אמונה שבליבי,
באהבה ללא גבולות,
בצדק אשר בקרבי
ובתקוות הכי גדולות
ובמוסר שבליבי
הרם מכל העלילות -
היום אני נשבע.
גם אם ארוך מסע הפרך
ואם רבים כושלים אחור,
ביחד נמשיך ללכת
בדרך אל האור.
ובקומי ובלכתי
קורא שלום במלחמה
מול השומעים זעקתי,
מול כל המבקשים דמה,
עם אלה ההולכים אתי
בין אגרופי המשטמה
היום אני נשבע
גם אם ארוך מסע הפרך
ואם רבים כושלים אחור,
ביחד נמשיך ללכת
בדרך אל האור.
ובחיי ובמותי,
בייסורי המלחמות
והקברים באדמתי
ואזכרת הנשמות
ובני ביתך ובני ביתי
בין רסיסי החלומות
היום אני נשבע.
גם אם ארוך מסע הפרך
ואם רבים כושלים אחור,
ביחד נמשיך ללכת
בדרך אל האור.
באהבה ללא גבולות,
בצדק אשר בקרבי
ובתקוות הכי גדולות
ובמוסר שבליבי
הרם מכל העלילות -
היום אני נשבע.
גם אם ארוך מסע הפרך
ואם רבים כושלים אחור,
ביחד נמשיך ללכת
בדרך אל האור.
ובקומי ובלכתי
קורא שלום במלחמה
מול השומעים זעקתי,
מול כל המבקשים דמה,
עם אלה ההולכים אתי
בין אגרופי המשטמה
היום אני נשבע
גם אם ארוך מסע הפרך
ואם רבים כושלים אחור,
ביחד נמשיך ללכת
בדרך אל האור.
ובחיי ובמותי,
בייסורי המלחמות
והקברים באדמתי
ואזכרת הנשמות
ובני ביתך ובני ביתי
בין רסיסי החלומות
היום אני נשבע.
גם אם ארוך מסע הפרך
ואם רבים כושלים אחור,
ביחד נמשיך ללכת
בדרך אל האור.
envoyé par Riccardo Venturi - 18/2/2015 - 23:23
Langue: hébreu
Trascrizione del testo in caratteri latini.
Come per altre trascrizioni dall'ebraico presenti in questo sito, questa tenta di rendere l'originale servendosi di grafemi internazionali; gli accenti tonici sono indicati. Si avverte della particolare e tipica "erre moscia" dell'ebraico, per cui la "r" si pronuncia in modo ancora più uvulare del francese. [RV]
BADEREKH EL HAOR
Baemunà shebelìbi
baahavà lelò gvulòt
batsèdek ashèr bekìrbi
uvatikvòt hakhì gdolòt
uvamusàr shebenàfshi
haràm mikòk ha'alilòt
hayòm anì nishbà'.
Gam im aròkh masà' hadèrekh
veìm rabìm koshlìm akhòr
beyàkhad nàmshikh lalèkhet
badèrekh el haòr.
Uvekumì uvelekhtì
korèy shalòm bamilkhamà
mul hashom'ìm za'akatì
mul kol hamevakshìm damà
'im eylè haholkhìm itì
beyn egrofèy hamastemà
hayòm anì nisbà'.
Gam im aròkh masà' hadèrekh
veìm rabìm koshlìm akhòr
beyàkhad nàmshikh lalèkhet
badèrekh el haòr.
Uvekhayày uvemotì
beyisurèy hamilkhamòt
vehakvarìm be'admatì
ve'azkaràt haneshamòt
uvnèy beìtkha uvnèy beytì
beyn resisèy hakhalomòt
hayòm anì nisbà'.
Gam im aròkh masà' hadèrekh
veìm rabìm koshlìm akhòr
beyàkhad nàmshikh lalèkhet
badèrekh el haòr.
Baemunà shebelìbi
baahavà lelò gvulòt
batsèdek ashèr bekìrbi
uvatikvòt hakhì gdolòt
uvamusàr shebenàfshi
haràm mikòk ha'alilòt
hayòm anì nishbà'.
Gam im aròkh masà' hadèrekh
veìm rabìm koshlìm akhòr
beyàkhad nàmshikh lalèkhet
badèrekh el haòr.
Uvekumì uvelekhtì
korèy shalòm bamilkhamà
mul hashom'ìm za'akatì
mul kol hamevakshìm damà
'im eylè haholkhìm itì
beyn egrofèy hamastemà
hayòm anì nisbà'.
Gam im aròkh masà' hadèrekh
veìm rabìm koshlìm akhòr
beyàkhad nàmshikh lalèkhet
badèrekh el haòr.
Uvekhayày uvemotì
beyisurèy hamilkhamòt
vehakvarìm be'admatì
ve'azkaràt haneshamòt
uvnèy beìtkha uvnèy beytì
beyn resisèy hakhalomòt
hayòm anì nisbà'.
Gam im aròkh masà' hadèrekh
veìm rabìm koshlìm akhòr
beyàkhad nàmshikh lalèkhet
badèrekh el haòr.
envoyé par Riccardo Venturi - 19/2/2015 - 01:01
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
19 febbraio 2015
19 febbraio 2015
SULLA STRADA VERSO LA LUCE
Con nel mio cuore la fede
in un amore che non conosce confini,
nella giustizia che ho nell'anima
e nelle più grandi speranze,
e con la legge morale che ho in me,
che è più alta di ogni fatto terreno
oggi io giuro:
Anche se è lungo l'arduo sentiero
e se molti falliscono e cadono,
noi oggi proseguiremo
sulla strada verso la luce.
E quando mi alzo e vo per la mia strada
chiamo la pace in mezzo alla guerra
per chi udirà il mio grido
e per chi vuole metterlo a tacere.
Assieme a chi marcia assieme a me
in mezzo ai pugni dell'odio
oggi io giuro:
Anche se è lungo l'arduo sentiero
e se molti falliscono e cadono,
noi oggi proseguiremo
sulla strada verso la luce.
Nella mia vita e nella mia morte,
nella sofferenza della guerra,
sulle tombe della mia terra
e nel ricordo delle anime defunte,
per i membri della tua e della mia famiglia
in mezzo ai miei sogni fatti a pezzi
oggi io giuro:
Anche se è lungo l'arduo sentiero
e se molti falliscono e cadono,
noi oggi proseguiremo
sulla strada verso la luce.
Con nel mio cuore la fede
in un amore che non conosce confini,
nella giustizia che ho nell'anima
e nelle più grandi speranze,
e con la legge morale che ho in me,
che è più alta di ogni fatto terreno
oggi io giuro:
Anche se è lungo l'arduo sentiero
e se molti falliscono e cadono,
noi oggi proseguiremo
sulla strada verso la luce.
E quando mi alzo e vo per la mia strada
chiamo la pace in mezzo alla guerra
per chi udirà il mio grido
e per chi vuole metterlo a tacere.
Assieme a chi marcia assieme a me
in mezzo ai pugni dell'odio
oggi io giuro:
Anche se è lungo l'arduo sentiero
e se molti falliscono e cadono,
noi oggi proseguiremo
sulla strada verso la luce.
Nella mia vita e nella mia morte,
nella sofferenza della guerra,
sulle tombe della mia terra
e nel ricordo delle anime defunte,
per i membri della tua e della mia famiglia
in mezzo ai miei sogni fatti a pezzi
oggi io giuro:
Anche se è lungo l'arduo sentiero
e se molti falliscono e cadono,
noi oggi proseguiremo
sulla strada verso la luce.
Grazie Riccardo,
una bella canzone per una storia che non conoscevo affatto, entrambe sepolte sotto la gigantesca massa d'odio che anche in questi giorni incombe sul genere umano.
una bella canzone per una storia che non conoscevo affatto, entrambe sepolte sotto la gigantesca massa d'odio che anche in questi giorni incombe sul genere umano.
Bernart Bartleby - 19/2/2015 - 08:55
A dire il vero, fino a ieri non conoscevo neppure io la storia di Emil Grunzweig. Fa parte di questo mio attuale tentativo di recuperare un po' la storia e le vicende del pacifismo israeliano, pur con tutte le sue terrificanti contraddizioni, incertezze, cadute e, va detto, tendenze all'unilateralità senza arrivare mai al nocciolo del problema, che è lo "stato di Israele" stesso. "Peace Now", contrariamente a quanto ho detto nell'introduzione, esiste ancora nonostante la sua vita grama: qui ad esempio il suo sito ufficiale, e viene un po' da pensare ad un movimento che si chiama "pace subito" e che esiste da quarant'anni o giù di lì: uno strano concetto del "subito". Attualmente sembra fautore strenuo della "soluzione dei due stati" (quando la soluzione reale sarebbe quella di nessuno "stato"), che corrisponde più o meno a quella internazionale e che si trova, naturalmente, in fase di eterno stallo tra guerre, attentati e raid. Va detto comunque che "Peace Now" si oppone tuttora alla formazione di nuove colonie nei Territori e continua a promuovere "iniziative di pace", ma con scarsissimo seguito: nella fase attuale, è purtroppo assolutamente logico. Nel sito è presente anche una sezione dedicata a Emil Grunzweig (è da lì che ho tratto la foto principale di questa pagina), dalla quale si apprendono nuovi particolari sulla manifestazione del 10 febbraio 1983 a Gerusalemme. Particolarmente interessante quello del contesto stesso della manifestazione, che era circondata da una folla ostile. Riporto integralmente il breve testo in inglese: "Emil Grunzweig, a key activist in Peace Now, was murdered on February 10, 1983 during a demonstration that set out from Zion Square and moved towards Prime Ministers' Office in Jerusalem. At this demonstration, Peace Now demanded from Menachem Begin, then Prime Minister, to adopt the Kahan Committee's recommendations. The committee (which investigated the Sabra and Shatila transgressions) had criticized the Prime Minister, the Minister of Foreign Affairs and the Chief of Staff, but did not find them fully responsibility for their deeds. On the other hand, it did demand the dismissal of the Minister of Defense and two officers that were responsible for the massacre. Because Begin did not immediately declare endorsement of the recommendations – Peace Now decided to hold a demonstration. The demonstration that was surrounded by a right-wing, hostile and violent crowd, moved towards the Prime Minister's Office among shouting, cursing, pushing and hitting. Emil Grunzweig was murdered by a grenade thrown by Yona Avrushmi, a right-wing activist. Emil Grunzweig was murdered as a result of a wild incitement from the right." Resta, comunque, il fatto di anni in cui in Israele esisteva un'opposizione reale; credo che, al giorno d'oggi, non se ne possa quasi più parlare -a parte alcune "sacche" sempre più sparute e in dissoluzione. La stessa Peace Now è attualmente un'organizzazione uniformatasi all'ambiguità di tutto il pacifismo israeliano, costantemente incapace di prendere posizioni nette. Certo, una bella canzone, senz'altro; anche Yitzhak Rabin, del resto, fu assassinato mentre cantava una canzone di pace.
Riccardo Venturi - 19/2/2015 - 14:11
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[1989]
מילים: חיים חפר
לחן: קובי אושרת
קיים ביצוע נוסף לשיר זה
Testo di Chaim Khefer
Musica di Kobi Oshrat
Album: שלושים שנים דודאים (The Dudaim 30th Anniversary)
di Riccardo Venturi
Questa canzone fu scritta diversi anni dopo gli avvenimenti, quando il principale movimento pacifista israeliano, noto internazionalmente come Peace Now (in ebraico si chiamava Shalom 'Akhshav), era già morto e sepolto con la prima Intifada. Forse il suo atto di morte fu proprio la manifestazione che si tenne a Gerusalemme la sera del 10 febbraio 1983, e durante la quale trovò la morte l'attivista e militante pacifista Emil Grunzweig.
Emil Grunzweig (in ebraico: אמיל גרינצווייג, traslitterato Emil Grintsveyg, da cui anche la traslitterazione Emil Greenzweig) era un insegnante e attivista pacifista di estrema sinistra. Era nato a Cluj-Napoca, in Romania, il 1° dicembre 1947, da Olga e Shmuel Grunzweig; i genitori erano stati entrambi deportati a Auschwitz, da dove erano sopravvissuti. Coi genitori e il fratello Eliezer, Emil emigrò prima in Francia e poi, per un periodo, in Brasile; il padre, Shmuel, era morto in Francia nel 1963. Nello stesso anno, la madre e i due fratelli emigrarono finalmente in Israele, dove si stabilirono a Haifa; là Emil frequentò il liceo. Dopo il diploma, Emil fu chiamato a svolgere il servizio militare obbligatorio in una unità Nahal presso il kibbutz Revivim, nel deserto del Negev; avendo svolto formazione di paracadutista nella Tsahal, si fece tutte le guerre possibili e immaginabili: quella dei Sei Giorni nel 1967, quella dello Yom Kippur del 1973 e quella in Libano nel 1982. Fu esattamente facendosi tutte queste guerre, che Emil Grunzweig divenne un attivista pacifista.
Congedato dall'esercito, si stabilì a Revivim, dove lavorò come operaio agricolo; nel contempo si era iscritto all'Università di Gerusalemme, dove studiava matematica e filosofia; la matematica la insegnava pure, al liceo Maaleh haBesor del kibbutz Magen, dove svolgeva anche attività sociali e teneva progetti educativi compresi dei “giochi di ruolo” basati sul conflitto palestinese-israeliano e corsi sui rapporti tra le religioni e lo stato. Laureatosi a Gerusalemme, lavorò al Van Leer Jerusalem Institute, dove organizzò campi estivi per promuovere la comprensione tra i giovani israeliani e palestinesi.
Emil Grunzweig si era sposato con Einat Ornan, e la coppia aveva avuto una bambina, Niva, che aveva solo quattro anni quando Emil fu ucciso nel 1983; al tempo dei fatti, però, Emil si era già separato dalla moglie e aveva una nuova compagna, Ada Oren.
Ai funerali di Emil Grunzweig parteciparono, come riportò persino il New York Times, migliaia di persone; a suo nome fu poco dopo intitolato un istituto che avrebbe dovuto promuovere la pace e la democrazia. Fu scritta anche questa canzone, dal popolarissimo duo dei Dudaim (“I Due Zii” in ebraico, lingua che ha il numero duale), musicata in forma di danza (tant'è che è nota anche come מכול לשלום, Makhol lashalom, “Danza per la pace”). Tutte gran belle cose; ma quel che resta, adesso, è il nulla. E la guerra, naturalmente. Sui “pacifisti israeliani” attuali è meglio stendere un velo pietoso, dalla cantante Noa a intellettuali e scrittori vari, come l'ineffabile David Grossmann o Amos 'Oz. Pacifisti finché non c'è da annientare Gaza e sterminare i bambini con le bombe a grappolo; allora il pacifismo scompare come per miracolo. E, forse, tutto questo forma la terribile ambiguità di fondo della “pax israëliana”. Una canzone come questa, comunque, ha il merito di riportare a periodi in cui la volontà di pace, in Israele, aveva voci meno ambigue e che venivano messe a tacere con la violenza, a cura di estremisti di destra che, attualmente, sono visti da molti come “eroi”, gli eroi della morte, delle chiusure, dei muri. Una canzone che vorremmo dedicare sentitamente al primo ministro israeliano, Bibi Nethanyahu; quello che, dopo i recenti attentati “jihadisti” di Copenaghen, ha invitato gli ebrei europei a “emigrare in Israele”. Beh, anche Emil Grunzweig era un ebreo europeo emigrato in Israele. Con tanto di genitori deportati dai nazisti e scampati alla Shoah. E' stato ammazzato da una bomba lanciata in mezzo a una manifestazione per la pace, “Pace Subito”, da un fascista israeliano; come si può vedere, non è che "emigrare in Israele" tenga per forza al riparo gli ebrei dal morire ammazzati da altri ebrei. Come Yitzhak Rabin, del resto; e la pace non è arrivata, né subito e né mai. Molti anni fa, c'erano alcuni israeliani che ci credevano e che lottavano davvero per essa; qualcuno ha pagato con la vita questa scelta. La strada verso la luce è solo per loro, circondati com'erano, e come sono, dalle tenebre.