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Nevermind

Leonard Cohen
Langue: anglais


Leonard Cohen

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[2014]
Parole e musica di Leonard Cohen
Nell’album “Popular Problems”, in uscita il prossimo 23 settembre 2014.
Il canto arabeggiante che intercala le strofe è eseguito da Donna De Lory

Popular Problems

"La ricetta è quella di sempre, non l'ho mai cambiata. Qui sono più evidenti quelli che io chiamo 'problemi popolari', che in questi anni stanno creando un sentimento che da una parte divide e dall'altra unisce gli uomini - il senso di preoccupazione è costante e comune da una parte e dall'altra della barricata. [...] L'atmosfera in cui siamo immersi passa anche sotto le porte tanto è sottile e velenosa. Viviamo prigionieri di un senso di paura e di sconfitta, minacciati da forze oscure che modificano le nostre vite. Tutti soffriamo, tutti siamo impegnati in una lotta per il rispetto reciproco. Dobbiamo cominciare a riconoscere che il nostro dolore è uguale a quello degli altri, che la nostra battaglia è legittima quanto quella dei nostri nemici. Siamo frutto delle circostanze, liberi e prigionieri in tempi diversi.”
Leonard Cohen, da un’intervista di Giuseppe Videtti, inviato de la Repubblica a Londra.

In questa “Nevermind” ci vedo la resistenza silenziosa di tutti coloro che, solo in apparenza, sono stati abusati, sconfitti, sopraffatti, sterminati perchè inermi e/o incapaci della ferocia, della crudeltà, della barbarie dei propri carnefici... Cohen si riferisce senz’altro agli ebrei d’Europa ma vi comprende certamente tutti i “sommersi” della Storia...
The war was lost
The treaty signed
I was not caught
I crossed the line

I was not caught
Though many tried
I live among you
Well disguised

I had to leave
My life behind
I dug some graves
You’ll never find

The story’s told
With facts and lies
I had a name
But never mind

Never mind
Never mind
The war was lost
The treaty signed

There’s truth that lives
And truth that dies
I don’t know which
So never mind

[Arabic-sounding backing vocals]

Your victory
Was so complete
That some among you
Thought to keep

A record of
Our little lives
The clothes we wore
Our spoons our knives

The games of luck
Our soldiers played
The stones we cut
The songs we made

Our law of peace
Which understands
A husband leads
A wife commands

And all of this
Expressions of
The Sweet Indifference
Some call Love

The High Indifference
Some call Fate
But we had Names
More intimate

Names so deep and
Names so true
They’re blood to me
They’re dust to you

There is no need
That this survive
There’s truth that lives
And truth that dies

Never mind
Never mind
I live the life
I left behind

There’s truth that lives
And truth that dies
I don’t know which
So never mind

[Arabic-sounding backing vocals]

I could not kill
The way you kill
I could not hate
I tried I failed

You turned me in
At least you tried
You side with them
Whom you despise

This was your heart
This swarm of flies
This was once your mouth
This bowl of lies

You serve them well
I’m not surprised
You’re of their kin
You’re of their kind

Never mind
Never mind
I have to live
My life behind

The story’s told
With facts and lies
You own the world
So never mind

Never mind
Never mind
I live the life
I left behind

I live it full
I live it wide
Through layers of time
You can’t divide

My woman’s here
My children too
Their graves are safe
From ghosts like you

In places deep
With roots entwined
I live the life
I left behind

The war was lost
The treaty signed
I was not caught
I crossed the line

[Arabic-sounding backing vocals]

I was not caught
Though many tried
I live among you
Well disguised

envoyé par Bernart Bartleby - 18/9/2014 - 23:38



Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
19 settembre 2014
NON IMPORTA

La guerra è stata persa
Firmato il trattato
Non sono stato preso
Ho passato la linea

Non sono stato preso
Anche se molti ci hanno provato
Vivo in mezzo a voi
Ben camuffato

Ho dovuto lasciarmi
La vita alle spalle
Ho scavato delle tombe
Che non troverete mai

Raccontata la storia
Con fatti e bugie
Avevo un nome
Ma non importa

Non importa
Non importa
La guerra è stata persa
Firmato il trattato

C'è una verità che vive
E una verità che muore
Io non so quale
E allora non importa

[Voci di sfondo dal suono arabo]

La vostra vittoria
E' stata così totale
Che qualcuno di voi
Ha pensato di serbare

Una documentazione
Delle nostre vite da nulla
I vestiti che portavamo
I nostri cucchiai i nostri coltelli

I giochi d'azzardo
Dei nostri soldati
Le pietre che tagliavamo
Le canzoni che facevamo

La nostra legge di pace
Che presuppone
Che il marito guida
E la moglie comanda

E tutto questo sono
Espressioni
Della Dolce Indifferenza
Che qualcuno chiama Amore

L'Elevata Indifferenza
Che qualcuno chiama Fato
Ma avevamo Nomi
Più intimi

Nomi così profondi
E così autentici
Sangue per me
Polvere per voi

Non c'è bisogno
Che questo sopravviva
C'è una verità che vive
E una verità che muore

Non importa
Non importa
Vivo la vita
Che mi son lasciato dietro

C'è una verità che vive
E una verità che muore
Io non so quale
E allora non importa

[Voci di sfondo dal suono arabo]

Non potevo uccidere
Come uccidete voi
Non potevo odiare
Ci ho provato e non mi è riuscito

Mi avete sottomesso
Almeno ci avete provato
Parteggiate per
Chi disprezzate

Era il vostro cuore
Questo sciame di mosche
Una volta era la vostra bocca
Questo contenitore di menzogne

A loro siete utili
Non ne sono sorpreso
Siete del loro genere
Della loro specie

Non importa
Non importa
Io devo vivere
La mia vita passata

Raccontata la storia
Con fatti e bugie
Il mondo è vostro
E allora non importa

Non importa
Non importa
Vivo la mia
Vita passata

La vivo appieno
La vivo vasta
Attraverso strati di tempo
Che non potete dividere

La mia donna è qui
E anche i miei figli
Le loro tombe sono al sicuro
Da fantasmi come voi

In posti profondi
Con radici intrecciate
Io vivo la mia
Vita passata

La guerra è stata persa
Firmato il trattato
Non sono stato preso
Ho passato la linea

[Voci di sfondo dal suono arabo]

Non sono stato preso
Anche se molti ci hanno provato
Vivo in mezzo a voi
Ben camuffato.

19/9/2014 - 12:17


Senz'altro, a mio parere, l'ebreo Cohen si sarà riferito agli ebrei d'Europa, ma con Cohen si deve essere abituati a molti più piani. Il fatto stesso che questa canzone (straordinaria, ma può non essere straordinaria una canzone di Cohen?) presenti delle voci in arabo applica la questione, perfettamene, alla Palestina attuale. Vivere camuffati la propria vita passata, accanto alle tombe "al sicuro" dei propri cari e della propria cultura schiacciata dal vincitore: questo dice la canzone. Ed è, probabilmente, un concetto universale, globale in tempi di dominio planetario. Una lezione forte da parte del vecchio Leonard. Cavolo. Giù il cappello da parte di tutti.

Riccardo Venturi - 19/9/2014 - 12:24


… anche se – se proprio vogliamo parlare di Palestina – il buon vecchio ebreo Leonard Cohen c’ha avuto, come tutti i grandi, le sue belle contraddizioni:



Beh, diamogli almeno atto che si è scelta la meno peggio tra le guerre arabo-israeliane… Per lo meno nel 1973 lo Stato ebraico aveva subito, per una volta, una vera e propria aggressione su vasta scala da parte di Egitto e Siria… Voglio dire che il nemico era costituito da eserciti armati e non da miliziani coi kalashnikov o razzi-scoreggia e vecchi e donne e bambini inermi…

Bernart Bartleby - 19/9/2014 - 12:45


Io invece vorrei riportare una interessante considerazione di Leonard Cohen, da una sua intervista al Guardian:

"I think ideas are what you want to get rid of. I don't really like songs with ideas. They tend to become slogans," he told the Guardian's Dorian Lynskey earlier this year. "They tend to be on the right side of things: ecology or vegetarianism or antiwar. All these are wonderful ideas but I like to work on a song until those slogans, as wonderful as they are and as wholesome as the ideas they promote are, dissolve into deeper convictions of the heart."

Riccardo Venturi - 19/9/2014 - 19:04


Caro Bernart, questo è stato un uomo pieno di contraddizioni, in perenne ricerca di cosa fosse giusto e puro. Nei giorni del 1973 in cui cantava alle truppe israeliane "Lover, lover, lover" (che è dedicata ad entrambe le parti in conflitto) si chiedeva fondamentalmente se poteva trastullarsi con l'idea della Purezza Personale come condizione necessaria per adempiere al proprio Compito, esattamente la medesima domanda, eternamente senza risoluzione, che si era posto all'Avana nella primavera del 1961 quando al massimo della tensione con gli Stati Uniti era volato a Cuba, portando con sè il mito di una propria Guerra Civile e finendo arrestato dai militari di Castro a cui in continuazione ripeteva "Amistad del pueblo" (che oltre ad essere uno slogan rivoluzionario di Fidel era anche l'unica frase in spagnolo che lui conosceva).(E' tutto contenuto in Field Commander Cohen, comunque).

Flavio Poltronieri - 19/9/2014 - 20:27


C'è anche una bellissima foto in bianco e nero che non sono in grado di inviarvi nel post del 27 Novembre 2016 by DrHGuy su cohencentric.

When Leonard Cohen Was “The only tourist in Havana”

The only tourist


Come, my brothers,
let us govern Canada,
let us find our serious heads,
let us dump asbestos on the White House,
let us make the French talk English,

not only here but everywhere,
let us torture the Senate individually
until they confess,
let us purge the New Party,
let us encourage the dark races
so they’ll be lenient
when they take over,
let us make the CBC talk English,
let us all lean in one direction
and float down
to the coast of Florida,
let us have tourism,
let us flirt with the enemy,
let us smelt pig-iron in our back yards,
let us sell snow
to under-developed nations,
(It is true one of our national leaders
was a Roman Catholic?)
let us terrorize Alaska,
let us unite
Church and State,
let us not take it lying down,
let us have two Governor Generals
at the same time,
let us have another official language,
let us determine what it will be,
let us give a Canada Council Fellowship
to the most original suggestion,
let us teach sex in the home
to parents,
let us threaten to join the U.S.A.
and pull out at the last moment,
my brothers, come,
our serious heads are waiting for us somewhere
like Gladstone bags abandoned
after a coup d’état,
let us put them on very quickly,
let us maintain a stony silence
on the St. Lawrence Seaway.

Havana
April 1961

Flavio Poltronieri - 26/2/2017 - 21:04




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