Monseigneur le duc de Bretagne
A, pour les combats meurtriers,
Convoqué de Nantes à Mortagne,
Dans la plaine et sur la montagne,
L'arrière-ban de ses guerriers.
Ce sont des barons dont les armes
Ornent des forts ceints d'un fossé ;
Des preux vieillis dans les alarmes,
Des écuyers, des hommes d'armes ;
L'un d'entre eux est mon fiancé.
Il est parti pour l'Aquitaine
Comme timbalier, et pourtant
On le prend pour un capitaine,
Rien qu'à voir sa mine hautaine,
Et son pourpoint, d'or éclatant !
J'ai dit à notre abbé : - Messire,
Priez bien pour tous nos soldats ! -
Et, comme on sait qu'il le désire,
J'ai brûlé trois cierges de cire
Sur la châsse de saint Gildas.
Il doit aujourd'hui de la guerre
Revenir avec monseigneur ;
Ce n'est plus un amant vulgaire ;
Je lève un front baissé naguère,
Et mon orgueil est du bonheur !
Le duc triomphant nous rapporte
Son drapeau dans les camps froissés ;
Venez tous sous la vieille porte
Voir passer la brillante escorte,
Et le prince, et mon fiancé !
Mes soeurs, à vous parer si lentes,
Venez voir près de mon vainqueur
Ces timbales étincelantes
Qui sous sa main toujours tremblantes,
Sonnent, et font bondir le coeur !
Venez surtout le voir lui-même
Sous le manteau que j'ai brodé.
Qu'il sera beau ! c'est lui que j'aime !
Il porte comme un diadème
Son casque, de crins inondé !
Sur deux rangs le cortège ondoie :
D'abord, les piquiers aux pas lourds ;
Puis, sous l'étendard qu'on déploie,
Les barons, en robe de soie,
Avec leurs toques de velours.
Voici les chasubles des prêtres ;
Les hérauts sur un blanc coursier.
Tous, en souvenir des ancêtres,
Portent l'écusson de leurs maîtres,
Peint sur leur corselet d'acier.
Admirez l'armure persane
Des templiers, craints de l'enfer ;
Et, sous la longue pertuisane,
Les archers venus de Lausanne,
Vêtus de buffle, armés de fer.
Le duc n'est pas loin : ses bannières
Flottent parmi les chevaliers ;
Quelques enseignes prisonnières,
Honteuses, passent les dernières...
Mes soeurs ! voici les timbaliers !... "
Elle dit, et sa vue errante
Plonge, hélas ! dans les rangs pressés ;
Puis, dans la foule indifférente,
Elle tomba, froide et mourante...
Les timbaliers étaient passés.
A, pour les combats meurtriers,
Convoqué de Nantes à Mortagne,
Dans la plaine et sur la montagne,
L'arrière-ban de ses guerriers.
Ce sont des barons dont les armes
Ornent des forts ceints d'un fossé ;
Des preux vieillis dans les alarmes,
Des écuyers, des hommes d'armes ;
L'un d'entre eux est mon fiancé.
Il est parti pour l'Aquitaine
Comme timbalier, et pourtant
On le prend pour un capitaine,
Rien qu'à voir sa mine hautaine,
Et son pourpoint, d'or éclatant !
J'ai dit à notre abbé : - Messire,
Priez bien pour tous nos soldats ! -
Et, comme on sait qu'il le désire,
J'ai brûlé trois cierges de cire
Sur la châsse de saint Gildas.
Il doit aujourd'hui de la guerre
Revenir avec monseigneur ;
Ce n'est plus un amant vulgaire ;
Je lève un front baissé naguère,
Et mon orgueil est du bonheur !
Le duc triomphant nous rapporte
Son drapeau dans les camps froissés ;
Venez tous sous la vieille porte
Voir passer la brillante escorte,
Et le prince, et mon fiancé !
Mes soeurs, à vous parer si lentes,
Venez voir près de mon vainqueur
Ces timbales étincelantes
Qui sous sa main toujours tremblantes,
Sonnent, et font bondir le coeur !
Venez surtout le voir lui-même
Sous le manteau que j'ai brodé.
Qu'il sera beau ! c'est lui que j'aime !
Il porte comme un diadème
Son casque, de crins inondé !
Sur deux rangs le cortège ondoie :
D'abord, les piquiers aux pas lourds ;
Puis, sous l'étendard qu'on déploie,
Les barons, en robe de soie,
Avec leurs toques de velours.
Voici les chasubles des prêtres ;
Les hérauts sur un blanc coursier.
Tous, en souvenir des ancêtres,
Portent l'écusson de leurs maîtres,
Peint sur leur corselet d'acier.
Admirez l'armure persane
Des templiers, craints de l'enfer ;
Et, sous la longue pertuisane,
Les archers venus de Lausanne,
Vêtus de buffle, armés de fer.
Le duc n'est pas loin : ses bannières
Flottent parmi les chevaliers ;
Quelques enseignes prisonnières,
Honteuses, passent les dernières...
Mes soeurs ! voici les timbaliers !... "
Elle dit, et sa vue errante
Plonge, hélas ! dans les rangs pressés ;
Puis, dans la foule indifférente,
Elle tomba, froide et mourante...
Les timbaliers étaient passés.
envoyé par Riccardo Venturi - 5/5/2014 - 13:15
Langue: italien
LA FIDANZATA DEL TAMBURINO
Il Signor Duca di Bretagna 1
ha, per la pugna mortale
convocato da Nantes a Mortagna 2
nella piana e su in montagna
la retroguardia dei suoi guerrieri
Sono baroni le cui armi i forti
adornano, cinti d'un fossato,
prodi invecchiati negli all'arme,
sono scudieri, uomini d'arme:
uno di loro è il mio fidanzato.
È partito per l'Aquitania 3
da tamburino, e tuttavia
lo si prende per un capitano:
basta vedere il suo viso altero
e il suo farsetto dorato lucente
Ho detto al prete: messere,
vogliate pregare pe' nostri soldati
e poiché so che lui lo spera 4
ho fatto arder tre ceri di cera
sulle reliquie di San Gildas
Oggi deve tornar dalla guerra
assieme al suo signore;
non è più un semplice amante,
alzo la fronte che tenevo bassa,
mi sento orgogliosa e felice
Trionfante il Duca ci riporta
la sua bandiera sui campi sconciati,
accorrete tutti sotto la Porta Vecchia
a veder passare la splendida scorta
e il principe, e il mio fidanzato
Sorelle mie, sbrigatevi a agghindarvi,
venite a vedere a fianco del vincitore
i suoi tamburi scintillanti
che in mano sua sempre tremanti
suonan facendo balzare il cuore
Specie venite a veder proprio lui
sotto il mantello che ho ricamato,
come sarà bello, il mio amato
porta come fosse un diadema
il suo elmo dai capelli inondato
Su due file il corteo ondeggia,
prima i picchieri dal passo grave,
poi sotto lo stendardo dispiegato
i baroni in veste di seta
coi loro tocchi di velluto
Ecco i cappucci dei preti,
gli araldi sui bianchi corsieri,
e tutti in ricordo dei loro avi
recan lo stemma del loro padrone
dipinto sui corsetti d'acciaio
Ammirate l'armatura persiana
dei Templari temuti fin dal diavolo,
poi, sotto la lunga partigiana 5
gli arcieri venuti da Losanna
col giustacuore in cuoio 6 e con l'armatura
Non lungi è il Duca, i suoi stendardi
fluttuano in mezzo ai cavalieri,
qualche alfiere fatto prigioniero
passa con vergogna in ultima fila;
sorelle, eccoli i tamburini!
Così dice, e la sua vista errante
scruta tuffandosi tra i ranghi serrati.
Poi, tra la folla indifferente
ella cade, fredda e morente;
i tamburini eran già passati.
Il Signor Duca di Bretagna 1
ha, per la pugna mortale
convocato da Nantes a Mortagna 2
nella piana e su in montagna
la retroguardia dei suoi guerrieri
Sono baroni le cui armi i forti
adornano, cinti d'un fossato,
prodi invecchiati negli all'arme,
sono scudieri, uomini d'arme:
uno di loro è il mio fidanzato.
È partito per l'Aquitania 3
da tamburino, e tuttavia
lo si prende per un capitano:
basta vedere il suo viso altero
e il suo farsetto dorato lucente
Ho detto al prete: messere,
vogliate pregare pe' nostri soldati
e poiché so che lui lo spera 4
ho fatto arder tre ceri di cera
sulle reliquie di San Gildas
Oggi deve tornar dalla guerra
assieme al suo signore;
non è più un semplice amante,
alzo la fronte che tenevo bassa,
mi sento orgogliosa e felice
Trionfante il Duca ci riporta
la sua bandiera sui campi sconciati,
accorrete tutti sotto la Porta Vecchia
a veder passare la splendida scorta
e il principe, e il mio fidanzato
Sorelle mie, sbrigatevi a agghindarvi,
venite a vedere a fianco del vincitore
i suoi tamburi scintillanti
che in mano sua sempre tremanti
suonan facendo balzare il cuore
Specie venite a veder proprio lui
sotto il mantello che ho ricamato,
come sarà bello, il mio amato
porta come fosse un diadema
il suo elmo dai capelli inondato
Su due file il corteo ondeggia,
prima i picchieri dal passo grave,
poi sotto lo stendardo dispiegato
i baroni in veste di seta
coi loro tocchi di velluto
Ecco i cappucci dei preti,
gli araldi sui bianchi corsieri,
e tutti in ricordo dei loro avi
recan lo stemma del loro padrone
dipinto sui corsetti d'acciaio
Ammirate l'armatura persiana
dei Templari temuti fin dal diavolo,
poi, sotto la lunga partigiana 5
gli arcieri venuti da Losanna
col giustacuore in cuoio 6 e con l'armatura
Non lungi è il Duca, i suoi stendardi
fluttuano in mezzo ai cavalieri,
qualche alfiere fatto prigioniero
passa con vergogna in ultima fila;
sorelle, eccoli i tamburini!
Così dice, e la sua vista errante
scruta tuffandosi tra i ranghi serrati.
Poi, tra la folla indifferente
ella cade, fredda e morente;
i tamburini eran già passati.
NOTE alla traduzione
[1] All'epoca delle decisive battaglie di Formigny (15 aprile 1450) e di Castillon (17 luglio 1453), duca di Bretagna era Pietro II, della casata dei Montfort. L'armata bretone che combatté e vinse assieme a quella francese di Carlo VII era comandata da André de Lohéac.
[2] Si tratta quasi sicuramente dell'odierna Mortagne-au-Perche, l'antica Mauritania detta anche Mortagne sur Montagne. Si trova attualmente nel Dipartimento dell'Orne, in Bassa Normandia; ma segnava all'epoca uno degli estremi punti orientali del Ducato di Bretagna. Dire “Da Nantes a Mortagna” significa “da tutta la Bretagna”.
[3] E' questo un particolare che fa capire che il riferimento preciso è alle decisive battaglie della guerra dei Cent'Anni, che si svolsero tutte in Aquitania. L'Aquitania è una storica regione francese che è tuttora una delle Régions ufficiali del Paese; il suo capoluogo è Bordeaux, e comprende i dipartimenti della Dordogna, della Gironda, delle Landes, del Lot e Garonna e dei Pirenei Atlantici. E', come si vede, in posizione sudoccidentale e lontanissimo dalla Bretagna; Castillon, dove si svolse l'ultima battaglia, è in Dordogna. Ha una storia lunghissima; il nome è latino, ed era già regione dell'Impero Romano. Fu un'area decisiva nella Guerra dei Cent'Anni: con il matrimonio tra la duchessa Eleonora d'Aquitania (la famosissima mecenate dei trovatori provenzali) e Enrico II d'Inghilterra, avvenuto in seconde nozze il 18 maggio 1152, l'Aquitania divenne un feudo inglese. Un evento che ebbe pesanti ripercussioni sulla guerra scoppiata quasi due secoli dopo.
[4] Nel testo originale: désire “desidera”. Ho tradotto qui “spera” per tenere qualche rima rispetto all'originale.
[5] La Partigiana, dal francese pertuisane (a sua volta da pertuis “foro, pertugio”) è una lunga lancia da mischia. Tale nome non ha nulla a che vedere etimologicamente con “partigiano” nel senso moderno (derivato dal francese partisan, a sua volta da parti “partito, fazione”). Anticamente, il sinonimo “partigianetta” era sinonimo di “giavellotto”.
[6] Secondo il Dictionnaire de l'Académie Françoise, pubblicato a Lione nel 1776, ”Se dit aussi d'un Cuir de buffle, ou d'autres animaux, préparé & accommodé pour porter à la guerre, comme une espèce de justaucorps. Buffle, alla lettera, è il “bufalo”.
[1] All'epoca delle decisive battaglie di Formigny (15 aprile 1450) e di Castillon (17 luglio 1453), duca di Bretagna era Pietro II, della casata dei Montfort. L'armata bretone che combatté e vinse assieme a quella francese di Carlo VII era comandata da André de Lohéac.
[2] Si tratta quasi sicuramente dell'odierna Mortagne-au-Perche, l'antica Mauritania detta anche Mortagne sur Montagne. Si trova attualmente nel Dipartimento dell'Orne, in Bassa Normandia; ma segnava all'epoca uno degli estremi punti orientali del Ducato di Bretagna. Dire “Da Nantes a Mortagna” significa “da tutta la Bretagna”.
[3] E' questo un particolare che fa capire che il riferimento preciso è alle decisive battaglie della guerra dei Cent'Anni, che si svolsero tutte in Aquitania. L'Aquitania è una storica regione francese che è tuttora una delle Régions ufficiali del Paese; il suo capoluogo è Bordeaux, e comprende i dipartimenti della Dordogna, della Gironda, delle Landes, del Lot e Garonna e dei Pirenei Atlantici. E', come si vede, in posizione sudoccidentale e lontanissimo dalla Bretagna; Castillon, dove si svolse l'ultima battaglia, è in Dordogna. Ha una storia lunghissima; il nome è latino, ed era già regione dell'Impero Romano. Fu un'area decisiva nella Guerra dei Cent'Anni: con il matrimonio tra la duchessa Eleonora d'Aquitania (la famosissima mecenate dei trovatori provenzali) e Enrico II d'Inghilterra, avvenuto in seconde nozze il 18 maggio 1152, l'Aquitania divenne un feudo inglese. Un evento che ebbe pesanti ripercussioni sulla guerra scoppiata quasi due secoli dopo.
[4] Nel testo originale: désire “desidera”. Ho tradotto qui “spera” per tenere qualche rima rispetto all'originale.
[5] La Partigiana, dal francese pertuisane (a sua volta da pertuis “foro, pertugio”) è una lunga lancia da mischia. Tale nome non ha nulla a che vedere etimologicamente con “partigiano” nel senso moderno (derivato dal francese partisan, a sua volta da parti “partito, fazione”). Anticamente, il sinonimo “partigianetta” era sinonimo di “giavellotto”.
[6] Secondo il Dictionnaire de l'Académie Françoise, pubblicato a Lione nel 1776, ”Se dit aussi d'un Cuir de buffle, ou d'autres animaux, préparé & accommodé pour porter à la guerre, comme une espèce de justaucorps. Buffle, alla lettera, è il “bufalo”.
Dalle note del disco:
Chi vi assicura che dopo aver passato otto anni nell'esercito, non gli sia presa la voglia di disertare la Francia? Piuttosto che marcire su un campo di battaglia.
Chi vi assicura che dopo aver passato otto anni nell'esercito, non gli sia presa la voglia di disertare la Francia? Piuttosto che marcire su un campo di battaglia.
Flavio Poltronieri - 5/5/2014 - 18:54
Nota davvero favolosa, devo dire!
La pagina la devo ancora terminare, con l'introduzione, le note e l'iconografia; mi ci dedico adesso. Sicuramente la nota del disco vi sarà presente (grandi Malicorne, che peraltro si sono di recente ricostituiti; tra quelli che andrò a vedere anche a piedi se si presenterà l'occasione, anche se ormai hanno tutti più di 60 anni; ma del resto anch'io sono lì...)
La pagina la devo ancora terminare, con l'introduzione, le note e l'iconografia; mi ci dedico adesso. Sicuramente la nota del disco vi sarà presente (grandi Malicorne, che peraltro si sono di recente ricostituiti; tra quelli che andrò a vedere anche a piedi se si presenterà l'occasione, anche se ormai hanno tutti più di 60 anni; ma del resto anch'io sono lì...)
Riccardo Venturi - 5/5/2014 - 22:08
Caro Riccardo, vorei contribuire ricordando che la scelta di musicare una poesia del padre del Romanticismo francese Victor Hugo, non era del tutto casuale: ne "Les Orientales" pubblicato nel 1829, figurano parecchie ballate nello stile dei canti popolari.
Per questa interpretazione i Malicorne si affidarono ad un arrangiatore esterno, Jean-Daniel Mercier, che introdusse ottoni e percussioni pieni di vigore. Il gruppo suona un po' "progressive" e sono evidenti i richiami all'aria di Alison Gross degli altrettanto immensi Steeleye Span.
Per questa interpretazione i Malicorne si affidarono ad un arrangiatore esterno, Jean-Daniel Mercier, che introdusse ottoni e percussioni pieni di vigore. Il gruppo suona un po' "progressive" e sono evidenti i richiami all'aria di Alison Gross degli altrettanto immensi Steeleye Span.
Flavio Poltronieri - 26/2/2017 - 11:05
Non c'entra niente, è appena una nota di colore ma Hugo sottolineava di essere nato da “sangue bretone e lorenese insieme”. La madre Sophie Trébuchet era infatti originaria di Nantes e fu proprio lei a spingere il figlio minore Victor (al tempo, sedicenne) a coltivare le sue qualità poetiche.
Flavio Poltronieri - 29/6/2023 - 18:20
×
Da una poesia di Victor Hugo
D'après un poème de Victor Hugo
(Da/D'après Odes et Ballades, 1822-1827)
Musica / Musique: Gabriel Yacoub
Album: Malicorne 4 (Nous sommes chanteurs de sornettes)
La Fiancée du timbalier dei Malicorne, oltre naturalmente ad avere una musica diversa, è una versione parecchio abbreviata (ma il brano dura comunque più di cinque minuti); sottoposta a tale “energico trattamento”, ma mantenendo sempre la lezione originale hugoliana, ne risulta una poderosa ballata che ci riporta a un anno preciso, ed è uno di quegli anni che hanno fatto la storia del mondo: il 1453. Due avvenimenti lo segnano: la fine della Guerra dei Cent'Anni e la presa ottomana di Costantinopoli, avvenuta poco prima dell'evento finale della lunghissima guerra franco-inglese che di anni, in realtà, ne era durata quasi centoventi. Ed è precisamente a questo evento finale, vale a dire la battaglia di Castillon del 17 luglio 1453, che segnò la decisiva vittoria dei franco-bretoni di Carlo VII, che deve essere situata la rievocazione di Victor Hugo. Per inciso, la battaglia di Castillon si segnala principalmente per due cose: è ricordata come la prima dove fu fatto uso massiccio dell'artiglieria, sconvolgendo così definitivamente i canoni della guerra medievale, e per la disparità di caduti. I franco-bretoni persero infatti soltanto 100 uomini, mentre gli inglesi di Enrico VI ne persero più di quattromila. La battaglia di Castillon segnò la fine di ogni possedimento inglese in terra di Francia.
Quel che vi è stato costruito sopra dal giovane Victor Hugo, è, a dirla tutta, la classica storia della ragazza che attende il fidanzato di ritorno dalla guerra. Il fidanzato, nell'armata reale, fa il timbalier, che andrebbe tradotto, propriamente, “timpanista”. Nelle legioni di cavalleria medievali, il timpanista era il soldato (usualmente molto giovane) comandato di battere il tempo, di dare il ritmo ai combattenti e di suonare le cariche; si chiamava così perché recava, a cavallo, due veri e propri timpani. Le sue funzioni erano in tutto e per tutto identiche a quelle di un tamburino, termine che è stato da me usato nella traduzione italiana in quanto immensamente più immediato (il “timpanista” ricorda troppo un orchestrale); naturalmente, si immagina fin dalla prima riga che, in una ballata tipicamente hugoliana, il povero tamburino, o timpanista, atteso dalla fidanzata che gli ha persino ricamato il mantello, sia perito nella battaglia; il pathos creato dal poeta sta tutto qui, per esplodere dopo un infinità di strofe nel drammatico e terribile verso finale. Mi si accusa fin dai tempi del liceo, ed è vero, di tendere a prendere un po' in giro Victor Hugo; è, probabilmente, un elementare sistema per evitare di esserne sommersi. Victor Hugo è un'alluvione; ma fatto salvo questo antidoto, bisogna anche riconoscere che è un grande, immenso poeta. Ad esempio, La fiancée du timbalier contiene senz'altro una delle più belle descrizioni di un'armata antica che siano state mai fatte in versi.
E' anche doveroso dire che la “sfrondatura” effettuata dai Malicorne per questo loro brano è stata veramente sapiente. Eliminate tutte le strofe “collaterali”, di cui la composizione originale abbonda e per le quali si rimanda al testo integrale musicato da Saint-Saëns, il pathos ne risulta aumentato e, di conseguenza, anche l'efficacia contro la guerra (che, forse, non era stata contemplata dal giovane Victor Hugo, ancora in una fase conservatrice prima di volgersi a tutt'altre idee). A tale riguardo, la nota apposta dai Malicorne al brano è altamente indicativa dei loro veri intenti. [RV]