La carrozza del senato
si trascina coi ruffiani
sulle lapidi lisciate
dal baciamoci le mani
il pudore delegato
annusa l'aria soddisfatto
si accarezza il sottopancia
non contempla la sconfitta
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
Alla fame stan cucendo
la ferita della bocca
la questione dritta in faccia
qui si guarda e non si tocca
stanno attenti che l'orgoglio
trovi posto in gradinata
abbia buoni generali
non si complichi la vita
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
I cecchini sul giornale
quando scostano le tende
ci rivelano feroci
che il mafioso è il sottostante
il padrone che li assolve
ha buon cuore per gli amici
compra bene e con profitto
fallimenti e cicatrici
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
Se una volta i Cavalieri
li chiamarono collusi
sotto sotto ci trovammo
a contemplarli da invidiosi
e a Gennaio come ogni anno
ci puliamo forte i denti
per mangiarci quel che resta
della salma di un perdente
Tu, tu prenditi l'amore e non chiederlo più
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
e non chiederlo più
si trascina coi ruffiani
sulle lapidi lisciate
dal baciamoci le mani
il pudore delegato
annusa l'aria soddisfatto
si accarezza il sottopancia
non contempla la sconfitta
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
Alla fame stan cucendo
la ferita della bocca
la questione dritta in faccia
qui si guarda e non si tocca
stanno attenti che l'orgoglio
trovi posto in gradinata
abbia buoni generali
non si complichi la vita
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
I cecchini sul giornale
quando scostano le tende
ci rivelano feroci
che il mafioso è il sottostante
il padrone che li assolve
ha buon cuore per gli amici
compra bene e con profitto
fallimenti e cicatrici
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
Se una volta i Cavalieri
li chiamarono collusi
sotto sotto ci trovammo
a contemplarli da invidiosi
e a Gennaio come ogni anno
ci puliamo forte i denti
per mangiarci quel che resta
della salma di un perdente
Tu, tu prenditi l'amore e non chiederlo più
Tu, tu prenditi l'amore che vuoi
e non chiederlo più
envoyé par adriana - 3/4/2015 - 09:29
×
Album :Tu prenditi l'amore che vuoi e non chiederlo più
Io so che questa lunga canzone è racconto di pupari, ladri, cantastorie, travestiti innamorati di Cristo e saltimbanchi della barricata. Un'invettiva di cenci intrecciata ai nomi di chi un nome non ce l'ha, non ha appartenenza né ingaggio, prestazione o valore di scambio. Tessuto di esistenze abusive e ferocemente viventi che, a differenza dell'uomo civilizzato, si mescolano a faccende d'impiccati rifiutando il commercio della corda. Canzone d'amore, sottratta a debito e colpa, che non chiede permesso d'esser cantata.”