Wir haben im Felde gestanden:
Kein Bissen Brot vorhanden,
´s war große Hungersnot.
Wir ließen den Kaiser bitten,
er möcht' uns doch erretten
mit einem Bissen Brot.
Der Kaiser täte schicken
um dreißig Silberstücke
für achtzigtausend Mann.
Die Stücklein waren geschnitten
als wie die halben Glieder,
die an dem Finger sind
Wir haben's nicht selber gegessen,
wir haben's den Pferden gelassen,
's war große Hungersnot
Die Wurzeln aus der Erden
haben wir uns ausgegraben,
ist uns're Speis gewest
Den Tau wohl von den Blumen
haben wir uns abgenommen,
ist unser Trank gewest.
Wenn das mein Vater wüsste,
dazu mein liebes Geschwister,
sie würden mir schicken Brot.
Dazu ein weißes Hemde,
vor meinem letzten Ende,
weil ich jetzt sterben muss.
Dazu ein Krug mit Wasser,
d'raus ich mich könnte waschen
vor meinem letzten End'.
Es sind unser zwei geblieben,
die haben das Lied geschrieben
von der großen Hungersnot.
Kein Bissen Brot vorhanden,
´s war große Hungersnot.
Wir ließen den Kaiser bitten,
er möcht' uns doch erretten
mit einem Bissen Brot.
Der Kaiser täte schicken
um dreißig Silberstücke
für achtzigtausend Mann.
Die Stücklein waren geschnitten
als wie die halben Glieder,
die an dem Finger sind
Wir haben's nicht selber gegessen,
wir haben's den Pferden gelassen,
's war große Hungersnot
Die Wurzeln aus der Erden
haben wir uns ausgegraben,
ist uns're Speis gewest
Den Tau wohl von den Blumen
haben wir uns abgenommen,
ist unser Trank gewest.
Wenn das mein Vater wüsste,
dazu mein liebes Geschwister,
sie würden mir schicken Brot.
Dazu ein weißes Hemde,
vor meinem letzten Ende,
weil ich jetzt sterben muss.
Dazu ein Krug mit Wasser,
d'raus ich mich könnte waschen
vor meinem letzten End'.
Es sind unser zwei geblieben,
die haben das Lied geschrieben
von der großen Hungersnot.
Contributed by Bernart - 2013/7/17 - 13:16
Language: Italian
Versione italiana di Francesco Mazzocchi
LA GRANDE CARESTIA
(SIAMO STATI AL FRONTE)
Siamo stati al fronte:
non c’era un pezzetto di pane,
c’era grande carestia.
Abbiamo fatto pregare il Kaiser,
ci volesse salvare
con un pezzetto di pane.
Il Kaiser fece mandare
qualcosa come trenta pezzi d’argento
per ottomila uomini.
I pezzetti erano tagliati
come le mezze falangi
che abbiamo al dito.
Non l’abbiamo mangiato noi stessi,
l’abbiamo lasciato ai cavalli,
era grande carestia.
Le radici dalla terra
abbiamo cavato fuori,
è stato il nostro cibo.
E la rugiada dai fiori
ci siamo presa giù,
è stata la nostra bevanda.
Se l’avesse saputo mio padre,
e i miei cari fratelli e sorelle,
mi avrebbero mandato pane.
E poi una camicia bianca,
per la mia ultima fine,
perché io ora devo morire.
E poi un vaso con acqua,
con cui mi potessi lavare
per la mia ultima fine.
Siamo rimasti noi due,
che abbiamo scritto la canzone
della grande carestia.
(SIAMO STATI AL FRONTE)
Siamo stati al fronte:
non c’era un pezzetto di pane,
c’era grande carestia.
Abbiamo fatto pregare il Kaiser,
ci volesse salvare
con un pezzetto di pane.
Il Kaiser fece mandare
qualcosa come trenta pezzi d’argento
per ottomila uomini.
I pezzetti erano tagliati
come le mezze falangi
che abbiamo al dito.
Non l’abbiamo mangiato noi stessi,
l’abbiamo lasciato ai cavalli,
era grande carestia.
Le radici dalla terra
abbiamo cavato fuori,
è stato il nostro cibo.
E la rugiada dai fiori
ci siamo presa giù,
è stata la nostra bevanda.
Se l’avesse saputo mio padre,
e i miei cari fratelli e sorelle,
mi avrebbero mandato pane.
E poi una camicia bianca,
per la mia ultima fine,
perché io ora devo morire.
E poi un vaso con acqua,
con cui mi potessi lavare
per la mia ultima fine.
Siamo rimasti noi due,
che abbiamo scritto la canzone
della grande carestia.
Contributed by Francesco Mazzocchi - 2019/2/9 - 20:30
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Interpretata, fra gli altri, da Hein ed Oss Kröher, nell’album intitolato “Soldatenlieder” del 1981.
Testo trovato sul Volksliederarchiv
La “Great Famine” che alla metà dell’800 flagellò l’Irlanda non fu un episodio isolato. In buona parte d’Europa in quel periodo si succedettero carestie più o meno gravi. Anche nell’Impero austriaco, specie in città come Berlino, Stoccarda, Stettino, Breslavia, Halle, Poznań, Amburgo, Chemnitz, alla fine degli anni 40 si moltiplicarono i disordini causati dalla penuria di cibo (si veda al proposito pure Mamele, Mamele, gib mir Brot). Anche tanti sudditi tedeschi furono costretti ad emigrare, e per numero furono secondi soltanto agli irlandesi. La situazione, davastante in tutta Europa, esplose inevitabilmente di lì a poco con la cosiddetta “Primavera dei popoli”. E fu davvero un “48”!
Questa canzone - proveniente dalla regione di Nysa (in tedesco, Neisse), Polonia sudoccidentale – credo che si riferisca alla situazione delle truppe dell’Impero austriaco nel periodo immediatamente precedente la Rivoluzione del 1848, quando ai soldati non arrivavano più rifornimenti ed erano costretti a cibarsi di radici e delle carcasse dei loro cavalli.