Oh mamma mia son disgraziato
perché una mina mi ha rovinato
E dalla mina che mi ha colpito
tutto il mio corpo restò ferito
Deh compiangete mio buon signore
il poveretto che è il minatore
Fino da giovane fu il mio mestiere
passai la vita nelle miniere
E volentieri vi ho lavorato
finché una mina mi ha rovinato
Ora lavoro più io non trovo
deh aiutatemi se vi commuovo
Oh povera gente che ’l povero amate
il minatore sempre aiutate
Chi una gamba chi un braccio perde
il minatore è ridotto al verde
Chi perde un occhio crudel ferita
del minatore triste è la vita
Sempre misero crudel mestiere
passar la vita nelle miniere
Grande mercede renderà il Signore
a chi fa del bene al minatore.
perché una mina mi ha rovinato
E dalla mina che mi ha colpito
tutto il mio corpo restò ferito
Deh compiangete mio buon signore
il poveretto che è il minatore
Fino da giovane fu il mio mestiere
passai la vita nelle miniere
E volentieri vi ho lavorato
finché una mina mi ha rovinato
Ora lavoro più io non trovo
deh aiutatemi se vi commuovo
Oh povera gente che ’l povero amate
il minatore sempre aiutate
Chi una gamba chi un braccio perde
il minatore è ridotto al verde
Chi perde un occhio crudel ferita
del minatore triste è la vita
Sempre misero crudel mestiere
passar la vita nelle miniere
Grande mercede renderà il Signore
a chi fa del bene al minatore.
Contributed by Bernart - 2013/8/9 - 10:51
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Nella raccolta intitolata “Tin Tun Teno - Registrazioni dal vivo di cantori e suonatori delle Valli Chisone e Germanasca” pubblicata nel 1989
Purtroppo la collezione citata, come gli altri contenuti originari del sito de La Cantarana (www.lacantarana.it), non sono più consultabili on line, salvo far uso della Macchina del Tempo…
Uno dei molti canti, un tempo assai diffusi, intonati da mendicanti invalidi per commuovere la gente con il racconto delle proprie disgrazie.
Il brano parla di una realtà ben conosciuta nelle valli Chisone, Germanasca e Pellice, dove si contarono nelle numerose miniere parecchi infortuni sul lavoro (famosissimo quello delle miniere del Beth in Val Troncea, Pragelato, dove nel 1904 ben 81 minatori persero la vita travolti da un’enorme valanga), spesso dovuti all’esplosione di residui di dinamite. Per esempio, Carlo Ferrero nel suo “La storia delle miniere” (Quaderno di Documentazione della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca, Perosa Argentina,1988) racconta questo episodio:
“Voglio raccontare un infortunio successo al Malzas [miniera di Perrero, valle Germanasca] verso gli anni 1925-26… il lavoro aveva avuto inizio alle 17 e verso le 17,15 un minatore di Pomeifré…, mentre faceva il “deblaiagge” [cioè la pulizia della galleria dai detriti prodotti dall’esplosione avvenuta alla fine del turno di lavoro precedente] urtò con la punta del piccone un residuo di dinamite inesploso. Il poveretto ricevette l’esplosione in pieno petto; il suo compagno fu scaraventato a ridosso del mucchio di marinaggio, mio fratello a ridosso del suo vagone. Sentendo le grida di dolore dell’infortunato i due, che non avevano riportato ferite gravi, nell’oscurità fumosa cercarono di soccorrerlo, portandolo fuori dalla galleria e raggiungendo le baracche, che distavano circa 800 metri… Non c’era niente per trasportare il poveretto sanguinante, con un occhio fuori dell’orbita: dovettero prendere due sbarre, inchiodate degli assi, metterci sopra uno di quei pagliericci…, coricarci su l’infortunato legandolo con delle corde, poi via verso l’Ospedale di Pomaretto”.