O fratelli di miseria,
o compagni di lavoro
che ai vigliacchi eroi de l'oro
deste il braccio ed il vigor;
o sorelle di fatica,
o compagne di catene
nate ai triboli, a le pene,
e cresciute nel dolor.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Noi la terra fecondiamo
noi versiam sudore e pianto
per ornar di un ricco ammanto
questa infame civiltà.
Le miniere e le officine,
le risaie, il campo, il mare,
ci hanno visto faticare
per l'altrui felicità.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
I padroni ci han rubato
sul salario e su la vita,
ogni gioia ci han rapita,
ogni speme ed ogni ardor.
Le sorelle ci han sedotte
o per fame hanno comprate,
poi nel trivio abbandonate
senza pane e senza onor.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
I signori ci han promesso
eque leggi e mite affetto
ed i preti ci hanno detto
che ci attende un gaudio in ciel.
E frattanto questa terra
di noi poveri è l'inferno,
sol pei ricchi è il gaudio eterno,
de la vita e de l'avel.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Se noi scienza e pan chiedemmo
ci buttaron su la faccia
un insulto e una minaccia
nel negarci scienza e pan.
Se ribelli al duro giogo
obliammo le preghiere,
ci hanno schiuso le galere
e ribelli fummo invan.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Se scendemmo per le vie,
i fratelli a guerra armata
dei fratelli ammutinati
venner le ire ad affrontar.
Mentre i ricchi dai palagi
che per loro abbiam costrutto
senza pietà e senza lutto
ci hanno fatto mitragliar.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni;
ribelliamoci agli inganni
d'una ipocrita società.
Oltre i monti ed oltre i mari
i manipoli serriamo,
combattiamo, combattiamo
per la nostra umanità.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Innalziam le nostre insegne,
sventoliamo le bandiere;
le orifiamme rosse e nere
de la balda nova età.
Combattiam per la giustizia
con l'ardor de la speranza,
per l'umana fratellanza,
per l'umana libertà.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Combattiam finché un oppresso
sotto il peso della croce
levi a noi la flebil voce
fin che regni un oppressor.
Splenda in alto il sol lucente
de la Idea solenne e pia...
Viva il sol dell'Anarchia,
tutto pace e tutto amor.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
o compagni di lavoro
che ai vigliacchi eroi de l'oro
deste il braccio ed il vigor;
o sorelle di fatica,
o compagne di catene
nate ai triboli, a le pene,
e cresciute nel dolor.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Noi la terra fecondiamo
noi versiam sudore e pianto
per ornar di un ricco ammanto
questa infame civiltà.
Le miniere e le officine,
le risaie, il campo, il mare,
ci hanno visto faticare
per l'altrui felicità.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
I padroni ci han rubato
sul salario e su la vita,
ogni gioia ci han rapita,
ogni speme ed ogni ardor.
Le sorelle ci han sedotte
o per fame hanno comprate,
poi nel trivio abbandonate
senza pane e senza onor.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
I signori ci han promesso
eque leggi e mite affetto
ed i preti ci hanno detto
che ci attende un gaudio in ciel.
E frattanto questa terra
di noi poveri è l'inferno,
sol pei ricchi è il gaudio eterno,
de la vita e de l'avel.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Se noi scienza e pan chiedemmo
ci buttaron su la faccia
un insulto e una minaccia
nel negarci scienza e pan.
Se ribelli al duro giogo
obliammo le preghiere,
ci hanno schiuso le galere
e ribelli fummo invan.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Se scendemmo per le vie,
i fratelli a guerra armata
dei fratelli ammutinati
venner le ire ad affrontar.
Mentre i ricchi dai palagi
che per loro abbiam costrutto
senza pietà e senza lutto
ci hanno fatto mitragliar.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni;
ribelliamoci agli inganni
d'una ipocrita società.
Oltre i monti ed oltre i mari
i manipoli serriamo,
combattiamo, combattiamo
per la nostra umanità.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Innalziam le nostre insegne,
sventoliamo le bandiere;
le orifiamme rosse e nere
de la balda nova età.
Combattiam per la giustizia
con l'ardor de la speranza,
per l'umana fratellanza,
per l'umana libertà.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
Combattiam finché un oppresso
sotto il peso della croce
levi a noi la flebil voce
fin che regni un oppressor.
Splenda in alto il sol lucente
de la Idea solenne e pia...
Viva il sol dell'Anarchia,
tutto pace e tutto amor.
Su, moviamo alla battaglia!...
vogliam vincere o morir,
su, marciam, santa canaglia,
e inneggiamo a l'avvenir.
envoyé par Riccardo Venturi - 24/7/2013 - 11:08
Langue: italien
Su muoviamo alla battaglia - Un canto derivato.
"L'inno di Gori, nella sua ampia diffusione tra i lavoratori, subisce diversi adattamenti. Quello che segue, il cui titolo riprende il capoverso del ritornello dell'Inno della Canaglia, ha anche una diversa veste canora (Catanuto/Schirone, ed. 2009, p. 71). Si tratta di un canto proveniente dall'emigrazione anarchica: il testo proviene infatti dai Canti anarchici rivoluzionari pubblicati a Paterson, NJ, Biblioteca della "Questione Sociale", IV opuscolo, tipografia della Questione Sociale, 1898.
"L'inno di Gori, nella sua ampia diffusione tra i lavoratori, subisce diversi adattamenti. Quello che segue, il cui titolo riprende il capoverso del ritornello dell'Inno della Canaglia, ha anche una diversa veste canora (Catanuto/Schirone, ed. 2009, p. 71). Si tratta di un canto proveniente dall'emigrazione anarchica: il testo proviene infatti dai Canti anarchici rivoluzionari pubblicati a Paterson, NJ, Biblioteca della "Questione Sociale", IV opuscolo, tipografia della Questione Sociale, 1898.
SU MUOVIAMO ALLA BATTAGLIA
Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni
non più leggi non più inganni
di una vecchia società.
La risaia, la miniera
l'officina, il campo e il mare
ci hanno visto a faticare
per l'altrui felicità.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
I signori ci han promesso
miti leggi ed equo affetto
ed i preti ci hanno detto
che ci aspetta un gaudio in ciel.
Ma frattanto questa terra
di noi poveri è l'inferno
sol pei ricchi gaudio eterno
della vita e dell'aver.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
Quest'infame borghesia
sino ad or ci ha calunniato,
ci ha deriso, ci ha chiamato
pochi e tristi malfattor.
Noi l'insulto abbiam raccolto
ne abbiam fatto una bandiera
il vessillo per la schiera
dei novelli malfattor.
Siamo anarchici e siam molti,
e la vostra infame legge
non ci doma né corregge
né ci desta alcun timor.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
Guerra dunque, guerra sia
già la pace ci fu bandita,
nulla restaci e la vita
la doniamo all'ideal.
L'ideal per cui pugniamo
non lo ferma i vostri onori
siam ribelli, forti siamo
il terrore degli oppressor.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni
non più leggi non più inganni
di una vecchia società.
La risaia, la miniera
l'officina, il campo e il mare
ci hanno visto a faticare
per l'altrui felicità.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
I signori ci han promesso
miti leggi ed equo affetto
ed i preti ci hanno detto
che ci aspetta un gaudio in ciel.
Ma frattanto questa terra
di noi poveri è l'inferno
sol pei ricchi gaudio eterno
della vita e dell'aver.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
Quest'infame borghesia
sino ad or ci ha calunniato,
ci ha deriso, ci ha chiamato
pochi e tristi malfattor.
Noi l'insulto abbiam raccolto
ne abbiam fatto una bandiera
il vessillo per la schiera
dei novelli malfattor.
Siamo anarchici e siam molti,
e la vostra infame legge
non ci doma né corregge
né ci desta alcun timor.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
Guerra dunque, guerra sia
già la pace ci fu bandita,
nulla restaci e la vita
la doniamo all'ideal.
L'ideal per cui pugniamo
non lo ferma i vostri onori
siam ribelli, forti siamo
il terrore degli oppressor.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviam, santa canaglia
inneggiando all'avvenire.
envoyé par Riccardo Venturi - 24/7/2013 - 21:31
Langue: français
Version française – L'HYMNE DE LA CANAILLE OU MARCHE DES REBELLES – Marco Valdo M.I. – 2015
Chanson italienne – L'inno della Canaglia, o Marcia dei ribelli – Pietro Gori – 1891
Texte de Pietro Gori
Sur l'air de l'Inno dei Lavoratori
Musique de Carlo della Giacoma
« L'écrit de Pietro Gori, qui apparaît dans le volume Battaglie et comme sous-titre porte Marcia dei ribelli, en réalité est beaucoup plus long que le chant connu jusqu'à présent et il a été écrit à Milan, dans la prison de San Vittore, le 17 Juillet 1891 où Gori se trouvait enfermé pour une condamnation à dix jours. Le texte que nous rapportons, plus complet, provient de deux sources d'archives différentes qui le certifient comme original. Une de ces sources est Procure Générale de Rome qui ordonna 'la séquestration de l'autre publication intitulée Inno della canaglia - Marcia dei ribelli dont on joint au présent une copie pour le délit repris aux articles 247 et 246 du Code Pénal'. Gori lui-même rappelle l'événement : 'Un soir de juillet 1891, la Questure de Milan pensa à sauver les institutions. Une bande d'amis (hélas, c'étaient des anarchistes !) traversait le Cours pour se rendre à prendre une glace des plus économiques qui se puisse imaginer… elle coûtait 10 centimes ! Tout à coup, nous tomba dessus un inspecteur de PS (Police d'État) avec sa grande écharpe, résonne une sonnerie de trompette. Cinq de mes compagnons et moi , nous sommes saisis avec la délicatesse bien connue de celui qui a eu à faire avec la police italienne : ils nous conduisent à la Questure ; ils nous poursuivent en justice en urgence ; et deux jours après le magistrat, qui, parmi ses autres belles connaissances de Procédure pénale, sait qu'il ne doit pas cracher dans le plat où il mange, nous condamne à dix jours d’arrêt aux termes des articles 5 et 6 loi de PS et 434 Code Pénal ; en nous refusant même la liberté sous caution.' » (Catanuto/Schirone, et 2009, pp. 69/70)
Chanson italienne – L'inno della Canaglia, o Marcia dei ribelli – Pietro Gori – 1891
Texte de Pietro Gori
Sur l'air de l'Inno dei Lavoratori
Musique de Carlo della Giacoma
« L'écrit de Pietro Gori, qui apparaît dans le volume Battaglie et comme sous-titre porte Marcia dei ribelli, en réalité est beaucoup plus long que le chant connu jusqu'à présent et il a été écrit à Milan, dans la prison de San Vittore, le 17 Juillet 1891 où Gori se trouvait enfermé pour une condamnation à dix jours. Le texte que nous rapportons, plus complet, provient de deux sources d'archives différentes qui le certifient comme original. Une de ces sources est Procure Générale de Rome qui ordonna 'la séquestration de l'autre publication intitulée Inno della canaglia - Marcia dei ribelli dont on joint au présent une copie pour le délit repris aux articles 247 et 246 du Code Pénal'. Gori lui-même rappelle l'événement : 'Un soir de juillet 1891, la Questure de Milan pensa à sauver les institutions. Une bande d'amis (hélas, c'étaient des anarchistes !) traversait le Cours pour se rendre à prendre une glace des plus économiques qui se puisse imaginer… elle coûtait 10 centimes ! Tout à coup, nous tomba dessus un inspecteur de PS (Police d'État) avec sa grande écharpe, résonne une sonnerie de trompette. Cinq de mes compagnons et moi , nous sommes saisis avec la délicatesse bien connue de celui qui a eu à faire avec la police italienne : ils nous conduisent à la Questure ; ils nous poursuivent en justice en urgence ; et deux jours après le magistrat, qui, parmi ses autres belles connaissances de Procédure pénale, sait qu'il ne doit pas cracher dans le plat où il mange, nous condamne à dix jours d’arrêt aux termes des articles 5 et 6 loi de PS et 434 Code Pénal ; en nous refusant même la liberté sous caution.' » (Catanuto/Schirone, et 2009, pp. 69/70)
L'HYMNE DE LA CANAILLE OU MARCHE DES REBELLES
Ô frères de travail, compagnons de misère,
Qui aux lâches héros de l'or,
Donnez vos bras et vos forces;
Ô sœurs d'effort,
Ô compagnes de chaînes
Nées dans les tourments et dans les peines,
Et grandies dans la douleur.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Marchons, sans peur !
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Nous fécondons la terre ;
Sueur et pleurs, nous versons
Pour orner de riches parures
Cette infâme civilisation.
Les mines et les ateliers,
Les rizières, les champs, les océans,
Nous ont vu peiner
Pour le bonheur des puissants.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Les patrons nous ont volé
Notre salaire et notre vie,
Tout le bonheur, ils nous ont ôté,
Tout espoir et toute envie.
Nos sœurs, ils ont séduites
Ou par la faim, ils les ont obligées,
Puis abandonnées ensuite,
Sans pain et déshonorées.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Les messieurs nous ont promis
Lois équitables et douce affection
Et les prêtres nous ont dit
Qu'au ciel, la joie nous aurons.
Et entre-temps sur cette terre
Pour nous pauvres, c'est l'enfer ;
Pour les riches, la joie profonde,
Dans la vie et dans la tombe.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Quand nous demandions le pain et la science
Ils nous jetèrent au visage
Insultes, menaces et dédain
Nous refusant la science et le pain .
Quand rebelles au joug austère,
Nous oubliâmes les prières,
Ils nous ont entrouvert leurs prisons
Et rebelles en vain, nous pestons.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Quand nous descendîmes dans la rue,
Des frères armés pour la guerre
Vinrent affronter les colères
De nos frères mutinés.
Tandis que les riches des palais,
Pour qui nous les avons édifiés,
Sans remords et sans pitié,
Nous ont fait mitrailler.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Chantons et levons le bras
Contre les lâches et les rois ;
Rebellons-nous face aux absurdités
D'une hypocrite société.
Au-delà des mers et par-delà les monts
Tenons nos bataillons serrés,
Sus, combattons, combattons
Pour notre humanité.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Levons nos enseignes,
Agitons nos drapeaux ;
Les étendards noir et rouge
De notre vaillant âge nouveau.
Combattons pour la justice
Avec l'ardeur de l'espérance,
Pour l' humaine fraternité,
Pour l' humaine liberté.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Combattons tant qu'un opprimé
Sous le poids de la croix
Élève vers sa faible voix
Tant qu'un oppresseur pourra régner.
Que bien haut le soleil lumineux brille
De l'Idéal solennel pour toujours…
Vive le soleil de l'Anarchie,
Tout en paix et tout amour.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Ô frères de travail, compagnons de misère,
Qui aux lâches héros de l'or,
Donnez vos bras et vos forces;
Ô sœurs d'effort,
Ô compagnes de chaînes
Nées dans les tourments et dans les peines,
Et grandies dans la douleur.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Marchons, sans peur !
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Nous fécondons la terre ;
Sueur et pleurs, nous versons
Pour orner de riches parures
Cette infâme civilisation.
Les mines et les ateliers,
Les rizières, les champs, les océans,
Nous ont vu peiner
Pour le bonheur des puissants.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Les patrons nous ont volé
Notre salaire et notre vie,
Tout le bonheur, ils nous ont ôté,
Tout espoir et toute envie.
Nos sœurs, ils ont séduites
Ou par la faim, ils les ont obligées,
Puis abandonnées ensuite,
Sans pain et déshonorées.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Les messieurs nous ont promis
Lois équitables et douce affection
Et les prêtres nous ont dit
Qu'au ciel, la joie nous aurons.
Et entre-temps sur cette terre
Pour nous pauvres, c'est l'enfer ;
Pour les riches, la joie profonde,
Dans la vie et dans la tombe.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Quand nous demandions le pain et la science
Ils nous jetèrent au visage
Insultes, menaces et dédain
Nous refusant la science et le pain .
Quand rebelles au joug austère,
Nous oubliâmes les prières,
Ils nous ont entrouvert leurs prisons
Et rebelles en vain, nous pestons.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Quand nous descendîmes dans la rue,
Des frères armés pour la guerre
Vinrent affronter les colères
De nos frères mutinés.
Tandis que les riches des palais,
Pour qui nous les avons édifiés,
Sans remords et sans pitié,
Nous ont fait mitrailler.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Chantons et levons le bras
Contre les lâches et les rois ;
Rebellons-nous face aux absurdités
D'une hypocrite société.
Au-delà des mers et par-delà les monts
Tenons nos bataillons serrés,
Sus, combattons, combattons
Pour notre humanité.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Levons nos enseignes,
Agitons nos drapeaux ;
Les étendards noir et rouge
De notre vaillant âge nouveau.
Combattons pour la justice
Avec l'ardeur de l'espérance,
Pour l' humaine fraternité,
Pour l' humaine liberté.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
Combattons tant qu'un opprimé
Sous le poids de la croix
Élève vers sa faible voix
Tant qu'un oppresseur pourra régner.
Que bien haut le soleil lumineux brille
De l'Idéal solennel pour toujours…
Vive le soleil de l'Anarchie,
Tout en paix et tout amour.
Allons alors à la bataille ! …
Vaincre ou mourir,
Debout, sainte canaille,
C'est la chanson de l'avenir.
envoyé par Marco Valdo M.I. - 4/11/2015 - 14:03
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Testo di Pietro Gori
Sull'aria dell'Inno dei Lavoratori
(musica di Carlo della Giacoma)
"Lo scritto di Pietro Gori, che appare nel volume Battaglie e come sottotitolo porta Marcia dei ribelli, in realtà è molto più lungo del canto finora noto ed è stato scritto a Milano, nel carcere di San Vittore, il 17 luglio 1891 dove Gori si trovava rinchiuso per una condanna a dieci giorni. Il testo che riportiamo, più completo, deriva da due fonti d'archivio diverse che lo certificano come originario. Una di queste fonti è la Procura Generale di Roma che ordina 'il sequestro dell'altra pubblicazione intitolata Inno della canaglia - Marcia dei ribelli si cui si alliga alla presente una copia pel reato di cui agli articoli 247 e 246 del Codice Penale'. È lo stesso Gori a ricordare l'evento in cui ha scritto il testo: 'Una tal sera del luglio 1891 la Questura di Milano pensò bene di salvare le istituzioni. Una comitiva di amici (ahimè erano anarchici!) traversava il Corso per recarsi a prendere un gelato dei più economici che immaginar si possa...costava 10 centesimi! Ad un tratto, che è, che non è, salta su un ispettore di PS con tanto di sciarpa, risuona uno squillo di tromba. Cinque dei miei compagni ed io ci sentiamo afferrati con la delicatezza nota a chi ha avuto a che fare con la polizia italiana: ci portano in Questura; ci processano per direttissima; e due giorni dopo un magistrato, che, fra le altre belle cognizioni di procedura penale, sa che non deve sputare nel piatto dove mangia, ci condanna a dieci giorni di arresti a mente degli articoli 5 e 6 legge di PS e 434 Codice Penale; negandoci persino la libertà provvisoria.' " (Catanuto/Schirone, ed. 2009, pp. 69/70)