La 16 decembrie, după calendare,
Era preziua sfinţilor strămoşi,
Care strigau din neuitare,
Să nu lăsăm urmaşilor povara
Să vadă, s-audă şi să tacă.
La 17 decembrie, duminica mare,
Cu ce durere ne-învăţam să fim,
Să fim şi toţi, şi fiecare,
Să dăruim copiiilor
Speranţa, vorbirea, privirea şi lumina!
Timişoara, Timişoara, Timişoara...
La Timişoara au coborît în stradă
Frica, deznădejdea şi speranţa,
Speranţa cea din urmă-libertatea.
Noi nu plecăm!
Noi vrem sa fim!
Nu suntem laşi, nu suntem hoţi-
Chiar dacă ne-împuşcaţi pe toţi.
Noi nu plecăm!
Noi nu murim!
Noi nu plecăm!
Noi nu murim!
Noi nu plecăm!
Noi nu murim!
Timişoara, Timişoara, Timişoara...
Era preziua sfinţilor strămoşi,
Care strigau din neuitare,
Să nu lăsăm urmaşilor povara
Să vadă, s-audă şi să tacă.
La 17 decembrie, duminica mare,
Cu ce durere ne-învăţam să fim,
Să fim şi toţi, şi fiecare,
Să dăruim copiiilor
Speranţa, vorbirea, privirea şi lumina!
Timişoara, Timişoara, Timişoara...
La Timişoara au coborît în stradă
Frica, deznădejdea şi speranţa,
Speranţa cea din urmă-libertatea.
Noi nu plecăm!
Noi vrem sa fim!
Nu suntem laşi, nu suntem hoţi-
Chiar dacă ne-împuşcaţi pe toţi.
Noi nu plecăm!
Noi nu murim!
Noi nu plecăm!
Noi nu murim!
Noi nu plecăm!
Noi nu murim!
Timişoara, Timişoara, Timişoara...
Contributed by Bernart Bartleby - 2014/2/8 - 22:27
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
10 febbraio 2014
10 febbraio 2014
Anche questa traduzione è corredata da alcune note esplicative e linguistiche.
TIMIŞOARA
Il 16 dicembre, secondo i calendari,
Era la vigilia dei Santi Progenitori 1
Che gridavano, dall'eterno ricordo, 2
Che non lasciassimo ai discendenti il peso
Di vedere, di sentire e di tacere.
Il 17 dicembre, gran domenica,
Con che dolore imparavamo a essere,
A essere sia tutti, sia ciascuno,
A donare ai nostri figli
La speranza, la parola, lo sguardo e la luce!
Timişoara, Timişoara, Timişoara... 3
A Timişoara sono scese in strada
La paura, la disperazione e la speranza,
L'ultima speranza: la libertà.
Non non scappiamo!
Vogliamo essere!
Non siamo vili, non siamo ladri,
Anche se ci fucilate tutti.
Noi non scappiamo! 4
Noi non moriamo!
Noi non scappiamo!
Noi non moriamo!
Noi non scappiamo!
Noi non moriamo!
Timişoara, Timişoara, Timişoara...
Il 16 dicembre, secondo i calendari,
Era la vigilia dei Santi Progenitori 1
Che gridavano, dall'eterno ricordo, 2
Che non lasciassimo ai discendenti il peso
Di vedere, di sentire e di tacere.
Il 17 dicembre, gran domenica,
Con che dolore imparavamo a essere,
A essere sia tutti, sia ciascuno,
A donare ai nostri figli
La speranza, la parola, lo sguardo e la luce!
Timişoara, Timişoara, Timişoara... 3
A Timişoara sono scese in strada
La paura, la disperazione e la speranza,
L'ultima speranza: la libertà.
Non non scappiamo!
Vogliamo essere!
Non siamo vili, non siamo ladri,
Anche se ci fucilate tutti.
Noi non scappiamo! 4
Noi non moriamo!
Noi non scappiamo!
Noi non moriamo!
Noi non scappiamo!
Noi non moriamo!
Timişoara, Timişoara, Timişoara...
NOTE alla traduzione
[1] Per la chiesa Ortodossa autocefala rumena, il 17 dicembre (vale a dire la domenica precedente il Natale, che si festeggia come quello cattolico il 25 dicembre) è la Duminica Sfinților Strămoși, vale a dire la „Domenica dei Santi Progenitori”. I „Santi Progenitori” sono tutti coloro che hanno preceduto la nascita terrena di Gesù, da Adamo fino al „padre putativo” San Giuseppe.
[2] Così ho tradotto din neuitare. Mediante il prefisso ne- si formano liberamente, in rumeno, dei contrari; quindi, poiché uitare (infinito „lungo” del verbo a uita „dimenticare, scordare” (lat. *oblitare) significa „oblio, dimenticanza”, il contrario neuitare significa „assenza di oblio”, „ricordo” (eterno). Neuitat significa „indimenticabile”.
[3] Sarà bene non scordarsi, in questo profluvio di rumena ortodossia, che la rivoluzione ebbe origine in una città di lingua ungherese e a causa di un pastore protestante (calvinista) ungherese anch'egli. „Timişoara” è la resa rumena del vero nome della città, Temesvár; da dire che, in rumeno, lo stesso nome generico per „città”, oraş, deriva dall'ungherese város. Il termine di origine latina, cetate, significa piuttosto „città fortificata, cittadella”. Il pastore protestante si chiama László Tőkés (nato a Cluj-Napoca il 1° aprile 1952), ed è per le proteste in seguito al suo trasferimento forzato che scoppiarono i disordini che, in seguito, portarono alla rivolta di Temesvár e alla rivoluzione in Romania. Il nome Temesvár significa „città del [fiume] Temes” (in rumeno Timiş).
[4] Il verbo a pleca significa, alla lettera, „partire, andare via”; curioso che il latino *plecare (volgare per plicare „piegare, deviare”) abbia dato, ai due lati del dominio romanzo, significati opposti: in rumeno „partire, andarsene”, e in Iberia „arrivare” (spagnolo llegar, portoghese chegar). Nella canzone, quindi, si direbbe „noi non ce ne andiamo via”; ma ho messo „non scappiamo”, ci sta meglio a mio parere.
[1] Per la chiesa Ortodossa autocefala rumena, il 17 dicembre (vale a dire la domenica precedente il Natale, che si festeggia come quello cattolico il 25 dicembre) è la Duminica Sfinților Strămoși, vale a dire la „Domenica dei Santi Progenitori”. I „Santi Progenitori” sono tutti coloro che hanno preceduto la nascita terrena di Gesù, da Adamo fino al „padre putativo” San Giuseppe.
[2] Così ho tradotto din neuitare. Mediante il prefisso ne- si formano liberamente, in rumeno, dei contrari; quindi, poiché uitare (infinito „lungo” del verbo a uita „dimenticare, scordare” (lat. *oblitare) significa „oblio, dimenticanza”, il contrario neuitare significa „assenza di oblio”, „ricordo” (eterno). Neuitat significa „indimenticabile”.
[3] Sarà bene non scordarsi, in questo profluvio di rumena ortodossia, che la rivoluzione ebbe origine in una città di lingua ungherese e a causa di un pastore protestante (calvinista) ungherese anch'egli. „Timişoara” è la resa rumena del vero nome della città, Temesvár; da dire che, in rumeno, lo stesso nome generico per „città”, oraş, deriva dall'ungherese város. Il termine di origine latina, cetate, significa piuttosto „città fortificata, cittadella”. Il pastore protestante si chiama László Tőkés (nato a Cluj-Napoca il 1° aprile 1952), ed è per le proteste in seguito al suo trasferimento forzato che scoppiarono i disordini che, in seguito, portarono alla rivolta di Temesvár e alla rivoluzione in Romania. Il nome Temesvár significa „città del [fiume] Temes” (in rumeno Timiş).
[4] Il verbo a pleca significa, alla lettera, „partire, andare via”; curioso che il latino *plecare (volgare per plicare „piegare, deviare”) abbia dato, ai due lati del dominio romanzo, significati opposti: in rumeno „partire, andarsene”, e in Iberia „arrivare” (spagnolo llegar, portoghese chegar). Nella canzone, quindi, si direbbe „noi non ce ne andiamo via”; ma ho messo „non scappiamo”, ci sta meglio a mio parere.
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