Questa dell'orso Bruno è la storia vera
che scivolò tra i monti della Baviera
Questa dell'orso Bruno è la storia vera, la storia vera...
Si chiamava Bruno, anche detto “JJ1”
J da Joze, il suo papà, non si fidava di nessuno
suo padre, un orso, un vero orso-orso
mangiava frutti di bosco, rane e girini in un sol sorso
Jurka, la sua mamma, aveva invece una gran smania
da lei prese quest'indole che la portò in Germania
lei gli insegnò che il gioco vale la candela
puoi entrare nei pollai ma fallo sempre con cautela
Bruno ha due anni, segue felice il suo destino
è maggio, si risveglia e lascia i monti del Trentino
valle su valle, vetta su vetta, pollaio su pollaio
il mondo nuovo è suo
ma l'uomo è ovunque e questo è il guaio
Run Bruno run, run Bruno run, run
siamo tutti tuoi fan...
Run Bruno run, run Bruno run, run, run
siamo tutti tuoi fan...
Zizagando Bruno arrivò in terra tedesca
arrivò dalle montagne e dissero: cerca carne fresca
mangiò trentuno pecore, rovesciò tre alveari
ma son pranzi naturali per degli orsi solitari
Bruno ha fame dopo il lungo letargo
si avvicina alle case di notte ma di giorno resta al largo
ricorda della mamma e del suo avvertimento
l'uomo può essere buono ma anche molto crudele e violento
e lui è un orso in gamba, fiuta nell'erba, nei sassi gli odori
fa il bagno nei torrenti, sfianca e semina gli inseguitori
Bruno ha tatto, ha olfatto
alcuni iniziano a dire "Oh, ma quello è un orso matto!"
Run Bruno run, run Bruno run, run
siamo tutti tuoi fan...
Run Bruno run, run Bruno run, run, run
siamo tutti tuoi fan...
E’ orso, orso ribelle, imperdonabile Bruno
in un mese divanta lui il Public Enemy numero 1
le autorità lo cercano, dicono che è un mostro
evita tutte le trappole e si nasconde nel fitto del bosco
nemmeno se tutte le vipere si fossero moltiplicate per cento
l'allarme diventa più alto, decidono l'abbattimento
corri, Bruno corri, è l'uomo che fa i danni
non si vedeva più un orso in quei monti da 170 anni
I ragazzi invasero il bosco per andarlo a salvare
ma sono troppi, stupidi più di nessun altro animale
due cacciatori lo beccarono all'alba e senza esitazione
lo uccisero con due proiettili in corpo, al fegato e al polmone
e questo è il tuo rap, Bruno, sei volato su una stella
non ti prenderà più nessuno sulla montagna più alta e più bella
ci indichi la libertà, di cui l'ordine ha tanta paura
ti han imbalsamato in un museo chiamato “L'Uomo e la Natura"
Run Bruno run, run Bruno run, run
siamo tutti tuoi fan...
Run Bruno run, run Bruno run, run, run
siamo tutti tuoi fan...
che scivolò tra i monti della Baviera
Questa dell'orso Bruno è la storia vera, la storia vera...
Si chiamava Bruno, anche detto “JJ1”
J da Joze, il suo papà, non si fidava di nessuno
suo padre, un orso, un vero orso-orso
mangiava frutti di bosco, rane e girini in un sol sorso
Jurka, la sua mamma, aveva invece una gran smania
da lei prese quest'indole che la portò in Germania
lei gli insegnò che il gioco vale la candela
puoi entrare nei pollai ma fallo sempre con cautela
Bruno ha due anni, segue felice il suo destino
è maggio, si risveglia e lascia i monti del Trentino
valle su valle, vetta su vetta, pollaio su pollaio
il mondo nuovo è suo
ma l'uomo è ovunque e questo è il guaio
Run Bruno run, run Bruno run, run
siamo tutti tuoi fan...
Run Bruno run, run Bruno run, run, run
siamo tutti tuoi fan...
Zizagando Bruno arrivò in terra tedesca
arrivò dalle montagne e dissero: cerca carne fresca
mangiò trentuno pecore, rovesciò tre alveari
ma son pranzi naturali per degli orsi solitari
Bruno ha fame dopo il lungo letargo
si avvicina alle case di notte ma di giorno resta al largo
ricorda della mamma e del suo avvertimento
l'uomo può essere buono ma anche molto crudele e violento
e lui è un orso in gamba, fiuta nell'erba, nei sassi gli odori
fa il bagno nei torrenti, sfianca e semina gli inseguitori
Bruno ha tatto, ha olfatto
alcuni iniziano a dire "Oh, ma quello è un orso matto!"
Run Bruno run, run Bruno run, run
siamo tutti tuoi fan...
Run Bruno run, run Bruno run, run, run
siamo tutti tuoi fan...
E’ orso, orso ribelle, imperdonabile Bruno
in un mese divanta lui il Public Enemy numero 1
le autorità lo cercano, dicono che è un mostro
evita tutte le trappole e si nasconde nel fitto del bosco
nemmeno se tutte le vipere si fossero moltiplicate per cento
l'allarme diventa più alto, decidono l'abbattimento
corri, Bruno corri, è l'uomo che fa i danni
non si vedeva più un orso in quei monti da 170 anni
I ragazzi invasero il bosco per andarlo a salvare
ma sono troppi, stupidi più di nessun altro animale
due cacciatori lo beccarono all'alba e senza esitazione
lo uccisero con due proiettili in corpo, al fegato e al polmone
e questo è il tuo rap, Bruno, sei volato su una stella
non ti prenderà più nessuno sulla montagna più alta e più bella
ci indichi la libertà, di cui l'ordine ha tanta paura
ti han imbalsamato in un museo chiamato “L'Uomo e la Natura"
Run Bruno run, run Bruno run, run
siamo tutti tuoi fan...
Run Bruno run, run Bruno run, run, run
siamo tutti tuoi fan...
envoyé par Bernart - 29/5/2013 - 23:32
Daniza.
Così saranno contenti, ora: il pericolo pubblico è stato eliminato, con tutti quanti i protocolli di ordinanza. Possono tornare a avere i loro boschi-zoo, i loro intelligentissimi fungaioli, i loro leghisti di merda, le loro mele del cazzo superstrombazzate e col bollino e le loro pecore-simbolo. Tutti dobbiamo essere brave pecorine d'allevamento, e all'orso o al lupo cattivo ci pensano loro. Solo loro hanno il diritto di sfruttarti e macellarti a loro piacimento.
Perché agiscono, loro, nella legalità.
Un giorno sparano a un ragazzo perché sta sopra un motorino che non si è fermato all'alt, e quindi è automaticamente passibile di esecuzione immediata, sul posto. Dopo l'esecuzione, eccoli tutti a difendere il loro sbirro, a dire che un bravo ragazzo non sta "in giro di notte", a insultarlo, a dire che la vera vittima sarebbe il carabiniere.
Un altro giorno sparano l'anestetico a un'orsa, ammazzandola dopo battage pubblicitari, dopo lo gnagnagnà degli allevatori, dopo gli orrori degli stessi leghisti schifosi, dopo il furore delle amministrazioni trentine che prima mettono gli orsi nei boschi per farsi dire "bravi", e poi li ammazzano spietatatamente se si azzardano a fare gli orsi.
Sembrano due cose differenti; non lo sono. Sono due cose della stessa risma. Sono due cose che hanno a che fare con lo stesso disprezzo della vita.
Sono due cose che hanno a che fare con le loro menzogne. "Nessuno vuole uccidere Daniza", aveva "rassicurato" l'assessore trentino Dallapiccola. Già, nessuno voleva ucciderla; solo ammazzarla.
Sono due cose che hanno a che fare con le loro leggi, coi loro regolamenti, con i loro servi, con le loro guardie in divisa, coi loro fogli di carta da culo e con la loro sicurezza. Non importa se davanti ci sia il ragazzino Bifolco in motorino o l'orsa Daniza coi cuccioli. Bisogna spararli via.
Schiacciano gli orsi come schiacciano le persone. Giuseppe Uva? Sembrava un orso, magari hanno anestetizzato pure lui. Dicono che nelle catture, che sono sempre "collaudate", esistono sempre dei margini di rischio; vale per l'orsa nel bosco, questo margine, come per il Magherini in Borgo San Frediano. L'importante è catturarti, metterti fuori gioco; e se poi crepi, diventi una statistica di quel margine. Ti spetta solo l'ultimo "grrrroarrrr" disperato, o l'ultimo grido di aiuto nella notte.
E, allora, bisogna dire come si chiamano.
Si chiamano, spero che sia chiaro a tutti, Istituzioni. Applicano la stessa barbarie agli esseri umani e agli animali. Nulla e nessuno si deve opporre al loro potere e alla loro economia.
Chissà se pure all'orsa Daniza hanno imposto l'alt. Chissà se sono inciampati.
Asocial Network
…E alla fine ce l’hanno fatta. Come ogni volta.
Daniza, la mamma orsa che a Ferragosto aveva osato ferire un umano per difendere i propri cuccioli, è stata uccisa dalla dose di anestetico impiegato per catturarla. I cuccioli separati, uno catturato e da adesso ‘monitorato’, l’altro chissà dove, solo, indifeso, disperso.
A nulla sono valsi gli appelli, perché in un mondo intriso di specismo fino al midollo, quando un animale osa reagire, o ferire (ancorché non gravemente, come in questo caso) un umano, esiste una sola, fascistissima risposta: la morte, o nel ‘migliore’ dei casi, il confino a vita in gabbie anguste.
Questo è lo specismo, la prima, più pesante e pervasiva forma di discriminazione di chi è percepito come irrimediabilmente altro. Lo specismo che ci viene insegnato da quando siamo in fasce, e che diventa il modello di altre discriminazioni, quelle intraspecifiche quali il sessismo e il razzismo. Lo specismo che non concede attenuanti, né pietà alcuna e non guarda in faccia a madri, piccoli, legami familiari e affettivi, quelle cose che invece per tanta parte dell’umanità sono sacri ed intoccabili valori (quanta ipocrisia, quanta ingiustizia!)
Questo è quello contro cui combattiamo e ci ribelliamo: eppure mentre noi, sempre in poch*, sempre con fatica – anche nell’ambito dell’attivismo militante – ragioniamo di come il concetto di umanità sia da mettere pesantemente in discussione, mentre pensatori visionari immaginano di rinnovare la meraviglia nel mondo reintroducendo i selvatici, quello che realmente succede è che gli animali non umani hanno due possibilità di esistenza: o schiavi, se domestici, a cui sottrarre la vita, torturabili, spendibili, sacrificabili a miliardi, numeri senza volto; o fuggiaschi, apolidi, clandestini braccati, fantasmi impossibilitati a muoversi e sempre sotto assedio, in territori spogliati delle risorse necessarie a garantirne il sostentamento, perché comunque, quel poco che c’è, devono spartirlo con l’umano padrone del globo terracqueo.
Gli animali non umani dovrebbero divenire tutti peluches: morbidosi, senza esigenze, senza corpo, anima, volontà e desideri.
Avete ucciso una madre che ha protetto i suoi cuccioli da un altro animale potenzialmente pericoloso, avete lasciato due orfani disperati e sperduti, e parlate ancora di tutela, protezione, reintroduzione? Come si possono reintrodurre orsi, o lupi, se non possono poi avere adeguati spazi nei quali muoversi, se al primo allevatore che piange i suoi poveri capi (che avrebbe poi macellato lui stesso nel giro di poco tempo) tutti pronti con le armi in pugno? Se gli animali reintrodotti devono poi vivere nel selvaggio west, perchè lo specismo, l’ignoranza e la grettezza anche di chi sarebbe in teoria incaricato di tutelarli è senza fondo?
Restare uman*? E perchè, a quale scopo? Riconoscersi animali, quello che siamo, è l’unica strada percorribile per molt* di noi. E io spero di vedere sempre più animali umani alzare la testa e ribellarsi, e trovare la forza di smascherare la verità dell’umano: l’orrore che siamo.
L’orrore… l’orrore.
Intersezioni
Così saranno contenti, ora: il pericolo pubblico è stato eliminato, con tutti quanti i protocolli di ordinanza. Possono tornare a avere i loro boschi-zoo, i loro intelligentissimi fungaioli, i loro leghisti di merda, le loro mele del cazzo superstrombazzate e col bollino e le loro pecore-simbolo. Tutti dobbiamo essere brave pecorine d'allevamento, e all'orso o al lupo cattivo ci pensano loro. Solo loro hanno il diritto di sfruttarti e macellarti a loro piacimento.
Perché agiscono, loro, nella legalità.
Un giorno sparano a un ragazzo perché sta sopra un motorino che non si è fermato all'alt, e quindi è automaticamente passibile di esecuzione immediata, sul posto. Dopo l'esecuzione, eccoli tutti a difendere il loro sbirro, a dire che un bravo ragazzo non sta "in giro di notte", a insultarlo, a dire che la vera vittima sarebbe il carabiniere.
Un altro giorno sparano l'anestetico a un'orsa, ammazzandola dopo battage pubblicitari, dopo lo gnagnagnà degli allevatori, dopo gli orrori degli stessi leghisti schifosi, dopo il furore delle amministrazioni trentine che prima mettono gli orsi nei boschi per farsi dire "bravi", e poi li ammazzano spietatatamente se si azzardano a fare gli orsi.
Sembrano due cose differenti; non lo sono. Sono due cose della stessa risma. Sono due cose che hanno a che fare con lo stesso disprezzo della vita.
Sono due cose che hanno a che fare con le loro menzogne. "Nessuno vuole uccidere Daniza", aveva "rassicurato" l'assessore trentino Dallapiccola. Già, nessuno voleva ucciderla; solo ammazzarla.
Sono due cose che hanno a che fare con le loro leggi, coi loro regolamenti, con i loro servi, con le loro guardie in divisa, coi loro fogli di carta da culo e con la loro sicurezza. Non importa se davanti ci sia il ragazzino Bifolco in motorino o l'orsa Daniza coi cuccioli. Bisogna spararli via.
Schiacciano gli orsi come schiacciano le persone. Giuseppe Uva? Sembrava un orso, magari hanno anestetizzato pure lui. Dicono che nelle catture, che sono sempre "collaudate", esistono sempre dei margini di rischio; vale per l'orsa nel bosco, questo margine, come per il Magherini in Borgo San Frediano. L'importante è catturarti, metterti fuori gioco; e se poi crepi, diventi una statistica di quel margine. Ti spetta solo l'ultimo "grrrroarrrr" disperato, o l'ultimo grido di aiuto nella notte.
E, allora, bisogna dire come si chiamano.
Si chiamano, spero che sia chiaro a tutti, Istituzioni. Applicano la stessa barbarie agli esseri umani e agli animali. Nulla e nessuno si deve opporre al loro potere e alla loro economia.
Chissà se pure all'orsa Daniza hanno imposto l'alt. Chissà se sono inciampati.
Asocial Network
…E alla fine ce l’hanno fatta. Come ogni volta.
Daniza, la mamma orsa che a Ferragosto aveva osato ferire un umano per difendere i propri cuccioli, è stata uccisa dalla dose di anestetico impiegato per catturarla. I cuccioli separati, uno catturato e da adesso ‘monitorato’, l’altro chissà dove, solo, indifeso, disperso.
A nulla sono valsi gli appelli, perché in un mondo intriso di specismo fino al midollo, quando un animale osa reagire, o ferire (ancorché non gravemente, come in questo caso) un umano, esiste una sola, fascistissima risposta: la morte, o nel ‘migliore’ dei casi, il confino a vita in gabbie anguste.
Questo è lo specismo, la prima, più pesante e pervasiva forma di discriminazione di chi è percepito come irrimediabilmente altro. Lo specismo che ci viene insegnato da quando siamo in fasce, e che diventa il modello di altre discriminazioni, quelle intraspecifiche quali il sessismo e il razzismo. Lo specismo che non concede attenuanti, né pietà alcuna e non guarda in faccia a madri, piccoli, legami familiari e affettivi, quelle cose che invece per tanta parte dell’umanità sono sacri ed intoccabili valori (quanta ipocrisia, quanta ingiustizia!)
Questo è quello contro cui combattiamo e ci ribelliamo: eppure mentre noi, sempre in poch*, sempre con fatica – anche nell’ambito dell’attivismo militante – ragioniamo di come il concetto di umanità sia da mettere pesantemente in discussione, mentre pensatori visionari immaginano di rinnovare la meraviglia nel mondo reintroducendo i selvatici, quello che realmente succede è che gli animali non umani hanno due possibilità di esistenza: o schiavi, se domestici, a cui sottrarre la vita, torturabili, spendibili, sacrificabili a miliardi, numeri senza volto; o fuggiaschi, apolidi, clandestini braccati, fantasmi impossibilitati a muoversi e sempre sotto assedio, in territori spogliati delle risorse necessarie a garantirne il sostentamento, perché comunque, quel poco che c’è, devono spartirlo con l’umano padrone del globo terracqueo.
Gli animali non umani dovrebbero divenire tutti peluches: morbidosi, senza esigenze, senza corpo, anima, volontà e desideri.
Avete ucciso una madre che ha protetto i suoi cuccioli da un altro animale potenzialmente pericoloso, avete lasciato due orfani disperati e sperduti, e parlate ancora di tutela, protezione, reintroduzione? Come si possono reintrodurre orsi, o lupi, se non possono poi avere adeguati spazi nei quali muoversi, se al primo allevatore che piange i suoi poveri capi (che avrebbe poi macellato lui stesso nel giro di poco tempo) tutti pronti con le armi in pugno? Se gli animali reintrodotti devono poi vivere nel selvaggio west, perchè lo specismo, l’ignoranza e la grettezza anche di chi sarebbe in teoria incaricato di tutelarli è senza fondo?
Restare uman*? E perchè, a quale scopo? Riconoscersi animali, quello che siamo, è l’unica strada percorribile per molt* di noi. E io spero di vedere sempre più animali umani alzare la testa e ribellarsi, e trovare la forza di smascherare la verità dell’umano: l’orrore che siamo.
L’orrore… l’orrore.
Intersezioni
CCG/AWS Staff - 11/9/2014 - 13:54
Mi chiedo perchè spendere tanti soldi e tanto tempo in progetti di reintroduzione di specie selvatiche che già abbiamo annientato un secolo fa, e dei grandi carnivori in particolare, quando poi al minimo problema eliminiamo quei pochi che restano...
L'ipocrisia e la cattiva coscienza dell'uomo non hanno limiti.
L'ipocrisia e la cattiva coscienza dell'uomo non hanno limiti.
Yogi Bear - 13/8/2017 - 18:55
M49
di Alessandro Robecchi
Bello come un orso, forte come un orso. E poi è un orso. Di più. E’ il Papillon degli orsi, uno capace di scappare da un recito elettrificato a settemila volt, alto alcuni metri, davanti al quale (non al quale orso, al quale recinto) il governatore del Trentino Maurizio Fugatti (Lega) si è fatto immortalare per dire che non è un orso normale, ma una specie di orso superman.
Dunque il Fugatti, che aveva fatto catturare l’orso e lo aveva fatto trasferire in quella specie di centro di accoglienza per orsi col filo spinato elettrico contro il parere del ministero dell’ambiente, ora si ritrova con un orso scappato (senza radiocollare, tra l’altro) e ha dato ordine di sparare a vista. Non possiamo accoglierli tutti (nemmeno gli orsi). Legittima difesa. Grave turbamento. Eccetera eccetera.
Ah, delizioso dettaglio nel dramma della caccia di armati a un disarmato: l’orso si chiama M49, e ora fate voi, ma pensare che un governatore leghista dia ordine di abbattere qualcuno che si chiama M49 è uno scherzo davvero sorprendente. Non mi intendo di nomi da orsi (ero rimasto a Yoghi) ed è probabile che M non stia per “milioni”, ma insomma, di tutti i numeri che ci sono, proprio un fuggiasco che si chiama M49… Lui rischia la fucilata, ma noi la metafora l’abbiamo presa in pieno. Bastano i titoli di cronaca per strappare il sorriso storto: “La Lega a caccia di M49″, oppure “M49, sparare a vista”, o “M49, dov’è finito?”. Ah, saperlo (e non vale solo per l’orso).
L’ordinanza che permette l’abbattimento sembra un ordine dei marines, e ci si immagina il bosco di quelle parti come teatro di squadre Swat che cercano nel buio, con mirini laser, il clandestino che ha lasciato il centro. Probabilmente è tutto più rustico, ma più o meno ci siamo, una caccia è sempre una caccia.
Però, però… Dal Ministero dell’ambiente è arrivata alla Provincia di Trento una diffida: M49 non deve essere abbattuto. Anche gli animalisti dicono che catturarlo è stato un errore, che ora sarà più impaurito, che togliergli il radiocollare è stato un altro errore e che, insomma, M49 rischia di pagare per errori non suoi. Così M49 rischia di diventare un altro attrito, l’ennesimo, tra 5stelle e Lega, nuovo motivo di lite. A ben vedere, sembra che ci sia più scontro per M49 che per i 49 milioni spariti da via Bellerio, che passarono via come acqua fresca (pagabile in ottant’anni di comode rate).
Ora, non resta che fare il tifo per M49. Non solo perché tra un governatore leghista (ma anche non leghista) e un orso preferiamo l’orso, ma anche perché è giusto che le metafore facciano il loro corso, vadano fino in fondo, la dicano tutta. Ora abbiamo la Lega che insegue per i boschi M49, che non si trova. Dove sarà finito? Nei boschi vicini? In conti cifrati all’estero? Lussemburgo? Mosca? Che figura, però: Putin sarebbe comparso tra le fronde, supemacho a torso nudo, freddo come un killer per giustiziare il fuggiasco dissidente M49. I leghisti trentini se lo sono fatti scappare sotto il naso e ora tengono il dito sul grilletto contro il parere del ministero. Non c’è più il vecchio Bossi che tuonava “le pallottole costano 300 lire”, adesso c’è questo qui dei bacioni, forte coi deboli e debole coi forti. Corri, M49, corri!
di Alessandro Robecchi
Bello come un orso, forte come un orso. E poi è un orso. Di più. E’ il Papillon degli orsi, uno capace di scappare da un recito elettrificato a settemila volt, alto alcuni metri, davanti al quale (non al quale orso, al quale recinto) il governatore del Trentino Maurizio Fugatti (Lega) si è fatto immortalare per dire che non è un orso normale, ma una specie di orso superman.
Dunque il Fugatti, che aveva fatto catturare l’orso e lo aveva fatto trasferire in quella specie di centro di accoglienza per orsi col filo spinato elettrico contro il parere del ministero dell’ambiente, ora si ritrova con un orso scappato (senza radiocollare, tra l’altro) e ha dato ordine di sparare a vista. Non possiamo accoglierli tutti (nemmeno gli orsi). Legittima difesa. Grave turbamento. Eccetera eccetera.
Ah, delizioso dettaglio nel dramma della caccia di armati a un disarmato: l’orso si chiama M49, e ora fate voi, ma pensare che un governatore leghista dia ordine di abbattere qualcuno che si chiama M49 è uno scherzo davvero sorprendente. Non mi intendo di nomi da orsi (ero rimasto a Yoghi) ed è probabile che M non stia per “milioni”, ma insomma, di tutti i numeri che ci sono, proprio un fuggiasco che si chiama M49… Lui rischia la fucilata, ma noi la metafora l’abbiamo presa in pieno. Bastano i titoli di cronaca per strappare il sorriso storto: “La Lega a caccia di M49″, oppure “M49, sparare a vista”, o “M49, dov’è finito?”. Ah, saperlo (e non vale solo per l’orso).
L’ordinanza che permette l’abbattimento sembra un ordine dei marines, e ci si immagina il bosco di quelle parti come teatro di squadre Swat che cercano nel buio, con mirini laser, il clandestino che ha lasciato il centro. Probabilmente è tutto più rustico, ma più o meno ci siamo, una caccia è sempre una caccia.
Però, però… Dal Ministero dell’ambiente è arrivata alla Provincia di Trento una diffida: M49 non deve essere abbattuto. Anche gli animalisti dicono che catturarlo è stato un errore, che ora sarà più impaurito, che togliergli il radiocollare è stato un altro errore e che, insomma, M49 rischia di pagare per errori non suoi. Così M49 rischia di diventare un altro attrito, l’ennesimo, tra 5stelle e Lega, nuovo motivo di lite. A ben vedere, sembra che ci sia più scontro per M49 che per i 49 milioni spariti da via Bellerio, che passarono via come acqua fresca (pagabile in ottant’anni di comode rate).
Ora, non resta che fare il tifo per M49. Non solo perché tra un governatore leghista (ma anche non leghista) e un orso preferiamo l’orso, ma anche perché è giusto che le metafore facciano il loro corso, vadano fino in fondo, la dicano tutta. Ora abbiamo la Lega che insegue per i boschi M49, che non si trova. Dove sarà finito? Nei boschi vicini? In conti cifrati all’estero? Lussemburgo? Mosca? Che figura, però: Putin sarebbe comparso tra le fronde, supemacho a torso nudo, freddo come un killer per giustiziare il fuggiasco dissidente M49. I leghisti trentini se lo sono fatti scappare sotto il naso e ora tengono il dito sul grilletto contro il parere del ministero. Non c’è più il vecchio Bossi che tuonava “le pallottole costano 300 lire”, adesso c’è questo qui dei bacioni, forte coi deboli e debole coi forti. Corri, M49, corri!
daniela -k.d.- - 18/7/2019 - 16:28
adriana - 30/4/2020 - 11:49
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Dall’album “Profondo rosso”
Il suo nome “scientifico” era “Orso JJ1” (cioè il primo figlio della coppia formata dalla femmina Jurka e dal maschio Joze).
Bruno era nato nel 2004 all’interno di un progetto italo-austro-sloveno che prevedeva di sperimentare e monitorare la reintroduzione di alcuni esemplari di Ursus arctos nel territorio della provincia di Trento.
Ma nella primavera del 2006 il giovane e focoso Bruno, svegliatosi molto affamato dal letargo invernale, sconfinò in Germania, nella Baviera, dove si diede molto da fare (anche se un po’ confusamente, data la giovane età ed irruenza) uccidendo qualche decina di pecore e capre.
Le autorità tedesche (c’era già quella “culona intrombabile” della Merkel) si dissero molto preoccupate mentre quelle italiane rivendicarono Bruno come proprietà dello Stato... L’orso, suo malgrado, si trovò al centro di un braccio di ferro diplomatico: da una parte i tedeschi che volevano farlo fuori, dall’altra gli italiani che tifavano per il gradasso fuggiasco, che intanto continuava a seminare i suoi inseguitori e ad ammazzare animali domestici...
Finì che Bruno, bollato come pericoloso terrorista, fu ucciso sulla montagne del Rotwand bavarese il 26 giugno del 2006.
La sua carcassa imbalsamata fa bella mostra di sè in un diorama presso il museo “Mensch und Natur” di Monaco...