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(New Trolls)
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(New Trolls)
Un matto [Dietro ogni scemo c'è un villaggio]
(Fabrizio De André)


[1968]
Parole di Riccardo Mannerini.
Musica di Fabrizio De André, Nico Di Palo e Vittorio De Scalzi.
Prodotto da Fabrizio De André e Gian Piero Reverberi.
Un verso di questa canzone diede il titolo all’album d’esordio dei New Trolls in cui è contenuta, “Senza orario senza bandiera”. “Andrò ancora” è il sequel della traccia d’apertura del disco, intitolata “Ho veduto”.


Senza orario senza bandiera

Una canzone scritta da Riccardo Mannerini, un “poeta cieco di rabbia”, collaboratore negli anni '60 dei New Trolls e di Fabrizio De André (del quale fu amico e maestro), autore di numerose poesie, marinaio frigorista, antimilitarista anarchico, diventato cieco e morto suicida nel 1980. Vi invito alla lettura dell’articolo in suo ricordo scritto da Mauro Macario e pubblicato su A-Rivista Anarchica, n. 271 dell’aprile 2001.
Andrò ancora per le strade del mondo
con occhi sinceri
Cercherò ovunque il dolore,
la gioia dell'uomo
Conterò le lacrime amare
di chi soffre
i sorrisi di chi attende con mani
protese in avanti.

Andrò ancora senza un orario,
senza bandiera
Mi chinerò su malati e fontane,
su volti di bimbi
Camminerò fra sporcizia e denaro
senza fermarmi
Andrò ancora e quando tornerò
sarò più vecchio e migliore.

Non sarò mai ne triste né stanco.

Andrò ancora e se tornerò
sarò senz'altro migliore
Andrò ancora per le strade del mondo
potete contarci.

envoyé par Bernart Bartleby - 23/2/2014 - 15:15


Alcune poesie di Riccardo Mannerini, come riportate nell’articolo citato di Mauro Macario su A-Rivista Anarchica.

Morire per la patria, morire per niente


MANIFESTI

Ore 10: Raduno dei veterani della terzultima guerra.
Ore 12: Raduno dei combattenti della penultima guerra.
Ore 17: Raduno dei superstiti della guerra numero ottocentoventitre.
Ore 18: Comizio di protesta degli orfani di guerra.
Ore 21: Messa straordinaria in suffragio di tutti.

Una città qualunque,
un giorno qualsiasi,
l'anno che volete.

***

TIM, CANE BASTARDO

Tim, se potessi spiegarti
che i fucili, i razzi,
le lune di alluminio,
i carri armati, i marines,
le portaerei, i bombardieri,
i senatori, i governatori,
la "emmepì", il presidente,
non servono a niente.
Potessi fartelo capire.
Che tutti gli uomini sono uguali,
e che le barre colorate,
ai fili delle regioni,
un pazzo ce l'ha messe,
un avido.
Tim,
Dio non va in chiesa, dai preti,
e le divise sono stupido sangue,
buttato via male.
Quella ragazza bionda,
che piange per le scale,
quella del diciotto,
quel mutilato,
quell'orfano,
quei costosi, bianchi monumenti:
anche loro potrebbero dirtelo.
Ma tu sei un cane bastardo
e non puoi capire.
E
se non ti mando via
"ci passo il guaio"
perché sono di guardia
e il sergente, se passa di qui,
pianta una grana.
E addio licenza.

***

IL CADUTO

Prendi
la tua agonia
e la pallottola
che hai nel polmone.
Porta tutto a tua madre
e dille
che con una medaglia
il conto torna.
E' la liquidazione di un sergente.
Se la può consolare
dille
che per un capitano
non c'è
di più
che un patriottico,
noioso
discorso.

***

BLACK MARINE

Mamma,
li vedi questi vestiti sporchi
di sangue, di fango, di sterco,
queste membra squartate,
questi denti anneriti e bruciati?
Dillo a mio fratello, mamma.

Mamma,
li vedi quei tipi
in lucide divise,
quei visi rasi,
quelle bandiere,
quei lunghi discorsi,
quelle signore bene?
Quella è la patria,
raccontalo a mio fratello, mamma.

Mamma,
lo vedi il terrore,
l'odio, la bestia,
l'arsura, la follia
che sono nei miei occhi?
Cercali, i miei occhi,
debbono essere lì, a destra,
vicino al mio ginocchio.
Dì anche questo
a mio fratello, mamma.

Mamma,
vedi che siamo presenti
dove c'è da crepare
e non ci cercano
quando c'è da decidere?
Questa è la democrazia,
rammentalo a mio fratello, mamma.

E mamma,
non piangere
il tuo, il mio
il tormento di tutti:
rialzati!
Non pregare: sputa!
Tu impiegasti vent'anni
per mettermi in piedi,
quelli ci misero un secondo
a mettermi a terra.
E ci vollero dodici ore
per farmi morire.

Bernart Bartleby - 23/2/2014 - 15:16




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