Les rêves s'accrochent aux crépis
Quand les murs tombent sous la pluie
Dégrafent leurs masques de suie
Il pleut, il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Où s'achève l'après midi
En cette saison l'heure est brève
A Saint-Nazaire ils sont en grève
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Le jour ressemble à peine au jour
Il se fait des soucis de vieux
Je lis des horreurs dans tes yeux
Il pleut, il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Où les chats tournent dans les cours
A peine se tait dans ses murs
Le pas de mes frères est bien dur
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Mort je ne bougerai plus de moi
De moi qui reviens du soleil
A travers l'eau de ton sommeil
Il pleut, il pleut rue de la Grange-aux-Belles
A Burgos on a eu si froid
Nos frères sont à Santiago
Ils ont tiré le vin nouveau
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
La la la la...
Soleil, soleil, soleil, soleil
A Saint-Nazaire ils ont gagné
L'ordre de ne plus se renier
Soleil, soleil, soleil, soleil
A peine se produit dans l'ombre
Pourtant c'est ce bateau qui sombre
Aux mains d'un capitaine fou
A Santiago ils sont debout
A Santiago ils voient le bout
Ils vont faire un monde pour nous
Nous ferons ce monde avec eux
Un monde aussi grand que tes yeux
Quand les murs tombent sous la pluie
Dégrafent leurs masques de suie
Il pleut, il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Où s'achève l'après midi
En cette saison l'heure est brève
A Saint-Nazaire ils sont en grève
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Le jour ressemble à peine au jour
Il se fait des soucis de vieux
Je lis des horreurs dans tes yeux
Il pleut, il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Où les chats tournent dans les cours
A peine se tait dans ses murs
Le pas de mes frères est bien dur
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Mort je ne bougerai plus de moi
De moi qui reviens du soleil
A travers l'eau de ton sommeil
Il pleut, il pleut rue de la Grange-aux-Belles
A Burgos on a eu si froid
Nos frères sont à Santiago
Ils ont tiré le vin nouveau
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
Il pleut rue de la Grange-aux-Belles
La la la la...
Soleil, soleil, soleil, soleil
A Saint-Nazaire ils ont gagné
L'ordre de ne plus se renier
Soleil, soleil, soleil, soleil
A peine se produit dans l'ombre
Pourtant c'est ce bateau qui sombre
Aux mains d'un capitaine fou
A Santiago ils sont debout
A Santiago ils voient le bout
Ils vont faire un monde pour nous
Nous ferons ce monde avec eux
Un monde aussi grand que tes yeux
envoyé par Bernart Bartleby - 23/6/2015 - 11:57
PROCESSO DI BURGOS DEL 1970: UN BREVE AMARCORD
di Gianni Sartori
Tanto vale farsene una ragione. Ormai – di anniversario in anniversario – si procede, come minimo, da un cinquantesimo all’altro.
Solo “ieri” si celebrava il 50° del 19 aprile a Valdagno e dell’intero “68”. Poi quello di Piazza Fontana (12 dicembre 1969)…
Quasi-quasi stavo per dimenticarmi del processo di Burgos a carico degli etarras baschi, alcuni dei quali rischiavano la pena di morte.
Perfino a Vicenza vi furono iniziative di protesta. Ricordo in particolare, per la presenza di tanti compagni poi “andati”, “scomparsi” (alcuni solo politicamente, altri letteralmente), una manifestazione (dicembre 1970) nella piazzetta su cui troneggia la statua di Garibaldi (dove ora c’è la libreria Galla, all’epoca ancora in Corso Palladio). C’erano un po’ tutti gli antifascisti vicentini. Dagli anarchici (Tiziano Zanella – poi in PotOp- Laura Fornezza, Gianni Cadorin, Claudio Muraro, Stefano Crestanello…) al Psiup (Domenico Buffarini, ovviamente…), alla FGCI (Giorgio Bordin, Tamborra, Francesco Lauricella – anni dopo in AutOp…) e tanti altri.
Per comprendere come si fosse arrivati a tale processo – che ebbe una risonanza internazionale – facciamo un passo indietro, in Euskal Herria (all’epoca per noi ancora solo “Paesi Baschi”; al massimo – per i più colti in materia – Euzkadi, con la “Z” alla vecchia maniera)
Il 7 giugno 1968 la Guardia Civil aveva intercettato due militanti di ETA e nel conseguente conflitto a fuoco venne colpita a morte la guardia Pardines. Poche ore dopo la “Benemerita” (soprannome della Gc) uccideva l’etarra Txabi Etxebarrieta. L’evento comporterà un forte salto qualitativo nella storia dell’organizzazione. Migliaia e migliaia di persone in tutta Euskal Herria rendono onore al giovane combattente caduto; l’afflusso di nuovi militanti determinati a intraprendere la lotta armata contro il fascismo diventa quanto mai consistente (paragonabile a quanto avverrà per l’IRA nel 1972 dopo la “Domenica di sangue” a Derry). Aumenta quindi anche il numero delle azioni.
Nell’agosto dello stesso anno l’ETA uccide a Irun (in Guipuzcoa) Meliton Manzanas, ispettore della Brigata Politico Sociale di San Sebastian e ben noto come torturatore.
Il processo che si svolgerà due anni dopo a Burgos rappresenta anche una risposta e una rappresaglia per questa esecuzione. Numerosi militanti vengono giudicati da un tribunale militare e contro nove di loro vengono emesse condanne a morte. A impedirne l’effettiva attuazione contribuirà sicuramente la vigorosa, massiccia protesta popolare che dal paese Basco si estende presto in tutta l’Europa.
Questa, in sintesi, la storia. Per quanto mi riguarda, qualche anno dopo conobbi a Padova (per un incontro-dibattito organizzato da Giovanni Giacopuzzi di Radio popolare) una dei militanti processati, Itziar Aizpurua. Doveva essere il febbraio o marzo del 1987 perché nella foto dell’incontro dibattito si vede il manifesto per Txomin Iturbe, dirigente di ETA morto in un misterioso “incidente” in Algeria nel febbraio 1987.
Per la cronaca e la Storia, Itziar Aizpurua Egana, professoressa di pianoforte, era nata a Deba nel 1943. Gia arrestata (nel marzo 1969) e già condannata dal tribunale di Ordine Pubblico a sei anni di carcere, a Burgos era accusata di “ribellione militare” e la pena richiesta era di 15 anni di carcere.
Il suo avvocato difensore fu Francisco Letamendia Balzunce.
Burgos fu determinante anche per un’altra nota esponente abertzale, la catalana Eva Forest (1928-2007; scrittrice, psichiatra, nata a Barcellona da genitori anarchici) che proprio in occasione di tale processo, insieme al marito Alfonso Sastre, lasciò il PCE (divenuto troppo “riformista”) e avviò la sua collaborazione con il movimento basco di liberazione nazionale costituendo il Comité de Solidaridad con Euskadi.
La conobbi a Donosti (San Sebastian) nell’estate 1996 (dove mi regalo una preziosa edizione del suo “Operacion Ogro” con dedica) rivedendola poi a Firenze nel 2002 (alle manifestazioni No-global del “dopo-Genova 2001”) e perdendo – in uno dei miei ultimi viaggi nel Paese basco – l’occasione di rivederla nel 2005.
Tutto qui.
Gianni Sartori
di Gianni Sartori
Tanto vale farsene una ragione. Ormai – di anniversario in anniversario – si procede, come minimo, da un cinquantesimo all’altro.
Solo “ieri” si celebrava il 50° del 19 aprile a Valdagno e dell’intero “68”. Poi quello di Piazza Fontana (12 dicembre 1969)…
Quasi-quasi stavo per dimenticarmi del processo di Burgos a carico degli etarras baschi, alcuni dei quali rischiavano la pena di morte.
Perfino a Vicenza vi furono iniziative di protesta. Ricordo in particolare, per la presenza di tanti compagni poi “andati”, “scomparsi” (alcuni solo politicamente, altri letteralmente), una manifestazione (dicembre 1970) nella piazzetta su cui troneggia la statua di Garibaldi (dove ora c’è la libreria Galla, all’epoca ancora in Corso Palladio). C’erano un po’ tutti gli antifascisti vicentini. Dagli anarchici (Tiziano Zanella – poi in PotOp- Laura Fornezza, Gianni Cadorin, Claudio Muraro, Stefano Crestanello…) al Psiup (Domenico Buffarini, ovviamente…), alla FGCI (Giorgio Bordin, Tamborra, Francesco Lauricella – anni dopo in AutOp…) e tanti altri.
Per comprendere come si fosse arrivati a tale processo – che ebbe una risonanza internazionale – facciamo un passo indietro, in Euskal Herria (all’epoca per noi ancora solo “Paesi Baschi”; al massimo – per i più colti in materia – Euzkadi, con la “Z” alla vecchia maniera)
Il 7 giugno 1968 la Guardia Civil aveva intercettato due militanti di ETA e nel conseguente conflitto a fuoco venne colpita a morte la guardia Pardines. Poche ore dopo la “Benemerita” (soprannome della Gc) uccideva l’etarra Txabi Etxebarrieta. L’evento comporterà un forte salto qualitativo nella storia dell’organizzazione. Migliaia e migliaia di persone in tutta Euskal Herria rendono onore al giovane combattente caduto; l’afflusso di nuovi militanti determinati a intraprendere la lotta armata contro il fascismo diventa quanto mai consistente (paragonabile a quanto avverrà per l’IRA nel 1972 dopo la “Domenica di sangue” a Derry). Aumenta quindi anche il numero delle azioni.
Nell’agosto dello stesso anno l’ETA uccide a Irun (in Guipuzcoa) Meliton Manzanas, ispettore della Brigata Politico Sociale di San Sebastian e ben noto come torturatore.
Il processo che si svolgerà due anni dopo a Burgos rappresenta anche una risposta e una rappresaglia per questa esecuzione. Numerosi militanti vengono giudicati da un tribunale militare e contro nove di loro vengono emesse condanne a morte. A impedirne l’effettiva attuazione contribuirà sicuramente la vigorosa, massiccia protesta popolare che dal paese Basco si estende presto in tutta l’Europa.
Questa, in sintesi, la storia. Per quanto mi riguarda, qualche anno dopo conobbi a Padova (per un incontro-dibattito organizzato da Giovanni Giacopuzzi di Radio popolare) una dei militanti processati, Itziar Aizpurua. Doveva essere il febbraio o marzo del 1987 perché nella foto dell’incontro dibattito si vede il manifesto per Txomin Iturbe, dirigente di ETA morto in un misterioso “incidente” in Algeria nel febbraio 1987.
Per la cronaca e la Storia, Itziar Aizpurua Egana, professoressa di pianoforte, era nata a Deba nel 1943. Gia arrestata (nel marzo 1969) e già condannata dal tribunale di Ordine Pubblico a sei anni di carcere, a Burgos era accusata di “ribellione militare” e la pena richiesta era di 15 anni di carcere.
Il suo avvocato difensore fu Francisco Letamendia Balzunce.
Burgos fu determinante anche per un’altra nota esponente abertzale, la catalana Eva Forest (1928-2007; scrittrice, psichiatra, nata a Barcellona da genitori anarchici) che proprio in occasione di tale processo, insieme al marito Alfonso Sastre, lasciò il PCE (divenuto troppo “riformista”) e avviò la sua collaborazione con il movimento basco di liberazione nazionale costituendo il Comité de Solidaridad con Euskadi.
La conobbi a Donosti (San Sebastian) nell’estate 1996 (dove mi regalo una preziosa edizione del suo “Operacion Ogro” con dedica) rivedendola poi a Firenze nel 2002 (alle manifestazioni No-global del “dopo-Genova 2001”) e perdendo – in uno dei miei ultimi viaggi nel Paese basco – l’occasione di rivederla nel 2005.
Tutto qui.
Gianni Sartori
Gianni Sartori - 6/12/2020 - 09:59
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Parole e musica di Jean-Max Brua
Nell’album intitolato “Dis moi le feu”, con Charlotte Brua.
Per niente facile questa canzone di Brua… Non me la sento di interpretarne il significato nella sua interezza ma di provare solo a dare qualche indicazione a partire da qualche verso collegabile a certi accadimenti.
In rue de la Grange-aux-Belles – così chiamata per via di un bordello lì esistente non so fino a che epoca – nel 1906 trovò sede la Confédération générale du travail (CGT). Negli stessi locali era ospitata anche l’Association internationale antimilitariste (AIA), organizzazione rivoluzionaria e anarchica fondata nel 1904. Ed il rapporto fra l’anima anarchica e quella socialista/comunista in seno alla CGT non fu mai molto facile: nel 1924 il servizio d’ordine del PCF sparò sui militanti anarchici convenuti in rue de la Grange-aux-Belles per contestare la dirigenza della CGT. Ci furono due morti, gli anarchici Nicolas Clos e Adrien Poncet.
I versi “A Saint-Nazaire ils sont en grève” e “A Saint-Nazaire ils ont gagné” si riferiscono certamente alle frequenti lotte operaie nelle città portuali di Nantes e di Saint-Nazaire, nel dipartimento della Loira Atlantica. In particolare furono molto duri e violenti gli scioperi del 1955: a Nantes la polizia uccise l’operaio ventiquattrenne Jean Rigollet, a Saint-Nazaire gli scontri furono altrettanto violenti ma per fortuna non si registrarono morti. L’agitazione ebbe successo e i lavoratori ottennero aumenti salariali intorno al 22%. Credo che sia significativo che tra il 1954 ed il 1968 Saint-Nazaire abbia avuto ininterrottamente lo stesso sindaco, un militante della Section française de l’Internationale ouvrière, formazione di matrice socialista quando “socialismo” significava ancora qualcosa…
La città spagnola di Burgos fu l’epicentro del golpe fascista del 1936 guidato da Francisco Franco contro il legittimo governo repubblicano. A Burgos, alla fine del 1970, si tenne uno storico processo contro un numero molto consistenti di prigionieri antifascisti appartenenti all’ETA basca (quando era un’organizzazione guerrigliera e non terrorista). Furono accusati in 16 di “ribellione generale continuata” contro lo Stato e Franco impose che fosse un tribunale militare a giudicarli. Il processo ebbe vastissima risonanza e l’ormai decrepito regime, assediato da scioperi e manifestazioni quotidiane, fu costretto a convertire in carcere le ben 6 condanne capitali comminate.
I versi dedicati ai “fratelli di Santiago che stanno tirando il vino nuovo” è un chiaro riferimento al governo cileno dell’Unidad Popular di Salvador Allende, che di lì a poco sarebbe però stato travolto dal golpe ordito dai generali vicini a Pinochet e dalla CIA statunitense.