Si algo me gusta, es vivir.
Ver mi cuerpo en la calle,
hablar contigo como un camarada,
mirar escaparates
y, sobre todo, sonreír de lejos
a los árboles...
También me gustan los camiones grises
y muchísimo más los elefantes.
Besar tus pechos,
echarme en tu regazo y despeinarte,
tragar agua de mar como cerveza
amarga, espumeante.
Todo lo que sea salir
de casa, estornudar de tarde en tarde,
escupir contra el cielo de los tundras
y las medallas de los similares,
salir
de esta espaciosa y triste cárcel,
aligerar los ríos y los soles,
salir, salir al aire libre, al aire.
Ver mi cuerpo en la calle,
hablar contigo como un camarada,
mirar escaparates
y, sobre todo, sonreír de lejos
a los árboles...
También me gustan los camiones grises
y muchísimo más los elefantes.
Besar tus pechos,
echarme en tu regazo y despeinarte,
tragar agua de mar como cerveza
amarga, espumeante.
Todo lo que sea salir
de casa, estornudar de tarde en tarde,
escupir contra el cielo de los tundras
y las medallas de los similares,
salir
de esta espaciosa y triste cárcel,
aligerar los ríos y los soles,
salir, salir al aire libre, al aire.
Contributed by Bernart - 2013/10/3 - 15:49
Language: Italian
Versione italiana come recitata da Arnoldo Foà nel disco “Poesia d'amore spagnola contemporanea” (1963), con l’accompagnamento musicale di Mario Gangi.
Anche Arnoldo Foà mantiene lo stratagemma originario, che pure nell’Italia degli anni 60 certe cose certo non sfuggivano alla censura, per quanto democristiana…
Anche Arnoldo Foà mantiene lo stratagemma originario, che pure nell’Italia degli anni 60 certe cose certo non sfuggivano alla censura, per quanto democristiana…
ARIA LIBERA
Se qualcosa mi piace, è vivere
vedere il mio corpo nella via
parlare con te come a un compagno
guardare le vetrine
e, soprattutto, sorridere da lontano
agli alberi.
Mi piacciono i camion grigi
e moltissimo ancora gli elefanti
Baciarti
gettarmi nel tuo grembo e spettinarti
acqua di mare inghiottire come birra
amara, spumeggiante.
Tutto ciò che sia uscire
di casa, starnutire di sera in sera
sputare contro il cielo delle tundre [dei preti]
nelle medaglie dei simili [dei militari]
uscire
da questo spazioso e triste carcere
alleggerire i fiumi e i soli
uscire, uscire all’aria libera, all’aria.
Se qualcosa mi piace, è vivere
vedere il mio corpo nella via
parlare con te come a un compagno
guardare le vetrine
e, soprattutto, sorridere da lontano
agli alberi.
Mi piacciono i camion grigi
e moltissimo ancora gli elefanti
Baciarti
gettarmi nel tuo grembo e spettinarti
acqua di mare inghiottire come birra
amara, spumeggiante.
Tutto ciò che sia uscire
di casa, starnutire di sera in sera
sputare contro il cielo delle tundre [dei preti]
nelle medaglie dei simili [dei militari]
uscire
da questo spazioso e triste carcere
alleggerire i fiumi e i soli
uscire, uscire all’aria libera, all’aria.
Contributed by Bernart - 2013/10/3 - 15:50
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Versi del poeta Blas de Otero, dalla raccolta intitolata “En castellano” pubblicata nel 1960.
Musica di Víctor Manuel, dall’album intitolato “Víctor Manuel 10” pubblicato nel 1976.
Un inno all’amore e alla libertà di rara bellezza e potenza. Ed è pure una CCG DOCG perché negli ultimi versi il poeta, per aggirare la censura, trasforma “los curas”, i preti, in “los tundras” (con l’articolo non concordante, che tundra è femminile anche in spagnolo… e poi l’uso di quel sostantivo non avrebbe alcun senso nel contesto…) e “los militares” in “los similares”. La censura, meschina, non si accorse di essere stata buggerata, ma colpì comunque i versi più esplicitamente erotici contenuti nella seconda strofa…
Era quindi sul clero e su militari, sui cardini del franchismo che Blas de Otero sputava… all’aria libera. (fonte: Blas de otero y la censura española desde 1949 hasta la transición política”, di Lucía Montejo Gurruchaga, UNED – Madrid)