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Malicorne: L'écolier assassin

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
Language: French


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(Malicorne)


[Traditionnelle / Tradizionale]
Arrangiamento: Gabriel Yacoub - Marie Yacoub
Album: Malicorne, Almanach [1976]
Canto: Gabriel Yacoub - Marie Yacoub

Arrangement: Gabriel Yacoub - Marie Yacoub
Album: Malicorne, Almanach [1976]
Chant: Gabriel Yacoub - Marie Yacoub



Che al sottoscritto, che “abita” da decenni in mezzo alle antiche balladries di mezza Europa, ogni tanto riprenda la voglia di tornarci, non è un caso stupefacente; se poi c'è da tornarci assieme ai Malicorne (a Gabriel Yacoub, a sua moglie Marie, a tutti gli altri), è del tutto naturale. Come forse soltanto gli Steeleye Span, i Malicorne seppero collegare il “folk revival” degli anni '60 e '70 (che aveva, è bene ricordarlo, una ben precisa connotazione “protest” in opposizione alla musica commerciale e che, in un certo senso, riproponeva una sorta di nuovo romanticismo delle origini) alle nuove tendenze musicali, e in particolare al progressive. Ne risultarono degli autentici capolavori, dove le canzoni della più antica tradizione francese, generalmente intrise di vicende umane tragiche, crudeli e di estrema durezza, venivano proposte in una veste musicale che, rispettando i particolari canoni della musica antica, metteva in risalto la sua estrema adattabilità proprio al rock progressive, che coi Malicorne raggiunse delle vette. Si trattava di un'operazione musicale e culturale che legava direttamente il progressive alle sue radici antichissime, non soltanto dal punto di vista musicale (il legame tra i Genesis o i Jethro Tull e la musica barocca e prebarocca sono piuttosto evidenti, solo per fare un esempio), ma stavolta arrangiando direttamente canzoni originali risalenti a secoli addietro, attingendo ad una tradizione ben documentata come quella francese.

Malicorne: L'écolier assassin


L'écolier assassin può essere un esempio perfetto di tutto ciò, e non a caso è tra i brani più celebri dei Malicorne. In origine, come specificato dallo stesso Gabriel Yacoub, si trattava di una ballata medievale delle regioni del Berry e del Poitou-Charentes, anche se la melodia utilizzata proviene dal Québec (fatto assolutamente normale: così come la stessa lingua francese che vi viene parlata ha tratti assai arcaici, le tradizioni più antiche vi sono rimaste spesso cristallizzate); in essa sono presenti tutti i canoni della più antica ballata europea, a partire dall'argomento della “madre crudele” che si oppone fino alle estreme conseguenze alla fidanzata o all'amante del figlio. Un tema che affonda le sue radici nella più remota antichità, e che affiora già nella tragedia greca; ma, allo stesso tempo, e come messo in luce dallo stesso Gabriel Yacoub, ha valenze psicologiche ben precise e senza tempo (è, in pratica, il teorema freudiano madre/figlio e padre/figlia). Come in tutte le ballate del genere, L'écolier assassin inizia nel bel mezzo della vicenda, ex abrupto, già avviata inesorabilmente verso la catastrofe dovuta al figlio succube della figura materna (il che ha, naturalmente, anche una connotazione incestuosa). Le ballate come L'écolier assassin sono, naturalmente, figlie di un mondo arcaico dove anche i rapporti familiari erano segnati da un'estrema durezza e crudeltà; ma non bisogna certo dimenticarsi delle quotidiane vicende che si leggono nelle cronache.

La ballata ha una sorta di terminus ante quem; “écolier” ha qui valore di “studente” (non certo di “scolaro”), ed il fatto che il protagonista ritorni dalle “scuole di Parigi” la pone comunque dopo il 1170 (data di fondazione dell'università parigina). Ballate contenenti tragiche storie d'amore con protagonisti degli studenti ne esistono parecchie, e può essere che ciò sia un eco, seppur flebile, anche della famosa vicenda di Abelardo e Eloisa; la “madre crudele” potrebbe quindi, almeno in alcuni casi, celare metaforicamente la Chiesa. Ma mi accorgo di stare, come sempre mi accade a contatto con le canzoni che appartengono al fondo di me stesso (vale a dire all'adolescenza, ché di questo si tratta), “partendo” per strade che mi porterebbero a far mattina. Si tratta invece soltanto di un “extra”, che spero comunque di condividere. Con una dedica, ben precisa, che intendo fare: al “malicorniano” Flavio Poltronieri. Buon ascolto. [RV]
D´où reviens-tu mon fils Jacques,
d´où reviens-tu cette nuit?
Je viens des écoles, ma mère,
des écoles de Paris.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Tu as menti là, mon drôle,
tu reviens de voir ta mie
Je voudrais la voir morte
et avoir son cœur ici.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Que donneriez-vous ma mère
si je la faisais mourir?
Je donnerais chemise blanche,
de l´argent à ton plaisir.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Il est allé voir sa belle
sitôt le soleil levé
En arrivant à sa porte,
l´entendit minuit sonner.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Il la prend par sa main blanche,
au jardin l´a emmenée
Il a pris sa claire épée,
le p´ tit doigt lui a coupé.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Ah! Mon Dieu, que de souffrances
que j´endure cette nuit
Tu en souffriras bien d´autres
avant qu´ la nuit soit finie.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Il la couche sur l´épine,
oh, qui graine sans fleurir
Lui a pris le cœur du ventre,
dans sa chemise il l´a mis.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Tenez, ma cruelle mère,
voilà le cœur de ma mie.
Tu as menti par ta bouche,
c´est le cœur d´une brebis.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli


Oh! Montagnes sur montagnes,
écrasez-vous sur mon corps
J´ai fait mourir ma maîtresse,
je n´ mérite que la mort.
J´entends la chanson sereine
du rossignolet joli

Contributed by Riccardo Venturi - 2014/4/21 - 19:40




Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
21 aprile 2014

Si vedano le Note alla traduzione


almafront almaretro



Due parole del traduttore. Per ora non è questione di fare una traduzione ritmica, anche se prima o poi ci penserò seriamente. Nella traduzione, comunque, qualche assonanza è stata voluta mantenere (in particolare quella in ); anche da qui alcune scelte giustificate nelle note. La ballata, come di consueto, presenta il "ritornello vuoto" a base di piante/fiori o uccelli canori; si avverte che, non di rado, tali ritornelli avevano in un passato ancor più remoto dei significati ben precisi, di scongiuro o magici (la tradizione orale li ha poi livellati).
LO STUDENTE ASSASSINO

Donde torni, figlio mio, Jacques,
donde torni questa notte?
Torno dalle scuole, madre,
dalle scuole di Parigi.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.
*1

Hai mentito, mio piccino, *2
dall'amante stai a tornar,
io vorrei vederla morta
e avere il suo cuore qui.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


E che mi dareste, madre,
se la facessi morir?
Ti darei una camicia bianca *3
e denaro quanto vuoi.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


E lui andò dalla sua bella
giusto al levar del sol,
quando giunse alla sua porta
mezzanotte udì sonar.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


Le prese la bianca mano,
nel giardino la portò,
prese la lucida spada
e un ditino le mozzò. *4
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


Ah! Dio mio, che sofferenze
questa notte sto a patir!
E ne patirai ben altre
prima che notte abbia a finir.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


Lui la stende sullo spino *5
che cresce *6 senza fiorir,
le strappa il cuore dal seno,
in camicia se lo coprì.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


Tenetelo, madre crudele,
ecco il cuore della mia amante.
Stai mentendo con la bocca,
è d'una capra, questo qui.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.


Oh, montagne su montagne,
schiacciatemi tutto il corpo!
Ho ammazzato la mia amante,
merito solo la morte.
Sento il canto sereno
del bell'usignolo qui.
NOTE alla traduzione



[1] Il “qui” finale è un'aggiunta del traduttore, alle prese con la resa dell'assonanza-cardine della canzone.

[2] Il significato di “piccino”, “bambino” per drôle è arcaico e regionale; ma vale la pena spendere qualche parola sull'origine di questo termine. È di antica origine neerlandese: drolle, drol “demonietto, diavolo”, parola imparentata etimologicamente con i troll della mitologia nordica. Nella forma drolle compare per la prima volta nei dialetti piccardi, dai quali deve essersi diffuso. Originariamente sostantivo, assume il normale significato di “briccone, furfante”; il traslato per “bambino”, “piccino” è abbastanza normale (si pensi all'affettuoso “diavoletto” per un bambino vivace). In seguito assume il significato aggettivale di “bizzarro, strano”, con una particolare costruzione sintattica (drôle de guerre). Nel contesto della canzone, ho preferito il significato antico: la terribile madre si rivolge al figlio rimproverandogli la bugia quasi fosse una marachella da bambini.

[3] In epoca antica, le camicie erano generalmente di tessuti assai grezzi; i tessuti bianchi, come la fiandra, erano costosissimi e preziosi. Il fatto che la madre prometta una “camicia bianca” al figlio se ucciderà l'amante, è indice di un dono favoloso (tanto è vero che, nell'enunciazione, precede il denaro).

[4] Il petit doigt del testo è propriamente il “mignolo”.

[5] Nella botanica popolare francese, l'épine è sì un termine generico per “spina”, ma può indicare anche dei precisi tipi di pianta definita collettivamente “spino”: l'épine blanche è il biancospino, l'épine noire è il prugnolo (detto anche in italiano “spino nero”) e l'épine jaune è anche da noi il comunissimo “spino giallo” (Centaurea solstitialis)

[6] Il testo presenta la grafia graine, ma normalmente il verbo per “granire” si scrive grener. Nella traduzione: “crescere” al posto di “granire”, verbo troppo particolare e poco usato.

2014/4/21 - 21:43




Language: Finnish

Versione finlandese / Finnish version / Version finnoise / Suomennos: Tarujen Saari
di / by Tapio Mattlar, recuperata tramite Internet Archive Wayback Machine
(säv. & san. trad., suom. Tapio Mattlar)
Album / Albumi: Levoton hauta, 2002

levotonhauta
KOULULAISMURHAAJA

Mistäs tähän aikaan yöstä
saavut rakas poikani?
Saavun Pariisista, äiti,
koulustani suuresta
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Nytpäs taidat valehdella
tyttös luota tulet taas
Oi jos hänen sydämensä
joku mulle kantaisi
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Mitäs antaisit, oi äiti,
sydämen jos sulle tuon?
Annan paidan valkoisen
ja rahaa täynnä kukkaron
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Niin hän meni tytön luokse
heti tuona iltana
Kun hän saapui talon luo
jo kello keskiyötä löi
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Niin hän tarttui tytön käteen
hänet metsään johdatti
Otti esiin miekkansa
ja tytön hengen sillä vei
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Kuolleen tytön sitten laittoi
pensaan juureen makaamaan
Otti hänen sydämensä
paidan sisään kätki sen
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Katso julma äitini
on tässä sydän rakkaani
Äiti vastas: valehtelet
lampaan sydän on se vain
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan


Tulkoot vuoret päälleni
jos totta ei oo sanani
Murhannut oon rakkaani
ja ansaitsen vain kuoleman
Kuulen satakielen laulun
yössä ihmeen ihanan

Contributed by Wayback RV - 2016/1/5 - 13:46




Language: Icelandic

Þýtt hefur á íslensku / Versione islandese / Icelandic version / Version islandaise / Islanninkielinen versio:
Riccardo Venturi (Rikarður V. Albertsson), 23-20-2019 18:16
MORÐSTÚDENTINN

Til Flavíusar Póltróníeri fyrstur Malíkornasöngur á íslensku.

Hvaðan ert þú afturkominn,
hvaðan, sonur minn, í nótt?
Frá háskólanum, mín móðir,
Frá háskóla í París.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Vertu ekki að ljúga, sonur,
Frá elskhugu kemur þú,
Vildi ég sjá hana dána,
Hjartað hennar vildi ég fá.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Dræpi ég hana, mín móðir,
Hvað skyldir þú gefa mér?
Gæfi ég þér hvíta skyrtu,
Gæfi ég peninga og fé.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Fór hann til elskhugu sinni,
Lagði á dögun hann af stað,
Stendur nú fyr' dyrum hennar,
Næturklukkur heyrir hann.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Tók hann hvítu höndina hennar,
Tók hann hana í garðinn,
Tók hann bjarta sverðið sitt,
Henni litlan fingur skar.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Góði guð, hve miklar kvalir
Skal ég þola hérna í nótt!
Og enn meira skaltu þjást
Áður en dagsólin sést.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Leggur hann hana á þyrninn
Sem án blóma vaxar upp,
Henni úr brjósti rífur hjartað,
Inn í skyrtu felur það.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Grimma móðir, hér er hjartað
Ég úr brjósti elskhugu reif.
En þú munni þínum lýgur !
Þetta er geitarhjarta jú.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trés.


Þið fjöll sem svo hátt standið,
Kremjið þið líkamann minn!
Því ég drap elskhugu mína
Ég á aðeins dauðann skilið.
Syngja, syngja ágætlega
Næturgalar á greinum trjáa.

2019/10/23 - 18:18




Language: Serbian

Traduzione serba / Serbian translation / Traduction serbe / Serbiankielinen käännös:
Kadmos (L. Trans.)
Ђак убица [1]

Одакле се враћаш сине Јакове
Одакле се враћаш ноћас ?
Враћам из школа, мајко,
Из школа париских.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја

 
Лажеш ме мангупе
Враћаш се од своје драге
Радо бих да је видим мртву
И њено срце овдје.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


Шта би дала мајко моја
Да је убијем ?
Дала бих кошуљу бијелу
И пара колико ти срцу драго.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


Отишао је да види своју љепоту
Чим је сунце изашло
Кад дође на њена врата
Чу поноћ да звони.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


Узе је за бијелу руку
И у башту одведе
Исука свој јасни мач
И одсјече јој мали прст.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


О мој Боже, колику патњу
Морам да претрпим ноћас
Претрпјећеш ти још много више
Прије но што ноћ прође.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


Положи је на трње
О, који даје сјеме а не цвјета
Извади јој срце из груди
И себи у кошуљу стави.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


Ево окрутна мајко
Ово је срце моје драге
Лажеш чим ланеш
То је срце неке овце.
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја


О планине на планинама
Скршите се на тијело моје
Убио сам своју љубу
И не заслужујем ништа до смрти
Чујем спокојну пјесму
Лијепога славуја
[1] Latinica:

Ðak ubica

Odakle se vraćaš sine Jakove
Odakle se vraćaš noćas ?
Vraćam iz škola, majko,
Iz škola pariskih.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


Lažeš me mangule
Vraćaš se od svoje drage
Rado bih da je vidim mrtvu
I njeno srce ovdje.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


Šta bi dala majko moja
Da je ubijem ?
Dala bih košulju bijelu
I para koliko ti srcu drago.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


Otišao je da vidi svoju ljepotu
Čim je sunce izašlo
Kad dođe na njena vrata
Ču ponoć da zvoni.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


Uze je za bijelu ruku
I u baštu odvede
Isuka svoj jasni mač
I odsječe joj mali prst.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


O moj Bože, koliku patnju
Moram da pretrpim noćas
Pretrpjećeš ti još mnogo više
Prije no što noć prođe.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


Položi je na trnje
O, koji daje sjeme a ne cvjeta
Izvadi joj srce iz grudi
I sebi u košulju stavi.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


Evo okrutna majko
Ovo je srce moje drage
Lažeš čim laneš
To je srce neke ovce.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.


O planine na planinama
Skršite se na tijelo moje
Ubio sam svoju ljubu
I ne zaslužujem ništa do smrti.
Čujem spokojnu pjesmu
Lijepoga slavuja.

Contributed by Riccardo Venturi - 2021/4/14 - 21:28


Che dire?: indimenticabile canzone, di un indimenticabile gruppo, con un cantante dalla voce unica e indimenticabile, ah, dimenticavo: grazie a Riccardo a sua volta "malicorniano" indefèsso!

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 2014/4/21 - 22:27


Beia

krzyś - 2014/4/21 - 22:38


Versione dei Marcabru

dq82 - 2015/9/22 - 10:35


Una puntualizzazione, prego! La presentazione dei Marcabru non va bene: il cuore è veramente quello della ragazza e non quello di un animale come crede la madre che con il suo sospetto vanifica l'assurdo omicidio e probabilmente provoca di conseguenza anche la morte per pentimento del figlio.....

Flavio Poltronieri - 2015/9/22 - 16:30


Una precisazione, Almanach dei Malicorne che io sappia è del 1976

Davide Lazzaroni - 2017/1/18 - 16:32


Esatto, registrato e uscito in quell'anno. Il 1978 è l'anno dell'extraordinaire...sei anche tu malicorniano come me e Riccardo?

Flavio Poltronieri - 2017/1/18 - 18:08


W i Malicorne ora e sempre...però a me sembra che l'anno di "Almanach" era già stato indicato correttamente come il 1976 nella pagina :-)

Riccardo Venturi - 2017/1/19 - 12:15


Ora è corretto ma fino a ieri era segnato 1978. Comunque caro Richard sarebbe cosa "buona e giusta" allargare il giro dei cultori malicorniani cosicché da creare qualche occasione in più per parlarne....ora Gabriel Y ha i diritti di tutti i dischi eccetto Les Cathedrales...che dunque sono sempre disponibili, tempo fa ho giusto dedicato loro qualche serata in biblioteca e qualcuno credeva che fossero bretoni, ma c è un bell'aneddoto a proposito .....
(Flavio Poltronieri)

Capito; si vede che quando avevo preparato la pagina m'era preso proprio un abbaglio! Beh sarebbe davvero cosa "buona e giusta", e mi dichiaro disponibile per far qualcosa. Però bisogna che tu lo racconti a questo punto, l'aneddoto...:) [RV]

2017/1/19 - 13:14


Nel 1972 al tempo dei primi concerti tra cui quello mitico all Olympia di Parigi, sul palco Alan Stivell presentava Gabriel come Yacoubec bretonizzando apposta il già esotico cognome proprio per confondere. Suo padre era un operaio di origini libanesi mentre la madre era francese di Loiret , vivevano a Parigi, due stanze, 38 metri quadrati in rue Mabillon....

Flavio Poltronieri - 2017/1/19 - 13:40


Ho trovato sabato scorso al mercato di Ferney Voltaire l'LP di Almanach dei Malicorne (5 euro). Spero di fare cosa gradita mandandovi la foto della pagina dedicata a questa canzone. Il disegno l'ho anche riportato nell'introduzione.

ecolier assassin

Lorenzo - 2017/2/14 - 23:12


La cosa è (quantomeno a me) graditissima! Però mi chiedo: dalle tue parti si trovano i vinili di Guccini nella spazzatura, l'Almanach dei Malicorne al mercatino...o come mai io nella spazzatura trovo solo spazzatura, e al mercatino dell'Isolotto trovo al massimo un vinile di Franco I e Franco IV ("Ho scritto t'amo sulla sabbia")...? Ci fregate con Voltaire, ecco!

Riccardo Venturi - 2017/2/14 - 23:34


La cover "fai-da-te" di Gurvan (Lord Dalarog)



(Complimenti al ragazzo!)

Riccardo Venturi - 2019/10/23 - 00:27


Takk fyrir þig, Rikarður V. Albertsson, sannur heiður.

Flavíusar Póltróníeri

Flavio Poltronieri - 2019/10/23 - 19:11


Caro Rikarður, MORÐSTÚDENTINN è quasi ìnglisc!
THE MURDERER STUDENT... incrèdibol, bat trù!

Certo che con tutte queste lingue che sai, chissà che ci fai alle donne! Meglio di Giordano Bruno!

Saluzzi e Salciciuzzi

B.B. - 2019/10/23 - 19:48


Carissimo, bisognerebbe però che tu ti firmassi "Flavíus"... "Flavíusar" è il genitivo richiesto dalla preposizione "til" :-). Lingua complicata assai l'islandese fu, aaah! :-) Un abbraccio.

Riccardo Venturi - 2019/10/23 - 19:54


Alle donne non lo so, ma di sicuro ai diabetologi qualcosa sì visto che la traduzione oggi me la sono fatta come passatempo all'ospedale di Torregalli per la periodica visita diabetologica. Con le immancabili sbirciatine interrogative delle persone in sala d'attesa, munite di smartòfoni e riviste. Io ero invece munito di quaderno, penna e dizionario "Ensk-íslensk orðabók". Comunque "Morðstúdentinn" sarebbe stato ancora più "Inglisc" se avessi scritto "Morðlærlingurinn"; solo che un "lærlingur", ahimè, è proprio lo scolaro delle elementari islandesi che va a scuola col pony....non ce lo vedo proprio a assassinare!

PS. Anvèdi er Giordanobbrùno, alias Gian Maria Volonté!

Riccardo Venturi - 2019/10/23 - 20:03


Caro Riccardo, "se sbaglio mi corriggerete", tanto oramai la mia identità è incerta!


Non ho ben capito cosa intende il furbo B.B. abbinando donne e lingue.....

Flavio Poltronieri - 2019/10/23 - 20:19


Probabilmente perché è "vox populi" che, conoscendo qualche lingua, si "becca" di più. Però, per quanto riguarda specificamente l'islandese, l'unica volta che ho "beccato" avevo 18 anni e lei 15, e non mi far dire nulla. Aveva un nome stratosferico, peraltro: si chiamava Unnur Valdimarsdóttir, ovvero "Amore, figlia di Valdemaro". Però, allora, di islandese ne sapevo due parole in croce. Cominciai a impararlo ammodino proprio in quel periodo...

Riccardo Venturi - 2019/10/23 - 20:38


Vedi che avevo ragione!?!
Noi che qui si parla solo piemunteis e patois non si becca mai se non le ciamporgne fruste...
Giordano Bruno l'ho citato - e linkato - a proposito della celebre scena del film di Montaldo in cui il nostro manda in orgasmo la Fosca Ciarlotta Rampling solo parlando...
Non so se il Bruno parlasse tante lingue, ma con la lingua l'era un demonio... tant'è che gliela mordacchiarono prima di bruciarlo...
Ciao

B.B. - 2019/10/23 - 21:31


Veramente, io in Piemonte ho sentito zampogne fantastiche e visto cantanti belle come Valeria Tron

Flavio Poltronieri - 2019/10/23 - 22:11


Infatti tu sei un altro come il Venturi, che con le lingue ci sa fare...
Noialtri ci si accontenta...
Ciao

B.B. - 2019/10/23 - 23:12


Una lunga appassionata versione orchestrale dal vivo dal gruppo belga Olla Vogala

Flavio Poltronieri - 2020/9/21 - 18:58


La canzone nel 1980 era stata arrangiata e interpretata in Canada dal gruppo Garolou, nel disco "Romancero", con il titolo "D'ou Reviens-tu Mon Fils Jacques?"

thumb

Garolou - D'ou reviens-tu mon fils Jacques. Live

De l'album Romancero 1980
Ma version vien de l'émission En scène et je ne
suis pas sur de l'année, peut-ètre Québec rock 1981
.

Flavio Poltronieri - 2021/10/20 - 20:53




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