Prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
A chi lu vai a raccuntà?
a chi lu vai a raccuntà?
fatij fatij nun magne mai
fatij fatij nun magne mai
Prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
A chi lu vai a raccuntà?
a chi lu vai a raccuntà?
fatij fatij nun magne mai
fatij fatij nun magne mai
Prima, seconda, terza qualità…
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
A chi lu vai a raccuntà?
a chi lu vai a raccuntà?
fatij fatij nun magne mai
fatij fatij nun magne mai
Prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
prima, seconda, terza qualità
pasta nera vulesse almeno magnà
A chi lu vai a raccuntà?
a chi lu vai a raccuntà?
fatij fatij nun magne mai
fatij fatij nun magne mai
Prima, seconda, terza qualità…
envoyé par Bernart Bartleby - 28/9/2015 - 13:31
La seconda parte di quanto citato in premessa è tratta dall’articolo Matteo Salvatore: la voce dei vinti, di Tino Saffioti (2005)
Bernart Bartleby - 28/9/2015 - 13:36
Pasta nera, un film di Alessandro Piva, Cinecittà Luce, 2011
Tra il 1945 e il 1952 più di 70.000 bambini del Sud più svantaggiato furono ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord. Quei bambini presero in quegli anni il primo treno della loro vita, per lasciarsi alle spalle la povertà e le macerie del dopoguerra e vivere un’esperienza che non avrebbero mai più dimenticato. Pasta Nera riporta alla luce uno dei migliori esempi di solidarietà e spirito unitario nella storia del nostro Paese.
Tra il 1945 e il 1952 più di 70.000 bambini del Sud più svantaggiato furono ospitati temporaneamente da famiglie del Centro-Nord. Quei bambini presero in quegli anni il primo treno della loro vita, per lasciarsi alle spalle la povertà e le macerie del dopoguerra e vivere un’esperienza che non avrebbero mai più dimenticato. Pasta Nera riporta alla luce uno dei migliori esempi di solidarietà e spirito unitario nella storia del nostro Paese.
Bernart Bartleby - 28/9/2015 - 21:57
Matteo non era un intellettuale, anzi era un semi analfabeta e da certi suoi versi appaiono talvolta delle conoscenze abbastanza inspiegabili.....mi piacerebbe fosse inserito fra i precursori della moderna canzone d'autore, comunque tutto quello che ha cantato l'ha vissuto in prima persona:una sua sorellina è davvero morta di denutrizione in casa quando lui era ancora bambino....a questo proposito lascia senza parole il racconto che ne fa quando si sofferma sulla scena di un sacchetto di confetti portati dai paesani per essere messi fra le mani della piccola e che lui si tolse letteralmente dalla bocca solo perchè lo sguardo della madre lo fulminò
Flavio Poltronieri - 29/9/2015 - 17:25
Grazie Flavio, credo che anche su queste pagine ci sia molto da dire, da scrivere ancora su Matteo Salvatore. Davvero, come hai detto bene, è stato il nostro Atahualpa Yupanqui. E infatti l'ascolto di questa e di altre sue canzoni mi fa venire i brividi come per Coplas del payador perseguido, o Preguntitas sobre Dios, o El poeta (Te dicen poeta), o El primer verso (o Nada más).
Senz'altro, per storia e cultura, sono stati diversi, ma molto simili per ternura y furor...
Un abbraccio
Senz'altro, per storia e cultura, sono stati diversi, ma molto simili per ternura y furor...
Un abbraccio
Bernart Bartleby - 29/9/2015 - 22:07
Pasta nera è anche il titolo di una canzone dei Modena City Ramblers e parla appunto dei "viaggi della speranza" dei bambini del Sud verso il Nord, di cui tratta il documentario di Alessandro Piva
dq82 - 30/9/2015 - 00:33
Anche per integrare il mio precedente intervento su Lu Furastiero segnalo un ulteriore notevole tributo a Matteo: lo spettacolo teatrale "Il bene mio" nella ripresa delle serate del 13 settembre 2011 a Manfredonia in Piazza Giovanni XXIII e del 10 febbraio 2012 al Teatro Petruzzelli di Bari da cui trae origine "Prapatapumpapumpapà" di Cosimo Damiano Damato con Moni Ovadia, Renzo Arbore, Teresa De Sio, Lucio Dalla (una delle sue ultime apparizzioni), Marco Alemanno, H.E.R.e tanti altri
Flavio Poltronieri - 30/9/2015 - 16:16
Si tratta di un EP con quattro brani tutti attribuiti a Matteo Salvatore. Oltre a questa il gruppo interpreta Pettotonna, Brutta Cafona e Lu Soprastante.
Flavio Poltronieri - 1/4/2022 - 20:54
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Parole e musica di Matteo Salvatore
Nell’album intitolato “Le quattro stagioni del Gargano – Inverno (Carnuele pecché sì morto)”, con Adriana Doriani (corista ed amante di Matteo Salvatore, il quale fu accusato della sua morte, avvenuta nel 1973, e scagionato solo 4 anni più tardi)
Testo trovato su YouTube
“Canta Matteo Salvatore accompagnandosi alla chitarra. Matteo nel testo racconta della pasta nera (biada e crusca di grano) che i poveri mangiavano nel dopoguerra. Era l’ultima di tre qualità di pasta, dalla migliore alla peggiore. Un bracciante si lamenta del fatto che lui non riesce a mangiare nemmeno quella.” (dall’Archivio Sonoro della Puglia)
“[Quella di Matteo Salvatore] fu dunque un’infanzia duramente provata dalla miseria, dalla fame e dalla necessità di darsi da fare già da giovanissimo per procurarsi un po’ di cibo.
A tal fine accetta qualsiasi lavoro: facchino, banditore del Comune, scaricatore al mercato del pesce.
Questa pagina descrive con molta efficacia la situazione:
La prima qualità di pasta bianca la compravano i ricchi. La seconda qualità, mezza bianca e mezza nera, era per gli impiegati e impiegatucci del Comune. La terza qualità, pasta nera, era amara e schifosa. La povera gente non poteva comprare neanche quella.
Alle prime luci dell’alba, mio padre uscì, e noi figli, appresso a lui come cagnolini, sentivamo che diceva: “Alba triste d’inverno, tu che sorgi con la mano bianca, Signore, Dio, noi non vogliamo la ricchezza di nessuno, chiediamo lavoro, facci travagliare oggi, almeno per poter comprare un paio di chili di pasta nera per sfamare la famiglia, ma mi sembra che nemmeno quella ci sarà. Fatje, fatje e nun magno maie”. [Fatico, fatico e non mangio mai]