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Langue: arménien


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Nazei Oror
[1894-96]
Versi di Avetis Aharonian / Աւետիս Ահարոնեան (1899-1948), scrittore e poeta armeno, militante rivoluzionario e figura di spicco del Movimento di Liberazione armeno.



Una poesia in forma di ninna nanna scritta da Aharonian ai tempi del primo massacro degli armeni, quello avvenuto alla fine dell’800 per mano del sultano ottomano Abdul Hamid II. All’epoca gli armeni nell’impero ottomano erano circa 2 milioni e, sostenuti dalla Russia, avanzavano pretese autonomiste. Il governo, dal canto suo, osteggiava l’ingerenza russa ed era andato instillando ed alimentando l’odio anti-armeno in altre etnie presenti nella regione, in primis quella curda. Sicchè quando gli armeni si rivoltarono contro la feroce imposizione fiscale ottomana e le angherie dei curdi la reazione fu feroce: centinaia di migliaia di morti.
E non fu che l’inizio. I “Giovani Turchi” furono responsabili di un massacro di proporzioni ancora maggiori, iniziato nel 1915 e protrattosi per alcuni anni, che generò la cosiddetta diaspora armena nel mondo.



Avetis Aharonian era originario di Surmalu, nel governatorato di Erevan, allora sotto dominio russo, e accolse e diede assistenza ai profughi armeni che fuggivano dai pogrom che 1894-96 avvenivano nel confinante territorio ottomano. Scrisse questa poesia ascoltando il lamento di una giovane madre (di nome Nazi) fuggita ai massacri insieme al suo piccolo.
Քնի'ր, իմ բալիկ, օրոր իշ արա,
Դու լաց մի լինիր, ես եմ շատ եմ լացել:

Կույր կըռունկները սուգ ու շիվանով,
Մեր սև երկնքով եկան, անց կացան,
Աˉխ, մեր լեռներում նրանք կուրացան,
Դու լաց մի' լինիր, ես շաˉտ եմ լացել:

Հողմն է հեծեծում սև անտառներում,
Անտեր մեռելի սուգն է այն, բալիկ,
Անտեր ու անթաղ մեռելները շատ...
Դու լաց մի' լինիր, ես շատ եմ լացել:

Քարավանն անցավ, բարձած արցունքով,
Սև անապատում ծունկ չոքեց, մնաց,
Այն մեր աշխարհի վիշտն ու արցունքն է,
Դու լաց մի' լինիր, ես շատ եմ լացել:

Գայլերն են ոռնում հեռու դաշտերում,
Մի' վախեր, բալիկ, քնիր,սուս արա,
Մարդի ձայն չկա, ոչ շունչը թունոտ,
Դու լաց մի լինիր, ես շատ եմ լացել:

Դալուկ շրթունքիդ իմ կաթը սառեց,
Գիտեմ, այն դառն է, չես ուզում, բալիկ,
Աˉխ, վշտիս թույնն է քամվել նրա մեջ,
Կուրծքս ցավոտ է, ես շաˉտ եմ լացել:

envoyé par Bernart Bartleby - 19/1/2015 - 11:58



Langue: anglais

Traduzione inglese trovata su Armenian House
THE LULLABY OF NAZI.

OH, sleep, my little one; oh, sleep once more!
Thou need’st not weep, for I have wept full sore.

The blind wild geese flew, screaming mournfully,
Across our heavens black, o’er vale and hill.
Blinded they were among our mountains high!
Thou need’st not weep, for I have wept my fill.

The gale is moaning in the forests dark;
’Tis the lament of homeless corpses chill.
Ah, many and many a corpse unburied lies!
Thou need’st not weep, for I have wept my fill.

Laden with tears, the caravan passed by,
Knelt in the forest black, and stays there still.
It was our land’s calamities and woes!
Thou need’st not weep, for I have wept my fill.

Beads have I strung and on thy cradle bound,
To guard thee from the foeman’s evil eye.
Oh, sleep and grow, my little one, make haste!
Thou need’st not weep; my tears were seldom dry.

My milk has frozen on thy pallid lips;
’Tis bitter, and thou dost not want it more;
With it is mixed the poison of my grief.
Thou need’st not weep, for I have wept full sore.

Oh, with my milk drink in my black grief too!
Let it black vengeance in thy soul instill!
Shoot up, my darling, grow to stature tall!
Thou need’st not weep, for I have wept my fill.

envoyé par Bernart Bartleby - 19/1/2015 - 11:59


Il testo italiano riferito da Antonia Arslan nel suo romanzo “La strada di Smirne”, riportato qui a commento della canzone Deir Ez-Zor di Lucia Moon, è abbastanza simile ma non identico a questo, Inoltre mi pare che il preciso riferimento a Deir Ez-Zor, la Auschwitz armena, dati quella ninna nanna all’epoca del secondo massacro armeno del 1915-16.

Stiamo marciando verso Deir ez-Zor piangendo,
nel mezzo del fuoco, nel dolore.
Non c'è speranza, non una luce.
Canto una ninna nanna al mio bambino.
Io la canto e lui dorme.
Dormi dormi dormi,
non pensare che la strada è lunga
e il tuo cuore innocente non sarà turbato.
Noi siamo esiliate, non abbiamo una casa,
siamo deportate, non abbiamo un luogo,
non abbiamo nemmeno Dio a giudicare.
La nostra pena è senza fine.
Hai pianto e sei sfinito.
Goccia a goccia ti sei disseccato
succhiando il mio seno asciutto.
La tua anima giusta era turbata,
eri stanco, stanco di piangere.
Goccia a goccia te ne sei andato.
Non ho più latte da darti,
solo sangue esce dai miei occhi.

Bernart Bartleby - 19/1/2015 - 12:01




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