L'eco delle foreste
dalle città insorte al nostro grido
Or di vendetta sì, ora di morte
liberiamoci dal nemico.
All'erta compagni dall'animo forte
più non ci turbino il dolore e la morte
All'erta compagni, formiamo l'unione
evviva evviva la rivoluzione.
Ti lascio Italia, terra di ladri
coi miei compagni vado in esilio
e tutti uniti, a lavorare
e formeremo una colonia sociale.
E tu borghese, ne paghi il fio
tutto precipita, re patria e dio
e l'Anarchia forte e gloriosa
e vittoriosa trionferà,
sì sì trionferà la nostra causa
e noi godremo dei diritti sociali
saremo liberi, saremo uguali
la nostra idea trionferà.
dalle città insorte al nostro grido
Or di vendetta sì, ora di morte
liberiamoci dal nemico.
All'erta compagni dall'animo forte
più non ci turbino il dolore e la morte
All'erta compagni, formiamo l'unione
evviva evviva la rivoluzione.
Ti lascio Italia, terra di ladri
coi miei compagni vado in esilio
e tutti uniti, a lavorare
e formeremo una colonia sociale.
E tu borghese, ne paghi il fio
tutto precipita, re patria e dio
e l'Anarchia forte e gloriosa
e vittoriosa trionferà,
sì sì trionferà la nostra causa
e noi godremo dei diritti sociali
saremo liberi, saremo uguali
la nostra idea trionferà.
Contributed by Bernart Bartleby - 2014/9/25 - 12:15
Language: Italian
Il "Coro dei Ribelli" di Paterson
Secondo Catanuto/Schirone(Canto Anarchico, op. cit. ovunque in questo sito, p. 67 ed. 2009), al "Canto della Foresta" sarebbe da ricondursi precisamente un altro canto, però diverso come impostazione, reperito in un canzoniere rivoluzionario di Paterson, stampato nel 1906: il "Coro dei Ribelli". Come intestazione nel canzoniere, il canto recava la dicitura: Coro dei ribelli che partivano per la Colonia Cecilia; il libretto era stato stampato nella sua "Sesta edizione ampliata con nuovi inni e canzoni" a Paterson, NJ, Stati Uniti, a cura della Libreria Sociologica". Ricordiamo che Paterson era abitata da centinaia di lavoratori tessili italiani, che vi formarono una nutrita comunità libertaria e anarchica; tra di essi, Gaetano Bresci. [RV]
Secondo Catanuto/Schirone(Canto Anarchico, op. cit. ovunque in questo sito, p. 67 ed. 2009), al "Canto della Foresta" sarebbe da ricondursi precisamente un altro canto, però diverso come impostazione, reperito in un canzoniere rivoluzionario di Paterson, stampato nel 1906: il "Coro dei Ribelli". Come intestazione nel canzoniere, il canto recava la dicitura: Coro dei ribelli che partivano per la Colonia Cecilia; il libretto era stato stampato nella sua "Sesta edizione ampliata con nuovi inni e canzoni" a Paterson, NJ, Stati Uniti, a cura della Libreria Sociologica". Ricordiamo che Paterson era abitata da centinaia di lavoratori tessili italiani, che vi formarono una nutrita comunità libertaria e anarchica; tra di essi, Gaetano Bresci. [RV]
CORO DEI RIBELLI
Che partivano per la Colonia Cecilia
Amici, compagni! All'erta stiam!
Derisi, sfruttati! Eccoci qua!
L'eco de le foreste
De le città insorte al nostro grido!
Or di vendetta
Dividiamoci il nemico!
All'erta, compagni, dall'animo forte
No, non ci turbino - pensieri di morte!
All'erta, compagni
Facciamo l'unione,
Evviva, evviva
La rivoluzione,
La rivoluzione!
Ti lascio Italia - terra di ladri,
Coi miei compagni - vado in esilio,
E tutti uniti
A lavorare,
Là fonderemo
La colonia social! Sì!
E tu borghese - ne paghi il fio;
Tutto precipita: - re patria e dio!
E l'Anarchia
Forte e gloriosa,
Sì, vittoriosa
Trionferà!
Avanti! Avanti! La nostra causa!
E noi godremo i diritti sociali,
Saremo liberi, saremo uguali,
La nostra causa trionferà! Sì!
Che partivano per la Colonia Cecilia
Amici, compagni! All'erta stiam!
Derisi, sfruttati! Eccoci qua!
L'eco de le foreste
De le città insorte al nostro grido!
Or di vendetta
Dividiamoci il nemico!
All'erta, compagni, dall'animo forte
No, non ci turbino - pensieri di morte!
All'erta, compagni
Facciamo l'unione,
Evviva, evviva
La rivoluzione,
La rivoluzione!
Ti lascio Italia - terra di ladri,
Coi miei compagni - vado in esilio,
E tutti uniti
A lavorare,
Là fonderemo
La colonia social! Sì!
E tu borghese - ne paghi il fio;
Tutto precipita: - re patria e dio!
E l'Anarchia
Forte e gloriosa,
Sì, vittoriosa
Trionferà!
Avanti! Avanti! La nostra causa!
E noi godremo i diritti sociali,
Saremo liberi, saremo uguali,
La nostra causa trionferà! Sì!
Contributed by Riccardo Venturi - 2014/9/28 - 23:42
O in russo. In italiano non si trova. Gli anni '60 dell'Ottocento... da qualche parte in Giappone... : D
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La “colonia Cecilia”, nello Stato brasiliano del Paranà, rappresentò un tentativo, che vide come protagonisti soprattutto italiani, di convivenza comunitaria di stampo anarchico. Ebbe vita breve, tra il 1890 ed il 1894.
L’idea di costruire una comunità anarchica nacque dall’agronomo pisano Giovanni Rossi (1856-1943), soprannominato “Cardias”, che era anche giornalista e militante anarchico, sempre alla ricerca della realizzazione pratica delle idee libertarie che circolavano nel periodo. Già nel 1887 Cardias evevo messo su una comune contadina in provincia di Cremona (“La Cittadella”), ma l’esperimento era naufragato dopo poco, soprattutto a causa della diffidenza della popolazione locale. Ma lui non si diede per vinto e, convinto che in Italia non ci fossero le condizioni per attuare le sue idee (“terra di ladri”, come dice la canzone), decise che il Brasile poteva essere il posto giusto per trasformare l’utopia in realtà.
La comune “colonia Cecilia”, 100 km a sud di Curitiba, Paranà, era costituita da poche decine di case di legno alcune delle quali adibite a magazzini, cucina, refettorio e stalle. Oltre alla coltivazione della terra era stata strutturata una fabbrica di calzature ed una falegnameria con annesso laboratorio per la costruzione di botti. Era presente una scuola in cui l'educazione si ispirava ai princìpi pedagogici libertari.
Ma, come era già successo a “La Cittadella”, le cose ben presto precipitarono: se là erano stati i contadini cremonesi ad osteggiare gli anarchici, in Brasile furono gli immigrati polacchi (voraci e, soprattutto, cattolici). Un’epidemia, che uccise anche dei bambini, e la fuga del tesoriere con la cassa della comunità fecero il resto. Giovanni Rossi dovette prendere atto del fallimento dell’incarnazione dell’anarco-comunismo nella società, convinzione sottolineata in un suo scritto del 1895, significativamente intitolato “Visione di un ubriaco raccontata da lui stesso”. (http://ita.anarchopedia.org)
Per approfondire si leggano Giovanni Rossi e la colonia Cecilia: il successo di un presunto fallimento e “Una storia d'amore e di anarchia”, di Isabelle Felici
Alla “colonia Cecilia” è dedicato “La Cecilia”, un film italo-francese diretto nel 1976 da Jean-Louis Comolli, con Massimo Foschi, Vittorio Mezzogiorno e Maria Carta.