Ossigenarsi a Taranto
è stato il primo errore
l’ho fatto per amore
di un incrociatore
e sono finita
su un rimorchiatore.
Andare a bordo ad Augusta
è stato un altro sbaglio
io che non son robusta
mi ha vista l’ammiraglio:
ha preso la frusta
mi ha fatto anche un taglio.
Speravo tanto a La Spezia
poter dormire in caserma
e invece per un’inezia
la trousse mi vien giù dai calzoni
in faccia ai piantoni
quindi niente in terraferma.
Nemmeno a Livorno
è stato un buon soggiorno
dapprima tutti d’intorno
“Buongiorno, buongiorno, buongiorno!”
Ma quando m’han vista in divisa
m’han messa sul treno per Pisa
Che brutto, che brutto
ho provato di tutto:
la Lega Navale,
la corte marziale,
la nave ospedale,
il porto canale,
il caccia Maestrale...
ma senza trucco.
Poi, siccome facevo la iena
durante la libera uscita
m’han sbattuta in quarantena
e mi trovo alla Maddalena...
pentita.
è stato il primo errore
l’ho fatto per amore
di un incrociatore
e sono finita
su un rimorchiatore.
Andare a bordo ad Augusta
è stato un altro sbaglio
io che non son robusta
mi ha vista l’ammiraglio:
ha preso la frusta
mi ha fatto anche un taglio.
Speravo tanto a La Spezia
poter dormire in caserma
e invece per un’inezia
la trousse mi vien giù dai calzoni
in faccia ai piantoni
quindi niente in terraferma.
Nemmeno a Livorno
è stato un buon soggiorno
dapprima tutti d’intorno
“Buongiorno, buongiorno, buongiorno!”
Ma quando m’han vista in divisa
m’han messa sul treno per Pisa
Che brutto, che brutto
ho provato di tutto:
la Lega Navale,
la corte marziale,
la nave ospedale,
il porto canale,
il caccia Maestrale...
ma senza trucco.
Poi, siccome facevo la iena
durante la libera uscita
m’han sbattuta in quarantena
e mi trovo alla Maddalena...
pentita.
Contributed by Bernart - 2013/10/13 - 21:55
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Testo di Alberto Arbasino
Musica di Fiorenzo Carpi
Nel disco “Laura Betti con l’orchestra di Piero Umiliani”
Una canzone dai primissimi anni 60, tempi lievi, ridanciani, di matto divertimento e di aperta sfida al pudore. Così Arbasino poteva tranquillamente scrivere e la Betti serenamente cantare della dura vita di un marinaretto gay sotto le armi, ridicolizzando le istituzioni militari.
Ma come fanno i marinai...
Oltre tutto, la Taranto dei circoli degli ufficiali di marina, dell’arsenale militare e dei cantieri navali era all’epoca ancora una città “povera, certo, ma deliziosa”, come ebbe a dire un illustre suo cittadino, il giornalista Sandro Viola. Una delle città più curiose ed eleganti d’Italia “dalla vita stradale euforica, mossa e vivace, dove spira un’aria esilarante, stimolante, direi cantabile”, registrava un altro giornalista, il veneto Guido Piovene...
Ma nel 1965 entrò in funzione il mostro del Quarto centro siderurgico Ilva/Italsider e da quel momento, non fu più possibile - parodiando la parodia - “Ossigenarsi a Taranto”, vista l’aria appestata dalla nube minacciosa di fumi rossi e dalla polvere color ruggine che esce dalle ciminiere per depositarsi sui guardrail delle strade, sui tetti delle case, sui panni stesi ai fili dei balconi e nei polmoni dei tarantini...
Ilva e Taranto, foto di Giovanni Carrieri.
(Introduzione liberamente tratta da un passaggio di “Il sole sorge a Sud: Viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento”, di Marina Valensise)