Il Diluvio era finito
seduti sulla Riva
dissero la preghiera
dell’Arcobaleno
Portavano croci
ricamate sopra il cuore
una serpe sotto al piede
uccisa nel nome dell’Amore
Venivano come una Promessa
portavano la Risposta
all’Urlo Nero di una madre
alla neve morta sopra la fossa
Venivano cantando
nel coprifuoco
dalle periferie del cielo
passati per le fiamme
erano angeli
caduti in volo
Le Ali stesero nel sole
Il Ponte ! il Ponte !
Riva a riva
Perché ogni passo sia Cammino
vennero gli angeli a Novi Sad
Erano angeli caduti
a Novi Sad
Cantava il cielo all'anima
laggiù lungo le rive
muti di luce piansero
lacrime di fuoco
l'Europa divorava
l'ultimo pasto crudo
l'Europa restaurata
quella dopo il muro
Venivano dai deserti
come una tentazione
alle labbra crepate
ai seni inconsolabili delle spose
fuggivano allo sbando
dai silenzi di Dio
dai cieli senza regno
passati per il fuoco
erano angeli
caduti in volo
Le Ali stesero nel sole
Il Ponte ! il Ponte !
Riva a riva
Perché ogni passo sia Cammino
vennero gli angeli a Novi Sad
Erano angeli caduti
a Novi Sad
seduti sulla Riva
dissero la preghiera
dell’Arcobaleno
Portavano croci
ricamate sopra il cuore
una serpe sotto al piede
uccisa nel nome dell’Amore
Venivano come una Promessa
portavano la Risposta
all’Urlo Nero di una madre
alla neve morta sopra la fossa
Venivano cantando
nel coprifuoco
dalle periferie del cielo
passati per le fiamme
erano angeli
caduti in volo
Le Ali stesero nel sole
Il Ponte ! il Ponte !
Riva a riva
Perché ogni passo sia Cammino
vennero gli angeli a Novi Sad
Erano angeli caduti
a Novi Sad
Cantava il cielo all'anima
laggiù lungo le rive
muti di luce piansero
lacrime di fuoco
l'Europa divorava
l'ultimo pasto crudo
l'Europa restaurata
quella dopo il muro
Venivano dai deserti
come una tentazione
alle labbra crepate
ai seni inconsolabili delle spose
fuggivano allo sbando
dai silenzi di Dio
dai cieli senza regno
passati per il fuoco
erano angeli
caduti in volo
Le Ali stesero nel sole
Il Ponte ! il Ponte !
Riva a riva
Perché ogni passo sia Cammino
vennero gli angeli a Novi Sad
Erano angeli caduti
a Novi Sad
Contributed by DonQuijote82 - 2014/8/18 - 18:10
Realizzato insieme all’Orchestra Pergolesi diretta dal Maestro Stefano Campolucci, si intitola “Gli Angeli di Novi Sad” ed è senza dubbio uno dei momenti più struggenti del nuovo album “Sangue e Cenere” in uscita a febbraio 2015, a distanza di 14 anni dal precedente album di inediti in studio.
“E’ una canzone che punta dritto e mira all’ultimo inferno di Novi Sad. Alla guerra contro la Jugoslavia, ai bombardamenti sul Kosovo, al capro espiatorio del popolo serbo, all’abbattimento dei Ponti come strategia militare e soprattutto culturale…” (Marino Severini)
La possibilità di ascoltare e scaricare gratuitamente la traccia su questo sito e tramite il nostro canale SoundCloud vuole essere un primo riconoscimento ai tanti sostenitori che hanno contribuito alla realizzazione definitiva del nuovo album attraverso la piattaforma di auto finanziamento BeCrowdy.
Realizzato tra gli Stati Uniti e le Marche e prodotto da Jono Manson, “Sangue e Cenere” sarà disponibile in formato digitale e in CD a partire dal 18 Febbraio e verrà anticipato da un singolo in uscita a metà Gennaio 2015. Il formato LP sarà invece riservato esclusivamente alle persone che hanno contribuito al finanziamento delle registrazioni.
Buon Ascolto!
“E’ una canzone che punta dritto e mira all’ultimo inferno di Novi Sad. Alla guerra contro la Jugoslavia, ai bombardamenti sul Kosovo, al capro espiatorio del popolo serbo, all’abbattimento dei Ponti come strategia militare e soprattutto culturale…” (Marino Severini)
La possibilità di ascoltare e scaricare gratuitamente la traccia su questo sito e tramite il nostro canale SoundCloud vuole essere un primo riconoscimento ai tanti sostenitori che hanno contribuito alla realizzazione definitiva del nuovo album attraverso la piattaforma di auto finanziamento BeCrowdy.
Realizzato tra gli Stati Uniti e le Marche e prodotto da Jono Manson, “Sangue e Cenere” sarà disponibile in formato digitale e in CD a partire dal 18 Febbraio e verrà anticipato da un singolo in uscita a metà Gennaio 2015. Il formato LP sarà invece riservato esclusivamente alle persone che hanno contribuito al finanziamento delle registrazioni.
Buon Ascolto!
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2015
Sangue e cenere
La scorsa estate i Gang hanno deciso di utilizzare la modalità del crowdfunding, con grandissimo successo, visto che hanno raccolto 10 volte la cifra richiesta, lo hanno fatto per finanziare la realizzazione del nuovo disco Sangue e cenere, che arriva quindi ben 14 anni dopo Controverso, il loro ultimo album di inediti.
Certo in questi anni c’è sempre stata una intensa attività live con oltre 100 concerti ogni anno, ci sono stati parecchi dischi tra live, cover, riletture, collaborazioni ( La Macina, Daniele BiacchessiMassimo Priviero, Gaetano Liguori) ma gli amanti della band aspettavano sempre un nuovo lavoro di inediti, che ora è finalmente nel nostro lettore.
Con i fondi raccolti hanno potuto fare le cose per bene, registrazioni in USA con una bella produzione di Jono Manson, una ricca strumentazione che vede ad accompagnare i fratelli Severini Charlie Cinelli, basso e contrabbasso, Marzio Del Testa, batteria e percussioni, e molti ospiti di qualità come Jason Crosby, piano,violino e tastiere, John Egenes, mandolino, banjo e pedal steel, Brant Leeper, organo e fisarmonica, Garth Hudson fisarmonica, Eric Ambel chitarra elettrica, una sezione fiati di lusso, quella di Bruce Springsteen, e addirittura in un brano la presenza di un’intera orchestra, una splendida copertina, che per certi aspetti ricorda quella dei Basement tapes, con belle foto e ricco booklet almeno nella limited edition inviata a tutte le 1.186 persone, tutte citate nel libretto, nella veste di co-produttori.
In questi nuovi undici brani dei fratelli Severini non ci sono più l’irruenza e la rabbia giovanile, ci sono meno chitarre e viene dato più spazio a vari tipi di tastiere, ai fiati e altri strumenti, sono privilegiate le atmosfere più rilassate, le ballate, i momenti struggenti e melanconici, la poetica, la saggezza, ma non mancano mai entusiasmo, passione e quei sani principi e valori, di onestà, di impegno civile e sociale, di denuncia, insomma i Gang sanno sempre, anche a distanza di molti anni, da che parte stare.
La title track Sangue e cenere apre questo nuovo lavoro ed è il brano rock che ben rappresenta il nuovo corso di Marino e Sandro, Non finisce qui è una ballata di denuncia e rabbia per le troppe morti impunite dovute all’amianto “… e polvere d’amianto prima ti avvelena il sangue poi diventa cancro …” , la successiva Alle barricate è invece uno scatenato ed epico combat-rock con venature irish, omaggio alla resistenza della città di Parma che nel 1922 respinse per cinque giorni i fascisti, vero nuovo inno per i concerti dei Gang.
Ci sono due brani che ci ricordano la terribile guerra negli anni ’90 nella ex- Jugoslavia, Gli angeli di Novi Sad lungo, toccante ed emozionante brano con L’Orchestra Pergolesi diretta dal Maestro Stefano Campolucci e la splendida Più forte della morte è l’amore, omaggio a Gabriele Moreno Locatelli, religioso e pacifista dei Beati Costruttori di Pace ucciso da un cecchino a Sarajevo, uno dei veri eroi e Giusti di quest’epoca, calda ballata ricca di soul con la sezione dei fiati in grande spolvero .
La Resistenza ritorna in Ottavo chilometro, delicata, poetica e nostalgica ballata per “… partigiani una volta, partigiani per sempre …” con una deliziosa fisarmonica di Garth Hudson e non mancano temi più attuali come in Marenostro, lunga struggente invocazione, quasi una preghiera, per quei disperati che arrivano e spesse volte muoiono, nelle traversate coi barconi dall’Africa.
Da segnalare il primo singolo Nel mio giardino, brano rock-soul, insolitamente “nero” per i Gang, con un grande uso dei fiati che qui conducono decisamente la danza, e Perché Fausto e Iaio, dove con suoni potenti, hammond in evidenza, due lap steel, i Gang ci regalano un altro brano epico da cantare ai loro concerti, in ricordo dei due ragazzi uccisi da cinque anonimi sicari fascisti nella Milano degli anni ‘70 ( a proposito non perdetevi il bel libro che Daniele Biacchessi ha dedicato alla loro vicenda ).
Uno splendido lavoro che ci riporta, dopo oltre venti anni, ai grandi fasti di due capolavori comeLe radici e le ali e Storie d’Italia, un disco suonato e arrangiato (e sì, si sente la presenza di Jono Manson) alla grande, con testi che lasciano sempre il segno e che fanno riflettere, un album che ci pervade totalmente.
Abbiamo bisogno dei fratelli Severini, fanno parte di quelle necessità fondamentali, come pane, giustizia e libertà, abbiamo bisogno di loro, di questo potente antidoto contro le banalità e le superficialità della vita, il razzismo dilagante, la guerra, la perdita di memoria storica .
Ora e sempre Gang!
mescalina
Sangue e cenere - Non finisce qui - Alle barricate - Ottavo chilometro - Marenostro - Perché Fausto e Iaio - Nino - Gli angeli di Novi Sad - Più forte della Morte è l’Amore - Nel mio giardino - Mia figlia ha le ali leggere
I Gang stanno preparando un nuovo disco, al momento inedito.
sul loro sito c'è un diario di bordo e la presentazione dei nuovi brani. Giusto per accrescere l'attesa iniziamo a inserirli man mano.
Vorrei “raccontarvi” questa canzone presentandovi alcune delle “linee” che ho seguito per realizzarla, alcuni momenti che mi hanno ispirato e portato fin qua. Di solito una canzone non nasce seguendo una linea sola ma si comincia a camminare a cercare lungo una di esse poi si incontrano tante altre linee..magari ad un incrocio si pigliano altre strade poi si inciampa si scarta di lato. Più che una linea é un insieme di linee molto diverse, inconsuete, impreviste, che fanno una prospettiva…una canzone.
Ogni volta che passo per Pisa se ho un paio d’ore di tempo vado in piazza dei Miracoli..ma più che salire sulla Torre mi reco al cimitero monumentale per godere della visione del “Trionfo della Morte”. E’ uno spettacolo incredibile, un grande affresco che ogni volta mi trasmette una grande emozione.
Hermann Hesse nel suo “Dall’Italia” ne parla come di “un possente dipinto che ancora oggi è capace di immergere l’animo di chi lo osserva in ombre funeree e in lugubri pensieri”.
Il malinconico misticismo del medioevo al tramonto.
Gli angeli della canzone sono un po’ delle figure che potrebbero stare in quell’opera, sono mezzi demoni o almeno degli angeli che sono passati per l’Inferno…
Posso dire che quest’opera ha influenzato molto lo stato d’anima della canzone che vi sto raccontando.
Ho sempre avuto la sensazione che la guerra in Kosovo fosse stato il patto fondante della Nuova Europa, quella che conosciamo oggi, quella dopo il Muro per intenderci. Ebbene, in ogni atto fondativo si prende una vittima sacrificale e in questo caso la vittima è stato il popolo serbo. Il nemico, il mostro, colui che bisognava sacrificare al nuovo ordine d’Europa.
Il resto, le atrocità, l’orrore, è stato la conseguenza di chi ha voluto tutto ciò, l’ha provocato e poi è restato a guardare; l’Europa.
E un’altra linea seguita è stato il lavoro di René Girard, circa il sacrificio. Nel corso degli ultimi decenni Girard ha accuratamente esplorato la dinamica sacrificale ed in particolare il concetto di capro espiatorio come momento essenziale del rinsaldamento del vincolo sociale delle culture mitiche. In un percorso partito oltre venti anni fa nel “La violenza e il sacro”, il lavoro di Girard si è fatto via via più specifico ed attento al valore fondante, nelle culture mitiche, della violenza rituale, e del suo ciclico rinnovarsi. I miti di fondazione legati all’omicidio rituale (Romolo, Caino) ben rappresentano il carattere di violenza mimetica su cui si regge il patto sociale dell’antropologia mitica. La società è il luogo di azione e riproduzione di desideri mimetici, imitativi, e delle rivalità ed antagonismi che da tali desideri si instaurano. L’uomo innesta la propria macchina desiderante in rapporto allo sguardo, ai desideri ed alle realizzazioni dell’altro. Il comportamento è mimetico, concorrenziale. La struttura sociale diviene il terreno di interazione di contraddizioni, frustrazioni, invidie, pietre di inciampo della compagine sociale.
La società rinnova il suo patto attraverso il rito dello spargimento del sangue del capro espiatorio. Il tutti contro tutti si risolve in un tutti contro uno.
Scrive Girard: “Se gli uomini riusciranno tutti a convincersi che uno solo di loro è responsabile di tutta la mimesis violenta, se riusciranno a vedere in lui la ‘macchia’ che li contamina tutti, se saranno davvero unanimi nella loro credenza, tale credenza sarà confermata. […] Distruggendo la vittima sacrificale, gli uomini crederanno di sbarazzarsi del loro male”.
Jack Abbott ne “Il ventre della bestia” scrive a proposito del popolo vietnamita “erano uomini piccoli dediti all’amore libero…” = erano miti, in pace…poi arrivarono gli americani…e quell’orrore finì per generare uomini come Pol Pot!
Per mettere ancora meglio a fuoco quella che è stata la guerra nella ex Jugoslavia e per non unirmi al coro “semplicistico” d’occidente contro le atrocità della guerra “etnica” e per non puntare il dito sulla vittima sacrificale e per Un senso di giustizia verso il popolo serbo, sono stati importanti due libri di Peter Handke “Un viaggio d’Inverno” e “Appendice ad un lungo viaggio d’inverno”.
Il primo, che porta come sottotitolo “giustizia per la Serbia”, è un viaggio della scrittura e della memoria. Contro le falsità e le semplificazioni dell’occidente e dei suoi mezzi di comunicazione, su una guerra atroce e per molti versi non ancora finita.
Il secondo è un percorso attraverso il dolore e il lutto in una realtà senza prospettive privata del presente e del futuro di quel senso della durata che è “la cosa più bella e più grande” che una generazione può lasciare in eredità a quella successiva.
Furono questi due libri a ricondurmi poi a quel classico della letteratura slava “Il Ponte sulla Drina” del serbo Ivo Andric’. Questo libro mi restituì la visione del Ponte! Musulmani, cristiani, ebrei, nemici per tanti secoli, intorno a questo ponte si sono incontrati, hanno constatato la loro comune natura di uomini, oltre le ideologie, hanno sperimentato la possibilità di raggiungere la comprensione. Per questo ogni ponte è simbolo della possibilità di comunicazione e amore fra gli uomini; per questo ogni ponte, e quindi anche il ponte sulla Drina, ha un angelo custode, mandato da Allah per benedirlo e proteggerlo. Perché non c’è ponte che non abbia origine divina: all’inizio Allah fu turbato dai misfatti di Satana che, per odio al genere umano, graffiò rabbiosamente la terra, provocando profonde spaccature, burroni fiumi, abissi, allo scopo di impedire che gli uomini si ritrovassero, per disturbare i viaggiatori. Ma Dio mandò gli angeli, all’inizio, i quali spiegarono le loro ali sugli abissi e sui fiumi, in modo che la gente potesse passare; poi gli uomini cominciarono a costruire i ponti. E Allah si compiace di coloro che costruiscono i ponti, come di coloro che aprono le fontane: così ha mandato un angelo a proteggere il ponte sulla Drina, e l’angelo rimarrà finché a Dio piacerà che il ponte esista.
Andric è, per dirla col Cronia, il cantore della “Bosnia romantica, storica, realistica, in cui, dalla venuta dei Turchi ai nostri tempi, si incrociano razze, religioni, concezioni spirituali e istituzioni sociali diverse e antitetiche, nel cui paesaggio, teatro di guerre, di uccisioni, di prepotenze e di sofferenze, vive ed opera una galleria svariatissima e animatissima di pascià, e visiri turchi, di ufficiali austriaci e frati cattolici, di mercanti e di duchi, di uomini e donne di ogni risma con i loro istinti e le loro passioni, con i loro usi e costumi”.
Se è vero che domina, nell’opera complessiva di Andric, “il peso di un destino che si deve compiere” è però altrettanto vero che scorre sotterraneo ma forte il fiume della speranza, lo sforzo perché oltre le divisioni di etnia e di religione, gli uomini riconoscano la loro unità. Certo, la storia ha sempre dato torto a queste speranze, però, a volte, i fatti, hanno permesso agli uomini di riconoscersi proprio in tale speranza: è di questa che il ponte sulla Drina è il simbolo poetico.
Il PONTE! Si sarebbe potuta chiamare così questa canzone…
Paolo Rumiz scisse su Repubblica “In una terra che è di per se un ponte tra mondi, i ponti hanno ancora un significato speciale, che da noi è perduto. Ogni ponte che cade è un confine in più e una possibilità di riconciliazione in meno. In otto anni di guerra i ponti più antichi sono stati distrutti più per sdradicare i simboli di appartenenza che per motivi militari. E d’istinto i giovani di Belgrado hanno scelto in questi giorni di fare gli scudi umani con i loro canti e balli non accanto alle chiese o ai monumenti ma lungo i ponti della Slava.
Il premio nobel Ivo Andric’ scrisse: “Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada o si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell’uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito ai nostri occhi ai nostri piedi affinché non ci siano divisioni contrasti distacchi. I ponti sono più importanti delle case, più sacri e più utili dei templi, appartengono a tutti e sono uguali per tutti sempre saggiamente costruiti nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane”.
Ho scritto questa canzone perché un popolo non si deve mai demonizzare, un giorno tocca a quello serbo ma un altro può toccare al mio popolo.
Perché non bisogna mai identificare un popolo con i propri estremisti.
Perché provo ancor oggi in quanto comunista un senso profondo di vergogna nei confronti del popolo serbo in quanto è stato proprio il governo D’Alema ad autorizzare l’intervento militare e l’utilizzo dello spazio aereo italiano per i bombardamenti sul Kosovo a seguito della decisione della NATO. Penso che la storia della sinistra italiana finisca in quel momento. Da lì in poi niente è stato più come prima.
Per questa canzone ho chiesto la collaborazione del maestro Stefano Campolucci e della sua orchestra d’archi. Sarà quindi all’interno del disco un episodio particolare ed unico. Tanto per capirci sarà una di quelle canzoni come “Il Buco del Diavolo” o “Oltre”…con un arrangiamento a metà fra Morricone e Karaindrou.