Touch down Ben-Gurion
Strict search make sure nobody enters with bombs
Blue white flags
For the Birthright Tour I’m on
Never mention three villages the airport is on
Recent history buried
But it speaks through the sand
All Jews: Law of Return
I don’t seem to understand
"A land without a people for people without a land"?
But I see a man standing with a key and a deed in his hand
First stop: museum of the Holocaust
Walking outside – in the distance – saw a ghost throwing a Molotov
Houses burnt with kerosene
Mass graves
Couldn’t bear the scene
It wasn’t a pogrom – it was the ruins of Deir Yassin
Next stop: shopping at the Kenyon Malcha
Built it on the back of the town Al-Malha
Wishing we could call it its name;
Appalled by the change;
And now a mall full of chains
Is all that remains.
My Ima misses people not places
Has she seen the towns with names in Arabic the Hebrew replaces?
The policies are evil and racist, deceitful and heinous
You’ll never be a peaceful state with legal displacement
[Abeer - translated from Arabic]
Remember the names of our cities before you came and replaced it
Remember and tell me how am I supposed not to miss a nation living within us?
At the Wailing Wall I’m rolling a wish
Then stick it in between the hole in the bricks
I’m feeling more than melancholy
This used to be the Moroccan quarter
Until we stopped em short and
Now their grandkids is the ones that’s throwing rocks at borders
I ain't one to play and I don’t pray often
So I’m AWOL'n
While you making native sons
Feel like a stranger in they own land like James Baldwin
This ain't about a Qur'an or a synagogue or Mosque or Torah
The colonizer break it into acres and dunums
Erasing the culture
Changed Haifa to Chaifa
Changed Yaffa to Yaffo
The old city left to haunt
Hummus pronounced chumoos, we ate in a restaurant
Next hit the discotheque
Yes we on the list of guests
Palestinians can't get in
Its blatant disrespect
Cops stop em for speaking they language
Its dangerous
To repeat it when
With history we disconnect
My Ima misses people not places
Has she seen the towns with names in Arabic the Hebrew replaces?
The policies are evil and racist, deceitful and heinous
You’ll never be a peaceful state with legal displacement
[Abeer - translated from Arabic]
Remember the names of our cities before you came and replaced it
Remember and tell me how am I supposed not to miss a nation living within us?
200 year old olive trees
Uprooted the groves
To build a wall
Now their future enclosed
Settlements spreading like cancer and toxic sewage polluted the roads
Now full of checkpoints
I superimpose the truth and it shows
Village ruins overgrown with planted trees
Who’d have thought the "desert blooms" and Tu Bishvat
I can't believe
This ain't environmental
Disguising lies, extincting lives like manatees
Calling it a transfer? Please –
More like a catastrophe!
Birthright tours recruiting em, confuse em into moving in
Claim its only names and words but denying the root of them
Power been abusing it
Our past never excusing them
60 years since 48 and 40 since Jerusalem
My boy Shadi wanted to visit it so badly
He lied he’s diabetic to see it for five seconds
One Nine Four ruled the courts in the case
Mom, you can’t disconnect a people from the importance of place
My Ima misses people not places
Has she seen the towns with names in Arabic the Hebrew replaces?
The policies are evil and racist, deceitful and heinous
You’ll never be a peaceful state with legal displacement
- Ben-Gurion: si riferisce all’Aeroporto Internazionale di Tel Aviv “Ben-Gurion”, intitolato al polacco David Ben-Gurion, uno dei fondatori di Israele e primo Primo Ministro. E’ il più importante e il più protetto scalo civile del paese e sorge a 15 km da Tel Aviv, nei pressi di Lod, l’antica colonia greco-romana di Lydda. La popolazione araba di Lod/Lydda fu cacciata nel 1948, durante la guerra arabo-israeliana.
- Birthright Tour: si riferisce alla Taglit-Birthright Israel, un’organizzazione no profit che gestisce viaggi gratuiti di conoscenza in Israele per giovani ebrei tra i 18 e i 26 anni.
- Law of Return: La Legge del Ritorno è una legge dello stato di Israele (1950) che garantisce la cittadinanza israeliana ad ogni persona di discendenza ebraica del mondo, purché si trasferisca in Israele con l'intenzione di viverci e di rimanervi e a condizione, se ancora in età, di compiere il servizio militare che per i maschi dura tre anni e per le femmine due anni. (it.wikipedia)
- A land without a people for people without a land: “Una terra senza popolo per un popolo senza terra”, uno dei motti - e delle menzogne - del sionismo. Far finta di ignorare l’esistenza della popolazione araba preesistente è stato il presupposto per tutto quello che Israele ha intrapreso in seguito, dalle espulsioni forzate, al mancato rispetto sistematico di risoluzioni ed accordi, alla colonizzazione illegale, ai massacri.
- But I see a man standing with a key and a deed in his hand: i palestinesi cacciati nel 1948 ed i loro discendenti conservano tutti le vecchie chiavi delle loro case nei villaggi su cui oggi sorgono città israeliane che portano un nome ebraico spesso simile all’originario nome arabo.
- First stop: museum of the Holocaust: Il museo Yad Vashem o Museo dell'Olocausto è una meta obbligata e sacrosanta per chiunque si rechi in Israele. C’è però un dato piuttosto stridente: non lontano dal Yad Vashem sorgeva il villaggio palestinese di Deir Yassin dove nel 1948 - alcune settimane prima della proclamazione dello Stato d’Israele - il futuro primo ministro Menachem Begin e la sua banda paramilitare massacrarano un centinaio di abitanti arabi.
- Kanyon Malcha: o Kanyon Yerushalayim è un grande centro commerciale che sorge a Mahla, un sobborgo di Gerusalemme costruito sulle rovine del villaggio arabo palestinese di al-Maliha.
- Wailing Wall: il Muro Occidentale o Kotel, il celeberrimo Muro del Pianto sacro all’ebraismo, parte della cinta muraria del secondo Tempio di Gerusalemme distrutto da Tito nel 70 d.C. Nelle fessure del muro, gli ebrei sono soliti infilare dei foglietti con sopra scritte delle preghiere.
Il Muro è importante anche per i fedeli musulmani, perchè proprio lì sopra vi furono costruite la Cupola della Roccia e la moschea al-Aqsa. Il grande spiazzo antistante il Muro fu ricavato, dopo l’occupazione del 1967, radendo al suolo il preesistente quartiere marocchino.
- So I’m AWOL'n: AWOL, acronimo per “absent without official leave”, cioè disertore. L’autrice del brano si ritiene tale perchè, se fosse rimasta in Israele, le sarebbero toccati due anni di servizio militare e laggiù gli obiettori di coscienza vanno incontro a conseguenze piuttosto pesanti (si veda il sito del Refuser Solidarity Network).
- James Baldwin (1924-1987) è stato uno scrittore statunitense. Nero e omosessuale, a partire dal 1948 e per lunghi periodi abbandonò gli USA dove era odiato dai bianchi per il suo antirazzismo e mal visto dai neri per la sua lotta contro la discriminazione sessuale. Morì in Francia, a Saint-Paul de Vence.
- This ain't about a Qur'an...: il conflitto non riguarda la religione ma la terra. Il dūnum è una unità di misura terriera adottata nei paesi sotto dominazione ottomana ed equivale a circa 1000 mq.
- Nel 1945 la popolazione di Haifa era all’incirca per metà araba e per l’altra metà ebrea. Già alla fine del 1947 i gruppi paramilitari ebraici iniziarono gli atti di terrorismo, innescando il conflitto... Cinque mesi dopo ad Haifa rimanevano 5/6.000 dei 70.000 abitanti arabi... Oggi Haifa è la più grande città nel nord di Israele.
Stesso destino per Jaffa/Yafo, la parte più antica dell’odierna Tel Aviv...
- Lo hummus (salsa a base di pasta di ceci e pasta di semi di sesamo aromatizzata con olio di oliva, aglio, succo di limone e paprica, semi di cumino in polvere e prezzemolo finemente tritato) è molto diffuso in tutti i paesi arabi, ma è ormai un classico anche nella cucina israeliana.
- 200 year old olive trees...: riferimento alla pratica israeliana di distruggere gli uliveti palestinesi per far posto ad insediamenti di coloni, ad infrastrutture stradali o semplicemente per colpire la già fragile economia dei loro odiati vicini (e conviventi). Un bel colpo agli uliveti è stato dato ultimamente anche dalla costruzione del Muro della Vergogna nella West Bank... Alla faccia del “Tu BiShvat”, festività ebraica anche chiamata Capodanno degli alberi, e della retorica israeliana dell’aver fatto del deserto un giardino...
- Calling it a transfer? Please – More like a catastrophe!: con riferimento al fatto che l’esodo della popolazione araba e la fondazione dello Stato di Israele del 1948 sono per il mondo arabo “Al-Nakba”, ossia “La Catastrofe”...
- Our past never excusing them: i pogrom subiti dagli ebrei d’Europa nel corso della loro storia e financo l’Olocausto non possono giustificare, non possono essere un alibi per la persecuzione dei palestinesi, tanto che si voglia prendere a riferimento il 1948 che gli anni successivi al 1967 e fino ad oggi...
- One Nine Four ruled the courts in the case: la Risoluzione 194, adottata dall’Assemblea generale della neonata ONU nel 1948, poco dopo la morte del suo inviato in Palestina, il conte svedese Folke Bernadotte, assassinato da terroristi ebrei, stabiliva - tra l’altro - il libero accesso a Gerusalemme ed il ritorno dei profughi...
envoyé par Bernart Bartleby - 14/7/2014 - 12:48
15/16 luglio 2014
Prepararsi per il decollo
Atterraggio al Ben Gurion
Controllo severo accertare che nessuno entri con bombe
Bandiere bianche e azzurre
Eccomi qua per il mio Taglit-Birthright Tour
Mai parlare dei tre villaggi sui quali sorge l'aeroporto
La storia recente è sepolta
Ma parla attraverso la sabbia
Ogni ebreo: Legge del Ritorno
Non mi pare di capire
“Una terra senza popolo per un popolo senza terra”?
Ma vedo un uomo con in mano una chiave e un atto
Prima fermata: Museo dell'Olocausto
Uscendo ho visto (in lontananza) un fantasma che lanciava una molotov
Case bruciate col cherosene
Fosse comuni
Non sopportavo quella scena
Non era un pogrom, erano le rovine dei Deir Yassin
Fermata dopo: shopping al Kenyon Malcha
Costruito dietro la città di Al-Mahla,
Col desiderio di chiamarlo col suo nome;
Sconvolto dal cambiamento,
E ora tutto quel che rimane
È un centro commerciale pieno di catene.
A mia madre manca la gente, non i luoghi,
Ha forse visto le città dai nomi arabi sostituiti da quelli ebraici?
Le politiche sono malvagie e razziste, disoneste e atroci,
Non sarete mai uno stato pacifico con la deportazione illegale
[Abeer – tradotto dall'arabo]
Ricordate i nomi delle nostre città prima che arrivaste e li cambiaste
Ricordate e ditemi come potrebbe non mancarmi una nazione che vive dentro di noi?
Al Muro del Pianto sto arrotolando un desiderio
E poi lo infilo in un buco tra i mattoni
Quel che provo è più di malinconia,
Questo era un quartiere marocchino
Finché non lo abbiamo invaso e chiuso
E ora i loro nipoti sono quelli che lanciano pietre ai confini
Non mi va di giocare e non prego spesso
E così sono un disertore
Mentre voi che fate figli nativi
Vi sentite come stranieri nella loro terra come James Baldwin
E qui non si parla di Corani, di sinagoghe, di moschee o di Torah
Il coloni invadono acri e dunum
Cancellando la cultura
Hanno cambiato Haifa in Chaifa
Hanno cambiato Jaffa in Yafo
La città vecchia oramai spettrale
Hummus pronunciato “chumoos”, abbiamo mangiato in un ristorante
Poi un salto in discoteca
Sì, siamo sulla lista degli ospiti
I Palestinesi non possono entrare
È una sfacciata mancanza di rispetto
Gli sbirri li fermano perché parlano la loro lingua
È pericoloso
Ripeterlo quando
Ci scolleghiamo dalla storia
A mia madre manca la gente, non i luoghi,
Ha forse visto le città dai nomi arabi sostituiti da quelli ebraici?
Le politiche sono malvagie e razziste, disoneste e atroci,
Non sarete mai uno stato pacifico con la deportazione illegale
[Abeer – tradotto dall'arabo]
Ricordate i nomi delle nostre città prima che arrivaste e li cambiaste
Ricordate e ditemi come potrebbe non mancarmi una nazione che vive dentro di noi?
Ulivi vecchi di 200 anni
Frutteti sradicati
Per costruire un muro
Ora il loro futuro è ben rinchiuso
Insediamenti che si diffondono come un cancro, scarichi tossici che hanno inquinato le strade
Ora piene di checkpoints
Vi sovrappongo la verità ed essa mostra
Rovine di villaggi con alberi che vi sono stati piantati sopra e sono cresciuti
Chi lo avrebbe pensato che il “deserto fiorisce” e il Tu Bishvat
Non ci posso credere
L'ambiente non c'entra
Bugie e inganni, animali in via di estinzione come i lamantini
E lo chiamate un trasferimento? Ma per favore,
Mi sembra più una catastrofe!
I Birthright Tours che li reclutano e li confondono per trasferirceli,
Reclamano solo i loro nomi e le loro parole, ma negano le radici degli altri
Potere di cui si è sempre abusato
Il nostro passato che non può mai giustificarli
Sessant'anni dal '48, quaranta da Gerusalemme
Mio figlio Shadi voleva tanto visitarla
Ha mentito dicendo di essere diabetico per vederla cinque secondi
La 194 veniva applicata dai tribunali in quel caso
Mamma, non si può staccare un popolo dalla rilevanza del luogo
A mia madre manca la gente, non i luoghi,
Ha forse visto le città dai nomi arabi sostituiti da quelli ebraici?
Le politiche sono malvagie e razziste, disoneste e atroci,
Non sarete mai uno stato pacifico con la deportazione illegale
di Baruda
Questa foto parla da sola e racconta tutto quello che in questi giorni di attacco su Gaza avrei voluto scrivere, senza averne modo alcuno.
Senza vergogna, con la faccia tosta di sentirsi anche sotto assedio, loro che hanno reinventato la parola assedio. Quelli che vedete son cittadini israeliani di Sderot, una delle città che dovrebbe vivere sotto il terrore dei missili di Hamas, delle specie di scuregge mosce spesso abbattute prima che la loffa faccia anche solo rumore.
Il cinema a Sderot non è chiuso per il pericolo missili ma perchè c’è di meglio per la sua popolazione, senza vergogna alcuna: si sale in collina, in una collina già stuprata e derubata, per osservare, bere, sorridere ed applaudire all’ennesimo massacro sulla striscia di Gaza.
Una foto che urla da sola, “che non tiene scuorn” come direbbero i miei compagni partenopei, che è la feccia di quel concetto di democrazia di cui vi riempite la bocca. Vi riempite la bocca sul nemico Hamas, anche da qui, sionisti da quattro soldi che non siete altro, come se quello fosse il problema, come se le loffe potessero esser nominate davanti all’atomica, come se avesse un senso anche solo aprire la bocca per commentare un popolo che si sente portatore di civiltà, e che brinda e applaude alla morte calata dall’alto, su chi non ha mai avuto un esercito, su chi muore facendo meno rumore delle mosche.
Vergognatevi, vergognatevi voi israeliani assassini, ma soprattutto voi tutti, che sostenete tutto ciò, che fate pure i dotti sapienti che parlano di Medioriente, senza prendere uno specchio, guardare bene il vostro vergognoso profilo e sputarlo tutto.
Riccardo Venturi - 15/7/2014 - 17:11
Detto questo, vorrei proporvi un’interessante e, al solito, acuta analisi di Alessandro Portelli (da Il Manifesto del 20 giugno scorso, scritta quando ancora i corpi dei tre adolescenti non erano stati ritrovati), uno che abbiamo spesso incontrato anche sulle pagine delle CCG:
Tre ragazzi israeliani scomparsi – quasi certamente rapiti – nei pressi di Hebron, nella Palestina occupata. Letteralmente, non ci dormo la notte. Magari con meno immediatezza, ma la qualità dell’ansia e degli incubi mi ricorda quello che provavo ai tempi del rapimento Moro. A Hebron c’ero stato meno di una settimana prima del fatto, e quello che ho visto fa rabbrividire. Qui l’occupazione israeliana non si è limitata a edificare un insediamento coloniale (Kiryat Arba, sulla collina di fronte a Hebron), ma ha preso direttamente possesso di una parte della città stessa.
Hebron è dove si dice sia sepolto Abramo e dove David sarebbe stato proclamato re. Con questa motivazione, poche centinaia di estremisti religiosi israeliani si sono insediati dentro la città, e adesso il venti percento del territorio urbano è direttamente sotto controllo israeliano, occupato da settecento coloni religiosi e altrettanti a soldati. I ventimila arabi che abitavano in questa parte di Hebron sono andati via o sono diventati invisibili. Non possono nemmeno passare per le strade principali, riservate esclusivamente ai coloni (le chiamano “strade sterilizzate”). I vecchi mercati sono macerie abbandonate, le strade laterali sono chiuse da muri, i negozi sono sbarrati, le porte delle case che danno sulla strada sono sigillate per impedire ai loro abitanti di calpestare le strade proibite (se vogliono uscire di casa, devono passare dal tetto e scendere con la scala sul retro), quei pochi che restano sono frequentemente aggrediti, insultati, sputati dai coloni protetti dai militari.
Per strada vedo solo plotoni di soldati accompagnati dai coloni. E’ una città fantasma segregata. Mi accompagna un esponente di Breaking the Silence, l’organizzazione dei soldati israeliani che hanno deciso di rendere pubbliche le violenze, gli abusi e i crimini commessi dalle forze di occupazione. Si definisce ebreo ortodosso, e dice di non essere un pacifista. Di Hebron occupata conosce ogni sasso, ogni porta. Mi decifra alcune delle scritte che vediamo sulle porte e sui muri – quella che più mi impressiona dice “arabi al gas”.
Recentemente, racconta, un gruppo di giovani palestinesi ha cercato forme di protesta non violente. Si sono messi d’accordo con un’organizzazione di donne ebree di Gerusalemme che in solidarietà sono venute a Hebron, si sono cambiate in abiti tradizionali palestinesi e così vestite si sono incamminate per una strada “sterilizzata”. Le hanno arrestate immediatamente. E poi, qualcuno rapisce quei tre ragazzi ed è logico che si scateni l’inferno. Mentre scrivo sono a New York e mi capita per mano il Wall Street Journal, uno dei migliori esempi di giornalismo anglosassone. Centoventi righe ben documentate e precise sulle azioni e le dichiarazioni di Netanyahu e del governo israeliano in risposta alla crisi. Nel mezzo dell’articolo, una frase: “Gli arresti hanno provocato scontri e dimostrazioni nella West Bank, che hanno lasciato almeno un palestinese morto”. Non una sillaba di più. Chi era, in che modo è stato “lasciato morto”, che diavolo significa – per un giornalismo così attento alla precisione e ai fatti – “almeno” un morto? Mi viene in mente un fulminante dialogo delle Avventure di Huckleberry Finn. “Si è fatto male qualcuno?” “Nossignora; è morto un negro”. Il rapimento di tre ragazzi israeliani – su questo non ci piove – è un atto terroristico e un delitto. Ammazzare “almeno” un arabo è routine. L’atto terroristico è una notizia, ha conseguenze immediate, gravi e clamorose. La routine non è una notizia, non merita titoli e approfondimenti. Ma la routine scava profondo, e nel tempo gli effetti possono essere terribili per tutti.
A Kiryat Arba – spaziosa, bianca di pietra e verde di alberi – c’è un giardino. In cima al giardino, un tempo c’era un monumento e un sacrario. Sono stati rimossi, ma rimane una tomba. E’ la sepoltura di Baruch Goldstein, che il 25 febbraio 1994 irruppe nella parte musulmana della Tomba di Abramo e ammazzò ventinove palestinesi prima di essere sopraffatto. La scritta sulla tomba recita: “Al santo Baruch Goldstein, che ha dato la vita per il popolo ebraico, per la Torah e per la nazione di Israele”. Sulla tomba sono deposti dei sassi, segno tradizionale di pietoso e devoto omaggio. Dei tre ragazzi, purtroppo, nessuna notizia.
Bernart Bartleby - 15/7/2014 - 22:47
Informarsi perbene vuol dire in primis andare a vedere, ad esempio, qualche foto dei famosi "ragazzi rapiti" senza tirare in ballo "incubi", il rapimento Moro, l'"atto terroristico sul quale non ci piove" eccetera. Con queste parole, Portelli non dimostra altro che l'insopprimibile tendenza del "giornalismo" italiano a voltare gli occhi dall'altra parte di fronte a una realtà che, invece, è semplice. Voltare gli occhi anche quando fa il "progressista", cedendo anche lui alle menzogne sioniste, al pari degli altri.
In questa prima foto si vedono due dei famosi "tre poveri ragazzi rapiti" in tenuta che ricorda tutt'altro quella di una "vittima indifesa". Camion militare, armamento, addestramento, munizioni.
In quest'altra foto si vede invece il terzo di loro, Neftali Frenkel coi capelli corti e un bel sorriso (e ben armato, naturalmente) mentre tiene sotto controllo due palestinesi bendati. Sicuramente non per giocare a moscacieca.
La propaganda sionista, a base di menzogne costanti che incantano anche i "sinceri democratici" come i Portelli, è riuscita a far passare per "poveri ragazzi" e quasi per innocenti collegiali tre bei miliziani addestrati e bene armati occupanti delle colonie illegali.
Perdonami, Bartleby, ma non considero affatto "acuta" l'analisi di Portelli, ma la consueta serie di cerchiobottismi che contraddistingue lui e il "Manifesto" attuale. Tutti quanti per la "resistenza", tranne naturalmente quando la resistenza si esplica con atti ben precisi che i Portelli si affrettano immediatamente a definire "terroristici" (con tanto di "non ci piove") per non dispiacere troppo a SEL, ai vendoliani e a tutta quella congerie di "sinistri radicali" e di altri buffoni cui fanno riferimento.
Riccardo Venturi - 16/7/2014 - 00:29
Poi c'era la mia introduzione ed il corredo fotografico con cui ho cercato di sottolineare l'articolo riportato.
Tu invece ti sei fermato alla prima frase, quella che fa infelicemente riferimento al rapimento Moro, che anch'io ho trovato stonata, un accostamento improprio che però ho inteso solo come "emozionale", visto che il ragionamento sul punto non è per nulla sviluppato.
Se poi a te viene subito l'orticaria solo perchè si cita Moro, beh, sono fatti tuoi.
Saluti
Bernart Bartleby - 16/7/2014 - 08:57
http://972mag.com/israeli-big-brother-...
Bisogna fare attenzione ai giornalisti filo-sionisti o succubi della propaganda israeliana, ma anche non bersi le bufale della propaganda di marca opposta (più scarsa assai, ne converrai), che si finisce col perdere di credibilità, anche se la verità di ciò che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti (quelli che vogliono vedere) e restano quindi sempre intatte la rabbia e l'indignazione...
Bernart Bartleby - 16/7/2014 - 10:13
Però, l'orticaria (e, volendo, anche qualche allergia più grave) mi prende non tanto per Moro e compagnia bella; mi prende nel vedere un Portelli che non si esime, neppure lui, nel tirare in ballo il "terrorismo". Avevano 16 anni? Non mi sembra che l'età dei "tre allegri ragazzi morti" li abbia trattenuti dal partecipare appieno, e armati, a un'occupazione illegale. E non mi sembra che i ragazzi che si vedono nella foto riportata da Portelli mentre "festeggiano" presso la tomba di Baruch Goldstein abbiano molto più di 16 anni (quello che beve la Coca Cola somiglia tra l'altro molto a Neftali Frenkel); ma questo particolare a Portelli deve essere sfuggito.
Come vedi, non mi sono affatto "fermato alla prima frase"; diciamo che, oramai, conosco i miei polli e anche i miei Portelli. Le cose, a mio parere, dovrebbero essere oramai sufficientemente chiare senza che Portelli debba andarsene a Hebron per bollare come "delitti" degli atti di resistenza contro degli schifosi "coloni", che abbiano 16 o 96 anni; e mi sembra che, tutto sommato (e ciò va a tuo onore) che le cose le abbia dette molto più chiaramente la rapper ebrea del giornalista "iperprogressista" italiano che si emoziona con Moro ("I disoccupati / i morti sul lavoro / che cazzo ce ne frega / a noi di Aldo Moro", si berciava una volta). Talmente a tuo onore, che sto pure traducendo il rap.
Comunque senz'altro hai ragione; devono essere fatti miei. Però se vedo, come hai anche giustamente fatto, stigmatizzare il fatto che anche questo "glorioso sito" taceva (vedasi introduzione), allora mi sento portato a metterli in piazza, i fatti miei, orticarie comprese; e a metterli in piazza in modalità un po' diverse da quelle di un Portelli e dei suoi colleghi. Mi sia dato atto che non è una novità, ed anche che mi rivolgo a Portelli e non a Bartleby (a meno che tu non sia Portelli sotto mentite spoglie, nel qual caso ti auguro buoni incubi e buoni sturbi di fronte alla lapide dello "statista" in via Caetani, nonché di startene a casa invece di andare fino a Hebron -luogo dove dei giornalisti italiani del "quotidiano nonsisacosista" fanno volentieri a meno). Saluti.
Riccardo Venturi - 16/7/2014 - 10:20
Riccardo Venturi - 16/7/2014 - 10:45
Bernart Bartleby - 16/7/2014 - 10:52
Ma credo che anche Portelli sia d'accordo e che nel suo articolo volesse dire che con quello che è successo e succede ad Hebron ai danni dei palestinesi non c'è da stupirsi per il rapimento e l'uccisione di tre giovani coloni in quella zona...
Detto questo, non resta molto da dire... Bisognerebbe avere il coraggio, ognuno secondo la propria sensibilità, di fare come Vittorio Arrigoni oppure come fecero molti internazionalisti veri ai tempi della guerra di Spagna, partire per un breve addestramento e poi andare a combattere a Gaza insieme alle brigate dei martiri di Al-Aqsa o a quelle di Izz ad-Din al-Qassam (visto che le organizzazioni armate di sinistra non esistono quasi più), sapendo che in un caso o nell'altro difficilmente si riporterà la pellaccia a casa...
Io non me la sento, e quindi le parole stanno a zero.
Non credo proprio che ritornerò mai più sull'argomento, ma sono anche consapevole che questo vuol dire: "Che continuino pure ad ammazzarsi tra di loro, e vinca il migliore!"
D'altra parte, come diceva un giovane e assai cinico israeliano, "I pellerossa li hanno sterminati tutti, no? Ma nessuno si è stupito, indignato, incazzato... E qui avverrà lo stesso."
La Storia feroce e sanguinaria dell'umanità segue il suo corso. Ed è per questo che mi trovo spesso a pensare all'estinzione come unica soluzione...
Shalom aleichem
As-salām ‘alaykum
Bernart Bartleby - 16/7/2014 - 11:15
Su questa pagina abbiamo postato solo foto di coloni e soldati israeliani.
Voglio contribuire quindi la foto di Mohammed Abu Khdeir, il ragazzino palestinese rapito e ucciso (bruciato che era ancora vivo) a Shu'fat, Gerusalemme Est, ai primi di luglio.
Una foto per ricordare tutti i palestinesi uccisi, in questi giorni e in passato, dal cieco odio dell’occupante e carceriere israeliano.
PS. Ricordo che il padre di Mohammed Abu Khdeir ha fatto presente che i presunti responsabili dell’assassinio dei tre ragazzi ebrei non solo sono stati arrestati ma hanno avuto le case distrutte, come da consuetudine, mentre lo stesso non è ovviamente accaduto per gli ultraortodossi che hanno ucciso suo figlio e che oggi sono da molti salutati come eroi, al pari di quel killer invasato e psicopatico di Baruch Goldstein…
Bernart Bartleby - 16/7/2014 - 11:46
Riccardo Venturi - 16/7/2014 - 11:46
Che i metodi siano da nazisti, non ci piove, ma non sono affatto d'accordo sull'uso del termine Olocausto, se raffrontato a quello ebraico.
THE END
B.B. - 16/7/2014 - 12:02
Riccardo Venturi - 16/7/2014 - 13:22
Bernart Bartleby - 17/7/2014 - 12:10
Forse qualcuno di voi penserà che è meglio non mostrarla, e lo capisco, le ragioni possono essere tante…
Io credo che vada mostrata comunque…
Ho detto che non avrei più inserito commenti personali e infatti non lo faccio, anche perché questa fotografia si commenta da sola…
Bernart Bartleby - 18/7/2014 - 09:59
Amira Hass – Haaretz, 14 luglio 2014
Traduzione: Elena Bellini
I nostri media ci traviano con una terminologia deformata che tende a dipingere Israele come una vittima. Ecco alcuni esempi.
“Gaza è uno stato indipendente”
Non lo è. Gaza e la Cisgiordania sono un'unica unità territoriale composta di due parti. Secondo le risoluzioni della comunità internazionale, uno stato verrà creato su queste due parti, che sono ancora sotto occupazione israeliana, come lo sono i Palestinesi che ci vivono.
Gaza e la Cisgiordania hanno lo stesso prefisso internazionale – 970. (Il prefisso separato è un vuoto lascito degli accordi di Oslo. La rete telefonica palestinese è una diramazione di quella israeliana. Quando il servizio di sicurezza dello Shin Bet chiama una casa a Gaza per annunciare che l'aviazione militare sta per bombardarla, lo Shin Bet non deve comporre il prefisso 970).
Con la sua scaltrezza colonialista e le capacità acquisite dal Mapai, precursore del partito laburista, Ariel Sharon ha spostato i coloni dalla Striscia di Gaza. Attraverso un'altra forma di dominazione, ha tentato di tagliar fuori per sempre l'enclave dalla Cigiordania. Il controllo effettivo di mare, cielo, frontiere e della gran parte di Gaza resta nelle mani di Israele.
E sì, Hamas e Fatah, a causa dei loro scontri tra fazioni, hanno significativamente contribuito alla separazione tra le due parti. Con la sua propaganda, Hamas ha rafforzato l'illusione dell' “indipendenza” di Gaza.
Intanto, Israele controlla ancora i registri anagrafici di Gaza e Cisgiordania. Ogni palestinese che nasce a Gaza o in Cisgiordania dev'essere registrato al Ministero degli Interni israeliano (attraverso l'Ufficio per il Coordinamento e Collegamento), per poter ottenere la carta d'identità a 16 anni.
I dati contenuti nel documento sono anch'essi scritti in ebraico. Avete mai sentito di uno stato indipendente la cui popolazione deve registrarsi nello stato “vicino” (che occupa e attacca), altrimenti non avrà i documenti e non esisterà ufficialmente?
Quando esperti come Giora Eiland, generale in pensione che ha collaborato al piano di disimpegno di Gaza, dicono che Gaza è uno stato indipendente che ci attacca, stanno cercando di cancellare il contensto in cui si verifica questo nuovo massacro. E' un compito piuttosto semplice. Gli israeliani l'hanno già fatto.
“Autodifesa”
Entrambe le parti (Hamas e Israele) dicono che stanno sparando per autodifesa. Sappiamo che una guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. La politica di Israele è chiara (anche se non lo è ai lettori dei media israeliani): tagliare ancor più fuori Gaza, ostacolare ogni possibilità di unità palestinese e sviare l'attenzione dall'accelerazione della condotta colonialista in Cisgiordania.
E Hamas? Hamas vuole rafforzare la sua posizione come movimento di resistenza dopo i colpi subiti come movimento di governo. Forse pensa davvero di poter cambiare l'intera strategia della leadership palestinese che fronteggia l'occupazione. Forse vuole che il mondo (e gli stati arabi) si svegli da questo sonno.
E ancora, con tutto il rispetto per Clausewitz, i calcoli razionali non sono l'unica spiegazione. Non dimentichiamo l' “invidia missilistica” - chi ce l'ha più grande, più lungo, più impressionante e a lunga gittata? I ragazzi giocano con i loro giocattoli e noi ci siamo abituati a chiamare tutto questo “politica”.
“Israele ha dimostrato moderazione”
Da dove di comincia a calcolare la moderazione?
Perchè non iniziare dai pescatori a cui si spara addosso, feriti e a volte uccisi dalla marina israeliana, nonostante negli accordi del 2012 si fosse parlato di estendere la zona di pesca? Perchè non dai contadini e dai raccoglitori di metallo vicino alla barriera di separazione che non hanno altro mezzo di sussistenza e contro cui si spara, e che a volte vengono feriti e uccisi dai soldati? O dalla demolizione di case palestinesi “per motivi amministrativi” in Cisgiordania e a Gerusalemme?
Non la chiamiamo forse “moderazione” perchè tutta questa è questa violenza che i media israeliani omettono con arroganza? E perchè non sentiamo parlare di “moderazione palestinese” dopo che Nadim Nawara e Mohammed Abu Dhaher sono stati uccisi dai soldati israeliani al check point di Ofer? “Moderazione” è un altro termine che cancella il contesto e rafforza il senso di vittimismo della quarta potenza militare del mondo.
“Israele fornisce acqua, elettricità, cibo e medicine a Gaza”
No, non lo fa. Israele invia 120 megawatt di elettricità a prezzo pieno, al massimo un terzo della domanda. La bolletta viene dedotta dalle tasse dei consumatori, tasse che Israele raccoglie per i beni che passano attraverso i suoi valichi e che sono destinati ai territori occupati. Cibo e medicine, che i commercianti palestinesi acquistano a prezzo pieno, entrano a Gaza attraverso i valichi che sono sotto controllo israeliano. Secondo il Gisha Legal Center for Freedom of Movement, nel 2012 nella Striscia di Gaza sono stati acquistati prodotti israeliani per 13 miliardi di shekel (379 milioni di dollari).
Per quanto riguarda l'acqua, Israele ha imposto l'autarchia a Gaza; i Gazawi, cioè, devono arrangiarsi con l'acqua piovana e l'acqua che raccolgono dal sottosuolo nel territorio. Israele, che impone una “quota acqua” ai palestinesi, non lascia che vengano condivise le fonti tra Cisgiordania e Gaza. Di conseguenza, la domanda supera l'offerta e c'è un iper-pompaggio. L'acqua di mare penetra nel sottosuolo, e crea liquami a causa di tubature decrepite. Il 95% dell'acqua di Gaza non è potabile. E, secondo precedenti accordi, Israele vende 5 milioni di metri cubi d'acqua a Gaza (una goccia nell'oceano).
“Israele mira solo a obiettivi legittimi”
Sono state bombardate le case di membri vecchi e nuovi di Hamas, con e senza bambini all'interno, e l'esercito dice che questi sono obiettivi legittimi? Esiste forse una casa ebraica in Israele che non dia rifugio ad un comandante che ha collaborato al piano o partecipato a un'offensiva? O a un soldato che non abbia sparato o non sparerà ad un palestinese?
“Hamas usa la popolazione come scudi umani”
Se non sbaglio, il Ministero della Difesa si trova nel cuore di Tel Aviv, in quanto è la principale “sala operativa” dell'esercito. E che dire della base di addestramento di Glilot, vicino al grande centro commerciale? E il quartier generale dello Shin Bet a Gerusalemme, al confine con un quartiere residenziale? E quanto dista la nostra “sartoria” di Dimona (base per la produzione di armi nucleari, ndt) dalle aree residenziali?
Perchè va tutto bene per noi e non per loro? Solo perchè loro il missile non ce l'hanno abbastanza lungo per bombardare questi posti?
Bernart Bartleby - 18/7/2014 - 10:17
Due giorni fa, a Firenze e in altre città, sono state organizzate delle manifestazioni a sostegno di Gaza e contro lo sterminio israeliano. A Firenze abbiamo dovuto fronteggiare un paio di "turisti israeliani" tra i quali uno continuava a ripetere "kill me, kill me"; gli è stato fatto presente, non gentilmente, che avrebbe fatto meglio a dire "kill them, kill them", visto che è quello che fanno (poi è stato cacciato via in puro fiorentino, e deve aver capito visto che è corso a rifugiarsi dalla polizia). In piazza del Duomo, invece, Israele ha ricevuto un sostegno fattivo e illimitato da parte di un tizio con tanto di simbolo delle SS tatuato su un braccio, e che faceva il saluto romano. Così tanto per far presente la cosa; un'analoga manifestazione a Bologna si è invece scontrata con alcuni ultras fascisti della locale squadra di pallone, da poco retrocessa in serie B, che pure sostenevano a gran voce Israele in mezzo ai "boia chi molla". Himmler si rivolterà nella tomba!
Riccardo Venturi - 18/7/2014 - 11:11
Riccardo Venturi - 19/7/2014 - 13:15
“Dietro ad ogni terrorista ci sono dozzine di uomini e donne, senza i quali non avrebbe potuto diventare un terrorista. Sono tutti nemici combattenti, e il loro sangue ricadrà sulle loro teste. Ciò include anche le madri dei martiri, che li spediscono all’inferno con fiori e baci. Dovrebbero seguire i loro figli, niente sarebbe più giusto. Così dovrebbe essere, come dovrebbero sparire le stesse case in cui i serpenti sono stati allevati. Diversamente, il rischio è che ancora altri piccoli serpenti vi siano allevati.”
Dichiarazione di Ayelet Shaked, deputata alla Knesset israeliana, fonte The Independent, 11 luglio 2014
Bernart Bartleby - 20/7/2014 - 08:47
Bernart Bartleby - 20/7/2014 - 21:58
Continuando ad astenermi da ogni commento, mi preme solo constatare che quando l’aggredito è rinchiuso in uno spazio limitato e/o l’aggressore è in totale superiorità per numero e per armi e dispone lui solo di marina ed aviazione, beh, non è che all’aggredito rimanga molto da fare…
Ne sapevano qualcosa i Vietcong nel Vietnam sottoposto a martellanti bombardamenti a tappeto con napalm, agenti chimici e ordigni ad altissimo potenziale… Ne sapevano qualcosa pure i combattenti ebrei che insorsero nel 1943 nel ghetto di Varsavia e che poterono eroicamente resistere alle SS per quasi un mese proprio grazie alla rete di nascondigli e tunnel sotterranei che avevano predisposto…
La terra.
Lenta, scavando un tunnel, avanza la talpa-guardiano
Con una piccola lanterna rossa sulla fronte,
Tocca i corpi sepolti, li conta, si fa largo più in là,
Distingue le ceneri umane dal vapore iridescente,
La cenere di ciascun uomo dalla tinta della sua fiamma.”
Da “Povero cristiano guarda il ghetto di di Czesław Miłosz.
Bernart Bartleby - 21/7/2014 - 11:46
200 per ciascuno dei tre ragazzi israeliani sequestrati e trucidati in Cisgiordania (che questo è l'unico motivo dell'aggressione israeliana di oggi)...
Ormai anche l'"occhio per occhio, dente per dente" non regge più, nemmeno l'aberrante logica militare (non solo nazista) della decimazione...
Qui in Italia inorridiamo ancora oggi per episodi come l'eccidio delle Fosse Ardeatine del marzo 1944, ma lì furono "solo" 335 morti in risposta all'attentato che fece 33 morti tra i "Bozen" tedeschi...
E mi viene anche da aggiungere che allora i superstiti del reparto di SS altoatesine vittime dell'attentato partigiano si rifiutarono di partecipare alla rappresaglia sui civili...
Non è un commento, sono solo constatazioni...
Bernart Bartleby - 22/7/2014 - 13:36
Dei soldati dell'IDF caduti nella scellerata operazione chiamata "Barriera protettiva", si conoscono i nomi, spesso le biografie.
Qualcuno ha voluto almeno elencare quelli delle vittime di Gaza. Vi chiedo, se potete, di dare anche voi pubblicità a questo link, che, purtroppo, viene tenuto costantemente aggiornato:
I nomi
Leonardo Licheri - 22/7/2014 - 21:37
Farvi ricordare che siete voi che gestite la cosa, fu forse la mia vera intenzione
Grazie
(Krzysiek Wrona)
Buona giornata a tutti.
Cioè a nessuno, come specificava 'na volta un amico mio.
Vi voglio bene, comunque... e grazie
Krzyszor
(k)
L’ONU non condannò Israele, semplicemente gli intimò di pagare 1.7 milioni di dollari per la ricostruzione della struttura dell’UNIFIL, cosa che Israele non ha mai fatto. Nel 2005 alcune familiari delle vittime hanno aperto una causa contro il generale israeliano Moshe Yaalon – oggi ministro della Difesa - responsabile dell’IDF in quella circostanza. Le corti dell’ONU hanno rigettato la causa, sia in primo grado che in appello, per “difetto di giurisdizione”.
6 gennaio 2009, campo di Jabalia, Striscia di Gaza: durante l’operazione “Piombo Fuso” l’esercito israeliano bombarda la scuola di al-Fakhura gestita dall’UNRWA, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati. Il bilancio è di 42 morti, tutti civili palestinesi che lì avevano cercato riparo sotto protezione internazionale.
Il segretario Ban Ki Moon dichiarò l’attacco “totalmente inaccettabile”…
Israele non è mai stato sanzionato per l’eccidio.
16 gennaio 2009, Beit Lahia, Striscia di Gaza: durante l’operazione “Piombo Fuso” l’esercito israeliano bombarda il quartier generale dell’UNRWA con bombe la fosforo, usate in gran quantità durante quell’operazione militare.
Il segretario Ban Ki Moon dichiarò l’attacco “totalmente inaccettabile”…
Nel 2012 la Corte Penale Internazionale ha archiviato per “difetto di giurisdizione” ogni procedimento contro Israele per i crimini di guerra perpetrati durante l’operazione “Piombo Fuso”…
Luglio 2014, Beit Hanoun, Striscia di Gaza: durante l’operazione “Barriera di Difesa” l’esercito israeliano bombarda diverse strutture dell’UNRWA, tutte usate come rifugio temporaneo per i civili palestinesi in fuga. Israele sostiene che Hamas usi le strutture internazionali per nascondere armi e missili, ma intanto sono i civili a morire e a rimanere feriti sotto le bombe dello Stato ebraico. Il 24 luglio viene colpita l’ennesima scuola: vi rimangono uccisi 15 civili
Il segretario Ban Ki Moon – come fece nel 2009 – ha dichiarato l’attacco “totalmente inaccettabile”…
Israele non sarà mai sanzionato per questo ennesimo eccidio.
Insomma, dal 1948, quando il gruppo paramilitare ebraico Lehi (vi faceva parte Yitzhak Shamir, che sarebbe poi diventato primo ministro israeliano) assassinò il conte svedese Folke Bernadotte, plenipotenziario delle Nazioni Unite, la musica non è cambiata…
Israele se ne fotte della comunità internazionale, figuriamoci dei palestinesi!
Bernart Bartleby - 25/7/2014 - 10:37
Trasmesso dalla TV Palestinese
Alla nostra gente,
Ai nostri amori,
Ai nostri figli a Gaza l’Araba Cristiana e Musulmana.
Ai figli di Khadigia Om El Moumenin (madre dei fedeli),
Ai figli di Maria madre della Luce,
Al Popolo della Lotta e della Resistenza,
A voi cui il nemico dell’umanità ha depredato l’esistenza, la pace e la sicurezza,
Il nostro saluto, il saluto del Signore dell’Amore Cristo, ed il saluto del Signor della Pace Mohammad a Voi.
In questi momenti critici che state attraversando dove il nemico di Mosè, di Cristo e di Mohammad sta infierendo con la sua barbarie e la sua macchina distruttrice contro i nostri bambini, le nostre donne ed i nostri anziani.
Oggi il sangue è diventato il mattino e la sera di Gaza, questo sangue puro sta scorrendo a fiumi in Palestina, accompagnato dal silenzio arabo e mondiale, che sta coprendo i crimini dell’occupazione sionista, ed il tradimento degli stati arabi fondati sulle monarchie del petrodollaro è chiaro come il sole a mezzogiorno.
Noi sappiamo che in mezzo a questa sottomissione degli arabi, siete voi gli eroi del nostro tempo e state scrivendo ogni giorno le pagine dell’epico poema dell’eroismo e della resistenza di fronte ad un nemico vile e vigliacco, capace di affrontarvi solo con la sua macchina da guerra dal cielo e dal mare.
In verità, questo nemico è talmente vigliacco da non affrontarVi faccia a faccia “Vi combatteranno uniti solo dalle loro fortezze o dietro le mura. Grande è l'acrimonia che regna tra loro. Li ritieni uniti, invece i loro cuori sono discordi: è gente che non ragiona" Versetto Coranico.
Noi lo diciamo in tutte le lingue del mondo che siamo di fronte ad una brutale carneficina, pertanto la condanniamo con tutte le nostre forze, e annunciamo la nostra solidarietà al nostro Popolo, quello Palestinese.
Siamo solidali e complici con il nostro Popolo, con i frammenti di carne dei nostri bimbi uccisi, con il lamento ed il pianto delle madri e la debolezza dei nostri anziani.
Come uomo di fede chiedo a Dio la Pace per Gaza, quella città ferita e distrutta.
Chiedo a Dio la Pazienza per Gaza, la pazienza per i lutti, per i momenti che stiamo attraversando.
Chiedo a Dio la Vittoria di Gaza contro un occupante assassino.
Misericordia per i Martiri, le mie sentite condoglianze ai loro familiari e la pronta guarigione per i feriti, Inchallah.
Voi Resistete, Voi sarete i Vittoriosi e in verità risorgerete.
Monsignor Hilarion Capucci.
Riccardo Venturi - 30/7/2014 - 19:20
i tuoi sandali? Non senti gli aquiloni
nella striscia di Gaza? C’è l’esercito
dell’omicida. Aiuta. Combattiamo
noi, non preghiamo. E anche tu, combatti.
1°-2 agosto 2014
L.L. - 2/8/2014 - 11:55
Scritto dalla rapper ebrea americana Ilana Weaver, aka Invincible.
Nel coro è accompagnata dalla voce di tal Abeer (forse una cantante palestinese) che canta in arabo. Non sono riuscito ancora a trovarne il testo in lingua originale...
Nell’album intitolato “ShapeShifters”
Ilana Weaver, aka Invincible, è nata in Illinois in una famiglia di fede ebraica ma ha trascorso la sua infanzia in Israele. Oggi vive e lavora a Detroit, Michigan.
“This song was inspired by and has been in the works since a conversation with my mom (or Ima, in Hebrew) 5 years ago when I asked her if she missed ‘back home’ (which she calls Israel) and she responded profoundly: ‘I miss people not places’. I realized what a privilege it was to not miss a place and land that so many Palestinians have been displaced from.
The song takes the listener on a journey through a haunted ‘birthright’ tour where the buried Palestinian significance of each location comes to light. Along the route I expose the process of historic and continued colonization as being even deeper than land seizure and ethnic cleansing of Palestinians, but one that is invested in erasing the Arabic language, culture, and memory.
One of my main aims is to destroy the myth of a ‘Jewish birthright’ to a land Palestinians are denied the Right of Return to.”
“Questa canzone è stata ispirata da una conversazione che ho avuto con mia madre (Ima, in ebraico) cinque anni fa, quando le chiesi se le mancasse ‘casa’ (che lei chiama Israele) e lei rispose, sospirando profondamente: ‘Mi manca la gente non i luoghi’. Mi resi conto che privilegio è stato quello di non sentire la mancanza di quel luogo, quella terra dalla quale invece così tanti palestinesi sono stati sradicati.
La canzone porta l'ascoltatore in un viaggio attraverso un tormentato tour che potremmo chiamare ‘del diritto di nascita’, dove il significato palestinese sepolto torna alla luce in ogni luogo. Lungo il percorso spiego come il processo di vecchia e nuova colonizzazione è stato e continua ad essere ancora più forte della razzia delle terre e della pulizia etnica nei confronti dei palestinesi, un processo tutto volto a cancellare la lingua araba, la cultura e la memoria.
Uno dei miei obiettivi principali è quello di distruggere il mito ebraico del ‘diritto alla terra per nascita’, quando invece ai suoi antichi abitanti, i palestinesi, viene negato ogni diritto al ritorno.”
Non posso che essere d’accordo con la rapper Invincible, così come con il nostro Moni Ovadia, pure lui ebreo, che solo qualche giorno fa, nel corso di una trasmissione radiofonica (credo si trattasse di Zapping 2.0 su RAI Radio1) è stato aggredito e insultato da Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, inferocito perchè Ovadia - tutt’altro che un estremista - aveva semplicemente sostenuto l’evidenza dei fatti, e cioè che questo ennesimo massacro di palestinesi è un crimine (quasi 200 morti ormai, e quasi tutti civili), che i palestinesi vivono da 50 sotto occupazione e che Gaza è il più grande carcere-ghetto a cielo aperto del mondo... Mentre la retorica israeliana dice che gli estremisti si fanno scudo dei civili, ma non dice invece che a Gaza sono in 450.000 in 45kmq, in 10.000 per km, assediati da terra, dal cielo e dal mare, e che anche solo una bomba a mano buttata lì in mezzo - figurati i missili e gli ordigni ad alto potenziale - può ammazzare qualcuno...
E mentre un altro palestinese muore, continuano a vivere invece, e indecorosamente, il nostro silenzio (anche quello delle gloriose CCG/AWS - nessuna canzone postata sul tema, nessun commento se non quello di Alberta Beccaro che almeno ha riportato in evidenza Lungometraggio di Jannacci), la nostra noia ed assuefazione a questo conflitto interminabile e senza soluzione apparente, i nostri alibi, come quello che in fondo oggi non si tratta più dei buoni palestinesi “di sinistra” di una volta ma soltanto di feccia jihadista che è meglio che muoia prima di venire a casa nostra a fare casino (buon lavoro, Tsahal!), dimenticando che anche il fondamentalismo islamico è un deliberato prodotto dell’aggressione, dell’occupazione, della colonizzazione imperialista tanto in Medio Oriente quanto in Afghanistan e nell’Africa subsahariana.