Portiamo l'Italia nel cuore,
abbiamo il moschetto alla mano,
a morte il tedesco invasore,
ché noi vogliamo la libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Che importa se ci chiaman banditi?
Ma il popolo conosce i suoi figli.
Vedremo i fascisti finiti,
conquisteremo la libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Onore a chi cade in cammino,
esempio per chi resta a lottare;
da forti accettiamo il destino,
nel sacro nome della libertà!
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
In piedi, ché il giorno è vicino;
avanti, Seconda Brigata!
Compagni, già sorge il mattino,
l'alba serena di libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Nel segno di falce e martello
lottiamo per il popolo nostro,
domani sarà il giorno più bello,
che noi vivremo in libertà!
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
abbiamo il moschetto alla mano,
a morte il tedesco invasore,
ché noi vogliamo la libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Che importa se ci chiaman banditi?
Ma il popolo conosce i suoi figli.
Vedremo i fascisti finiti,
conquisteremo la libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Onore a chi cade in cammino,
esempio per chi resta a lottare;
da forti accettiamo il destino,
nel sacro nome della libertà!
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
In piedi, ché il giorno è vicino;
avanti, Seconda Brigata!
Compagni, già sorge il mattino,
l'alba serena di libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Nel segno di falce e martello
lottiamo per il popolo nostro,
domani sarà il giorno più bello,
che noi vivremo in libertà!
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Contributed by Bernart - 2013/10/30 - 16:19
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Testo di Silvio Ortona e Nino Banchieri, partigiani della Seconda Brigata d'assalto Garibaldi "Ermanno Angiono (Pensiero)", operante nel Biellese. In “Canti della Resistenza Europea 1933-1963”, a cura di Sergio Liberovici e Michele L. Straniero
Sulla melodia dell’Inno a Oberdan
Nel disco del Cantacronache intitolato “Canti di protesta del popolo italiano / Canti della Resistenza (Cantacronache 4)”
La storia della canzone in Ero diverso: ufficiale ed ebreo - Come nacque “Che importa se ci chiaman banditi”, di Silvio Ortona.
Seconda Brigata d'assalto Garibaldi "Ermanno Angiono (Pensiero)"
“Nel gennaio del '44 eravamo al Bocchetta [sic] Sessera e veniamo in possesso - per la prima volta nella nostra vita - della dinamite. Ce n'era tanta così. Credevamo che fosse una cosa molto potente. Allora siamo partiti in cinque su di una macchina per andare a danneggiare (noi volevamo far saltare per aria, addirittura) la condotta forzata della centrale elettrica di Pont St. Martin, in Valle d'Aosta. Figurati! Ha fatto 'pit!' e la centrale elettrica è rimasta dov'era. Comunque per andare lì passammo dal Vernei dove c'era il 'Bixio', un altro distaccamento, e quando siamo arrivati lì cantavano questo 'Inno di Oberdan' con parole partigiane ma molto brutte e proprio senza senso. Però l'aria di questo inno è notoriamente molto bella. Allora siamo rimasti invogliati a fare - su quella melodia - delle parole migliori. Le parole le abbiamo fatte io e un altro che si chiama Banchieri e che non so più che fine abbia fatto” Dalla testimonianza di Silvio Ortona.
Ermanno Angiono, nome di battaglia “Pensiero”, nato a Cossato (Biella) il 16 febbraio 1921.
Comunista, comandante e poi commissario politico del distaccamento “Piave” in Vallestrona.
Caduto in combattimento contro i repubblichini a Cossato il 17 febbraio 1944.