stesso divino fuocò vanto
arda in tutti i mortali
che stan senz'armi l'uno all'altro accanto.
Terra straniera, or anche terra mia,
cessàti l'ira ed il furor, perdona,
terra, mia dolce madre, madre buona,
se gran male t'ho fatto. E quando .via
adorna di corone ogni altra fossa.
resti l'avello mio deserto e muto:
solcarlo solo possa
l'aratro, e allor che tutto di frumento
sia ricoperto e giunto sia il momenti
di mietere, la trista opera mia
mutata sia in benedizione.
Terra straniera, calpestata
con lo zoccolo t'ho del mio corsiero
e t'ho di sangue nero,
di nero sangue umano abbeverata.
T'ho strappati dal petto
i figli e il loro focolare e il tetto
ho distrutto e le strade
t'ho devastato e i campi e le contrade,
si che non piu ondeggiare
or vedi al vento delle spighe il mare,
e piu non vedi nulla
dove cespugli e viti e abeti e pini
dei piccoli uccellini - erano culla.
Terra straniera, diventata
oggi mia madre, oggi mia madre amata,
sol nel tuo cuore ho appreso come sia
fiume a fiume congiunto e via con via,
e come l'uomo all'uomo unisca un ponte,
e rifletta n le stelle all'orizzonte
sopra ogni patria ed oltre ogni frontiera ,
la luce della sera,
e come eguali
sian dell'erbe le brame - e del fogliame,
e uno stesso divino fuocò vanto
arda in tutti i mortali
che stan senz'armi l'uno all'altro accanto.
Terra straniera, or anche terra mia,
cessàti l'ira ed il furor, perdona,
terra, mia dolce madre, madre buona,
se gran male t'ho fatto. E quando .via
adorna di corone ogni altra fossa.
resti l'avello mio deserto e muto:
solcarlo solo possa
l'aratro, e allor che tutto di frumento
sia ricoperto e giunto sia il momenti
di mietere, la trista opera mia
mutata sia in benedizione.
Bernart Bartleby - 26/3/2017 - 16:44
×
Poesia di Alojz Gradnik
Musica di anonimo (canzone popolare)