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Ítaca

Lluís Llach
Language: Catalan


Lluís Llach

List of versions


Related Songs

Nostos
(Vinicio Capossela)
Abril '74
(Lluís Llach)
Et deixo un pont de mar blava
(Lluís Llach)


(1975)
dall'album Viatge a Ítaca

Testo (I) tratto da Itaca (Ιθάκη), poesia di Konstandinos Kavafis / Κωνσταντίνος Καβάφης (1911)
traduzione catalana di Carles Riba (1893-1959), professore di greco all'Università Autonoma di Barcellona dal 1925 al 1939, traduttore in catalano dell'Odissea e dei poeti greci moderni
Adattamento di Lluís Llach
Testo (II - III) di Lluís Llach
Musica di Lluís Llach
Arrangiamenti del pianista Manel Camp leader del gruppo di rock progressive Fusioon




Per Gian Piero che oggi ha raggiunto la sua Itaca, dopo un cammino pieno di avventure, pieno di conoscenze





E' il 1975, l'ultimo terribile anno della dittatura franchista. Il dittatore morirà a novembre, a maggio Llach presenta al Palau de la Música di Barcellona il nuovo album. Il recital sarà seguito dall'immancabile ritorsione: per aver proferito parole considerate offensive verso le istituzioni e l'autorità vigente, il cantante viene condannato a una multa di 100.000 pesetas e i successivi concerti vengono proibiti.

L'album rappresenta una svolta nella carriera di Lluís Llach che si stacca dalla forma canzone componendo una vera e propria suite di quindici minuti divisa in tre parti che occupa tutto il primo lato dell'LP. I testi sono un adattamento di poesie di Kavafis che Llach aveva letto consigliato dall'amico poeta Biel Mesquida.

La poesia da cui è tratta la prima canzone della suite è una delle più famose di Kavafis, unanimemente considerata una delle più profonde e significative rivisitazioni moderne dell'Odissea. La metafora è chiarissima. Il viaggio a Itaca è il cammino della vita: l'uomo deve pregare che il proprio viaggio sia lungo, pieno di conoscenze e di avventure, non diversamente dall'epico ritorno di Odisseo in patria. Le vicissitudini allargano la mente umana, sono le esperienze e le difficoltà che danno alla vita un senso e un valore. (vedi Epica omerica in Kavafis di Patrick Manuello).

Questa l'interpretazione più comune della poesia. Ma a questa lettura se ne affianca un'altra più "politica", che fa rientrare a pieno titolo questa bellissima canzone nella nostra raccolta. Il viaggio può rappresentare la lotta per la libertà ed Itaca può essere l'Utopia, il mondo migliore che vogliamo costruire e che, se anche ci deluderà (Companys, no és això, compagni, non è questo, canterà Llach alcuni anni dopo), ci ha pur sempre dato gli anni migliori, gli anni dell'impegno.
Questa lettura, forse un po' forzata, di Itaca (ma "la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve") ricorda direttamente la famosa citazione di Eduardo Galeano.

"La utopía está en el horizonte. Camino dos pasos, ella se aleja dos pasos y el horizonte se corre diez pasos más allá. ¿Entonces para qué sirve la utopía? Para eso, sirve para caminar."

"L'utopia è là, all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi. A cosa serve allora l'utopia? Serve a questo: a camminare "


Come afferma lo stesso Llach in un'intervista rilasciata in occasione di uno speciale dedicato a questa canzone, la severità della censura imponeva ai cantautori di ricorrere a metafore sempre più ardite per far arrivare al pubblico il proprio messaggio.

Pur tradotta in catalano e calata nel contesto storico della Spagna degli anni '70 Itaca rimane una poesia profondamente greca: “millenni sono passati dall'epoca preomerica ed il mare rimane sempre legato all'immaginazione greca, alle gioiose immagini di insenature, di porti, di scali marittimi propri di un popolo intelligente, amante delle curiosità e ospitale. In sostanza, un popolo pronto ad accogliere lo straniero, ad instaurare con lui rapporti commerciali, e, allo stesso tempo, ad arricchirsi delle sue conoscenze e sollevare interrogativi di ogni tipo” (G. Vrissimitzàkis, Τὸ Ἔργο τοῦ Κ.Π. Καβάφη, Alessandria 1917 traduzione dal greco di Patrick Manuello).

Per questo ho pensato di inserirla in ricordo di Gian Piero che in queste pagine ci ha presentato un vero e proprio viaggio nel mare della canzone e della poesia greca moderna.
I

Quan surts per fer el viatge cap a Itaca,
has de pregar que el camí sigui llarg,
ple d'aventures, ple de coneixences.
Has de pregar que el camí sigui llarg,
que siguin moltes les matinades
que entraràs en un port que els teus ulls ignoraven,
i vagis a ciutats per aprendre dels que saben.

Tingues sempre al cor la idea d'Itaca.
Has d'arribar-hi, és el teu destí,
però no forcis gens la travessia.
És preferible que duri molts anys,
que siguis vell quan fondegis l'illa,
ric de tot el que hauràs guanyat fent el camí,
sense esperar que et doni més riqueses.

Itaca t'ha donat el bell viatge,
sense ella no hauries sortit.
I si la trobes pobra, no és que Itaca
t'hagi enganyat. Savi, com bé t'has fet,
sabràs el que volen dir les Itaques.

II

Més lluny, heu d'anar més lluny
dels arbres caiguts que ara us empresonen,
i quan els haureu guanyat
tingueu ben present no aturar-vos.
Més lluny, sempre aneu més lluny,
més lluny de l'avui que ara us encadena.

I quan sereu deslliurats
torneu a començar els nous passos.
Més lluny, sempre molt més lluny,
més lluny del demà que ara ja s'acosta.
I quan creieu que arribeu, sapigueu trobar noves sendes.

Més lluny, sempre aneu més lluny,
més lluny de l'avui que ara us encadena.
I quan sereu deslliurats
torneu començar noves sendes.

Més lluny, heu d'anar més lluny
dels arbres caiguts que ara us empresonen
i quan els haureu guanyat
tingueu ben present no aturar-vos
tingueu ben present no aturar-vos.

III

Bon viatge per als guerrers
que al seu poble són fidels,
afavoreixi el Déu dels vents
el velam del seu vaixell,
i malgrat llur vell combat
tinguin plaer dels cossos més amants.
Omplin xarxes de volguts estels
plens de ventures, plens de coneixences.

Bon viatge per als guerrers
si al seu poble són fidels,
el velam del seu vaixell
afavoreixi el Déu dels vents,
i malgrat llur vell combat
l'amor ompli el seu cos generós,
trobin els camins dels vells anhels,
plens de ventures, plens de coneixences.

I malgrat llur vell combat
tinguin plaer dels cossos més amants.
Omplin xarxes de volguts anhels
plens de ventures i de coneixences.

Contributed by Lorenzo Masetti - 2014/11/28 - 22:59




Language: Italian

Traduzione italiana di Lorenzo Masetti

ITACA

I

Quando parti per fare il viaggio verso Itaca,
devi pregare che il cammino sia lungo
pieno di avventure, pieno di conoscenze.
Devi pregare che il cammino sia lungo,
che siano molti i mattini
che entrerai in un porto che i tuoi occhi ignoravano
e che andrai nelle città per imparare da quelli che sanno.

Tieni sempre nel cuore l'idea di Itaca.
Devi arrivarci, è il tuo destino,
però non forzare per niente la traversata
è preferibile che duri molti anni
che tu sia vecchio quando approderai all'isola
ricco di tutto quello che avrai guadagnato per via,
senza aspettarti che ti dia altre ricchezze.

Itaca ti ha dato il bel viaggio
senza di lei non saresti partito.
E se la trovi povera, non è che Itaca
ti abbia ingannato. Saggio come ti sei fatto,
saprai cosa significano le Itache.

II

Più lontano dovete andare più lontano
degli alberi caduti che ora ci imprigionano,
e quando li avrete vinti
tenete ben presente di non fermarvi.
Più lontano, sempre andate più lontano,
più lontano dell'oggi che ora ci incatena.

E quando sarete liberati
tornate a cominciare i nuovi passi.
Più lontano, sempre molto più lontano,
più lontano del domani che ora già s'avvicina.
E quando crederete di essere arrivati, sappiate trovare nuovi sentieri.

Più lontano, sempre andate più lontano,
più lontano dell'oggi che ora ci incatena.
E quando sarete liberati
tornate a cominciare nuovi sentieri.

Più lontano dovete andare più lontano
degli alberi caduti che ora ci imprigionano,
e quando li avrete vinti
tenete ben presente di non fermarvi
tenete ben presente di non fermarvi.

III

Buon viaggio per i guerrieri
che al loro popolo sono fedeli,
favorisca il Dio dei venti
le vele della loro barca,
e malgrado la loro vecchia battaglia
abbiano il piacere dei corpi più amanti.
Riempiano reti di stelle desiderate
pieni di avventure, pieni di conoscenze.

Buon viaggio per i guerrieri
se al loro popolo sono fedeli,
le vele della loro barca,
favorisca il Dio dei venti
e malgrado la loro vecchia battaglia
l'amore riempia il suo corpo generoso,
trovino le strade dei vecchi desideri
pieni di avventure, pieni di conoscenze.

E malgrado la loro vecchia battaglia
abbiano il piacere dei corpi più amanti.
Riempiano reti di desideri anelati
pieni di avventure e di conoscenze.

2014/11/28 - 23:47




Language: French

Version française – ITHAQUE – Marco Valdo M.I. – 2014
d'après la version italienne de Lorenzo Masetti
d'une chanson catalane – Ítaca – Lluís Llach – 1975

Texte tiré d'Ithaque (Ιθάκη), poème de Konstandinos Kavafis/Κωνσταντίνος Καβάφης
traduction catalane de Carles Riba (1893-1959), professeur de grec à l'Université Autonome de Barcelone de 1925 à 1939, traducteur en catalan de l'Odyssée et de poètes grecs modernes
Adaptation de Lluís Llach
Musique de Lluís Llach
Arrangements du pianiste Manel Camp leader du groupe de rock progressif Fusioon

Pour Gian Piero qui aujourd'hui a rejoint son Ithaque, après un chemin plein d'aventures, plein de connaissances




On est 1975, la terrible dernière année de la dictature franquiste. Le dictateur mourra en novembre ; en mai, Llach présente au Palau de la Música de Barcelone son nouvel album. Le récital sera suivi de l'immanquable rétorsion : pour avoir proféré des paroles considérées comme offensantes envers les institutions et l'autorité en vigueur, le chanteur est condamné à une amende de 100.000 pesetas et les concerts suivants sont interdits.

L'album représente un tournant dans la carrière de Lluís Llach qui se détache de la forme chanson (formatée) en composant une véritable suite de quinze minutes, divisée en trois parties qui occupent tout le premier côté du LP. Les textes sont une adaptation de poésies de Kavafis que Llach avait lu sur les conseils de son ami poète Biel Mesquida.

La poésie dont est tirée la première chanson de la suite est une de plus célèbres de Kavafis, unanimement considérée une des plus profondes et significatives revisitations modernes de l'Odyssée. La métaphore est très claire. Le voyage à Ithaque est le chemin de la vie : l'homme doit espérer que son voyage soit long, empli de connaissances et d'aventures, tout comme l'épique retour d'Ulysse en sa patrie. Les vicissitudes élargissent l'esprit humain, ce sont les expériences et les difficultés qui donnent à la vie un sens et une valeur. (Voir Epica omerica in Kavafis de Patrick Manuello).

Telle est l'interprétation plus commune de la poésie. Mais à cette lecture on en flanque une autre plus « politique », qui fait rentrer de plein droit cette très belle chanson dans notre recueil. Le voyage peut représenter la lutte pour la liberté et Ithaque peut être l'Utopie, le monde meilleur que nous voulons construire et que, si même il nous décevra (Companys, no és això, camarades, n'est pas ça, chantera Llach quelques années après) ; elle nous a pourtant donné nos années meilleurs, les années de l'engagement.
Cette lecture, peut-être un peu forcée, d'Ithaque (mais « la poésie n'appartient pas à qui l'écrit, elle est à qui s'en sert ») se réfère directement à la célèbre citation d' Eduardo Galeano.

"La utopía está en el horizonte. Camino dos pasos, ella se aleja dos pasos y el horizonte se corre diez pasos más allá. ¿Entonces para qué sirve la utopía? Para eso, sirve para caminar."

« L'utopie est à l'horizon. J'avance de deux aps, elle s'éloigne de deux pas et l'horizon s'en va dix pas plus loin. Alors, à quoi sert l'utopie ? Ben voyons, elle sert à avancer. »

Comme l'affirme le même Llach dans une interview donnée à l'occasion d'une émission spéciale consacrée à cette chanson, la sévérité de la censure imposait aux auteurs-compositeurs de recourir à des métaphores toujours plus difficiles pour faire passer au public leur message.

Même traduite en catalan et créée dans le contexte historique de l'Espagne des années '70, Ithaque reste une poésie profondément grecque : des « millénaires sont passés depuis l'époque pré-homérique et la mer reste toujours liée à l'imagination grecque, aux joyeuses images d'anses, de ports, d'escales maritimes de ce peuple intelligent, amant de la curiosité et hospitalier. En somme, un peuple prêt à accueillir l'étranger, à instaurer avec lui des relations commerciales, et, en même temps, à s'enrichir de ses connaissances et soulever des questions de tous genres » (G. Vrissimitzàkis, Τὸ Ἔργο τοῦ Κ. Π. Καβάφη, Alessandria 1917 - traduction du grec de Patrick Manuello).

Pour cette raison, j'ai pensé à l'insérer en souvenir de Gian Piero qui dans ces pages nous a présenté un véritable voyage sur la mer de la chanson et de la poésie grecque moderne.




Ah, Marco Valdo M.I. mon ami, je suis content que l'ami Lorenzo ait également pensé à insérer une traduction de sa main in memoriam de Gian Piero. C'est un hommage particulièrement bien choisi… J'imagine même qu'on ne pouvait mieux faire que d'évoquer ainsi cette Ithaque, qui sans aucun doute plaît à Gian Piero Testa… Si tant est évidemment que quoi que ce soit puisse encore lui plaire ou lui déplaire. Mais enfin, il n'y a qu'un âne comme moi pour traverser les siècles sans en être autrement incommodé et capable de ressusciter autant de fois que nécessaire. Pour en venir à la chanson elle-même et au voyage vers Ithaque et plus particulièrement encore à Lluis Llach, j'aimerais te soumettre deux trois réflexions de mon cru.

Avant que tu n'ailles plus loin, Lucien l'âne mon ami, laisse-moi dire que moi aussi, je suis content de saluer Gian Piero pour son arrivée à Ithaque. Peut-être sera-t-il reconnu par un vieux chat qui l'avait connu dans une vie précédente.

Oh, les chats ayant – selon les endroits, sept ou neuf vies, c'est fort probable. Je me demande parfois si vous autres les humains vous n'arriverez pas un de ces jours à découvrir ce secret des chats, à vous en approprier et à vivre vous aussi, sept ou neuf vies selon les endroits. Mais ce n'était pas du tout ce que je voulais dire et même, j'en suis certain, sauf qu'avec tes digressions, je ne sais plus où j'en suis, ni ce dont je voulais te faire part. Ah oui, ça me revient maintenant. C'est qu'il s'agit d’une chanson en langue catalane. Au demeurant, langue qui a une aire de diffusion jusqu'en l'actuelle Italie, outre qu'elle rayonne sur la France et l'Espagne, toutes deux aussi actuelles. Bref, voilà une langue ancienne qui rayonne sur des États-nations somme toute encore fort jeunes et plus jeunes qu'elle assurément. Et ainsi j'en viens ainsi à la dimension politique complexe de cette chanson et de ce fait, à la censure dont elle fut frappée et son auteur-interprète aussi… Frappés aussi du fait qu'elle était catalane. C'était une des réflexions que je voulais faire et faire ainsi remonter cette dimension régionaliste qui déplaît tant aux pouvoirs en place. C'est un des aspects de la Guerre de Cent Mille Ans que les riches et les puissants et leurs affidés mènent contre les pauvres afin d’asseoir plus encore leurs privilèges et leurs dominations et pouvoir ainsi continuer à tirer profits des choses, des gens, des animaux, des territoires… Bref, de tous et de tout, indistinctement. Leur adage est cruel : Tout fait farine au moulin, il suffit de broyer.

En effet, nous sommes quarante ans après la création de la chanson et la Catalogne rue encore dans les brancards hispaniques. Par ailleurs, cette Catalogne fut aussi une région où passa un grand souffle libertaire ; il doit en rester quelque chose, malgré le franquisme et ses descendants, actuellement encore au pouvoir en Espagne. Cependant, s'agissant de ce « quelque chose qui reste », le feu couve sous la cendre, qui parfois rougeoie. Cela dit, je me demandais en écrivant cette version en langue française, quelles pouvaient bien être ces «  paroles considérées comme offensantes envers les institutions et l'autorité en vigueur ». Je me suis demandé si ce n'était pas ces deux derniers couplets qui rendraient (aux oreilles de la censure) un hommage trop appuyés aux combattants républicains. Car on peut le comprendre ainsi . Écoute :

« Bon voyage pour les guerriers
Fidèles à leur peuple
Veuille le Dieu des vents gonfler
Les voiles de leur barque,
Et en dépit de leurs vieilles batailles
Que l'amour leur offre son corps, ses soupirs,
Qu'ils retrouvent les voies des vieux désirs
Pleines d'aventures, combles de connaissances. »


Va-t-en savoir ce qui peut bien se passer dans la tête d'un censeur, dit Lucien l'âne en se tortillant pour marquer sa perplexité, ce qui fait balancer ses oreilles et tout ce qui peut balancer chez un âne qui se tortille. N'épiloguons pas et reprenons, si tu le veux bien notre tâche et recommençons à tisser, tisser le linceul de ce vieux monde censeur, grandement ignare, accroché à ses « arbres pourris » et cacochyme.

Heureusement !

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.

ITHAQUE

I

Lorsque on part pour faire le voyage d'Ithaque,
Il faut espérer que le voyage soit long
Empli d'aventures, comble de connaissances.
Il faut espérer que le voyage soit long,
Que les matins soient en nombre
Où tu entreras dans un port que tes yeux découvrent,
Où tu iras dans les villes apprendre ce qu'elles savent.

Garde toujours au cœur l'idée d'Ithaque.
Tu dois y arriver, c'est ton destin,
Cependant ne force la traversée en rien ;
Qu'elle dure longtemps est préférable,
Que tu sois vieux aussi quand tu aborderas l'île,
Riche de tout ce que tu auras gagné en chemin,
Sans attendre qu'elle te donne grand chose.

Ithaque t'a donné un beau voyage
Tu ne serais pas parti sans elle
Et si tu la trouves pauvre, ce n'est pas qu'Ithaque
T'ait trompé. Avec toute ta sagesse,
Tu dois bien savoir ce que veulent les Ithaques.

II

Éloignez-vous, éloignez-vous toujours
Des arbres pourris qui à présent nous emprisonnent,
Et quand vous les aurez essartés
Gardez-vous de vous arrêter.
Éloignez-vous, éloignez-vous toujours
Éloignez-vous de ce jour qui maintenant nous enchaîne.

Et quand vous serez libérés
Amorcer de nouveaux pas, sans hésiter
Éloignez-vous, éloignez-vous encore
Éloignez-vous du demain qui maintenant s'approche.
Et quand vous croirez être arrivés, cherchez de nouveaux sentiers.

Éloignez-vous, éloignez-vous encore
Éloignez-vous du demain qui maintenant s'approche
Et quand vous serez libérés
cherchez encore de nouveaux sentiers.

Éloignez-vous, éloignez-vous toujours
Des arbres pourris qui à présent nous emprisonnent.
Et quand vous les aurez essartés
Gardez-vous de vous arrêter
Gardez-vous de vous arrêter.

III

Bon voyage pour les guerriers
Fidèles à leur peuple
Veuille le Dieu des vents gonfler
Les voiles de leur barque,
Et en dépit de leurs vieilles batailles
Qu'ils tirent du plaisir de corps très aimables.
Qu'ils emplissent leurs filets de bonnes étoiles
Pleines d'aventures, combles de connaissances.

Bon voyage pour les guerriers
Fidèles à leur peuple
Les voiles de leur barque,
Veuille le Dieu des vents gonfler
Et en dépit de leurs vieilles batailles
Que l'amour leur offre son corps, ses soupirs,
Qu'ils retrouvent les voies des vieux désirs
Pleines d'aventures, combles de connaissances.

Et en dépit de leurs vieilles batailles
Qu'ils tirent du plaisir de corps très aimables.
Qu'ils emplissent leurs filets de bonnes étoiles
Pleines d'aventures et de connaissances.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2014/11/29 - 21:45




Language: Spanish

Versione castigliana della canzone
da Cancioneros.com
ITACA

I

Cuando salgas para hacer el viaje hacia Itaca
has de rogar que sea largo el camino,
lleno de aventuras, lleno de conocimiento.
Has de rogar que sea largo el camino,
que sean muchas las madrugadas
que entrarás en un puerto que tus ojos ignoraban
que vayas a ciudades a aprender de los que saben.

Ten siempre en el corazón la idea de Itaca.
Has de llegar a ella, es tu destino
pero no fuerces nada la travesía.
Es preferible que dure muchos años
que seas viejo cuando fondees en la isla
rico de todo lo que habrás ganado haciendo el camino
sin esperar a que dé más riquezas

Itaca te ha dado el bello viaje
sin ella no habrías salido.
Y si la encuentras pobre, no es que Itaca
te haya engañado. Sabio como muy bien te has hecho
sabrás lo que significan las Itacas.

II

Más lejos, tenéis que ir más lejos
de los árboles caídos que os aprisionan.
Y cuando los hayáis ganado
tened bien presente no deteneros.
Más lejos, siempre id más lejos,
más lejos del presente que ahora os encadena.

Y cuando estaréis liberados
volved a empezar nuevos pasos.
Más lejos, siempre mucho más lejos,
más lejos, del mañana que ya se acerca.
Y cuando creáis que habéis llegado, sabed encontrar nuevas sendas.

Más lejos, siempre mucho más lejos,
más lejos, del mañana que ya se acerca.
Y cuando estaréis liberados
volved a empezar nuevas sendas.

Más lejos, tenéis que ir más lejos
de los árboles caídos que os aprisionan.
Y cuando los hayáis ganado
tened bien presente no deteneros
tened bien presente no deteneros.

III

Buen viaje para los guerreros
que a su pueblo son fieles
favorezca el Dios de los vientos
el velamen de su barco
y a pesar de su viejo combate
tengan placer de los cuerpos más amantes.
Llenen redes de queridos luceros
llenos de aventuras, llenos de conocimiento.

Buen viaje para los guerreros
si a su pueblo son fieles
el velamen de su barco
favorezca el Dios de los vientos
y a pesar de su viejo combate
el amor llene su cuerpo generoso
encuentren los caminos de viejos anhelos
llenos de aventuras, llenos de conocimiento.

Y a pesar de su viejo combate
tengan placer de los cuerpos más amantes.
Llenen redes de queridos anhelos
llenos de aventuras y de conocimiento.

2014/11/29 - 00:19




Language: Occitan (post 1500) (Aranese)

La versione in occitano aranese di Alidé Sans e Barrut


I

Quan gesses tà hèr eth viatge entà Itaca
as de pregar qu’eth camin sigue long
plen d’aventures, plen de coneishences.
As de pregar qu’eth camin sigue long,
que siguen moltes es maitiades
qu’entraràs en un pòrt qu’es tòns uelhs ignorauen,
e vages a ciutats tà apréner des que saben.

Ages tostemp en còr era idèa d’Itaca.
I as d’arribar, ei eth tòn destin,
mès non fòrces bric era trauèssa.
Ei preferible que dure molti ans,
que sigues vielh quan ancores era ièrla,
ric de tot çò qu’auràs guanhat hènt eth camin,
sense demorar que te dongue mès riqueses.

II

Mès luenh, auetz d’anar mès luenh
des arbes queigudi qu’ara vos empresoen,
e quan les auratz guanhat
ajatz ben present non arturar-vos.
Mès luenh, tostemp anatz mès luenh,
mès luenh der aué qu’ara vos encadee.

E quan seratz desliuradi
tornatz a començar es naui passi.

Mès luenh, tostemp molt mès luenh,
mès luenh deth deman qu’ara ja s’apròpe.
E quan creigatz qu’arribatz,
sapiatz trobar naues dralhes
sapiatz trobar naues dralhes

III

Bon viatge entàs guerrèrs
s’ath sòn pòble son fidèus,
eth velatge deth sòn vaishèt,
favorisque eth Diu des vents,
e maugrat sòn vielh combat
agen plaser des còssi mès amants.
Amplisquen hilats de volgudes esteles
plei d’aventures , plei de coneishences.

Bon viatge entàs guerrèrs
s’ath sòn pòble son fidèus,
eth velatge deth sòn vaishèt
favorisque eth Diu des vents.

Contributed by Lorenzo - 2019/7/25 - 18:01




Language: Greek (Modern)

La poesia originale di Kavafis

ΙΘΆΚΗ

Σα βγείς στον πηγαιμό για την Ιθάκη,
να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος,
γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον θυμωμένο Ποσειδώνα μη φοβάσαι,
τέτοια στον δρόμο σου ποτέ σου δεν θα βρεις.
Αν μεν η σκέψις σου υψηλή, αν εκλεκτή
συγκίνησις το πνεύμα και το σώμα σου αγγίζει.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον άγριο Ποσειδώνα δεν θα συναντήσεις,
αν δεν τους κουβανείς μες στην ψυχή σου,
αν η ψυχή σου δεν τους στήνει εμπρός σου.
Να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος.
Πολλά τα καλοκαιρινά πρωιά να είναι
που με τι ευχαρίστησι, με τι χαρά
θα μπαίνεις σε λιμένας πρωτοειδωμένους·
να σταματήσεις σ'εμπορεία Φοινικικά,
και τες καλές πραγμάτειες ν'αποκτήσεις,
σεντέφια και κοράλλια, κεχριμπάρια κ'έβενους,
και ηδονικά μυρωδικά καθε λογής,
όσο μπορείς πιο άφθονα ηδονικά μυρωδικά·
σε πόλεις Αιγυπτιακές πολλές να πάς,
να μάθεις και να μάθεις απ' τους σπουδασμένους.
Πάντα στο νου σου νάχεις την Ιθάκη.
Το φθάσιμον εκεί είν' ο προορισμός σου.
Αλλά μη βιάζεις το ταξείδι διόλου.
Καλλίτερα χρόνια πολλά να διαρκέσει·
και γέρος πια ν'αράξεις στο νησί,
πλούσιος με όσα κέρδισες στον δρόμο,
μη προσδοκώντας πλούτη να σε δώσει η Ιθάκη.
Η Ιθάκη σ' έδωσε τ'ωραίο ταξίδι.
Χωρίς αυτήν δεν θάβγαινες στον δρόμο.
Άλλα δεν έχει να σε δώσει πιά.
Κι αν πτωχική την βρεις, η Ιθάκη δεν σε γέλασε.
Έτσι σοφός που έγινες, με τόση πείρα,
ήδη θα το κατάλαβες η Ιθάκες τι σημαίνουν.

2014/11/28 - 23:49




Language: Italian



Versione italiana di Gian Piero Testa della poesia di Kavafis
ITACA

Quando inizi il cammino verso Itaca,
augurati che sia lunga la via
piena di avventure, piena di conoscenze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
l'infuriato Poseidone non temere,
tali cose sulla tua via mai troverai,
se alto si mantiene il tuo pensiero, se una fine
emozione lo spirito e il corpo ti serra.
Né Lestrigoni né Ciclopi,
né il selvaggio Poseidone incontrerai,
se non li porti già nella tua anima,
se la tua anima non li erige davanti a te.
Augurati che sia lunga la via.
Molti siano i mattini d'estate,
quando, che piacere, che gioia,
entrerai in porti mai prima veduti,
sofférmati nei mercati fenici
e fa' tue le belle mercanzie
madreperla e coralli, ebani e ambra,
e aromi voluttuosi d'ogni sorta,
quanti più aromi voluttuosi potrai,
e tocca molte città dell'Egitto,
e impara e impara dai sapienti.

Sempre nella mente devi avere Itaca.
Giungervi è il tuo scopo.
Ma guardati dall'affrettare il viaggio.
Meglio che duri molti anni:
ormai vecchio approderai all'isola,
ricco di quanto avrai guadagnato per via,
senza aspettarti che Itaca ti dia le ricchezze.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei non ti saresti messo in cammino,
altro più non ha da darti.
E pur se povera la troverai, Itaca non ti ha ingannato,
così saggio ti sei fatto, con tanta esperienza,
che già avrai compreso cosa significano le Itache.

2014/11/28 - 23:50




Language: Italian

Traduzione di Filippo Maria Pontani della poesia
In Costantino Kavafis, Poesie, Mondadori, 1961
ITACA

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

2014/11/28 - 23:52




Language: Catalan

La versione catalana di Carles Riba della poesia di Kavafis

Colpito dalla poesia letta nella traduzione di Carles Riba, Lluis Llach comincia a lavorarci sopra "e viene fuori una musica che all'inizio andava bene con le parole (i primi tre versi della canzone sono identici alla traduzione della poesia - NdR) ma poi la musica manteneva la sua struttura e non si adattava per niente al testo. È allora che ho commesso - credo - un peccato mortale - ho osato modificare il testo di Carles Riba - che è un libro che porto sempre con me quando viaggio - e lo ho modificato perché rientrasse nella musica."

(Historia, p. 73)

ITACA

Quan surts per fer el viatge cap a Ítaca,
has de pregar que el camí sigui llarg,
ple d’aventures, ple de coneixences.
Els Lestrígons i els Cíclops,
l’aïrat Posidó, no te n’esfereeixis:
són coses que en el teu camí no trobaràs,
no, mai, si el pensament se’t manté alt, si una
emoció escollida
et toca l’esperit i el cos alhora.
Els Lestrígons i els Cíclops,
el feroç Posidó, mai no serà que els topis
si no els portes amb tu dins la teva ànima,
si no és la teva ànima que els dreça davant teu.

Has de pregar que el camí sigui llarg.
Que siguin moltes les matinades d’estiu
que, amb quina delectança, amb quina joia!
entraràs en un port que els teus ulls ignoraven;
que et puguis aturar en mercats fenicis
i comprar-hi les bones coses que s’hi exhibeixen,
corals i nacres, mabres i banussos
i delicats perfums de tota mena:
tanta abundor com puguis de perfums delicats;
que vagis a ciutats d’Egipte, a moltes,
per aprendre i aprendre dels que saben.

Sempre tingues al cor la idea d’Ítaca.
Has d’arribar-hi, és el teu destí.
Però no forcis gens la travessia.
És preferible que duri molts anys
i que ja siguis vell quan fondegis a l’illa,
ric de tot el que hauràs guanyat fent el camí,
sense esperar que t’hagi de dar riqueses Ítaca.

Ítaca t’ha donat el bell viatge.
Sense ella no hauries pas sortit cap a fer-lo.
Res més no té que et pugui ja donar.

I si la trobes pobra, no és que Ítaca t’hagi enganyat.
Savi com bé t’has fet, amb tanta experiència,
ja hauràs pogut comprendre què volen dir les Ítaques

2014/11/29 - 00:22




Language: French


Version française de François Sommaripas
Poème de Constantin Cavafis - 1911
ITHAQUE

Lorsque tu mettras le cap sur Ithaque,
fais de sorte que ton voyage soit long,
plein d'aventures et d'expériences.
Les Lestrygons et les Cyclopes,
et la colère de Poséidon ne crains,
ils ne se trouveront point sur ton chemin
si ta pensée reste élevée, si une émotion de qualité
envahit ton esprit et ton corps. Lestrygons Cyclopes,
et la fureur de Poséidon tu n'auras à affronter
que si tu les portes en toi,
si c'est ton âme qui les dresse devant toi.

Fais de sorte que ton parcours soit long.
Que nombreux soient les matins
oú - avec quel délice et quelle joie! -
tu découvriras des ports inconnus,
des ports nouveaux pour toi, et tu iras
t'arrêter devant les échoppes Phéniciennes
pour acquérir les belles marchandises
nacres, coraux, ambres, ébènes
et des parfums voluptueux,
surtout beaucoup de parfums voluptueux;
et tu iras d'une ville égyptienne à l'autre
pour apprendre, et encore apprendre, de la bouche des savants.

La pensée d'Ithaque ne doit pas te quitter.
Elle sera toujours ta destination.
Mais n'écourte pas la durée du voyage.
Il vaut mieux que cela prenne des longues années
et que déjà vieux tu atteignes l'île,
riche de tout ce que tu as acquis sur ton parcours
et sans te dire
qu'Ithaque t'amènera des richesses nouvelles.

Ithaque t'a offert le beau voyage.
Sans elle, tu n'aurais pas pris la route.
Elle n'a plus rien à te donner.

Et si tu la trouvais pauvre, Ithaque ne t'a pas trompé.
Sage à présent et plein d'expérience,
tu as certainement compris
ce que pour toi Ithaque signifie.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2014/11/29 - 21:47




Language: Polish

Traduzione polacca di Zygmunt Kubiak della poesia di Costantino Kavafis
Da http://www.blog.pl/
ITAKA


Jeśli wyruszasz w podróż do Itaki,
Pragnij tego, by długie było wędrowanie,
Pełne przygód, pełne doświadczeń.
Lajstrygonów, Cyklopów, gniewnego Posejdona
Nie obawiaj się. Nic takiego
Na twojej drodze nie stanie, jeśli myślą
Trwasz na wyżynach, jeśli tylko wyborne
Uczucia dotykają twego ducha i ciała.
Ani Lajstrygonów, ani Cyklopów,
Ani okrutnego Posejdona nie spotkasz,
Jeśli ich nie niesiesz w swojej duszy.
Jeśli własna twa dusza nie wznieci ich przed tobą.

Pragnij tego, by wędrowanie było długie:
Żebyś miał wiele takich poranków lata,
Kiedy, z jaką uciechą, z jakim rozradowaniem,
Będziesz podpływał do portów, nigdy przedtem niewidzianych;
Żebyś się zatrzymywał w handlowych stacjach Fenicjan
I kupował tam piękne rzeczy,
Masę perłową i koral, bursztyn i heban,
I najróżniejsze wyszukane olejki
Ile ci się uda zmysłowych wonności znaleźć.
Trzeba też, byś egipskich miast odwiedził wiele,
Aby uczyć się i jeszcze się uczyć – od tych, co wiedzą.
Przez cały ten czas pamiętaj o Itace,
Przybycie do niej twoim przeznaczeniem.
Ale bynajmniej nie spiesz się w podróży.

Lepiej, by trwała ona wiele lat,
Abyś stary już był, gdy dobijesz do wyspy,
Bogaty we wszystko, co zyskałeś po drodze,
Nie oczekując wcale, by ci dała bogactwo Itaka.
Itaka dała ci tę piękną podróż.
Bez Itaki nie wyruszyłbyś w drogę.
Niczego więcej już ci dać nie może.

A jeśli ją znajdziesz ubogą, Itaka cię nie oszukała.
Gdy się stałeś tak mądry, po tylu doświadczeniach,
Już zrozumiałeś, co znaczą Itaki.

Contributed by Krzysiek Wrona - 2014/11/30 - 00:52




Language: Czech

Versione ceca della poesia di Kavafis – basata sull'originale greco ma con l'aiuto della traduzione di GPT.

Quando ho letto la notizia della scomparsa di Gian Piero Testa, mi è dispiaciuto molto anche se non lo conoscevo di persona. Questo è un piccolo “grazie“ per il suo grande lavoro che io da appassionata della lingua, cultura e musica greca continuerò spesso a consultare, e per le belle parole che mi ha rivolto su questo sito.
ITAKA

Až vydáš se na pouť na Itaku,
přej si, ať cesta tvá je dlouhá,
plná dobrodružství a poznání.
Laistrygonů ani Kyklopů
ani rozzuřeného Poseidóna nestrachuj se,
tyto nikdy nenajdeš na své pouti,
zůstanou-li tvé myšlenky vznešené, dotýká-li se
tvého ducha i těla skvělý cit.
Laistrygony ani Kyklopy
ani krutého Poseidóna nepotkáš,
pokud je již nenosíš ve své duši,
pokud tvá duše je před tebe nestaví.
Přej si, ať cesta tvá je dlouhá.
Ať mnohá jsou letní rána,
kdy pln radosti a potěšení
vkročíš do přístavů, jež poprvé zříš.
Zastav se na fénických trzích,
dobře smlouvej a nakupuj
perleť a korály, jantary a ebeny,
všemožné smyslné vůně,
co nejvíce smyslných vůní.
Do mnoha egyptských měst se vydej
a od mudrců uč se a uč.
V mysli své stále měj Itaku.
Dorazit tam je tvým posláním.
Neuspěchej ale svou cestu.
Ať raději trvá mnoho let
a coby stařec vylodíš se na ostrově,
bohat tím, co cestou jsi získal,
neočekávaje, že bohatství dá ti Itaka.
Itaka ti dala nádhernou cestu,
bez ní na pouť by ses nevydal.
Více již ti nemá co dát.
Byť shledáš ji chudou, to neoklamala tě Itaka.
Zmoudřel jsi tolika zkušenostmi,
a již jsi pochopil, co znamenají Itaky.

Contributed by Stanislava - 2014/12/8 - 23:22




Language: English

Versione inglese della poesia di Kavafis
da questo blog
ITHACA

When you set out on the journey to Ithaca,
pray that the road be long,
full of adventures, full of knowledge.
The Laestrygonians and the Cyclopes,
the raging Poseidon do not fear:
you’ll never find the likes of these on your way,
if lofty be your thoughts, if rare emotion
touches your spirit and your body.
The Laestrygonians and the Cyclopes,
the fierce Poseidon you’ll not encounter,
unless you carry them along within your soul,
unless your soul raises them before you.

Pray that the road be long;
that there be many a summer morning,
when with what delight, what joy,
you’ll enter into harbours yet unseen;
that you may stop at Phoenician emporia
and acquire all the fine wares,
mother-of-pearl and coral, amber and ebony,
and sensuous perfumes of every kind,
as many sensuous perfumes as you can;
that you may visit many an Egyptian city,
to learn and learn again from lettered men.

Always keep Ithaca in your mind.
To arrive there is your final destination.
But do not rush the voyage in the least.
Better it last for many years;
and once you’re old, cast anchor on the isle,
rich with all you’ve gained along the way,
expecting not that Ithaca will give you wealth.

Ithaca gave you the wondrous voyage:
without her you’d never have set out.
But she has nothing to give you any more.

If then you find her poor, Ithaca will not have deceived you.
Wise as you will have become, so full of experience,
you’ll have understood by then what these Ithacas mean.

2015/6/3 - 23:53


per finire...

[...] La via del mare segna false rotte,
ingannevole in mare ogni tracciato,
solo leggende perse nella notte perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un'eterna vita
racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
dandomi ancora la gioia infinita
di entrare in porti sconosciuti prima...

citazione diretta in Odysseus di Francesco Guccini

2014/11/29 - 00:45


Dopo tanto vagare fra identità diverse, un giorno finalmente decisi di chiamarmi Bernart Bartleby, ma non tutti sanno che questo nome - che ritengo ormai definitivo, immutabile - più che sceglierlo, mi fu dato.
Mi fu dato da Riccardo Venturi, con la dedica di un sirventese del trovatore occitano Bernart de Ventadorn...
E mi fu dato da Gian Piero Testa, che nei commenti al rivoluzionario Ah ça ira! mi associò a “Bartleby lo scrivano” di Melville, perchè gli avevo detto che mi guadagno da vivere in un oscuro ufficio (dove sopravvivo solo grazie alle CCG/AWS, in mancanza delle quali sarei impazzito già da molto tempo).
Non ho mai conosciuto di persona nessuno dei miei genitori (succede a volte tra padri e figli), ma ne conosco l’amore, la passione che hanno sempre riversato su queste pagine.
Apprendere oggi che uno di loro non c’è più, rende perciò Bernart Bartleby molto triste.
Solo qualche giorno fa mi ero chiesto come mai Gian Piero da qualche tempo non contribuisse più nuove chicche e le sue splendide traduzioni dal greco... un presentimento, forse...
Con Gian Piero ho cominciato a collaborare a partire, se ricordo bene, dall’Ode ad Annattoria di Saffo, nel 2010, per finire a luglio scorso con quattro canzoni di Nikos Damigos / Νίκος Δαμίγος incise clandestinamente a cavallo degli anni 60 e 70 nelle prigioni della giunta fascista greca.
Di Gian Piero ho ammirato fin da subito la cultura, l’eleganza, la sensibilità, la profondità. Tutto questo ha sempre accompagnato le sue proposte e le sue traduzioni qui, sulle CCG/AWS.
Con lui ho in qualche modo anche riamato il greco, studiato male e quindi odiato al liceo classico.

Grazie di tutto GPT. Nel cuore.

Bernart Bartleby - 2014/11/29 - 12:39


Scrivo solo per esternare il mio sgomento alla notizia, appena appresa, della scomparsa di Gian Piero Testa.

L'ho conosciuto qui quando frequentavo il sito ed abbiamo proseguito i dialoghi (per me assai proficui) tramite email.
Pur non conoscendoci era diventato più di un parente per me.
Io gli scrivevo qualche commento di carattere musicale su laikò e dimotikò tragoudi e lui colmava le mie pesanti lacune di lingua greca, rispondendo con calda generosità, sollecitudine e somma precisione ai miei quesiti (l'ultimo fu il Peraste kosme e le mie lamentele su come trovare il verbo greco nel vocabolario, dato che la forma era aoristo) e consigliandomi grammatiche e lessici greci moderni.
Poi abbiamo interrotto in quanto egli doveva intraprendere un viaggio, io ero distolto da altri problemi. In sintesi sono venuto meno alla promessa che gli avevo fatto di "mettermi in carreggiata" col greco moderno, deviando, senza metterlo al corrente, sui filologi bizantini, Demetrio Triclinio, e sull'enigma - tutt'ora irrisolto, nonostante certe lapidarie affermazioni da parte dei filologi d'Oltremanica ostentanti sicumera e smania di sbarazzarsi delle testimonianze antiche, evidentemente bastando a loro il celebre "tricolon" del Regiomontanus Professor e le pericolose inferenze degli insicuri epigoni di Boeckh (più boeckhiani del Boeckh!)
- della colometria nel "libro di poesia greca antica" ed il suo eventuale rapporto con la prassi musicale.
Anzi forse l'ultima osservazione di cui lo resi partecipe (ormai gli scrivevo disinvoltamente, anche troppo, senza badare nemmeno alle maiuscole, quasi una chatline) era del tipo "mahhh eimaste = NOI?? madonna che delusione sto greco moderno! non si può sentire che un finale in -STE si riferisca alla prima plurale anziché alla seconda, madò che stonatura, ma chi ha partorito questa morfologia?? dai! imaste nun se pò sentì!!". Questo in primavera 2014.

Mi aveva meravigliato la mancata email di auguri natalizi da parte sua e, a causa del mio orrendo carattere, sempre sospettoso e perennemente malpensante (id est l'esatto contrario dell'indole del Nostro Amico!), ho dedotto che Egli non avesse più piacere o tempo per mantenere, magari saltuariamente, i contatti con me. Talmente progioniero del mio carattere da avere "sospettato" persino di Lui! Quindi, pur avendo cercato nella rubrica la sua mail, non lo contattai né gli augurai Kalì Prwtoxronià 2015!
A dire il vero non lo contattai anche (e soprattutto!) per la vergogna immensa nel dover ammettere che a distanza di quasi un anno io non ho fatto progressi col greco moderno, zero assoluto, nemmeno con la semplice traduzione (mentre Egli, un anno fa, addirittura mi invitava ad esprimermi in greco senza limitarmi alla sterile traduzione), insomma non volevo deluderlo, anche se era una persona assai comprensiva e di sicuro non mi avrebbe giudicato né rimproverato.
Quando è morto un mio parente le mani non mi tremavano come mi tremano adesso nell'abbozzare questa memoria, forse perché stava male da moltissimi mesi e quindi la triste notizia era già nell'aria, mentre in questo caso è una pugnalata.
Ma come ho appreso della scomparsa dell'athanatos (cit.), ora nell'Olimpo a tradurre in poesia o in prosa ritmica Elytis et alii?
Ebbene quasi mi era balenata l'idea di superare questa mia vergogna e di contattarlo, magari solo chiedere "Come stai?" o per chiedere cosa stia accadendo con la politica ed economia greca che, sembrerà stucchevole, non mi è affatto chiara, pigramente rubricando il tutto alla voce "crisi derivante da corruzione e debiti", o per sapere se avesse notizie recenti e veritiere su Mikis (centomila siti ma poche notize attuali sullo stato di salute, pare sia imminente Radar tou 2015, dopo l'Epivatis tou 2014, quindi O Megalos è in grado di entrare in studio di registrazione ancora?...).
Per questo, dopo quasi un anno, prima di scrivergli una mail "per rompere il ghiaccio", sono venuto qui, non certo per recuperare l'anno perduto, ma solo per compulsare le "latest news".
Poche volte in vita mia ho avuto le mani congelate e doloranti per formicolio: la prima volta che mi sono innamorato ed ora nel leggere questo necrologio, segno del forte coinvolgimento patemico che mi ha investito (a dire il vero meravigliandomi, dato che non so neppure quale fosse il suo viso). Scusate per questo intervento scritto di getto e sintatticamente alquanto sconnesso, nonché, ad abundantiam.
Il mio modestissimo tributo di compianto e di lode per Gian Piero, Grecista di Neoellenico e Giardiniere.

2015/2/27 - 08:47




Language: Italian


Roberto Vecchioni e Francesco Guccini: Ti insegnerò a volare
Infinito (2018)


La canzone mette in musica i versi di un celebre poeta greco, Costantinos Kavafis "se partirai per Itaca..." e si tratta di un testo che racconta la storia di Alex Zanardi, un uomo che "se non può correre imparerà a volare". Con Ti insegnerò a volare i due padri della canzone d’autore si rivolgono alle nuove generazioni, invitandole a sfidare l’impossibile. La storia di Alex Zanardi evocata nel testo è la metafora della "passione per la vita che è più forte del destino". “Questo brano - racconta Vecchioni - si specchia direttamente in quella che è stata chiamata la 'canzone d’autore' e che non c’è, non esiste più dagli anni 70. In realtà l’intero disco è immerso in quell’atmosfera perché là è nato e successo tutto. Là tutto è stato come doveva essere, cioè immaginato, scritto e cantato alla luce della cultura, semplice ed elementare oppure sottile e sofisticata, ma comunque cultura. Forse per questo Francesco Guccini (che ho fortemente voluto nel mio disco per quello che rappresenta, e lo ringrazio ancora di esserci stato), ha scelto di cantare con me".
repubblica.it



Inserisco qui questa canzone per la sua citazione di Itaca di Kavafis, ma diciamo che è solo un pretesto, entrambi hanno scritto cose migliori, ma risentire cantare Guccini è un tuffo al cuore.
TI INSEGNERÒ A VOLARE (ALEX)

La stanza ad Indianapolis
È buia ma ricordo,
Ricordo il tuono e il pubblico
E un universo sordo,
Poi che mi vien da ridere
E faccio per alzarmi,
Che oggi devo correre
E sto facendo tardi;

Poi che mi guardo e vedo, ma
Ci son le stelle fuori
E un mare di colori,
E se non potrò correre
E nemmeno camminare
Imparerò a volare,
Imparerò a volare

Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia-ia-ia-ia, ia-ia-ia-ia

Se partirai per Itaca
Ti aspetta un lungo viaggio
E un mare che ti spazza via
I remi del coraggio,
La vela che si strappa e il cielo
In tutto il suo furore,
Però per per navigare solo
Ragazzo, basta il cuore.
Qui si tratta di vivere,
Non di arrivare primo
E al diavolo il destino,
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare,
Ti insegnerò a volare

Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia-ia-ia-ia, ia-ia-ia-ia

Mica si dice inverno se
Vien giù quel po’ di neve,
Mica finisce il giorno se
Di notte il sogno è breve,
Questa vita è una donna che
Ti ama come sei,
Questa vita è un amore che
Non ti tradisce mai;

Questo venire al mondo è stato
Un gran colpo di culo,
Pensa se non nascevi,
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare,
Ti insegnerò a volare
Mica sono le stelle a farlo
E i santi men che meno,
Te lo fai tu il destino,
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare,
Ti insegnerò a volare

Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia-ia-ia-ia, ia-ia-ia-ia

Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia, ia-ia-ia-ia
Ia-ia-ia-ia, ia-ia-ia-ia

Contributed by Dq82 - 2018/11/7 - 09:51




Language: Italian

Versione italiana cantata da Francesco Camattini
(testo e musica di Francesco Camattini)
liberamente tratta da una poesia di C. Kavafis
Ormeggi (2009)


Itaca

Se per Itaca volgi il tuo viaggio
fallo adesso o non farlo mai più
Poseidone e ciclopi ti aspettano al varco
ma a innalzarli sarai solo tu
Poseidone e i ciclopi
non ti fermeranno
se a fermarti non sarai tu,
issa il cuore delle cose più care
e guarisci la tua nostalgia
dove cresce il successo e marcisce il danaro
si indurisce la tua malattia
dove arde il successo ed impazza il futuro
è il principio di un’altra bugia

ogni giorno è un colosso di nubi
e silenzi, di piccole perplessità
una cesta di scuse,
che spostan l’accento
dal nulla che ci resterà,
una cesta di frasi che reggono a stento
il mio volto, la sua brevità

se per Itaca volgi il tuo sguardo
sii contento di quello che hai,
non stupirti se è brutta o se è solo il miraggio
di ciò che cercavi e che vuoi,
non stupirti se è brutta, ti basti il tuo viaggio
e la gloria di non essere eroi

E se Itaca infine hai raggiunto
Non ti sorprenda la sua povertà
nè il grigiore dell’anima che perde in quel punto
Ogni sciocca ed assurda irrealtà
né lo specchio dell’anima
ti lasci sconvolto se il tuo viso
non rispecchierà

Se per Itaca volgi il tuo viaggio
fallo adesso o non farlo mai più
Poseidone e ciclopi ti aspettano al varco
ma a innalzarli sarai solo tu
Poseidone e i ciclopi
non ti fermeranno
se a fermarti non sarai tu.

Contributed by Dq82 - 2019/5/7 - 12:33




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