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Kyrie Eleison

Linard Bardill
Language: German


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La chanzun s-charpada
(Linard Bardill)
An den Frieden
(Karl Wilhelm Ramler)
Der Krieg
(Georg Heym)


[1989]
Parole e musica di Linard Bardill
Nell’album intitolato “Aufs Leben los”

Aufs Leben los

Non so se sia integralmente una CCG ma qualche verso mi induce a crederlo, per esempio "Ich glaube nicht an die Macht / Dafür ist mir die Gewalt zu verhasst / Und die Gesichter von Soldaten zu kindlich"...
Vedete un po' voi germanofoni se il brano è degno di essere inserito.
Ich glaube nicht an Gott
Dafür hat er sich an der Kreuzigung
Seines Sohnes zu schändlich verhalten
Ich glaube nicht an den Herrn
Zu gern möcht’ ich die Freiheit noch lernen
Und die Freiheit des Schreiners behalten
Ich glaube nicht an mich selbst
Dafür kenne ich zu gut und zu schlecht
In mir all’ die vielen Gestalten
Aber ich liebe das Leben
Und manchmal fürcht’ ich den Tod
Ich liebe wie Hafis die Reben
Warm aus dem Ofen das Brot
Kühl aus dem Keller den Wein
Hell auf der Stirne das Mal des Kain
Eine Nacht mit dir am gemordeten Rhein

Ich glaube nicht an die Macht
Dafür ist mir die Gewalt zu verhasst
Und die Gesichter von Soldaten zu kindlich
Ich glaube nicht an das Recht
Dafür sind die Macher zu oft die Gemachten
Und Krawatten zu wenig verbindlich
Ich glaube nicht an das Wohl
Dafür sind die Verbraucher zu oft die Verbrauchten
Und die Slogans zu leicht verständlich
Aber ich glaub’ an die Erde
Und ihren tanzenden Sohn
Ein Säufer grölt Wart nur ich werde
Im Herbst ziehen die Schwalben davon
Die Krähen zur Stadt wenn die Himmel schreien
Wo Mütter und Steine in Gassen gedeihen
Ein Mensch in den Schluchten der Welt allein

Bald ist das letzte Glas zersprungen
Das letzte Niederlagelied gesungen
Verjährt die Worte der Propheten
Durchschnittsschnitzel Zorn und
Hoffnung der Proleten
Bald ist der letzte Baum verdorrt
Das letzte Wasser ausgetrunken
Die letzte Hoffnung clam verscharrt
Das letzte Bilderboot ächzend gesunken
So giesse in die Kaffeetasse mir den Wein
Und wenn sie überfliesst
Sollen die Flecken auf meinem Tisch
Mir Fingerzeig und Fussspur Gottes sein

Die Sänger lernen sich auf freundlich putzen
Die Dichter ihre Flügel selber stutzen
Die Liebe wischt sich frische Hemden
Die Freundschaft übt sich im Verwenden
Herrgott was finster ist das Treppenhaus
Und Nachbars stumpfes Kind
Schaut aus dem Katzenloch heraus
Doch der Sittich von Frau Türie
Übt seit Stunden Gott ein Kyrie
Kyrie eleison
Kyrie eleison
Kyrie eleison

Contributed by Bernart Bartleby - 2015/11/11 - 11:26



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
13 novembre 2015
KYRIE ELEISON

Io non credo in Dio
perché alla crocifissione
di suo figlio si è comportato troppo da schifo
Io non credo ai signori
mi piacerebbe troppo imparare ancora la libertà
e conservare la libertà del falegname. [1]
Io non credo a me stesso
perché conosco troppo bene o troppo male
tutte le tante persone che ho dentro
però amo la vita
e spesso ho paura della morte
come a Hāfez [2] mi piacciono le vigne
il pane caldo appena sfornato
il vino fresco della cantina
chiaro sulla fronte il marchio di Caino
una notte con te sul Reno assassinato

Io non credo alla forza
perché odio troppo la violenza
e le facce dei soldati troppo da bambini
Io non credo al diritto
perché troppo spesso chi ne è l'autore è falso
e poi son cravatte per nulla gentili [3]
Io non credo al bene
perché i consumatori troppo spesso sono consumati
e gli slogan si capiscono troppo facilmente
però credo alla Terra
e a suo figlio che danza
un ubriaco grida: Aspetta, che ora...!
in autunno se ne volano via le rondini
le cornacchie in città quando gracchiano i cieli
dove madri e pietre crescono nelle vie
un uomo, negli abissi del mondo, solo

Presto l'ultima voce sarà esplosa
l'ultimo canto di sconfitta cantato
invecchiate le parole dei profeti
una cotoletta media, rabbia e
speranza dei proletari
presto l'ultimo albero sarà seccato
l'ultima acqua tracannata
l'ultima speranza del cazzo sotterrata
l'ultima bilderbarca [4] affondata gemendo
e allora versami vino nella tazza da caffè [5]
e quando trabocca
le macchie sul mio tavolo dovranno
essere cenni e orme di Dio

I cantanti imparano a fingersi amichevoli
i poeti si tarpano da soli le ali
l'amore si asciuga camicie fresche di bucato
l'amicizia si esercita a usare
Diosanto com'è buia la tromba delle scale
e il bambino scemo del vicino
attenti alla gattaiola
epperò anche al pappagallino della signora Türie
rivolgete per ore a Dio un kyrie
kyrie eleison
kyrie eleison
kyrie eleison
[1] Anche da non particolarmente sobrio, Linard Bardill qui cita, nientepopodimeno, che San Tommaso d'Aquino. Si tratta del concetto Aquinate consistente nel fatto che, nella volontà, si deve preconsiderare un certo "difetto" prima della scelta (imperfetta) della volontà stessa. Tommaso lo spiega con l'esempio di un artigiano, poniamo un falegname, che debba tagliare del legno: per farlo bene deve seguire una certa "regola", o "misura", altrimenti il taglio risulta impreciso. Anche le azioni umane volontarie, per essere buone, devono applicare una norma: quella di seguire la "regula rationis et legis divinae" (regola della ragione e della legge di Dio); diversamente, risultano cattive.

[2] Hāfez (per esteso Khāje Shams o-Dīn Mohammad Hāfez-e Shīrāzī, persiano: خواجه شمس‌الدّین محمّد حافظ شیرازی) è stato un famoso poeta persiano del XIV secolo, uno dei grandi classici della letteratura persiana. Come a 'Umar Khayyām, ghe piaseva el vin ("quando el caveo tende al bianchin, lassa la mona e tàchiti al vin"); ma siccome, tra i cantautori, Khayyām era stato già preso da Guccini, Bardill si è dovuto rivolgere a Hāfez.

[3] Si tratta qui di un'allusione piuttosto chiara alla pena di morte: le "cravatte per nulla gentili" sono i cappi per le impiccagioni, distribuite dai signori che fanno il "diritto".

[4] Gioco di parole: la "bilderbarca" sarebbe la barca del gruppo Bilderberg (si sono, tra l'altro, avuti effettivamente arrivi in barca dei partecipanti al gruppo agli esclusivi resort o roba del genere che ospitano di solito i loro incontri annuali). Negli anni attorno alla canzone di Bardill (1989), però, il gruppo Bilderberg rimase lontano dalla Svizzera: l'ultima riunione in Svizzera era stata a Bürgenstock nel 1981 (sarebbe tornato in Svizzera nel 1995 a Zurigo). Colgo l'occasione: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, io non credo affatto ai "complotti" del famoso gruppazzo. Si tratta di una riunione di emeriti cazzoni, potentissimi senz'altro, che per qualche giorno si godono la vita in dei bei posti prendendo probabilmente per i fondelli i "complottisti" che immaginano che lì si muovano i fili del mondo mentre quelli se la spassano in piscina e in mille altri modi.

[5] Essendo Linard Bardill svizzero, non si deve immaginare la tazzina da caffè italiana. Il caffè svizzero, per averlo provato (ohimè) per anni, consta di tazzate vaste come una cisterna riempite di una broda indefinibile. Effettivamente, meglio riempirle di vino (se proprio si vuole un vino svizzero, c'è il meraviglioso rosso ticinese "Selezione d'Ottobre", veramente un gran vino; ma sospetto che Bardill beva qualche ciofeca bianca come il Fendant).

2015/11/13 - 05:58


Dunque, per risponderti, caro Bernart, direi innanzitutto che avevi visto giusto nei versi da te citati, e quindi la canzone ci sta bene. Ma non soltanto per quello; si tratta di una canzone simpaticamente apocalittica e, con tutta evidenza, dal tasso alcoolico non indifferente (per tutto il testo, Bardill non fa che dire che gli piace il vino e alla fine se ne fa versare un'intera e immensa tazzata svizzera). Il risultato è che ne viene fuori una specie, mettiamola così, di "Amico fragile" elvetica: un lungo monologo interiore, dai versi spezzati assai, dalle immagini spesso flascianti e roboanti, e qualche trovata geniale tipo la "bilderbarca". Da considerare anche l'anno in cui è stata scritta: il fatidico 1989, l'anno in cui il mondo cambiò e, da un mondo di merda, divenne un mondo di stramerda capitalistica. Insomma, è un testo che esprime inquietudine, e per l'inquietudine cosa c'è di meglio che bersela? Ad ogni modo, anche se a volte sembro prenderlo un po' in giro (non ne posso fare a meno, con uno svizzero; è più forte di me), considero Bardill un cantautore e anche un libertario di tutto rispetto. Anche per questo, lo sto traducendo tutto quanto, che scriva in tedesco o in romancio. L'inizio della canzone è folgorante: Non credo in Dio, non credo ai signori, non credo in me stesso. Dio è morto, Marx è morto e anch'io non mi sento troppo bene (cit.). Però, nel lungo monologo Bardill ne dice, di cose importanti e la canzone ci sta benissimo. Metto qui le "due parole del traduttore" che metto sempre nell'introduzione alle traduzioni stesse: tradurre un testo come questo, come tutti i testi fatti di "stream of (un)consciousness", è una fatica dannata. Di un paio di punti non sono certissimo, sinceramente. Vediamo un po'.

Riccardo Venturi - 2015/11/13 - 05:59


'Sti maledetti polacchi, poi, c'entrano sempre. Riccardo, sei tu la causa per cui temo sempre di più di aprire una voce della WIKI. Guarda un po' qua:

Krzysiek - 2015/11/13 - 20:46


Ganzo che il polacco bilderberghiano si chiami proprio "Retinger", che è un cognome tetesko che significa "retico" (vale a dire quel che è esattamente Linard Bardill: un "retico", ovvero retoromanzo o romancio). Chissà se lo sa :-) Quanto a Wikipedia, non me ne parlare: guarda un po' in quale strana forma vi compaio...

Riccardo Venturi - 2015/11/14 - 06:46




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