Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo che, a due passi da qui,
sta cambiando la musica
cambia la musica.
Rock'n'Raï, life è musique
c'è un mondo che, a due passi da qui,
mescola i sogni, mescola i venti,
mescola lingue, deserti e strumenti.
Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo nuovo a due passi da qui
dove cadono i re, cade il rais
al ritmo di riqq, darbuka e bendir.
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo a due passi da qui
sta danzando sull'onda, danza sull'onda
del mare che bagna le terre.
Del mare tra le terre, Mar Mediterraneo
Il mare tra le terre, Mar Mediterraneo.
Il mare tra le terre Mar Mediterraneo
Il mare tra le terre, Mar Mediterraneo.
Ae te tantu ca la storia ne insegna
ca na bandiera libera de russu se bagna
ae te tantu ca la gente supporta
per quistu se ribella cu nu se ide morta
ae te tantu ca ogni pacciu allu potere
genera li mostri ca li sannu divorare
ae te tantu ca lu mare diffonde
rabbia e passione se mescanu alle onde.
Dal mare blu ritornerà
abbandonando le guerre verso il mare andrà
dal mare blu da noi verrà
porterà la Pace nel Mar Mediterraneo.
Io maghrebino, turco, algerino
berbero, libico, greco, iracheno
io tunisino, io marocchino
siriano, andaluso, occitano, sloveno
montenegrino, bosniaco, croato
palestinese, israeliano, egiziano
io libanese, io albanese
io salentino, io italiano.
Figlio del mare che è in mezzo alle terre
figlio di terre abbracciate dal mare
le unisce la storia, la tradizione
cultura, memoria, musica e parole.
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo è a due passi da qui
sta danzando sull'onda, danziamo sull'onda
del mare che bagna le terre.
Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo nuovo a due passi da qui
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo a due passi da qui
Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo nuovo a due passi da qui
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo che parte da qui.
c'è un mondo che, a due passi da qui,
sta cambiando la musica
cambia la musica.
Rock'n'Raï, life è musique
c'è un mondo che, a due passi da qui,
mescola i sogni, mescola i venti,
mescola lingue, deserti e strumenti.
Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo nuovo a due passi da qui
dove cadono i re, cade il rais
al ritmo di riqq, darbuka e bendir.
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo a due passi da qui
sta danzando sull'onda, danza sull'onda
del mare che bagna le terre.
Del mare tra le terre, Mar Mediterraneo
Il mare tra le terre, Mar Mediterraneo.
Il mare tra le terre Mar Mediterraneo
Il mare tra le terre, Mar Mediterraneo.
Ae te tantu ca la storia ne insegna
ca na bandiera libera de russu se bagna
ae te tantu ca la gente supporta
per quistu se ribella cu nu se ide morta
ae te tantu ca ogni pacciu allu potere
genera li mostri ca li sannu divorare
ae te tantu ca lu mare diffonde
rabbia e passione se mescanu alle onde.
Dal mare blu ritornerà
abbandonando le guerre verso il mare andrà
dal mare blu da noi verrà
porterà la Pace nel Mar Mediterraneo.
Io maghrebino, turco, algerino
berbero, libico, greco, iracheno
io tunisino, io marocchino
siriano, andaluso, occitano, sloveno
montenegrino, bosniaco, croato
palestinese, israeliano, egiziano
io libanese, io albanese
io salentino, io italiano.
Figlio del mare che è in mezzo alle terre
figlio di terre abbracciate dal mare
le unisce la storia, la tradizione
cultura, memoria, musica e parole.
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo è a due passi da qui
sta danzando sull'onda, danziamo sull'onda
del mare che bagna le terre.
Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo nuovo a due passi da qui
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo a due passi da qui
Rock'n'Raï, life e musique
c'è un mondo nuovo a due passi da qui
Rock'n'Raï, life è musique
un mondo nuovo che parte da qui.
Contributed by DoNQuijote82 - 2013/5/18 - 12:24
"Stamattina sveglia alle 4. Di fronte al Responder, la nave di Moas per il soccorso dei migranti, un peschereccio con circa 400 persone a bordo.
Ci avviciniamo. Inizia il recupero. Dalla stiva spingono fuori quattro corpi senza vita. Uno di questi è un ragazzino. Proviamo disperatamente a rianimarlo lì, sul passavanti di quell’imbarcazione, in mezzo agli altri corpi, ma non c'è nulla da fare. Altri tre ragazzi non respirano più. Anche loro vanno subito rianimati. Uno respira, ma è in coma: deve essere immediatamente evacuato con l’elicottero della Marina.
Provo rabbia perché quella che spesso viene chiamata “emergenza profughi” non è affatto emergenza. Provo rabbia perché quel che vedo ogni giorno qui in mare appare previsto e organizzato. I gommoni sono tutti uguali: tutti lunghi 15-16 metri con motori fuoribordo nuovi di pacca. E le taniche della benzina: tutte uguali. Uguali anche i pescherecci su cui i trafficanti stipano sempre più gente che muore soffocata. Provo rabbia se penso agli sforzi che l’Italia e le ong come la nostra stanno sostenendo per andare a recuperare queste persone al limite delle acque libiche. Costerebbe molto meno far viaggiare questa gente in modo sicuro. Un "ponte umanitario" sarebbe più economico sia in termini di denaro sia in termini di vite umane. Vedo le luci della costa libica e mi sento preso in giro. È l’apoteosi dell’ipocrisia: “non possiamo” andarli a prendere sulla costa “ma dobbiamo” vederli morire mentre attraversano 10 miglia nautiche.
E poi penso agli oltre 20.000 qui sotto, nelle profondità delle acque in cui stiamo navigando, che non ce l'hanno fatta. Sono uguali a quelli che ora sono qui a bordo del Responder e che, seppur stravolti dal viaggio, sorridono contenti. Perché, invece, loro ce l'hanno fatta. Sorridono, loro. Forse sanno molto poco di quello che li aspetta. Ovviamente sempre meglio della situazione dalla quale scappano. Ma forse non sanno che una volta sbarcati, rischiano di incappare in qualcuno, a Fermo come in qualsiasi altra città europea, che non ha capito niente del mondo. Che li offenderà. O che li ammazzerà di botte.
Vista da qui, da questo tratto di mare che è stato “culla della civiltà”, l'idea che un posto sia di qualcuno e non di tutti sembra proprio una follia”.
Mimmo, medico di Emergency nel Mediterraneo
Ci avviciniamo. Inizia il recupero. Dalla stiva spingono fuori quattro corpi senza vita. Uno di questi è un ragazzino. Proviamo disperatamente a rianimarlo lì, sul passavanti di quell’imbarcazione, in mezzo agli altri corpi, ma non c'è nulla da fare. Altri tre ragazzi non respirano più. Anche loro vanno subito rianimati. Uno respira, ma è in coma: deve essere immediatamente evacuato con l’elicottero della Marina.
Provo rabbia perché quella che spesso viene chiamata “emergenza profughi” non è affatto emergenza. Provo rabbia perché quel che vedo ogni giorno qui in mare appare previsto e organizzato. I gommoni sono tutti uguali: tutti lunghi 15-16 metri con motori fuoribordo nuovi di pacca. E le taniche della benzina: tutte uguali. Uguali anche i pescherecci su cui i trafficanti stipano sempre più gente che muore soffocata. Provo rabbia se penso agli sforzi che l’Italia e le ong come la nostra stanno sostenendo per andare a recuperare queste persone al limite delle acque libiche. Costerebbe molto meno far viaggiare questa gente in modo sicuro. Un "ponte umanitario" sarebbe più economico sia in termini di denaro sia in termini di vite umane. Vedo le luci della costa libica e mi sento preso in giro. È l’apoteosi dell’ipocrisia: “non possiamo” andarli a prendere sulla costa “ma dobbiamo” vederli morire mentre attraversano 10 miglia nautiche.
E poi penso agli oltre 20.000 qui sotto, nelle profondità delle acque in cui stiamo navigando, che non ce l'hanno fatta. Sono uguali a quelli che ora sono qui a bordo del Responder e che, seppur stravolti dal viaggio, sorridono contenti. Perché, invece, loro ce l'hanno fatta. Sorridono, loro. Forse sanno molto poco di quello che li aspetta. Ovviamente sempre meglio della situazione dalla quale scappano. Ma forse non sanno che una volta sbarcati, rischiano di incappare in qualcuno, a Fermo come in qualsiasi altra città europea, che non ha capito niente del mondo. Che li offenderà. O che li ammazzerà di botte.
Vista da qui, da questo tratto di mare che è stato “culla della civiltà”, l'idea che un posto sia di qualcuno e non di tutti sembra proprio una follia”.
Mimmo, medico di Emergency nel Mediterraneo
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Cuori e confini
feat. nandu Popu dei Sud Sound System
"La musica sta cambiando
per un Mediterraneo di Pace e fratellanza"