Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
in tutta la Romagna chiamato il Passatore
odiato dai signori, amato dalle folle
dei cuori femminili incontrastato re.
Su Forlimpopoli è scesa la notte, il cielo è cupo e pieno di pioggia…
Tutta la gente già chiusa in teatro
lungo le mura serpeggia il mistero.
C'è l'intervallo poi s'alza il sipario, si sente un urlo, si leva il terrore…
Fra dieci uomini in mezzo alla scena
spunta la sagoma del Passatore.
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
in tutta la Romagna chiamato il Passatore
odiato dai signori, amato dalle folle
dei cuori femminili incontrastato re.
Con un sorriso saluta la folla, poi guarda i palchi dei ricchi padroni…
Li vuole tutti inchinati ai suoi piedi
in compagnia di venti scudoni.
Ad uno ad uno gli portano i soldi, nel loro cuore c'è l'odio e il terrore…
E una fanciulla dagli occhi di mare
chiama il Pelloni gettandogli un fiore.
Questa è la triste storia del Passator Cortese
che sul Lamone un giorno morì per tradimento.
Portato lungo i borghi per farlo disprezzare
ci fu per lui chi pianse, chi un fiore gli gettò.
in tutta la Romagna chiamato il Passatore
odiato dai signori, amato dalle folle
dei cuori femminili incontrastato re.
Su Forlimpopoli è scesa la notte, il cielo è cupo e pieno di pioggia…
Tutta la gente già chiusa in teatro
lungo le mura serpeggia il mistero.
C'è l'intervallo poi s'alza il sipario, si sente un urlo, si leva il terrore…
Fra dieci uomini in mezzo alla scena
spunta la sagoma del Passatore.
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
in tutta la Romagna chiamato il Passatore
odiato dai signori, amato dalle folle
dei cuori femminili incontrastato re.
Con un sorriso saluta la folla, poi guarda i palchi dei ricchi padroni…
Li vuole tutti inchinati ai suoi piedi
in compagnia di venti scudoni.
Ad uno ad uno gli portano i soldi, nel loro cuore c'è l'odio e il terrore…
E una fanciulla dagli occhi di mare
chiama il Pelloni gettandogli un fiore.
Questa è la triste storia del Passator Cortese
che sul Lamone un giorno morì per tradimento.
Portato lungo i borghi per farlo disprezzare
ci fu per lui chi pianse, chi un fiore gli gettò.
envoyé par Bernart Bartleby - 21/8/2014 - 10:10
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Scritta da Aurelio Casadei, detto Secondo (1906-1971), fondatore della famosa orchestra che fu poi del nipote Raoul, sulla base di una diffusa canzone popolare sulle gesta del bandito romagnolo Stefano Pelloni, detto il Passatore (1824-1851).
Come gran parte dei briganti e dei banditi che abbondano su queste pagine (maledetti anarchici che non siete altro!), anche il Passatore non fu per nulla “cortese” come vuole la tradizione, ma un audace e feroce rapinatore, tagliagole e stupratore che in pochi anni di attività ne combinò di tutti i colori, compreso il “sacco di Forlimpopoli” del 25 gennaio1851– una delle sue ultime imprese - di cui si racconta nella canzone: mentre tutti i ricchi e borghesi erano convenuti al teatro locale per una rappresentazione, il Passatore e i suoi s’intrufolarono nell’edificio, irruppero sul palco e, ad armi spianate, fecero l’appello convocando ad uno ad uno i signori presenti per rapinarli. Finita la questua, se ne andarono solo dopo aver stuprato alcune signore presenti.
E tuttavia il Passatore – che l’iconografia erroneamente ha col tempo assimilato ad un brigante del sud, stile Carmine Crocco - nella mitologia divenne “cortese” perché angariava, disprezzava e derubava i ricchi e invece era molto generoso coi più poveri, dei quali doveva garantirsi l’appoggio, la connivenza, la protezione…
Nel marzo del 1851 "Stuvanèn d'ê Pasadôr" – Stefano, figlio di un traghettatore sul fiume Lamone - grazie ad una spiata fu individuato dalla Gendarmeria Pontificia in un capanno di caccia nei pressi di Russi, provincia di Ravenna, e rimase ucciso nello scontro a fuoco che ne seguì. Il suo cadavere fu messo su un carretto ed esibito per tutte le strade della Romagna, a dimostrazione dell'effettiva fine del brigante e per evitare l'insorgere di eventuali future leggende sulla sua morte. (it.wikipedia)