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Duecento giorni a Palermo

Gang
Langue: italien


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[1993]
Dall'album Storie d'Italia

sdi


"Pio La Torre era tornato a Palermo, nella sua città, dopo una lunga militanza a Botteghe Oscure, con due obiettivi: combattere la mafia rilanciando la lotta tra la gente e liberare il Pci da accordi compromettenti con la Dc di Lima e Ciancimino.

Dai suoi duecento giorni a Palermo ne viene fuori la figura di un uomo in cui si combinarono i quattro elementi che in Sicilia equivalgono sempre alla condanna a morte: l'intransigenza morale, il ruolo di potere, la capacità di leggere le cose siciliane attraverso il filtro della conoscenza delle logiche mafiose e infine l'essere solo, amato dai compagni senza potere ma circondato negli apparati del suo partito da pochi amici, molti spettatori, da alcuni nemici come Russo e Sanfilippo. Per la ricostruzione dei duecento giorni a Palermo di Pio La Torre e delle sue 'scoperte' ci siamo valsi della rivista Avvenimenti, in particolare degli articoli di Michele Gambino."

Marino Severini

Pio la Torre
Venite voi falsari di notizie
mercanti di voci e faccendieri
voi politici massoni
e voi giudici teoreti di misteri
venite voi antimafia da corteo
garzoni di bottega degli orrori
e voi della cupola i banchieri
chi è dentro è dentro
chi è fuori è fuori!!


Tornò a Palermo con una missione
danzavano i santi fra le rovine
mandato dal partito Pio La Torre
la verità voleva scoprire
ma la verità è intoccabile
là dove dorme con l’assassino
Pio La Torre provò a svegliarla
ma venne ucciso
ordine di un padrino.

Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera

La storia comincia sissignori
quando Sindona va dai potenti
per togliere il sangue dal denaro
e da quel giorno iniziano i delitti eccellenti
Guerra di appalti e tangenti
tra Corleonesi e Bontade i moderati
i sicari sono al lavoro
cadono politici poliziotti e magistrati.

Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera

Nel regno di Lima e Ciancimino
garofani e scudo crociato
fanno fortuna quattro cavalieri
Rendo Graci Costanzo e Finocchiaro
C’è anche chi è sempre d’accordo
tra i funzionari di partito
Russo e Sanfilippo sono i nomi
cooperative rosse a Bagheria c’è chi ha capito

Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera.

Base militare americana
a Comiso si sta per fare
ma indaga Pio La Torre e scopre
che si tratta di un altro brutto affare.
Quello che adesso ho raccontato
è solo una supposizione
ma se segui il corso del denaro
troverai presto la soluzione.

Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera.

Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera.

envoyé par Riccardo Venturi - 25/8/2006 - 13:56


questa canzone è stupenda...complimenti davvero

1/4/2008 - 21:14


Con Duecento giorni a Palermo, omaggio alla vittima della mafia Pio La Torre c’è stata una lunga causa legale intentata da due esponenti politici evocati nel testo. Chi vi ha fatto causa e perché? E come è finita la questione giudiziaria?

Con 200 giorni a Palermo, abbiamo cercato di ricostruire lo scenario economico-politico del momento in cui avvenne l'omicidio di Pio La Torre, segretario regionale dell'allora PCI ucciso dalla mafia nell'aprile dell'82. Lo facemmo seguendo le inchieste giornalistiche di Michele Gambino, pubblicate sulla rivista Avvenimenti. Questa canzone ci è costata (a me e Sandro in quanto autori) una citazione giudiziaria per aver accostato ai nomi di Ciancimino e Lima quelli del senatore pidiessino Russo (che ricoprì ai tempi la carica di presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana), e di Sanfilippo (vicepresidente regionale della Leghe delle Cooperative in Sicilia). I due politici chiesero come risarcimento morale qualcosa come cinquecento milioni (oltre ai Gang sono stati citati la loro casa discografica, la CGD, il direttore, l'editore e il giornalista Gabriele de Ferraris del quotidiano La Stampa per aver dato la notizia della pubblicazione del disco Storie d'Italia sottolineando l'importanza di una canzone come 200 giorni a Palermo). Ma la cosa veramente sconcertante fu il totale silenzio su questa vicenda degli organi di stampa sia della sinistra istituzionale e non ( tutti!! solo 5-6 anni dopo l'inizio del processo mi sembra che il Manifesto e Liberazione scrissero due righe circa l'accaduto) sia per quel che riguardava la stampa musicale di allora. Tanto per fare i nomi, visto che siamo in tema, i soli giornalisti musicali che firmarono un documento di solidarietà nei nostri confronti furono Fausto Pirito, Enzo Gentile, Stefano Ronzani e Max Stefani ebbasta! La cosa grave è che questa vicenda non aveva un precedente in Italia, cioè nessun autore di canzoni era stato portato davanti ad un tribunale da un senatore. La vicenda finì nel 2003 con una sentenza del giudice ordinario con la quale condannava Russo ad un risarcimento nei nostri confronti e a noi con la casa discografica allo stesso risarcimento nei confronti di Sanfilippo e con l'assoluzione del giornalista Gabriele Ferraris e del gruppo editoriale de La Stampa di Torino. Non ricorremmo in appello perché non avevamo di sicuro le risorse economiche per farlo in quanto l'assistenza legale che ci era stata fornita fino ad allora dallo studio legale di Galasso (presidente della commissione antimafia) finiva per noi col primo grado del giudizio. Fu un'esperienza per certi versi traumatica e per altri molto istruttiva perché nel corso degli anni incontrammo molte testimonianze a proposito delle attività politiche e non solo, di quella corrente, insita nel partito comunista, dei miglioristi, una brutta storia tutta italiana! E non solo.
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