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L'inno nazionale pel XX settembre

Goliardo
Language: Italian




Salve Roma! Da tutta la terra
Giunga il plauso alla tua borghesia;
Essa in Africa move alla guerra
Per recar civiltade ed amor.
Ed intanto, magnanima, obblìa
Che i suoi figli emigrando pel mondo
Van cercando lavoro infecondo
Per un pane che costa sudor.
Salve! Gridan le cento città
L'agro incolto in eterno starà!
Il lavoro in Italia dà dritto
A mangiar, senza sale, poco grano;
È la cena col pranzo in conflitto
Per chi suda e produce tesor;
La risaia sul suol di Milano
Miete vittime e i miseri doma,
E se abbiam la malaria di Roma,
Di pellagra in Polesin si muor.

Salve! Gridan le cento città,
Qui miseria in eterno si avrà!
Alla Camera intanto il sublime
Duce guida una schiera possente
All'assalto di banche, e le opime
Spoglie dona agli amici del cuor.
Per sé tiene un buon conto corrente
Col banchier non per anco in galera,
La cambiale per esso è miniera
Di milion che non costan sudor.
Bravo! Gridan le cento città,
Deplorato in eterno sarà!
Salve Italia! Da Trapani a Trento
Il governo spolparti vagheggia:
Se puoi dieci egli chiede per cento,
Le proteste non hanno valor.

Un sol uom ogni terra passeggia
Da sovrano e si chiama esattore,
Tutto il resto, la patria, l'onore
Son fole inventate da lor.
Paghiam! Gridan le cento città,
L'esattore in eterno starà.
Salve, o Stato borghese, ci désti
la Giustizia uso Banca Romana,
La Moral dei cambiari protesti,
E dell'Ordin tutori i Santor.
La tua Pace è la guerra Africana,
Ed i frutti di Liberi patti,
Son prigion, domicili coatti,
Per chi pane non trova e lavor.
Perdio! Gridan le cento città
Fino a quando così durerà?



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