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Mirrina

Rosa Balistreri
Language: Sicilian


Rosa Balistreri

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Canto popolare di mietitura e battitura ripreso magistralmente da Rosa Balistreri in un suo disco del 1972 che prende il titolo proprio da un verso di questa canzone, “Amore, tu lo sai, la vita è amara”.

Amore, tu lo sai, la vita è amara

Sappiamo che “Mirrina” è nome di origine greca, quello di una delle protagoniste della commedia “Lisistrata” di Aristofane, le donne che attuarono lo sciopero del sesso per costringere i loro uomini a non andare più in guerra… Ma qui Mirrina ha un altro significato (forse dal latino verinus, vite, o arnese per forare, con riferimento al girare sempre nello stesso senso), è il nome dato alle bestie, ai muli, un tempo utilizzati per la battitura del grano, come descritto da Filippo Miccichè nei suoi commenti al video che ho riportato:

“Canto della trebbiatura del grano con gli animali prima dell’avvento delle macchine (pisatura). Con acqua e paglia veniva costruita l’aia circolare con un pavimento di terra, liscio e compatto, ove venivano posti i covoni (i ‘regni), precedentemente raccolti in mucchio (tumugna), dopo la loro raccolta in un unico luogo (sravuliari). Gli animali, buoi o spesso muli, entravano nell’aia dove erano posti i covoni e con il calpestio dei loro zoccoli sgranavano il grano dalle spighe, “tagliandole”.
Il movimento era circolare con l’uomo al centro che guidava (cacciari) gli animali in tondo e cantava lodi alla Trinità, alla Madonna e ai Santi. Coi primi giri si formava un “viottolo” (violu) tra i covoni calpestati e poi via via che gli animali vi ripassavano sopra, tendendosi sempre sul bordo, questo si allargava piano piano fino a che tutta la superficie dell’aia era spianata.
Allora con i tridenti gli uomini giravano i covoni (vutari l’aria) e si ricominciava il lavoro, facendo girare di nuovo gli animali in tondo. Alla fine, al posto dei covoni, era uno spesso strato misto di paglia e grano e allora entrava in gioco il vento. Coi tridenti gli uomini alzavano quel miscuglio di paglia e grano e il vento portava via la paglia, più leggera, mentre il grano più pesante, ricadeva nell’aia (spagliari).
Ad un certo momento la paglia era, grazie al vento e alle braccia degli uomini, fuori dall’aia, ammucchiata ai bordi, secondo la direzione del vento, e il grano sul pavimento dell’aia, ma ancora misto ai residui delle spighe (sciusca) da pulire (annittari) con la pala alzandolo ancora al vento.
“Accà” era espressione del linguaggio degli uomini con gli animali (soprattutto muli). Mirrina è il nome della mula (non so il significato del nome). L’uomo invita la mula a battere il viottolo lungo il bordo per allargarlo pian piano, nel nome della Trinità. Poi incita la mula a “tagliare” le spighe girando con gli zoccoli ferrati, mentre lui canta. Incita la mula nel grano, mentre il sole getta un manto d’oro nell’aia.
Dopo essere stata spianata, ora l’aia è stata rivoltata per bene e l’uomo incita la mula, compagna della sua fatica a correre in tondo sotto il sole che li brucia entrambi dall’alba al tramonto e finire il lavoro. La sete: la trebbiatura si faceva di luglio-agosto. Quartara è recipiente di terracotta per l’acqua senza manici di circa 15 litri (giarra con manici; bummulu: piccola giara da 5 litri).”
Ah, ccà! Mirrina e reggiti a lu ventu
e vatti lu violu cantu cantu
a nomu di lu Santu Sacramentu
lu Patri, Figliu e lu Spiritu Santu.

Taglia la spiga ncentu voti ncentu
e mentri ca tu giri iu cacciu a cantu
ah ccà! Mirrina, ca nta stu furmentu
lu suli d’oru ci jttau lu mantu.

Ora ca l’aria fu vutata para
prestu ca po’ v’asciuga la sudura
curremu ca lu suli ca nn'affara
di quannu agghiorna nsinu a quannu scura.

Amuri tu lu sai sta vita è amara
e sai comu la siti nni turtura
si scontri a Nina cu la sò quartara
dicci ca Turi sò mori d’arsura.

Contributed by Bernart Bartleby - 2014/8/21 - 14:11



Language: Italian

Traduzione italiana da http://www.rosabalistreri.it
MIRRINA

Ah, qua! Mirrina e reggiti al vento
e batti l’aia torno torno
in nome del Santo Sacramento
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Taglia la spiga cento volte e cento
e mentre tu giri io ti sprono e canto
ah, qua! Mirrina che in questo frumento
il sole d’oro ha lasciato il suo manto.

Ora che il tempo è cambiato
facciamo presto che s’asciuga il sudore
sbrighiamoci che il sole ci brucia
dal fare giorno fino a quando fa buio.

Amore, tu lo sai, questa vita è amara
e sai come la sete ci tortura
se incontri Nina con la sua brocca
dille che Turi suo muore di sete.

Contributed by Bernart Bartleby - 2014/8/21 - 14:12


Gli accordi

Mirrina

RE- LA RE-
Ah, ccà! Mirrina e reggiti a lu ventu e batti lu violu cantu cantu
SOL- RE- LA RE-
a nomu di lu Santu Sacramentu lu Patri, Figliu e lu Spiritu Santu.
SOL- RE- SOL- RE-
Taglia la spiga ncentu voti ncentu e mentri ca tu girii iò cacciu a cantu
SOL- RE- LA RE-
ah ccà! Mirrina, ca nta stu furmentu lu suli d’oru ci jttau lu mantu.

federico la torre - 2018/4/20 - 20:33


beia

krzyś - 2018/4/21 - 00:00




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