Ils ont enlevé sans mesure
Ta coiffe blanche sans dentelle,
Avant de jeter en pâture
Ta chair et ton âme rebelles.
Lors ils t'ont mise à demi nue
En seule chemise de lin blanc,
Au regard des bourgeois ventrus,
Sous les lazzis des bien-pensants.
Te fut prédit à la naissance
Grand destin mais du mal côté,
Tu as grandi, maigre pitance,
De pain chipé sur les marchés;
Mercière le jour la nuit brigande,
Quérant fortune en grands chemins,
Rousse égérie menant ta bande,
Sans jamais de sang sur les mains.
Dans un bel et secret commerce,
M'offris tes friolets mutins,
Tes yeux jades qui mon cœur percent,
L'iris de ton joliet tounin.
Sois-tu maudit bourreau infâme,
Qui au fouet déchiras sa peau,
Pour l'heur' des douairières qui se pâment,
Et as marqué au fer son dos.
Malheur aux juges en rouges robes,
Ces noirs maquignons de l'ankou,
Qui la vérité vous enrobent,
Selon les grés de leur courroux.
Ce soir au nom du Roy de France,
Que d'aucuns disent « le Bien Aimé »,
Ils te conduisent à la potence
Par devant la foule dressée.
Ils ont défait ta chevelure
Couleur de coucher du soleil,
Passé trois cordes en encolure
Et parure à ton cou merveille.
Ta coiffe blanche sans dentelle,
Avant de jeter en pâture
Ta chair et ton âme rebelles.
Lors ils t'ont mise à demi nue
En seule chemise de lin blanc,
Au regard des bourgeois ventrus,
Sous les lazzis des bien-pensants.
Te fut prédit à la naissance
Grand destin mais du mal côté,
Tu as grandi, maigre pitance,
De pain chipé sur les marchés;
Mercière le jour la nuit brigande,
Quérant fortune en grands chemins,
Rousse égérie menant ta bande,
Sans jamais de sang sur les mains.
Dans un bel et secret commerce,
M'offris tes friolets mutins,
Tes yeux jades qui mon cœur percent,
L'iris de ton joliet tounin.
Sois-tu maudit bourreau infâme,
Qui au fouet déchiras sa peau,
Pour l'heur' des douairières qui se pâment,
Et as marqué au fer son dos.
Malheur aux juges en rouges robes,
Ces noirs maquignons de l'ankou,
Qui la vérité vous enrobent,
Selon les grés de leur courroux.
Ce soir au nom du Roy de France,
Que d'aucuns disent « le Bien Aimé »,
Ils te conduisent à la potence
Par devant la foule dressée.
Ils ont défait ta chevelure
Couleur de coucher du soleil,
Passé trois cordes en encolure
Et parure à ton cou merveille.
envoyé par Riccardo Venturi - 11/9/2013 - 00:29
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
11 settembre 2013
Tradurre un testo dal francese “epocale”, prezioso e incastonato di gemme dei Tri Yann (o meglio, di Jean-Louis Jossic che è l'autore della maggior parte dei testi) non è mai un'impresa semplice. Ad esempio, bisogna penare per riuscire a sapere che “friolet” è sì un dolcetto leggero (così lo conoscevo), ma anche una varietà di pere e quindi, per traslato, i seni; per riuscire a capire “tounin” non vi dico nemmeno che rigirìo ho dovuto fare, passando per il creolo haitiano dove sembra essere parola comune per “nudo, nudità”. Propriamente, le “douairières” sarebbero, giuridicamente, delle vedove con diritto alla sopraddote; ma si dice “vieilles douairières” per “vecchie aristocratiche” (io ci ho messo “nobilastre”). L' “ankou” è uno dei capisaldi del folklore bretone: la nera figura della morte secca che compare ai viandanti, protagonista di moltissime storie popolari. [RV]
11 settembre 2013
Tradurre un testo dal francese “epocale”, prezioso e incastonato di gemme dei Tri Yann (o meglio, di Jean-Louis Jossic che è l'autore della maggior parte dei testi) non è mai un'impresa semplice. Ad esempio, bisogna penare per riuscire a sapere che “friolet” è sì un dolcetto leggero (così lo conoscevo), ma anche una varietà di pere e quindi, per traslato, i seni; per riuscire a capire “tounin” non vi dico nemmeno che rigirìo ho dovuto fare, passando per il creolo haitiano dove sembra essere parola comune per “nudo, nudità”. Propriamente, le “douairières” sarebbero, giuridicamente, delle vedove con diritto alla sopraddote; ma si dice “vieilles douairières” per “vecchie aristocratiche” (io ci ho messo “nobilastre”). L' “ankou” è uno dei capisaldi del folklore bretone: la nera figura della morte secca che compare ai viandanti, protagonista di moltissime storie popolari. [RV]
LAMENTO DI MARION DU FAOUËT
Ti hanno tolto di malagrazia
la cuffia bianca priva di trine
prima di dare in pasto
la tua carne e la tua anima ribelle.
Poi ti hanno esposta mezza nuda
con solo una camicia di lino bianco
allo sguardo dei borghesi panzoni,
sotto i lazzi dei benpensanti.
Ti fu previsto alla nascita
un gran destino ma dalla parte sbagliata,
sei cresciuta con magra pietanza
di pane fregato ai mercati.
Merciaia di giorno, brigantessa di notte
in cerca di fortuna sulle strade maestre,
rossa ninfa Egeria che guidi la tua banda
senza mai sangue sulle mani.
In un bella relazione segreta
mi offristi i tuoi seni sbarazzini,
i tuoi occhi di giada che mi trapassano il cuore,
l'iride della tua graziosa nudità.
Sii maledetto, boia infame
che le hai lacerato la pelle a frustate
per la felicità delle vecchie nobilastre in visibilio,
e che le hai marchiato a fuoco la schiena.
Sventura ai giudici di rosso paludati,
quei neri sensali della morte secca,
che vi travestono la verità
a piacimento del loro sdegno.
Stasera in nome del Re di Francia
che alcuni chiamano il “Beneamato”,
ti portano alla forca
davanti alla folla in piedi.
Ti hanno slegato i capelli
dal colore del tramonto,
passato tre corde allo scollo
come ornamento del tuo collo meraviglioso.
Ti hanno tolto di malagrazia
la cuffia bianca priva di trine
prima di dare in pasto
la tua carne e la tua anima ribelle.
Poi ti hanno esposta mezza nuda
con solo una camicia di lino bianco
allo sguardo dei borghesi panzoni,
sotto i lazzi dei benpensanti.
Ti fu previsto alla nascita
un gran destino ma dalla parte sbagliata,
sei cresciuta con magra pietanza
di pane fregato ai mercati.
Merciaia di giorno, brigantessa di notte
in cerca di fortuna sulle strade maestre,
rossa ninfa Egeria che guidi la tua banda
senza mai sangue sulle mani.
In un bella relazione segreta
mi offristi i tuoi seni sbarazzini,
i tuoi occhi di giada che mi trapassano il cuore,
l'iride della tua graziosa nudità.
Sii maledetto, boia infame
che le hai lacerato la pelle a frustate
per la felicità delle vecchie nobilastre in visibilio,
e che le hai marchiato a fuoco la schiena.
Sventura ai giudici di rosso paludati,
quei neri sensali della morte secca,
che vi travestono la verità
a piacimento del loro sdegno.
Stasera in nome del Re di Francia
che alcuni chiamano il “Beneamato”,
ti portano alla forca
davanti alla folla in piedi.
Ti hanno slegato i capelli
dal colore del tramonto,
passato tre corde allo scollo
come ornamento del tuo collo meraviglioso.
Caro Bernart, ecco finalmente la mia banditessa bretone. Sono peraltro certo che, una volta inventata la macchina del tempo dal nostro amico Maso al CERN, non avrai dubbi: altro che banditi ammeregani, tu ti fiondi immediatamente in Bretagna verso il 1740. Faresti in tempo a entrare nella banda di Marion du Faouët; cerca solo di non farti impiccare pure tu, ché ci devi raccontare! Fra parentesi: Come "Bernart du Faouët" ti ci vedo perfettamente...
Riccardo Venturi - 11/9/2013 - 05:57
Grazie Riccardo, appena Lorenzo è pronto me ne vado almeno un paio di settimane nella Bretagna del 700. Per allora, ti pregherei solo di coordinare un piano per il mio recupero nel caso le cose si mettessero male, sennò sai che lapide strana ne verrebbe fuori:
Fra l’altro la radice del toponimo Faouët è molto diffusa anche dalle mie parti, tutto dove un tempo c’erano grandi faggete…
Bernart du Faouët
Bandit
Né en 1965
Pendu en 1755
Bandit
Né en 1965
Pendu en 1755
Fra l’altro la radice del toponimo Faouët è molto diffusa anche dalle mie parti, tutto dove un tempo c’erano grandi faggete…
Bernart - 11/9/2013 - 09:00
Riccardo, scusami, (non vorrei sembrarti esageratamente pignolo) ma l'ultima parola di questa canzone è "vermeil" (e non "merveille")? Anche perchè "collo" in francese è un sostantivo maschile e "collo meraviglioso" sarebbe "cou merveilleux" e non "cou merveille" che potrebbe forse essere una licenza poetica ma grammaticamente scorretto. "Collo vermiglio" è quel che cantano i Tri Yann comunque, rimando perfettamente: soleil/vermeil.
A wir galon.
F.
A wir galon.
F.
Flavio Poltronieri - 20/5/2017 - 11:42
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Paroles et musique: Tri Yann
Testo e musica: Tri Yann
Lyrics and Music: Tri Yann
Album: Rummadoù
Marie-Louise Tromel, detta Marion du Faouët (Marion ar Faoued in bretone) era nata il 6 maggio 1717 al Faouët, nel Morbihan. “Morbihan” vuol dire “Mare Piccolo” in bretone; è una strana zona della Bretagna, attorno a un golfo, che gode di un microclima che fa crescere addirittura le palme e dove si parla un dialetto che fanno parecchia fatica a comprendere i bretoni stessi. Non so se voglia dire qualcosa nascere in un anno composto da due diciassette; certo è che, come dice la stessa canzone dei Tri Yann, che alla sua nascita le era stato previsto un grande avvenire, ma dalla parte sbagliata. E, a volte, le predizioni ci azzeccano in pieno.
Era la terza figlia di Félicien Tromel e Hélène Kerneau; era nata nel villaggio di Porz-en-Haie, vicino al Faouët. Aveva due fratelli maggiori, François (nato nel 1712) e Corentin, una sorella minore (Louise, nata nel 1719) e un fratello piccolo, René-Félicien, nato nel 1721. Sposatasi a sedici anni, Marion ebbe a sua volta quattro figlie: Renette, nata nel 1735, Jeanne (1737), Thérèse (1740) e Anne (1745). Una vita comune? Giudicate voi: il matrimonio era stato segreto con un giovane nobile, il ventiduenne Henri Pezron (nato il 1° gennaio 1714 a Quimperlé). Il quale morì impiccato nel 1746. Durante la sua vita, Marion visse in diverse località ma mai muovendosi dal Morbihan.
Pur privata del suo capo, la Banda del Finefond non cessa la sua attività; numerosi membri della banda sopravvivono e continuano allegramente a rapinare. Uno dei membri, Guillaume Hémery, viene arrestato a Châteauneuf-du-Faou e giudicato dal siniscalcato locale; viene torturato anch'egli e condannato a fare “onorevole ammenda” davanti al portale della chiesa, recando in mano una torcia di cera rovente e un marchio a fuoco sul petto. In seguito gli vengono spezzate le ossa, e finisce inchiodato alla croce di Sant'Andrea. Squartato scientificamente, agonizza una notte intera prima di spirare lentamente come prevede la “legge”.
Grazie alle rivelazioni estorte sotto tortura a Guillaume Hémery, l'intera banda del Finefond è arrestata; tra di loro una figlia di Marion, Jeanne, e il figlio di quest'ultima, Guillaume, un ragazzo di soli 14 anni. La maggior parte dei membri della banda viene però rinchiusa nelle carceri di Châteauneuf-du-Faou, un edificio decrepito e cadente dal quale tutti evadono facilmente. Alcuni sono ripresi, torturati e uccisi; il giovane Guillaume viene condannato a assistere ai supplizi e ad essere frustato sulla pubblica piazza. Sua madre, però, viene risparmiata in quanto incinta.
A differenza del delfinese Mandrin e di altri banditi di strada, Marion du Faouët ha sempre goduto di un'ottima fama presso il popolo: di estrazione popolare, rapinava soltanto i ricchi, proteggeva i poveri e si faceva beffe dell'autorità. In breve: in Bretagna è un'eroina popolare tutt'oggi. Non è raro, in Bretagna, trovare strade che le sono state dedicate, e in un quartiere di Rennes si trova una Allée Marion-du-Faouët dove, al numero 10, il palazzo relativo si chiama pure Maison Marion-du-Faouët.
La canzone dei Tri Yann dedicatale nell'album Rummadoù è un gwerz. Il gwerz è un tipo particolare di composizione bretone a partire da fatti di cronaca varia (non soltanto criminale: esistono gwerz sulla carestia in Ucraina e sugli attentati dell'11 settembre). Non è né il primo e né l'unico sulla figura di Marion du Faouët; ne esiste ad esempio un altro scritto dai poeti e compositori Martine e Serge Rives (Les Rives). La bella Marion fa parte della memoria collettiva dei bretoni, belle et rebelle, come simbolo di rivolta contro l'ingiustizia sociale. [RV]