Ciganska je tuga pregolema
Niko nezna šta se njima sprema
Ili logor ili šuma gusta,
Ostaće nam cigana mala pusta.
U aprilu a sedmoga dana
Pošlo Hitler mnogo aeroplana
Da razruši Beograd na Savi
Jer tog dana i rat nam objavi.
A u jutro oko 4 sata
Svakom cigi lupaju na vrata
Sve ih redom jadne potovari
Otera ih Marinkovoj Bari.
A iz Bari na Banjicu u stu
Ostaviše cigonji pustu
Streljaše ih sve po desetinu
A svu malu deću u vruću mašinu.
Ko je hteo glavu da izvuče
Mora ga je karabin da stuče
Sve se tako potiše cigani
Dok stigoše mladi partizani.
Kad stigoše mladi partizani
I cigane u borbu su zvali
Da u borbi zajedno ratuju
Da slobodu kao braća skuju.
Tad je bilo a sada se peva
Ostaće nam u sećanju za cela vremena.
Niko nezna šta se njima sprema
Ili logor ili šuma gusta,
Ostaće nam cigana mala pusta.
U aprilu a sedmoga dana
Pošlo Hitler mnogo aeroplana
Da razruši Beograd na Savi
Jer tog dana i rat nam objavi.
A u jutro oko 4 sata
Svakom cigi lupaju na vrata
Sve ih redom jadne potovari
Otera ih Marinkovoj Bari.
A iz Bari na Banjicu u stu
Ostaviše cigonji pustu
Streljaše ih sve po desetinu
A svu malu deću u vruću mašinu.
Ko je hteo glavu da izvuče
Mora ga je karabin da stuče
Sve se tako potiše cigani
Dok stigoše mladi partizani.
Kad stigoše mladi partizani
I cigane u borbu su zvali
Da u borbi zajedno ratuju
Da slobodu kao braća skuju.
Tad je bilo a sada se peva
Ostaće nam u sećanju za cela vremena.
envoyé par Bernart Bartleby - 7/10/2014 - 15:11
Langue: italien
Traduzione italiana rifatta da Riccardo Venturi
7 ottobre 2014.
7 ottobre 2014.
La "traduzione italiana proposta da B. Bellone su questa pagina del Coordinamento nazionale per la Jugoslavia" era incompleta e scorretta in alcuni punti (ad esempio il misterioso "Marinkovoj Barì", con tanto di accento come in Barì Sardo, per il sobborgo belgradese di Marinkova Bara espresso al caso dativo della declinazione). Utilizzandola comunque come base, è stata quasi totalmente rifatta e fornita di note esplicative. [RV]
GRANDE È L'ANGOSCIA DEGLI ZINGARI
Grande è l’angoscia degli zingari,
Nessuno sa cosa si prepara per loro.
Il lager o la foresta fitta, 1
Il quartiere degli zingari 2 rimarrà deserto.
Il sette di aprile
Hitler ha mandato molti aerei
Per distruggere Belgrado sulla Sava 3
E lo stesso giorno ci dichiara guerra.
Il mattino verso le quattro
Bussano alla porta di ogni zingaro,
Li portano via tutti, quei disgraziati,
E li scaricano a Marinkova Bara. 4
E da Bara a Banjica 5 a centinaia,
Gli accampamenti zingari restarono vuoti.
Li fucilavano tutti dieci alla volta,
Tutti i bambini nel forno crematorio. 6
Chi voleva alzare la testa
Lo colpivano con il fucile,
Gli zingari soffrirono di tutto
Finché non giunsero i giovani partigiani.
Quando arrivarono i giovani partigiani
Anche gli zingari furono chiamati a lottare,
A combattere insieme nella lotta,
A forgiare la libertà come fratelli.
Così fu e ora lo si canta,
Ci resterà nella memoria per sempre.
Grande è l’angoscia degli zingari,
Nessuno sa cosa si prepara per loro.
Il lager o la foresta fitta, 1
Il quartiere degli zingari 2 rimarrà deserto.
Il sette di aprile
Hitler ha mandato molti aerei
Per distruggere Belgrado sulla Sava 3
E lo stesso giorno ci dichiara guerra.
Il mattino verso le quattro
Bussano alla porta di ogni zingaro,
Li portano via tutti, quei disgraziati,
E li scaricano a Marinkova Bara. 4
E da Bara a Banjica 5 a centinaia,
Gli accampamenti zingari restarono vuoti.
Li fucilavano tutti dieci alla volta,
Tutti i bambini nel forno crematorio. 6
Chi voleva alzare la testa
Lo colpivano con il fucile,
Gli zingari soffrirono di tutto
Finché non giunsero i giovani partigiani.
Quando arrivarono i giovani partigiani
Anche gli zingari furono chiamati a lottare,
A combattere insieme nella lotta,
A forgiare la libertà come fratelli.
Così fu e ora lo si canta,
Ci resterà nella memoria per sempre.
NOTE alla traduzione
[1] Si tratta della foresta di Banjica (v. nota 5), dove avvenivano le fucilazioni dei rastrellati.
[2] Nel testo originale, mala sta per mahala, termine di origine turca diffuso in tutti i Balcani e dal significato di “quartiere, rione” (anche, ad esempio, nella lingua rumena). Non si tratta di un “accampamento” ma di un vero e proprio quartiere: tutte le città balcaniche avevano quartieri zingari dotate di strutture abitative vere e proprie e di infrastrutture; questo perlomeno fino alle guerre jugoslave degli anni '90.
[3] Mi preme sottolineare che “a distruggere Belgrado sulla Sava”, dopo Hitler, si è cimentata con ottimo successo anche la “democratica” aviazione della NATO nel 1999, con l'avallo -ad esempio- dell'allora primo ministro italiano, Massimo D'Alema e con gli aerei che partivano dalle basi italiane come Aviano
[4] Marinkova Bara (nel testo originale al caso dativo della declinazione serba: Marinkovoj Bari “a Marinkova Bara”) è un sobborgo di Belgrado nella municipalità di Voždovac. Alla lettera significa “Palude (o “Stagno”) di Marinko”. Nacque negli anni '20 del XX secolo come quartiere popolare abitato in prevalenza da zingari. Che gli zingari rastrellati dai nazisti venissero portati all'inizio in un quartiere zingaro appare come la classica “ottimizzazione del massacro” di stampo hitleriano; Marinkova Bara ebbe funzione di ghetto.
[5] Banjica (alla lettera: “Vasca da bagno”, probabilmente per qualche sorgente termale) è un altro sobborgo di Belgrado, non lontano da Marinkova Bara (attualmente è diviso tra le municipalità di Voždovac e Savski Venac, a circa 6 km dal centro della capitale serba. Situato su una collina e presso una foresta (la Banjička šuma), sembra essere uno dei luoghi abitati più antichi dell'intera Serbia (vi sono stati trovati reperti archeologici risalenti a circa 7000 anni fa). Abitato in prevalenza da serbi del sud che vi si stabilirono dopo la II Rivolta Serba del 1815. Durante la II Guerra Mondiale, nel 1941, vi fu costruito un campo di concentramento dai tedeschi e dai collaborazionisti nazisti serbi; fu considerato il più terribili dei quattro installati nel territorio serbo direttamente sotto occupazione nazista. Nella foresta di Banjica, nominata nella prima strofa, avveniva la maggior parte delle esecuzioni.
[6] Da notare il modo in cui, nel testo originale, è indicato il forno crematorio: vruća mašina, ovvero “macchina calda”.
[1] Si tratta della foresta di Banjica (v. nota 5), dove avvenivano le fucilazioni dei rastrellati.
[2] Nel testo originale, mala sta per mahala, termine di origine turca diffuso in tutti i Balcani e dal significato di “quartiere, rione” (anche, ad esempio, nella lingua rumena). Non si tratta di un “accampamento” ma di un vero e proprio quartiere: tutte le città balcaniche avevano quartieri zingari dotate di strutture abitative vere e proprie e di infrastrutture; questo perlomeno fino alle guerre jugoslave degli anni '90.
[3] Mi preme sottolineare che “a distruggere Belgrado sulla Sava”, dopo Hitler, si è cimentata con ottimo successo anche la “democratica” aviazione della NATO nel 1999, con l'avallo -ad esempio- dell'allora primo ministro italiano, Massimo D'Alema e con gli aerei che partivano dalle basi italiane come Aviano
[4] Marinkova Bara (nel testo originale al caso dativo della declinazione serba: Marinkovoj Bari “a Marinkova Bara”) è un sobborgo di Belgrado nella municipalità di Voždovac. Alla lettera significa “Palude (o “Stagno”) di Marinko”. Nacque negli anni '20 del XX secolo come quartiere popolare abitato in prevalenza da zingari. Che gli zingari rastrellati dai nazisti venissero portati all'inizio in un quartiere zingaro appare come la classica “ottimizzazione del massacro” di stampo hitleriano; Marinkova Bara ebbe funzione di ghetto.
[5] Banjica (alla lettera: “Vasca da bagno”, probabilmente per qualche sorgente termale) è un altro sobborgo di Belgrado, non lontano da Marinkova Bara (attualmente è diviso tra le municipalità di Voždovac e Savski Venac, a circa 6 km dal centro della capitale serba. Situato su una collina e presso una foresta (la Banjička šuma), sembra essere uno dei luoghi abitati più antichi dell'intera Serbia (vi sono stati trovati reperti archeologici risalenti a circa 7000 anni fa). Abitato in prevalenza da serbi del sud che vi si stabilirono dopo la II Rivolta Serba del 1815. Durante la II Guerra Mondiale, nel 1941, vi fu costruito un campo di concentramento dai tedeschi e dai collaborazionisti nazisti serbi; fu considerato il più terribili dei quattro installati nel territorio serbo direttamente sotto occupazione nazista. Nella foresta di Banjica, nominata nella prima strofa, avveniva la maggior parte delle esecuzioni.
[6] Da notare il modo in cui, nel testo originale, è indicato il forno crematorio: vruća mašina, ovvero “macchina calda”.
envoyé par Bernart Bartleby + CCG/AWS Staff - 7/10/2014 - 15:12
Eh Riccardo, ti dò sempre de lavoro, neh!?!
Meno male che prima del disastro in serbo ti ho intortato un po' con il bruscello su Gnicche!
Avrei fatto forse bene a passarti il materiale, ma anch'io avevo fatto delle altre ricerche e non avevo trovato in Rete un testo all'apparenza più attendibile per "Ciganska je tuga pregolema", sicchè lo postai e... mal me ne incolse (ahi ahi!)
Meno male che prima del disastro in serbo ti ho intortato un po' con il bruscello su Gnicche!
Avrei fatto forse bene a passarti il materiale, ma anch'io avevo fatto delle altre ricerche e non avevo trovato in Rete un testo all'apparenza più attendibile per "Ciganska je tuga pregolema", sicchè lo postai e... mal me ne incolse (ahi ahi!)
B.B. (contrito) - 7/10/2014 - 20:41
Oh, non ti preoccupare che sto pure con la febbre a casa (e la cacaiola: mi sono beccato un virus gastrico...), mangio minestrine e riso in bianco e mi fa piacere occuparmi di queste cose. Che in Rete non esiste un testo più attendibile di questo brano, me ne ero accorto anche io; segnalo però questa pagina Facebook (sic) dove ne è riportato un frammento che presenta qualche variante e qualche "dritta" per un testo più corretto. Interessante in questo frammento dei versi che non sono presenti nel testo di questa pagina, e dove sono nominati insieme zingari e ebrei: Sastali se Cigani i Jevreji, / Aj, pa divane kako da se brane ("Furono raccolti assieme zingari e ebrei / Ahi, come si difendevano magnificamente"). Ripeto: davvero non ti preoccupare di inserire i testi che trovi, casomai quando lo hai fatto segnalami sempre se hai qualche dubbio se sono in lingue un po' "fuori del normale". Poi ci penso io. Saluti!
Riccardo Venturi - 7/10/2014 - 21:15
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Testo trovato su questa pagina del Coordinamento nazionale per la Jugoslavia
Nella colonna sonora del film serbo intitolato “Biće skoro propast sveta” (letteralmente “La fine del mondo è vicina”, mai uscito in Italia e internazionalmente noto con il titolo inglese “It Rains in My Village”) diretto nel 1968 dal regista yugoslavo Aleksandar "Saša" Petrović (1929-1994). (La trama del film – protagonista Annie Girardot - comunque non c’entra nulla con il “Porrajmos”, l’olocausto zingaro tema della canzone)
Trovo il brano ne “Il Canzoniere Internazionale dei Ribelli - International Songbook Of Revolutionary Songs” edito in Italia nel 1972 per i tipi de I Dischi Dello Zodiaco. E’ interpretato da tal Vasic Zivan Gika, oggi sconosciuto cantante zigano che all’epoca risiedeva in Francia.
Se le prime deportazioni di zingari verso i campi allestiti nella Polonia occupata erano iniziate già nella primavera del 1940, il numero dei prigionieri crebbe enormemente dopo la blitzkrieg tedesca contro il regno di Yugoslavia (6-18 aprile 1941). E infatti le disposizioni per la classificazione dei prigionieri zingari nei campi (i marchi Z e ZM, rispettivamente per gli zingari veri e propri e quelli di sangue misto) vennero diramate da Himmler nell’estate del 1941.
La resistenza partigiana in Yugoslavia cominciò formalmente il 22 giugno 1941, giorno dell’inizio dell’Operazione Barbarossa, l’aggressione nazista all’Unione Sovietica. E molti furono fin da subito gli zingari che entrarono nelle formazioni partigiane, così come racconta questa canzone.