Por los caminos de Ayacucho,
corazón del pueblo,
donde un nueve de diciembre el grito fue
libertad.
Por esos mismos caminos,
corazón del pueblo,
pasaron y no volvieron,
todos aquellos que fueron
rumbo a Uchuraccay.
Ocho rosas coloradas
corazón del pueblo,
del tallo fueron cortadas en
Uchuraccay.
Por cada rosa un lucero,
corazón del pueblo,
ahora brillan en el cielo de
Uchuraccay.
Y ¿cómo fue lo que pasó?
y ¿cómo fue, qué sucedió?
por aquí pasaron, y jamás volvieron
aquellos que fueron rumbo a
Uchuraccay.
Mártires de la noticia,
que por buscar la verdad,
sólo encontraron la muerte en
Uchuraccay.
La libertad no se mata
con cuchillos ni puñal,
ni con balas, ni machetes en
Uchuraccay.
Y ¿cómo fue lo que pasó?
y ¿cómo fue, qué sucedió?
por aquí pasaron, y jamás volvieron
aquellos que fueron rumbo a
Uchuraccay.
corazón del pueblo,
donde un nueve de diciembre el grito fue
libertad.
Por esos mismos caminos,
corazón del pueblo,
pasaron y no volvieron,
todos aquellos que fueron
rumbo a Uchuraccay.
Ocho rosas coloradas
corazón del pueblo,
del tallo fueron cortadas en
Uchuraccay.
Por cada rosa un lucero,
corazón del pueblo,
ahora brillan en el cielo de
Uchuraccay.
Y ¿cómo fue lo que pasó?
y ¿cómo fue, qué sucedió?
por aquí pasaron, y jamás volvieron
aquellos que fueron rumbo a
Uchuraccay.
Mártires de la noticia,
que por buscar la verdad,
sólo encontraron la muerte en
Uchuraccay.
La libertad no se mata
con cuchillos ni puñal,
ni con balas, ni machetes en
Uchuraccay.
Y ¿cómo fue lo que pasó?
y ¿cómo fue, qué sucedió?
por aquí pasaron, y jamás volvieron
aquellos que fueron rumbo a
Uchuraccay.
Contributed by Bernart Bartleby - 2015/5/21 - 16:53
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Parole di Luis Abelardo Takanashi Nuñez
Musica del Grupo Alturas
La canzone che dà il titolo all’LP del gruppo pubblicato nel 1988.
Stamattina, tra le varie notizie ferali, c’era quella dell’assassinio di Evany Josè Metzker, 67 anni, giornalista brasiliano del Minas Gerais che indagava su narcotraffico e prostituzione minorile. Era scomparso da qualche giorno ed il suo corpo decapitato, con le mani legate ed evidenti segni di tortura, è stato ritrovato ieri in una zona rurale dello Stato del sud-est.
Così mi sono messo a cercare canzoni dedicate al tema dei giornalisti eliminati perché scomodi testimoni dei delitti di potenti e criminali.
Questo “huayno ayacuchano” racconta una delle tante terribili stragi accadute negli anni 80 e 90 in Perù, in particolare nelle aree rurali della provincia di Huamanga (il cui capoluogo è Ayacucho), dove si consumò una vera e propria guerra civile che ebbe come protagonisti, da una parte i guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso ed i loro sostenitori, dall’altra polizia ed esercito peruviano e gruppi paramilitari o di autodifesa. In mezzo - ora strumentalizzati, ora massacrati dagli uni e/o dagli altri – i contadini, indigeni di lingua quechua, poveri ed analfabeti.
Negli anni 70, un gruppo di giovani universitari di ideologia comunista, seguaci del professore di filosofia Abimael Guzmán, rigido dottrinario maoista, si convinsero della necessità di radicarsi nelle zone rurali del paese, le più povere, in cui lo Stato era del tutto assente, da dove, secondo loro, sarebbe spontaneamente partita la lotta armata per la rivoluzione sociale. In realtà, la rigidità ideologica, convertita in pratica ferocia, dei “senderisti”, la refrattarietà di buona parte delle popolazioni locali, profondamente radicate nella loro organizzazione e religiosità arcaiche, e la risposta repressiva indiscriminata dello Stato alla minaccia comunista, trasformarono presto la “rivoluzione” in una guerra civile senza quartiere che alla fine lasciò sul campo decine di migliaia di vittime, in gran parte contadini innocenti (“De dia campesinos, de noche terroristas” era il postulato dell’esercito), presi in mezzo tra due fuochi.
La canzone del Grupo Alturas ci racconta di quando nel gennaio 1983 un gruppo di sei giornalisti, giunti nel paese di Uchuraccay, sperduto a 4.000 metri sulla “puna” (altopiano) peruviana, per indagare sulle ripetute stragi incrociate attribuite di volta in volta a “comuneros” e “senderisti”, furono trucidati dagli abitanti del villaggio. I giornalisti non parlavano e non capivano il quechua dei comuneros e quelli li presero per guerriglieri venuti a vendicarsi, perché i soldati avevano detto loro che chiunque arrivasse via terra era un pericoloso comunista armato (i soldati arrivano solo con gli elicotteri!).
Una commissione d’inchiesta, presieduta da Mario Vargas Llosa (scrittore famoso e di convinzioni politiche che nel tempo sono andate spostandosi sempre più a destra), concluse sommariamente, accogliendo il punto di vista dei militari, che responsabili dell’eccidio erano alcuni abitanti del villaggio (che vennero condannati a diversi anni di prigione) e che questo fosse stato un “incidente” dovuto all’incomprensione culturale tra vittime e carnefici. Ma non passò molto tempo che la versione ufficiale venne clamorosamente smentita perché fu provato che al massacro erano presenti “sinchis”, ossia membri delle forze di sicurezza, e che proprio loro avevano aizzato i comuneros contro i giornalisti.
Nei mesi successivi le vendette incrociate si susseguirono quasi quotidianamente, tanto che in capo ad un anno la popolazione della zona di Uchuraccay fu sterminata, chi dai senderisti, chi dall’esercito e dai paramilitari, e i pochi superstiti si nascosero nella selva.
Solo nel 1993 l’aldea di Uchuraccay si è ricostituita, e comunque lontano dal paese originario.
I nomi delle vittime del massacro di Uchuraccay, 26 gennaio 1983:
Félix Gavilán (corrispondente de El Diario de Marka)
Willy Retto y Jorge Luis Mendívil (de El Observador)
Jorge Sedano (de La República)
Amador García (del settimanale Oiga)
Octavio Infante (de Noticias de Ayacucho)
Juan Argumedo (guida ed interprete)
Severino Huáscar Morales (contadino del posto, che cercò di impedire l’assassinio di Juan Argumedo)