ווער עס איז נאר ניט געווען [1]
אין דער שיינער שטאָט אדעס,
האָט די וועלט גאָר ניט געזען
און ער ווייס ניט פֿון פּראָגרעס
וואָס מיר ווין און וואָס פּאַריז,
בלאָטע, חוזק, קיין פאַרגלײַך,
נאַָר אדעס אָט דאָרטן איז
אַ גן עדן, זאָג איך אײַך.
דאָרט אין אַ טראַקטיר
דערלאַנגט מען אײַך ביר
און פאַרבײַסן דערצי
אַ פרישע סקאַמבלי.
באַשמאַלאַ און באַליק
און צו דעם אַ שאַשליק
מיט אַ גוט גלעזל ווײַן –
וואַס קען בעסער נאַך זײַן?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ביסט מיר טײַער ליב אָן שיעור.
אוי אדעסאָ מאַמאַ,
געוואלד! איך בײנק נאָך דיר!
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ווער קען דיך פאַרגעסן, ווער?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
איך זע דאָך דיר נישט מער.
דײַנע גאַסן, טראָטוואַרן
זײַנען פּרעכטיג, לעכטיג שײן.
די קאַפֿײען, די בולװאַרן,
דאָס פאַרגעסן קען מען נײן.
די שאַרבאַנקעס, די ציגײַנקעס,
מיט דעם טומל טאַ-ראַ-ראַם,
די האָטעלן, די מאַמזעלן
ליגט מיר נאָך יעצט אין טעם.
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ביסט מיר טײַער ליב אָן שיעור.
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
געוואלד! איך בײנק נאָך דיר!
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ווער קען דיך פאַרגעסן, ווער?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
איך בענק נאָך דיר און שװער.
אײַ, אײַ, אײַ, אײַ, אײַ,
דאָס פאַרגעסן קען מען ניין,
אײַ, אײַ, אײַ, אײַ, אײַ,
ווי וואָלט איך געוואָלט דיך זען!
האָפּ טי די די די .......
אוי אדעס-אדעסאַ מאַמאַ,
ביסט די שענסטע פּאַנאָראַמאַ,
יעדער אײַנער האָט דיך שטאַרק געשעצט.
די שאַנטאַנען, רעסטאָראַנען,
הײַנט נאָך וועסט דו דיך דערמאַנען,
ווער ווייסט וואָס איז געוואָרן פֿון דיר יעצט?
אדעס, אדעס, איך ביינק נאָך דיר – אדעס!
אין דער שיינער שטאָט אדעס,
האָט די וועלט גאָר ניט געזען
און ער ווייס ניט פֿון פּראָגרעס
וואָס מיר ווין און וואָס פּאַריז,
בלאָטע, חוזק, קיין פאַרגלײַך,
נאַָר אדעס אָט דאָרטן איז
אַ גן עדן, זאָג איך אײַך.
דאָרט אין אַ טראַקטיר
דערלאַנגט מען אײַך ביר
און פאַרבײַסן דערצי
אַ פרישע סקאַמבלי.
באַשמאַלאַ און באַליק
און צו דעם אַ שאַשליק
מיט אַ גוט גלעזל ווײַן –
וואַס קען בעסער נאַך זײַן?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ביסט מיר טײַער ליב אָן שיעור.
אוי אדעסאָ מאַמאַ,
געוואלד! איך בײנק נאָך דיר!
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ווער קען דיך פאַרגעסן, ווער?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
איך זע דאָך דיר נישט מער.
דײַנע גאַסן, טראָטוואַרן
זײַנען פּרעכטיג, לעכטיג שײן.
די קאַפֿײען, די בולװאַרן,
דאָס פאַרגעסן קען מען נײן.
די שאַרבאַנקעס, די ציגײַנקעס,
מיט דעם טומל טאַ-ראַ-ראַם,
די האָטעלן, די מאַמזעלן
ליגט מיר נאָך יעצט אין טעם.
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ביסט מיר טײַער ליב אָן שיעור.
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
געוואלד! איך בײנק נאָך דיר!
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
ווער קען דיך פאַרגעסן, ווער?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,
איך בענק נאָך דיר און שװער.
אײַ, אײַ, אײַ, אײַ, אײַ,
דאָס פאַרגעסן קען מען ניין,
אײַ, אײַ, אײַ, אײַ, אײַ,
ווי וואָלט איך געוואָלט דיך זען!
האָפּ טי די די די .......
אוי אדעס-אדעסאַ מאַמאַ,
ביסט די שענסטע פּאַנאָראַמאַ,
יעדער אײַנער האָט דיך שטאַרק געשעצט.
די שאַנטאַנען, רעסטאָראַנען,
הײַנט נאָך וועסט דו דיך דערמאַנען,
ווער ווייסט וואָס איז געוואָרן פֿון דיר יעצט?
אדעס, אדעס, איך ביינק נאָך דיר – אדעס!
[1] Trascrizione / Transcription:
Ver es iz nor nit geven
in der sheyner shtot Ades,
hat di velt gor nit gezen
un er veys nit fun progres.
Vos mir Vin un vos Pariz,
blote, khoyzek, kayn farglaykh,
nor Ades ot dortn iz
a Gan Eydn, zog ikh aykh.
Dort in a traktir
derlangt men aykh bir
un farbaysn dertsi
a frishe skrambli.
Bashmala un balik
un tsu dem a shashlik
mit a gut glezl vayn -
vos ken beser nokh zayn?
Oy Adesa mama,
bist mir tayer lib an shiyer,
oy Adesa mama,
gevald! ikh benk nokh dir!
Oy Adesa mama,
ver ken dikh fargesn, ver?
Oy Adesa mama,
ikh ze dokh dir nisht mer.
Dayne gasn, trotvarn.
zaynen frekhtig, lekhtig sheyn.
di kafeyen, di bulvarn,
dos fargesn ken men neyn.
Di sharbankes, di tsigeynkes,
mit dem tuml ta-ra-ram,
di hoteln, di mamzeln
ligt mir nokh yetst in tam.
Oy Adesa mama,
bist mir tayer lib an shiyer.
Oy Adesa mama,
gevald! ikh benk nokh dir!
Oy Adesa mama,
ver ken dikh fargesn, ver?
Oy Adesa mama,
ikh benk nokh dir un shver.
Ay, ay, ay, ay, ay,
dos fargesn ken men neyn,
ay, ay, ay, ay, ay,
vi volt ikh gevolt dikh zen!
Hop ti di di di .......
Oy Ades-Adesa mama,
bist di shenste panorama,
yeder ayner hot dikh shtark geshetst.
Di shantanen, restoranen,
haynt nokh vest du dikh dermanen,
ver veyst vos iz gevorn fun dir yetst?
Ades, Ades, ikh beynk nakh dir - Ades!
in der sheyner shtot Ades,
hat di velt gor nit gezen
un er veys nit fun progres.
Vos mir Vin un vos Pariz,
blote, khoyzek, kayn farglaykh,
nor Ades ot dortn iz
a Gan Eydn, zog ikh aykh.
Dort in a traktir
derlangt men aykh bir
un farbaysn dertsi
a frishe skrambli.
Bashmala un balik
un tsu dem a shashlik
mit a gut glezl vayn -
vos ken beser nokh zayn?
Oy Adesa mama,
bist mir tayer lib an shiyer,
oy Adesa mama,
gevald! ikh benk nokh dir!
Oy Adesa mama,
ver ken dikh fargesn, ver?
Oy Adesa mama,
ikh ze dokh dir nisht mer.
Dayne gasn, trotvarn.
zaynen frekhtig, lekhtig sheyn.
di kafeyen, di bulvarn,
dos fargesn ken men neyn.
Di sharbankes, di tsigeynkes,
mit dem tuml ta-ra-ram,
di hoteln, di mamzeln
ligt mir nokh yetst in tam.
Oy Adesa mama,
bist mir tayer lib an shiyer.
Oy Adesa mama,
gevald! ikh benk nokh dir!
Oy Adesa mama,
ver ken dikh fargesn, ver?
Oy Adesa mama,
ikh benk nokh dir un shver.
Ay, ay, ay, ay, ay,
dos fargesn ken men neyn,
ay, ay, ay, ay, ay,
vi volt ikh gevolt dikh zen!
Hop ti di di di .......
Oy Ades-Adesa mama,
bist di shenste panorama,
yeder ayner hot dikh shtark geshetst.
Di shantanen, restoranen,
haynt nokh vest du dikh dermanen,
ver veyst vos iz gevorn fun dir yetst?
Ades, Ades, ikh beynk nakh dir - Ades!
envoyé par Bernart Bartleby - 4/9/2014 - 16:04
Langue: italien
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 8-3-2022 11:57
Sette o otto parole del traduttore. Prima di tutto vorrei chiedere scusa a tutti e tutte per aver lasciato abbandonata questa pagina, dopo aver dichiarato che “me ne sarei occupato” otto anni fa (si vedano i commenti di allora). Probabilmente, arrivato il momento di occuparmene davvero, mi sono spaventato: c'era un testo yiddish completamente svocalizzato (il che lo rende quasi incomprensibile) e, in più, tutta una serie di termini gastronomici locali ed altre parole non-standard che mi devono avere messo in difficoltà. Poiché le cose, e anche le canzoni, hanno la tendenza a risaltare fuori al cosiddetto “momento giusto” (e, in questi casi, il “momento giusto” non è quasi mai gradevole), mi è stato giustamente chiesto di riprendere questa pagina; cosa che ho fatto accorgendomi con orrore di quanto mi sia calata la vista, alle prese con le tabelle delle puntature del testo in caratteri ebraici. Sì, perché si è trattato di riscrivere completamente il testo svocalizzato, dato che quelli disponibili in rete (a suo tempo, evidentemente, utilizzati anche da BB) obbediscono tutti ad un'antica ortografia dello yiddish che, al pari dell'ebraico, non prevedeva la puntatura tiberiense (rendendo così comprensibile il testo soltanto ai madrelingua). Restaurata la grafia vocalizzata e fatta la trascrizione, son dovuto andare a immergermi in un mondo di delikatessen odessane, di nespole del Giappone, di spiedini caucasici, di chioschi di street-food dei tempi andati e di salmoni affumicati alla moda dello Zar. Ho capito quindi perché mi ero spaventato, a suo tempo; senza contare questa pagina dove compaiono immagini terrificanti, come quelle della donna incinta strangolata col filo del telefono a Odessa nel 2014 dai nazionalisti ucraini. Ecco, appunto, il senso delle cose che risaltano fuori al giusto e sgradevole momento, come in un filo terribile di nazionalismi assassini, di vendette storiche, di violenza, di morte e, alla fine in quanto logica conseguenza, di guerra. Nulla è cambiato per quanto mi riguarda: il mio totale disgusto verso qualsiasi forma di nazionalismo, ancorché cercando di comprenderne i motivi storici; motivi storici che mi rafforzano nell'opposizione ai nazionalismi schifosi ed agli imperialismi che, come sempre, ci stanno conducendo sull'orlo del baratro, e perdipiù già preparando futuri ulteriori baratri -ammesso che un futuro esista. “No alla guerra” significa: no al nazionalismo. Anche per questo, non ci si venga a chiedere, proprio adesso, di rimettere in auge “inni nazionali”, ucraino, russo, polacco, italiano o del Belucistan. A tale riguardo, è vero che la città di Odessa ha, purtroppo per lei, una storia disgraziatamente esemplare, storia che sta per ripetersi. Il momento di questa canzone era opportuno anche quando BB la aveva inserita nel 2014, ed è opportuno oggi più che mai. Motivo per cui, stavolta, mi ci sono messo a addannarmi per una giornata intera. [RV]
Riccardo Venturi, 8-3-2022 11:57
Sette o otto parole del traduttore. Prima di tutto vorrei chiedere scusa a tutti e tutte per aver lasciato abbandonata questa pagina, dopo aver dichiarato che “me ne sarei occupato” otto anni fa (si vedano i commenti di allora). Probabilmente, arrivato il momento di occuparmene davvero, mi sono spaventato: c'era un testo yiddish completamente svocalizzato (il che lo rende quasi incomprensibile) e, in più, tutta una serie di termini gastronomici locali ed altre parole non-standard che mi devono avere messo in difficoltà. Poiché le cose, e anche le canzoni, hanno la tendenza a risaltare fuori al cosiddetto “momento giusto” (e, in questi casi, il “momento giusto” non è quasi mai gradevole), mi è stato giustamente chiesto di riprendere questa pagina; cosa che ho fatto accorgendomi con orrore di quanto mi sia calata la vista, alle prese con le tabelle delle puntature del testo in caratteri ebraici. Sì, perché si è trattato di riscrivere completamente il testo svocalizzato, dato che quelli disponibili in rete (a suo tempo, evidentemente, utilizzati anche da BB) obbediscono tutti ad un'antica ortografia dello yiddish che, al pari dell'ebraico, non prevedeva la puntatura tiberiense (rendendo così comprensibile il testo soltanto ai madrelingua). Restaurata la grafia vocalizzata e fatta la trascrizione, son dovuto andare a immergermi in un mondo di delikatessen odessane, di nespole del Giappone, di spiedini caucasici, di chioschi di street-food dei tempi andati e di salmoni affumicati alla moda dello Zar. Ho capito quindi perché mi ero spaventato, a suo tempo; senza contare questa pagina dove compaiono immagini terrificanti, come quelle della donna incinta strangolata col filo del telefono a Odessa nel 2014 dai nazionalisti ucraini. Ecco, appunto, il senso delle cose che risaltano fuori al giusto e sgradevole momento, come in un filo terribile di nazionalismi assassini, di vendette storiche, di violenza, di morte e, alla fine in quanto logica conseguenza, di guerra. Nulla è cambiato per quanto mi riguarda: il mio totale disgusto verso qualsiasi forma di nazionalismo, ancorché cercando di comprenderne i motivi storici; motivi storici che mi rafforzano nell'opposizione ai nazionalismi schifosi ed agli imperialismi che, come sempre, ci stanno conducendo sull'orlo del baratro, e perdipiù già preparando futuri ulteriori baratri -ammesso che un futuro esista. “No alla guerra” significa: no al nazionalismo. Anche per questo, non ci si venga a chiedere, proprio adesso, di rimettere in auge “inni nazionali”, ucraino, russo, polacco, italiano o del Belucistan. A tale riguardo, è vero che la città di Odessa ha, purtroppo per lei, una storia disgraziatamente esemplare, storia che sta per ripetersi. Il momento di questa canzone era opportuno anche quando BB la aveva inserita nel 2014, ed è opportuno oggi più che mai. Motivo per cui, stavolta, mi ci sono messo a addannarmi per una giornata intera. [RV]
Mamma Odessa [1]
Chi non è ancora stato
nella bella città di Odessa,
non ha ancora visto il mondo
e non sa niente del progresso.
Cos'è Vienna, cos'è Parigi,
una merda, cazzate [2], nessun confronto,
solo Odessa, qua, vi dico,
è un giardino dell'Eden! [3]
Qua, in un traktir [4]
si ha anche la birra,
e ci si fa uno spuntino
con uno sgombro fresco.
Loquat [5], salmone balik [6]
e poi ancora uno šašlik [7]
con un bicchierino di vino -
che ci può essere di meglio?
Oh, mamma Odessa,
mi sei infinitamente cara! [8]
Oh, mamma Odessa,
aiuto! [9] Mi manchi ! [10]
Oh, mamma Odessa,
chi ti può scordare, chi?
Oh, mamma Odessa,
non ti rivedrò mai più.
Le tue strade coi marciapiedi
sono splendide e splendenti,
i caffè e i viali alberati,
no, non li si può dimenticare.
Le carrozze, le zingare
col loro tum tum tararà,
gli hotel, le signorine,
sono ancora di mio gusto. [11]
Oh, mamma Odessa,
mi sei infinitamente cara!
Oh, mamma Odessa,
Aiuto! Mi manchi!
Oh, mamma Odessa,
chi ti può scordare, chi?
Oh, mamma Odessa,
mi manchi, e duramente.
Ahi, ahi, ahi, ahi, ahi,
questo non lo si può scordare, no,
ahi, ahi, ahi, ahi, ahi,
come avrei voluto rivederti!
Hop ti di di di...
Oh, mamma Odessa, Odessa,
tu sei il più bel panorama,
Ognuno ti ha avuta tanto cara.
I cabaret [12], i ristoranti,
ancora ti si ricorda per questo,
chissà che cosa ne sarà stato di te?
Odessa, Odessa, mi manchi, Odessa!
Chi non è ancora stato
nella bella città di Odessa,
non ha ancora visto il mondo
e non sa niente del progresso.
Cos'è Vienna, cos'è Parigi,
una merda, cazzate [2], nessun confronto,
solo Odessa, qua, vi dico,
è un giardino dell'Eden! [3]
Qua, in un traktir [4]
si ha anche la birra,
e ci si fa uno spuntino
con uno sgombro fresco.
Loquat [5], salmone balik [6]
e poi ancora uno šašlik [7]
con un bicchierino di vino -
che ci può essere di meglio?
Oh, mamma Odessa,
mi sei infinitamente cara! [8]
Oh, mamma Odessa,
aiuto! [9] Mi manchi ! [10]
Oh, mamma Odessa,
chi ti può scordare, chi?
Oh, mamma Odessa,
non ti rivedrò mai più.
Le tue strade coi marciapiedi
sono splendide e splendenti,
i caffè e i viali alberati,
no, non li si può dimenticare.
Le carrozze, le zingare
col loro tum tum tararà,
gli hotel, le signorine,
sono ancora di mio gusto. [11]
Oh, mamma Odessa,
mi sei infinitamente cara!
Oh, mamma Odessa,
Aiuto! Mi manchi!
Oh, mamma Odessa,
chi ti può scordare, chi?
Oh, mamma Odessa,
mi manchi, e duramente.
Ahi, ahi, ahi, ahi, ahi,
questo non lo si può scordare, no,
ahi, ahi, ahi, ahi, ahi,
come avrei voluto rivederti!
Hop ti di di di...
Oh, mamma Odessa, Odessa,
tu sei il più bel panorama,
Ognuno ti ha avuta tanto cara.
I cabaret [12], i ristoranti,
ancora ti si ricorda per questo,
chissà che cosa ne sarà stato di te?
Odessa, Odessa, mi manchi, Odessa!
[1] Il nome della città di Odessa è, in yiddish, come un riflesso della sua multiculturalità. La si chiama Odesa come in ucraino, Odes come propriamente in yiddish, oppure ancora Ades o Adessa come in russo (la pronuncia del russo Одесса è Adiéssa). Qui ho scelto quest'ultima variante, perché Aaron Lebedeff la pronuncia chiaramente così nella canzone. Ma tutte le varianti sono accettabili in yiddish, con l'avvertenza che il testo è autenticamente nello yiddish odessano. Una nota testuale relativa al testo originale: vista la molteplicità delle pronunce possibili, ho preferito non puntare la "aleph" iniziale del nome di Odessa in yiddish, lasciando libera scelta.
A livello di mera curiosità, va detto che, storicamente, la lingua in assoluto più parlata a Odessa è stata sempre il russo; l'ucraino è sempre stato in città una lingua fortemente minoritaria, superata anche dalla locale variante dello yiddish. Quest'ultima lingua è ovviamente pressoché scomparsa dalla scena odessana. Ma a Odessa è stata parlata storicamente un'autentica congerie di lingue minoritarie; persino l'italiano.
Sebbene Odessa sia una città relativamente nuova (ottenne lo status di città da parte dell'Impero Russo solo nel 1794, dopo essere stata fondata sui territori persi dall' Impero Ottomano), reca un nome di antichissima origine. La regione di Odessa era infatti stata abitata dagli Sciti, e divenne in seguito luogo di fondazione di due colonie greche, Tyras e Olbia Pontica. A Odessa fu dato il suo nome da Odessós (Ὀδεσσός), un'altra colonia greca che, all'epoca, si riteneva essere presente nel medesimo territorio. Più tardi, fu invece dimostrato che Odessós non si trovava affatto in quella zona, bensì nell'attuale Bulgaria, nei pressi dell'odierna città di Varna. Il nome di Odessa, quindi, deriva da un'ipotesi sbagliata. Tale nome è, comunque, di origine sicuramente pregreca: lo si evince dal comune suffisso -(s)sos / -(s)sa, costante nei toponimi pregreci come Alikarna-ssos, Ephe-sos , Edes-sa, Lari-ssa ecc.
[2] Il termine per “cazzata, stronzata, idiozia, cosa ridicola” ecc., חוזק (pronunciato khoyzek o khoyzk in yiddish) è di origine non solo ebraica, ma addirittura biblica.
[3] Oppure semplicemente “un paradiso”. Qui ho rispettato la dicitura originale ebraica, Gan Eden (che in yiddish si pronuncia generalmente eydn).
[4] Il traktir (termine analogo al nostro trattore, trattoria e, probabilmente, proprio di origine italiana) è di origine sia russa (трактир) che ucraina (трактip). Indica una trattoria, un piccolo spaccio di cibo, e anche una taverna. A Odessa un traktir era un chiosco dove si vendevano cibo e bevande, con tavolini all'aperto.
[5] Nome locale (di origine arabo-egiziana) della Eriobotrya japonica, più nota come “nespola del Giappone” o, più modernamente, loquat. Se ne hanno numerose cultivar anche in Sicilia, e una nella mediterranea Crimea. Evidentemente un “frutto esotico” servito anche nella vecchia Odessa e facente parte, quindi, delle Delikatessen nei ricordi del tempo che fu.
[6] Il cosiddetto “salmone balik” (dal russo балык “dorso di pesce affumicato”) è una specialità consistente nella particolare preparazione di una trancia di filetto di salmone (o di altro pesce consimilare dei salmonidi). Rimase a lungo una ricetta segreta della cucina della corte degli Zar.
[7] Lo šašlik (o schaschlyk ecc., con varie traslitterazioni e rese; russo шашлык, prob. dal kazako шишлик “spiedino”, da шиш “girarrosto”, di origine araba (cfr. shish-kebab ecc.) è lo spiedino di carne di montone marinata di origine caucasica (lo spiedino può essere anche di pecora o di altra carne, ma la marinatura è sempre presente). La specialità sembra essere di origine georgiana, dove è nota come mtsvadi; la marinatura avviene in acqua minerale gassata e molto salata, con cipolle e foglie di alloro, per circa due giorni.
[8] Lett. “cara senza limite” (yid. שיעור , ebr. shi'ur, yid. shiyer).
[9] In yiddish si ha un modo particolare per gridare “aiuto!”: si urla “violenza!”, "aggressione!" (gevald!). Questo anche se si grida aiuto per un accidente o una casualità. Ma visti i pogrom, le aggressioni e tutto il resto, tale uso è comprensibile.
[10] Oppure anche: “ho nostalgia di te”, “ti rimpiango”. Però il verbo yiddish benkn ha una vastità di significati, tutti correlati alla “paura”, all' “angoscia”, all' “ansia”. E' correlato al verbo tedesco bangen, medio alto tedesco bangen, pangen, da bange “paura”, a loro volta un antico derivato *be-angen da angen “avere paura”. In ultima analisi, il termine è collegato anche al greco ἀνάγκη [anánkē] “forza, bisogno, necessità”.
[11] Lett. “sta [“giace”, ligt] ancora adesso nel mio gusto” (tam, di origine ebraica: טעם, [ta'am] “gusto, sapore” e anche “ragione”).
[12] Il termine shantanen è evidentemente derivato dal francese (café) chantant.
A livello di mera curiosità, va detto che, storicamente, la lingua in assoluto più parlata a Odessa è stata sempre il russo; l'ucraino è sempre stato in città una lingua fortemente minoritaria, superata anche dalla locale variante dello yiddish. Quest'ultima lingua è ovviamente pressoché scomparsa dalla scena odessana. Ma a Odessa è stata parlata storicamente un'autentica congerie di lingue minoritarie; persino l'italiano.
Sebbene Odessa sia una città relativamente nuova (ottenne lo status di città da parte dell'Impero Russo solo nel 1794, dopo essere stata fondata sui territori persi dall' Impero Ottomano), reca un nome di antichissima origine. La regione di Odessa era infatti stata abitata dagli Sciti, e divenne in seguito luogo di fondazione di due colonie greche, Tyras e Olbia Pontica. A Odessa fu dato il suo nome da Odessós (Ὀδεσσός), un'altra colonia greca che, all'epoca, si riteneva essere presente nel medesimo territorio. Più tardi, fu invece dimostrato che Odessós non si trovava affatto in quella zona, bensì nell'attuale Bulgaria, nei pressi dell'odierna città di Varna. Il nome di Odessa, quindi, deriva da un'ipotesi sbagliata. Tale nome è, comunque, di origine sicuramente pregreca: lo si evince dal comune suffisso -(s)sos / -(s)sa, costante nei toponimi pregreci come Alikarna-ssos, Ephe-sos , Edes-sa, Lari-ssa ecc.
[2] Il termine per “cazzata, stronzata, idiozia, cosa ridicola” ecc., חוזק (pronunciato khoyzek o khoyzk in yiddish) è di origine non solo ebraica, ma addirittura biblica.
[3] Oppure semplicemente “un paradiso”. Qui ho rispettato la dicitura originale ebraica, Gan Eden (che in yiddish si pronuncia generalmente eydn).
[4] Il traktir (termine analogo al nostro trattore, trattoria e, probabilmente, proprio di origine italiana) è di origine sia russa (трактир) che ucraina (трактip). Indica una trattoria, un piccolo spaccio di cibo, e anche una taverna. A Odessa un traktir era un chiosco dove si vendevano cibo e bevande, con tavolini all'aperto.
[5] Nome locale (di origine arabo-egiziana) della Eriobotrya japonica, più nota come “nespola del Giappone” o, più modernamente, loquat. Se ne hanno numerose cultivar anche in Sicilia, e una nella mediterranea Crimea. Evidentemente un “frutto esotico” servito anche nella vecchia Odessa e facente parte, quindi, delle Delikatessen nei ricordi del tempo che fu.
[6] Il cosiddetto “salmone balik” (dal russo балык “dorso di pesce affumicato”) è una specialità consistente nella particolare preparazione di una trancia di filetto di salmone (o di altro pesce consimilare dei salmonidi). Rimase a lungo una ricetta segreta della cucina della corte degli Zar.
[7] Lo šašlik (o schaschlyk ecc., con varie traslitterazioni e rese; russo шашлык, prob. dal kazako шишлик “spiedino”, da шиш “girarrosto”, di origine araba (cfr. shish-kebab ecc.) è lo spiedino di carne di montone marinata di origine caucasica (lo spiedino può essere anche di pecora o di altra carne, ma la marinatura è sempre presente). La specialità sembra essere di origine georgiana, dove è nota come mtsvadi; la marinatura avviene in acqua minerale gassata e molto salata, con cipolle e foglie di alloro, per circa due giorni.
[8] Lett. “cara senza limite” (yid. שיעור , ebr. shi'ur, yid. shiyer).
[9] In yiddish si ha un modo particolare per gridare “aiuto!”: si urla “violenza!”, "aggressione!" (gevald!). Questo anche se si grida aiuto per un accidente o una casualità. Ma visti i pogrom, le aggressioni e tutto il resto, tale uso è comprensibile.
[10] Oppure anche: “ho nostalgia di te”, “ti rimpiango”. Però il verbo yiddish benkn ha una vastità di significati, tutti correlati alla “paura”, all' “angoscia”, all' “ansia”. E' correlato al verbo tedesco bangen, medio alto tedesco bangen, pangen, da bange “paura”, a loro volta un antico derivato *be-angen da angen “avere paura”. In ultima analisi, il termine è collegato anche al greco ἀνάγκη [anánkē] “forza, bisogno, necessità”.
[11] Lett. “sta [“giace”, ligt] ancora adesso nel mio gusto” (tam, di origine ebraica: טעם, [ta'am] “gusto, sapore” e anche “ragione”).
[12] Il termine shantanen è evidentemente derivato dal francese (café) chantant.
Quello che posso dirti è che, ancor prima di dedicarmi a questa pagina con trascrizioni e traduzioni, fila immediatamente via la pagina sull' "inno nazionale" ucraino. Saluti.
Riccardo Venturi - 4/9/2014 - 19:53
Ciao Riccardo, sull'inno nazionale ucraino mi sembra che ci fosse stata una discussione... Forse si può salvarla, magari trasferendola nei commenti a questa canzone?
Il testo Yiddish di "Odessa Mama" l'ho trovato su questa pagina di Yiddish Songs And Lyrics, dove ci sono anche la translitterazione in alfabeto latino e la traduzione in inglese... Te lo dico per facilitarti il lavoro che stai per intraprendere...
A proposito della strage ad Odessa dello scorso maggio ho scoperto che potrebbero esservi coinvolti anche dei neofascisti nostrani e che comunque ci sono alcuni militanti di estrema destra italiani tra i paramilitari di Pravyj Sektor... Cerco di fare sul punto un commento più articolato più tardi...
Il testo Yiddish di "Odessa Mama" l'ho trovato su questa pagina di Yiddish Songs And Lyrics, dove ci sono anche la translitterazione in alfabeto latino e la traduzione in inglese... Te lo dico per facilitarti il lavoro che stai per intraprendere...
A proposito della strage ad Odessa dello scorso maggio ho scoperto che potrebbero esservi coinvolti anche dei neofascisti nostrani e che comunque ci sono alcuni militanti di estrema destra italiani tra i paramilitari di Pravyj Sektor... Cerco di fare sul punto un commento più articolato più tardi...
Bernart Bartleby - 4/9/2014 - 20:47
Chiaramente il materiale della pagina me lo sono salvato su un file, ma non vedo francamente il motivo di impiantarlo in questa pagina. La decisione di eliminare una pagina intera dal sito è rarissima e grave; a quanto mi risulta, era stata applicata soltanto un'altra volta e su una pagina a suo tempo costruita da me proprio su un altro "inno nazionale", Hatikvà, una canzone sionista che era nata sì nei campi di concentramento nazisti, ma che è diventata poi l'inno di uno stato oppressore. Proprio quella vicenda (con la relativa discussione nella quale, a un certo punto, intervenne l'allora famoso "Nahum", ex "Agnosco Stylum", un ex ateo razionalista (ri)convertitosi all'ebraismo e diventato un ultras sionista dei peggiori, mi fece meditare parecchio sulla questione degli "inni". E, d'ora in poi, ti garantisco che la cautela sarà massima nell'inserire cose del genere. L'Ucraina è un grande paese, e come tutti i grandi paesi ha prodotto tutto e il contrario di tutto, da Nestor Makhno ai peggiori collaborazionisti filonazisti (sarebbe bene non scordarsi le terribili SS ucraine). Indi per cui, bisognerebbe non accettare mai le logiche nazionalistiche: questo sito non è né "filo-ucraino" né "filorusso", è un sito antimilitarista e antinazionalista per definizione. E con questo mi sembra d'aver detto tutto. Saluti.
Riccardo Venturi - 5/9/2014 - 00:14
Invece di un commento sulla presenza di neofascisti in Ucraina (compreso un tal Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan, uno che nelle foto in Rete sfoggia una maglietta di Casapound e che racconta di essere stato presente alla strage di Odessa), argomento di scarso interesse visto che si sa che ci stanno, come ci stavano in Croazia e Bosnia una ventina d'anni fa (La bête immonde è sempre presente dove c'è da far danno, e non muore mai), vorrei qui segnalare il link all'articolo integrale di Moni Ovadia di cui ho citato in introduzione uno stralcio: s'intitola La città di Babel. C'era una volta Mamma Odessa e parte proprio citando due canzoni ebraiche odessite... Una è questa "Odessa Mama", l'altra sembra altrettanto bella ma per il momento non sono riuscito a reperirne nè il titolo nè tanto meno il testo originale...
Bernart Bartleby - 5/9/2014 - 09:52
Tanto, non credo proprio che qualche ucraino segua quel sito. L'azione di togliere di torno l'inno dell'Ucraina mi sembra proprio futile. Sì, lo proposto io, ma più che l'altro, per la bellezza della melodia. Non ho trovato poi, al contrario di Bart, niente di "fascistico" nelle sue parole. A questo punto bisognerebbe cancellare tutto il percorso dedicato agli inni (o controinni), visto che sono NAZIONALI. Como le sigaret :)
E poi, che c'entra l'ennesimo massacro degli ebrei con tutto ciò?
Mi sembra che vi siate un pochettino confusi.
Krzysio - er polaco
p.s.
Vi vorrei far notare, che non mi sono neanche azzardato di proporre l'inno nazionale polacco. In primo luogo, perché quello ucraino, per le parole, ci si ispira.
In secondo, perché richiama i tempi antichi, quando tra gli italiani e i polacchi ci si capiva assai meglio d'oggi.
p.s.s.
No ho niente da dire al confronto della tragedia del 2 maggio 2014 a Odessa. C'è ancora troppo dolore, e come si sa, io non mi intendo granché di politica.
p.s.s.s.
Stanotte c'è almeno cessate il fuoco.
Bye
(krzyś)
E poi, che c'entra l'ennesimo massacro degli ebrei con tutto ciò?
Mi sembra che vi siate un pochettino confusi.
Krzysio - er polaco
p.s.
Vi vorrei far notare, che non mi sono neanche azzardato di proporre l'inno nazionale polacco. In primo luogo, perché quello ucraino, per le parole, ci si ispira.
In secondo, perché richiama i tempi antichi, quando tra gli italiani e i polacchi ci si capiva assai meglio d'oggi.
p.s.s.
No ho niente da dire al confronto della tragedia del 2 maggio 2014 a Odessa. C'è ancora troppo dolore, e come si sa, io non mi intendo granché di politica.
p.s.s.s.
Stanotte c'è almeno cessate il fuoco.
Bye
(krzyś)
Ti dirò, sul percorso degli Inni nazionali ho sempre più dubbi; ma non tanto per i canti in sé, quanto per l'uso che ne è stato poi fatto. Mi potresti dire: ma non è colpa loro. Certo, verissimo. Si veda ad esempio Auferstanden aus Ruinen. Non sarà nemmeno colpa dell'inno nazionale ucraino se è ora tanto cantato dai fascisti ucraini e anche da quelli italiani. Se dici d'"intenderti poco di politica" può andare anche bene, anche se ritengo che un fatto politico non sia questione di conoscenza o ignoranza, ma di percezione ("L'uomo è un animale politico", diceva Platone). In breve: non trovo "futile" non dare spazio a nazionalismi qua dentro, e chi se ne frega se l'inno ucraino ha una bella melodia; la ha bellissima, se per questo, anche l'inno nazionale russo (e ex sovietico), bellissima quella dello "Horst Wessel Lied", meravigliosa quella di "God Save the King/Queen", stupenda quella dell'inno sionista "Hatikvà", per non parlare della Marsigliese che parla di sterminare i "nemici" e innaffiare la terra col loro sangue...insomma, si tratta di cose che qui dentro c'entrano come il famoso cavolo a merenda. Ad ogni modo apprezzo quel che hai detto sulla strage di Odessa; per il resto, ti posso assicurare che passerà del tempo prima di rivedere un "inno nazionale" qua dentro. O, forse, sarà meglio metterci quelli dell'Islanda e della Costarica, paesi che non hanno "forze armate". Saluti.
P.S. Sul fatto che "Qualche ucraino" non segua questo sito, non ci metterei la mano sul fuoco...
P.S. Sul fatto che "Qualche ucraino" non segua questo sito, non ci metterei la mano sul fuoco...
Mettete qualche canzone, cosiddetta "russa" .... e allora vediamo
(Kzrysztof Wrona)
(Kzrysztof Wrona)
Di canzoni "cosiddette russe" ce ne sono a decine, ma non mi risulta che ci sia il suo "inno nazionale" (nelle sue varie versioni). Ci terrei a ribadirlo, a costo di essere ripetitivo: questo non è un sito che accetta componenti nazionalistiche, di nessun genere. E i fascisti ucraini, che sono parecchi, ci stanno sulle scatole al pari dei fascisti russi, che sono pure parecchi. E ancor più al pari di quelli italiani, spagnoli, polacchi, croati, inglesi, francesi, nauruani, cileni, sudafricani e di tutto questo disgraziato mondo. Salud! (RV)
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“Odessa Mama” è una canzone popolare Yiddish ucraina, un’ode alla famosa città, la perla del Mar Nero.
Non sono riuscito a capire a quando esattamente risalga la sua composizione, ma “Odessa mama” era già molto nota in tutto l’Est Europa e negli USA già ben prima della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto. I suoi interpreti più famosi sono stati Pesach "Peishachke" Burstein (1896-1986), attore, cantante cabarettista ebreo americano di origine polacca, e Aaron Lebedeff (1873–1960), attore ebreo americano di origine bielorussa.
“Odessa Mama” non è forse di per sé una CCG, visto che di fatto non si tratta d’altro che di un nostalgico tributo d’amore alla propria terra da parte di un ebreo ucraino costretto ad emigrare (e tuttavia già solo per questo potrebbe essere inclusa nel percorso sulla Guerra del Lavoro…), ma la propongo lo stesso per due motivi: il primo, per quel penultimo straziante verso, “Madre Odessa, chissà cosa ne sarà stato di te?”, che non può non far ricordare il terribile sterminio della popolazione ebraica di quella provincia (circa 100.000 morti), realizzato in soli due o tre giorni, alla fine di ottobre del 1941, dalle truppe d’occupazione romene e naziste…
Il secondo: la recente gravissima ferita inferta alla “Madre Odessa” dai nazionalisti ucraini, una torma di circa 2.000 persone, costituita soprattutto da ultras di un paio di squadre di calcio e da militanti nazifascisti di Pravyy Sektor, che lo scorso 2 maggio ha massacrato 42 attivisti filo-russi rifugiatisi all’interno del palazzo dei sindacati nel centro della città, mentre la polizia ucraina stava a guardare. Le terribili fotografie mostrano i corpi, alcuni completamente o semicarbonizzati, di donne e di uomini asfissiati dai fumi dell’incendio ma anche uccisi con colpi d’arma da fuoco, a bastonate … Ce n’è addirittura una che mostra una donna incinta riversa su di una scrivania, strangolata con un cavo elettrico… Pare che l’orribile immagine sia stata poi postata su siti nazionalisti accompagnata da un’agghiacciante commento: “Abbiamo fatto fuori la mamma! Gloria all’Ucraina!” …
Non voglio entrare qui nel merito del conflitto in Ucraina, non ne so abbastanza e comunque ce n’è per tutti, nazionalisti filo-occidentali o filo-russi, con la gente presa nel mezzo dalla violenza scatenata dai pretoriani dei poteri forti in questa riedizione in scala della vecchia Guerra Fredda… Ma non posso che essere d’accordo con Moni Ovadia il quale su Il Manifesto del 10 maggio 2014 scriveva: “[…] Al di là di ogni altra considerazione geopolitica o altro sulla balcanizzazione dell’Ucraina, su un fatto non ci sono dubbi: quando la peste nera del nazifascismo e dell’ultranazionalismo rialza la testa e gli stendardi, subito si scatena l’odore acre e nauseabondo del sangue innocente, dei massacri, dei roghi e degli scempi di povera carne umana. E per chiunque sia responsabile o complice di questo orrore non ci sono giustificazioni.”