Des Hitlers Zwang, der macht uns klein,
noch liegen wir in Ketten.
Doch einmal werden wir wieder frei,
wir werden die ketten schon brechen.
Denn unsere Fäuste, die sind hart,
ja—und die Messer sitzen los,
für die Freiheit der Jugend,
kämpfen Navajos.
noch liegen wir in Ketten.
Doch einmal werden wir wieder frei,
wir werden die ketten schon brechen.
Denn unsere Fäuste, die sind hart,
ja—und die Messer sitzen los,
für die Freiheit der Jugend,
kämpfen Navajos.
Contributed by Bernart Bartleby - 2015/5/20 - 15:53
Language: English
Versione inglese contribuita da en.wikipedia.org
NAVAJOS SONG
Hitler's dictates make us small,
we're yet bound in chains.
But one day we'll be free again,
we'll break the chains.
Then our fists, that are hard,
yes--and our knives at our wrists,
for the freedom of youth,
Navajos fight.
Hitler's dictates make us small,
we're yet bound in chains.
But one day we'll be free again,
we'll break the chains.
Then our fists, that are hard,
yes--and our knives at our wrists,
for the freedom of youth,
Navajos fight.
Contributed by Bernart Bartleby - 2015/5/20 - 16:33
Language: Italian
Versione italiana di Francesco Mazzocchi
CANZONE DEI NAVAJOS
Dalla violenza di Hitler, che ci fa piccoli,
ancora siamo incatenati.
Ma una buona volta saremo di nuovo liberi,
presto noi romperemo le catene.
Perché i nostri pugni, che sono duri,
sì — ed i coltelli colpiscono veloci,
per la libertà della gioventù,
combattono i Navajos.
Dalla violenza di Hitler, che ci fa piccoli,
ancora siamo incatenati.
Ma una buona volta saremo di nuovo liberi,
presto noi romperemo le catene.
Perché i nostri pugni, che sono duri,
sì — ed i coltelli colpiscono veloci,
per la libertà della gioventù,
combattono i Navajos.
Contributed by Francesco Mazzocchi - 2019/2/21 - 20:42
Language: Finnish
Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / Finnische Übersetzung / Suomennos: Juha Rämö
NAVAJOJEN *) LAULU
Hitlerin pakkovalta tekee meistä pieniä,
ja vielä me olemme kahleissa.
Mutta kerran me olemme jälleen vapaita,
kerran olemme katkova kahleemme.
Sillä nyrkkimme ovat lujat
ja veitsemmekin herkässä.
Nuorison vapauden puolesta
taistelevat navajot.
Hitlerin pakkovalta tekee meistä pieniä,
ja vielä me olemme kahleissa.
Mutta kerran me olemme jälleen vapaita,
kerran olemme katkova kahleemme.
Sillä nyrkkimme ovat lujat
ja veitsemmekin herkässä.
Nuorison vapauden puolesta
taistelevat navajot.
* ) Laulun nimi ei viittaa Pohjois-Amerikan navajo-intiaaneihin, vaan Kölnin alueella natsivallan aikaan toimineisiin nuorisoryhmiin, jotka vastustivat sekä ulkoisin tuntomerkein että käytännön toimin Hitler-nuoria. Kölnin navajojen lisäksi natsismia vastustaneita nuorisoryhmiä, jotka kutsuivat itseään nimellä Edelweißpiraten (Alppitähden merirosvot), oli muissakin suurissa kaupungeissa, kuten Duisburgissa, Düsseldorfissa, Essenissä ja Wuppertalissa. Gestapo vainosi näitä nuoria. Heitä pidätettiin, kuulusteltiin, kidutettiin, teljettiin vankilaan, lähetettiin rangaistuspataljooniin ja keskitysleireille ja teloitettiin.
Contributed by Juha Rämö - 2019/2/23 - 15:45
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Inno dei “Navajos” di Colonia, gruppo di giovanissimi anti-hitleriani che si riconosceva nell’organizzazione degli “Edelweißpiraten”.
Testo originale e traduzione inglese da en.wikipedia
Se negli anni 30, quelli dell’avvento e del consolidamento del nazismo, gli Edelweißpiraten non furono che un’organizzazione giovanile di matrice scoutistica che si opponeva in modo spontaneistico all’autoritarismo e al militarismo cui erano improntati i gruppi giovanili nazisti, nel corso della guerra assunsero sempre di più una fisionomia resistenziale. Colonia fu la loro roccaforte, anche perché lì l’ombra della sconfitta del tracotante Terzo Reich fu visibile molto prima che altrove: la città fu infatti scelta dagli alleati come laboratorio della dottrina del bombardamento a tappeto e fu costantemente martellata fin dal maggio 1942 e quasi interamente distrutta.
Fu nelle cantine del quartiere raso al suolo di Ehrenfeld che i Navajos – prigionieri e lavoratori forzati fuggiti dai campi di concentramento, disertori della Wermacht, ebrei, comunisti e piccoli criminali – allestirono il loro quartier generale, nascondiglio e magazzino dove raccoglievano i proventi delle loro razzie, soprattutto viveri che venivano in parte rivenduti al mercato nero per l’acquisto di armi. Il capo riconosciuto era Hans Steinbrück, detto “Schwarz Hans“, classe 1921, evaso da un campo di prigionia, e del gruppo facevano parte anche giovanissimi, come Bartholomäus Schink, detto “Barthel”, nato nel 1927.
I Navajos di Colonia alzarono il tiro nell’estate del 1944, con alcuni furti clamorosi e l’acquisizione di un arsenale con cui progettavano la guerriglia urbana, ma già nell’autunno la loro base fu individuata e, dopo alcune fughe rocambolesche e scontri a fuoco, la banda fu sgominata e 13 suoi componenti tra i 16 e i 57 anni furono giustiziati sommariamente dalla Gestapo in un’impiccagione di massa avvenuta il 10 novembre 1944 presso la stazione ferroviaria di Ehrenfeld.
Questi i loro nomi:
Hans Steinbrück, 23 anni
Günther Schwarz, 16 anni
Gustav Bermel, 17 anni
Johann Müller, 16 anni
Franz Rheinberger, 17 anni
Adolf Schütz, 18 anni
Barthel Schink, 16 anni
Roland Lorent, 24 anni
Peter Hüppeler, 31 anni
Josef Moll, 41 anni
Wilhelm Kratz, 42 anni
Heinrich Kratina, 38 anni
Johann Krausen, 57 anni