Questa è la storia
di uno di noi
anche lui nato per caso in via Rock
là alle Minime di Rovezzano
gente tranquilla che rapinava
là dove spaccian l'erba ora c'è
una città
e quella gente
è tutta al verde ormai,
che mangerà?
Questo ragazzo della via Rock
spesso faceva a mazzate con me
ma un giorno disse
“Vado in città”,
pistola in tasca lui lo diceva
io gli domando, “Amico,
non sei contento
che vai a farti una banca in città?
Là troverai i quattrini che non hai avuto qui,
ché qui al massimo c'è i' Barrino
e l'ufficio postale.”
“Mio caro amico”, disse
“qui sono nato,
e qui alle Minime
ho imparato a rubare.
Ma come fai a non capire
che è una fortuna per voi che restate
a pestar merde e siringhe nei prati
mentre là in centro proprio non ci sento.
Ma verrà un giorno che ritornerò
ancora qui
a Rovezzano pigliando i' treno
che fischia così
wa wa! (ffanculoo....!)
Passano gli anni
ma otto son lunghi
però quel ragazzo ne ha fatta di strada
ben otto anni nella sua prima casa,
sì, ma una casa circondariale.
Torna e non trova gli amici che aveva,
perché anche loro
stanno in galera.
Dove spacciavan l'erba ora, eh,
spacciano il crack
e quella gente è sempre al verde, sai,
che mangerà?
Eh va va va (ffanculooooo...!)
eeh
non so, non so
perché continua
a piover dentro le case
mentre spacciano l'erba
'ste case di merda
che vanno in rovina,
si spaccia eroina
eh no
se si va avanti così
chissà
ci s'incazzerà,
chissà...
di uno di noi
anche lui nato per caso in via Rock
là alle Minime di Rovezzano
gente tranquilla che rapinava
là dove spaccian l'erba ora c'è
una città
e quella gente
è tutta al verde ormai,
che mangerà?
Questo ragazzo della via Rock
spesso faceva a mazzate con me
ma un giorno disse
“Vado in città”,
pistola in tasca lui lo diceva
io gli domando, “Amico,
non sei contento
che vai a farti una banca in città?
Là troverai i quattrini che non hai avuto qui,
ché qui al massimo c'è i' Barrino
e l'ufficio postale.”
“Mio caro amico”, disse
“qui sono nato,
e qui alle Minime
ho imparato a rubare.
Ma come fai a non capire
che è una fortuna per voi che restate
a pestar merde e siringhe nei prati
mentre là in centro proprio non ci sento.
Ma verrà un giorno che ritornerò
ancora qui
a Rovezzano pigliando i' treno
che fischia così
wa wa! (ffanculoo....!)
Passano gli anni
ma otto son lunghi
però quel ragazzo ne ha fatta di strada
ben otto anni nella sua prima casa,
sì, ma una casa circondariale.
Torna e non trova gli amici che aveva,
perché anche loro
stanno in galera.
Dove spacciavan l'erba ora, eh,
spacciano il crack
e quella gente è sempre al verde, sai,
che mangerà?
Eh va va va (ffanculooooo...!)
eeh
non so, non so
perché continua
a piover dentro le case
mentre spacciano l'erba
'ste case di merda
che vanno in rovina,
si spaccia eroina
eh no
se si va avanti così
chissà
ci s'incazzerà,
chissà...
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Scritta da Riccardo Venturi
Sull'aria de Il ragazzo della via Gluck di Celentano
Non c'è alcun dubbio che Il ragazzo della via Gluck, che ha trovato il suo spazio nelle CCG, sia una canzone che, a modo suo, parla di proletariato urbano e di immigrazione. E' la Milano degli anni '50 quella che si ha davanti agli occhi in quella canzone di un figlio di immigrati meridionali (“Celentano” non è senz'altro un cognome puro meneghino). Ora però vorrei presentarvi un bel quartierino di Firenze, che esiste ancora e che si formò, giustappunto, negli anni '50: le Case Minime di Rovezzano. Intanto ve lo presento con un bel rap:
Ne sono, casualmente, appena tornato. Perché, a differenza della via Gluck milanese che sembra essere diventata una strada quasi fighetta ed è ormai inglobata nella città, le Case Minime, in quest'anno di grazia 2015, sono rimaste tutt'altro che fighette. E' considerato all'unanimità come il Bronx di Firenze, con un tasso di occupazione di case che sfiora l'80% e una componente sociale che, attualmente, è formata in gran parte da immigrati. Gli antichi immigrati meridionali, e gli odierni immigrati dall'Africa, dalla Romania, dal Maghreb. E dai superstiti fiorentini “out”, proletari e sottoproletari, tra spacci, operazioni di polizia (celebre l'occupazione militare del 28 settembre 1998, detta “Operazione Apache”, della quale porto orgogliosamente una maglietta commemorativa regalatami da un ragazzo del quartiere).
Un quartiere però capace di cacciarla via parecchie volte, la polizia, nella sua storia. Un quartiere che non sono riusciti ancora a ammazzare. Un posticino dove stare un po' attenti, e per nulla romantico; ma anche un luogo dove l'unico punto di aggregazione sono i' Barrino nominato in questa cosetta che ho scritto modificando un po' la famosa canzone di Celentano, gestito direttamente in cooperativa dagli abitanti e protagonista di due o tre omicidi (nelle immediate vicinanze si è svolta anche l'unica pubblica esecuzione a revolverate di un pregiudicato, in mezzo di strada, in tempi recenti a Firenze), e un curioso luogo che frequento assiduamente pur abitando dall'altra parte della città e di cui sono militante attivo, detto Collettivo del Fondo Comunista (è il posto che si vede nella prima immagine del video di prima).
Questa canzoncina si chiama Il ragazzo della via Rock perché le Case Minime si affacciano tutte su una lunga strada di periferia che si chiama Via di Rocca Tedalda (da un antico castello che si vede sulle colline circostanti). Quelle più antiche sono in mattoni rossi, quelle più recenti sono invece pitturate in giallo. Dietro, giardini spelacchiati, cortili, murales, piazzette ammattonate, torme di ragazzini e ragazzine di ogni razza e colore, adolescenti incinte, ragazzacci tatuati, storie strane, storie terribili, storie bellissime e coscienze a volte ancora non sopite. Codici molto, molto diversi. E la minaccia sempre incombente di sgomberi, deportazioni, manu militari. Io stesso, uscendo una notte da solo dal Fondo dove mi ero attardato, ho dovuto sperimentare un bel blocco panciatterra della DIGOS con prelevamento in Qvestvra. La ferrovia c'è, perché ci passa proprio nel mezzo; ma altro che amico treno. Vi farei vedere la stazione di Rovezzano verso le undici la sera, così per dire. Ma vi farei vedere anche come la hanno dipinta i ragazzi del quartiere. Ogni tanto passano quelli del Comune a cancellare tutto, e loro la ridipingono in due giorni.
La storia che qui presento è, senz'altro, una notevole presa di culo alla canzone di Celentano. Ma è anche una storia pressoché standard delle Minime. Un paio delle persone che più frequento in quel posto hanno sul groppone anni di galera per banda armata e rapina a mano armata, poi c'è un ex tossicodipendente che ora fa il manovale e il rapper, un ragazzo di due metri e due centimetri di statura che gioca a rugby (il rugby è lo sport nazionale delle Minime), una ragazzina che è infilata in tutte le realtà antagoniste fiorentine, un'altra ragazzina che studia la lingua Mapuche, un bizzarro medico pediatra che cura a gratis i bambini Rom e altra gente del genere. Sono le persone che più amo, ed alle quali dedico questa cosa assieme a tutte le Minime, cui voglio un bene folle. [RV]