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Io tu loro noi

Peppe Voltarelli
Langue: italien


Peppe Voltarelli

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[2014]
Testo e musica di Peppe Voltarelli
Lyrics and music by Peppe Voltarelli
Album: Lamentarsi come ipotesi



L'amore al tempo del disastro
di Riccardo Venturi

Questo sito dà il benvenuto a Peppe Voltarelli; e ce n'è voluto di tempo, lo so, dopo una promessa.

Peppe Voltarelli.
Peppe Voltarelli.


Dovrei dire, in primo luogo, come ho conosciuto Peppe Voltarelli; mi tocca, invece, raccontare brevemente come Peppe Voltarelli ha conosciuto me. Non è né una barzelletta, né una trombonata gratuita. Lui, Peppe Voltarelli, calabrese della Sibaritide che canta in una sua canzone, emigrante, giramondo, percorri-continenti, musicista e cantautore già ampiamente affermato (è stato membro e leader del Parto delle Nuvole Pesanti), una sera mi si avvicina, con quella sua eterna faccia da ragazzo calabrese che ha visto di tutto o quasi (faccia divertente e disperata, da ragazzo e da vecchio al tempo stesso), in una serata al CPA dove è arrivato a sentire Daniele Sepe, quasi timidamente. Dicendomi di "avermi riconosciuto", che "mi ammirava molto" per via proprio di quel che faccio qua dentro, in questo sito, e porgendomi, con gesto attualmente inusuale, un biglietto da visita. Sono, per me, di quelle cose, e di quei gesti squisiti e umili da parte di una persona in confronto alla quale io sono meno che niente, che mi fanno, ancor prima di entrare in contatto con musica e parole, volere un bene istintivo e immediato.

Ci siamo rivisti pochi mesi dopo, io e Peppe Voltarelli, al Cuore della Rivolta di Fosdinovo, nel novembrino agosto dello scorso anno, dove era stato invitato per un concerto. Nel 2014 Peppe Voltarelli ha pubblicato un album di canzoni che, nel famoso paese normale, sarebbe dovuto stare in cima alle classifiche di vendita per intelligenza, qualità e bellezza; invece Peppe girava, come un pivellino alle prime canzoni, col suo bravo pacco di cd, la chitarra da globetrotter scafato e i suoi eterni bigliettini da visita. Sempre gentile, con la sua aria dimessa e ironica, pronto a far baldoria insieme a tutti dopo i concerti e prestandosi a far da spalla suonando persino gli improbabili "strumenti" distribuiti da Paolo Ciarchi. Vedendomi, come sempre, senza un soldo, è stato lui di persona a regalarmi il suo album di canzoni, Lamentarsi come ipotesi, dal quale traggo questa stupefacente, sontuosa, durissima canzon d'amore e di roca voce.

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Di questo album, altre ce ne saranno di canzoni, a partire dalla prima dove si parla di un paese senza pace e senza guerra o di un'altra dove si parla di un monumento; ma ho scelto proprio questa per iniziare. L'amore al tempo del disastro, ho voluto intitolare questa introduzione; una canzone d'amore, sì, ma d'amore condizionato dal disastro e dalla durezza di questi tempi, tra speranze quasi impossibili appese a progetti futuri di chissà quale natura, folle cattive di arrivisti e invadenti (e di stupidi, aggiungo) e fotografie reali e spietate di quella che è la vita di tutti: il martellante ritornello che ci definisce, un presente oneroso / un passato penoso / un futuro di povertà.

Emigrazione, allontanamenti: cose che Peppe Voltarelli ha vissuto da sempre, e che ha stampate sulla quella sua faccia che non ha perso però nulla del meravigliarsi costante. Il contrasto tra le condivisioni ricercate e, a volte, trovate nel sentire comune e nell'unione (i capisaldi della perduta, o distrutta, coscienza di classe) e le separazioni imposte dagli eventi e dalla situazione. Una canzone d'amore tutt'altro che consolatrice: il nostro amore è sì più grande, è sempre più grande; finché non ci si ritrova inesorabilmente lontani, inseguendo un lavoro, un modo di sopravvivere, un modo di riuscire un po' a sortire dalla macchina che schiaccia.

Una canzone inusuale, indefinibile. E di una terribile profondità dentro, di quelle che fanno identificare. Col suo ritmo coinvolgente e démodé, trasformato dal regista John Cardiff in una specie di western che dice molto, a pensarci bene. Benvenuto a Peppe Voltarelli, cominciando a mantenere quella promessa fattagli a Fosdinovo. E benvenuti a tutti coloro che cominceranno a conoscerlo da qui. [RV]
Io, nella notte cammino,
La mattina mi stringo al cuscino,
Poi, all'improvviso mi lancio in un sonno profondo,
La mia fuga dentro il letargo.
Tu, all'orizzonte una luce,
Vento fresco che arriva e seduce
Io, posso alzarmi ridendo, cadendo, in crescendo,
Ad un progetto futuro mi appendo.
Condivisioni, è il sentire comune, l'unione
Separazioni, è un copione già scritto un diritto
Un presente oneroso, un passato penoso,
Un futuro di povertà.

Io tu loro noi
La nostra vita è un disastro, lo sai
Io tu loro noi
Il nostro amore è piu grande, vedrai.

Noi, siamo pochi, siam vénti,
A volte siamo contenti
Noi, siamo felici,
Noi siamo gli amici
Loro, un gruppo informe di gente,
Una folla cattiva
Di arrivisti e invadenti.
Condivisioni, è il sentire comune, l'unione
Separazioni, è un copione già scritto, un diritto
Un presente oneroso, un passato penoso,
Un futuro di povertà.

Io tu loro noi
La nostra vita è un disastro, lo sai
Io tu loro noi
Il nostro amore è piu grande, vedrai.

Sì, se mi impegno ci credo, lo sento
Sul domani rapace mi avvento
Tu, che ci svendi, ti stendi,
Nello sforzo, stremata, ti arrendi
Condivisioni, è il sentire comune, l'unione
Separazioni, è un copione già scritto, un diritto
Un presente oneroso, un passato penoso,
Un futuro di povertà.

Io tu loro noi
La nostra vita è un disastro, lo sai
Il nostro amore è lontano, oramai.
Io tu loro noi
Il nostro amore è piu grande, vedrai.

envoyé par Riccardo Venturi - 25/1/2015 - 19:44


Per chi fosse interessato vorrei consigliare l'ascolto del terzo disco del "Parto Delle Nuvole Pesanti" uscito nel 1997 dal titolo eloquente "4 Battute di Povertà", l'unico del gruppo con testi interamente scritti da Peppe (a parte le riprese di "Riturnella" e "L'Avventura", per altro interpretate benissimo), ma anche i precedenti "Alisifare" e "Pristafora" contengono alcune canzoni molto coinvolgenti.

Flavio Poltronieri - 25/1/2015 - 22:02




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