Jesteśmy jak żywe kamienie
Twarde niezłomne głazy
Nie spalą nas żadne płomienie
Ogień nie czyni nam skazy
Jesteśmy jak żywe kamienie
Samotne, bezdomne skały
Rzeźbiły nas zimne strumienie
I żarem ziejące upały
Jesteśmy jak żywe kamienie
W sercu szatańskich piramid
W swym łonie jak żywe nasienie
Pieścimy zabójczy dynamit
I na nas jak na opoce
Powstanie gmach wspaniały
Jak jasny piorun w pomroce
Jak pomnik wiecznej chwały
Jesteśmy jak żywe kamienie
Rzucone w przepaść bezdenną
W których goreje marzenie
Że stworzą górę płomienną
Twarde niezłomne głazy
Nie spalą nas żadne płomienie
Ogień nie czyni nam skazy
Jesteśmy jak żywe kamienie
Samotne, bezdomne skały
Rzeźbiły nas zimne strumienie
I żarem ziejące upały
Jesteśmy jak żywe kamienie
W sercu szatańskich piramid
W swym łonie jak żywe nasienie
Pieścimy zabójczy dynamit
I na nas jak na opoce
Powstanie gmach wspaniały
Jak jasny piorun w pomroce
Jak pomnik wiecznej chwały
Jesteśmy jak żywe kamienie
Rzucone w przepaść bezdenną
W których goreje marzenie
Że stworzą górę płomienną
envoyé par Bernart Bartleby - 5/5/2015 - 23:49
Langue: allemand
La versione tedesca di Rudi Windisch, internato nel KZ di Groß-Rosen.
Testo trovato su Volkslieder Archive
Testo trovato su Volkslieder Archive
DIE LEBENDEN STEINE
Wir sind die lebenden Steine
harte und nackte Felsen.
Wir schwitzen bei Sonne und Schlägen
im Steinbruch Mauthausen-Gusen.
Wir sind die lebenden Steine,
obdachlose Steine.
Uns küssen keine Flüsse,
uns tötet verfluchte Hitze
[die mörderische Hitze].
Wir sind die lebenden Steine,
im Schatten der Teufelsfahne.
Im Herzen die schwelende Lunte [schwelt die Lunte]
und täglich mehr Dynamit!
Wir sind die lebenden Steine,
aus der Tiefe der Hölle.
Wir, Sklaven, müssen doch glauben
an Menschen - Menschen und Liebe.
Wir sind die lebenden Steine
harte und nackte Felsen.
Wir schwitzen bei Sonne und Schlägen
im Steinbruch Mauthausen-Gusen.
Wir sind die lebenden Steine,
obdachlose Steine.
Uns küssen keine Flüsse,
uns tötet verfluchte Hitze
[die mörderische Hitze].
Wir sind die lebenden Steine,
im Schatten der Teufelsfahne.
Im Herzen die schwelende Lunte [schwelt die Lunte]
und täglich mehr Dynamit!
Wir sind die lebenden Steine,
aus der Tiefe der Hölle.
Wir, Sklaven, müssen doch glauben
an Menschen - Menschen und Liebe.
envoyé par Bernart Bartleby - 5/5/2015 - 23:57
Langue: italien
- traduzione della versione tedesca a cura di Flavio Poltronieri -
Siamo le pietre vive,
rocce dure e nude,
sudiamo sotto il sole e i colpi
nelle cave di Mauthausen-Gusen.
Siamo le pietre vive,
pietre esposte a tutti i venti,
senza un filo d'acqua per le nostre labbra,
in questo maledetto forno che ci uccide
(il caldo omicida).
Siamo le pietre vive,
all'ombra dello stendardo del diavolo,
in fondo al cuore, una miccia ardente (la miccia brucia)
e ogni giorno, un po' più di dinamite!
Siamo le pietre vive,
del sottosuolo dell'inferno.
Schiavi, crediamo ancora
nell'uomo, nell'umanità e nell'amore.
rocce dure e nude,
sudiamo sotto il sole e i colpi
nelle cave di Mauthausen-Gusen.
Siamo le pietre vive,
pietre esposte a tutti i venti,
senza un filo d'acqua per le nostre labbra,
in questo maledetto forno che ci uccide
(il caldo omicida).
Siamo le pietre vive,
all'ombra dello stendardo del diavolo,
in fondo al cuore, una miccia ardente (la miccia brucia)
e ogni giorno, un po' più di dinamite!
Siamo le pietre vive,
del sottosuolo dell'inferno.
Schiavi, crediamo ancora
nell'uomo, nell'umanità e nell'amore.
envoyé par Flavio Poltronieri - 23/8/2024 - 19:50
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Versi di Włodzimierz Wnuk (1915-1992), scrittore e giornalista polacco, che dal 1939 al 1941 fu internato nei campi nazisti di Stutthof, Sachsenhausen e Mauthausen-Gusen.
Musica composta da Aleksander Kulisiewicz nel 1943, mentre si trovava prigioniero a Sachsenhausen
Nella raccolta intitolata “Pieśni obozowe. Mauthausen/Gusen” pubblicata dalla polacca Veriton (anno non riscontrato).
Poi nel volume con CD “The Undying Flame: Ballads And Songs Of The Holocaust”, a cura di Jerry Silverman.
Gusen è il nome dato a tre dei quarantanove sottocampi del campo di concentramento nazista di Mauthausen, nell’Austria annessa al Terzo Reich. A Gusen I, II e III, costruiti in rapida successione, avevano sede alcune delle fabbriche belliche tedesche più importanti, la Steyr-Daimler-Puch AG e Messerschmitt AG. Gli impianti furono allestiti sotto terra, in un complesso sistema di gallerie lunghe diverse chilometri, tunnel con volte da 10 fino a 15 metri d’altezza interamente scavati dai prigionieri, in condizioni infernali, destinati a crepare come mosche.
Sulla pagina introduttiva a Gusen presente sul sito “Music and The Holocaust” si racconta che nella primavera del 1944 un gruppo di prigionieri italiani costretti in uno dei tanti scavi improvvisamente gettò a terra i picconi e tutti insieme intonarono “Bandiera rossa”... Furono prontamente falciati a colpi di mitragliatrice, e forse per loro fu meglio così che non morire nelle gallerie per il trionfo della Germania nazista.