Language   

Corrido de Arturo Gámiz‎

Judith Reyes
Language: Spanish


Judith Reyes


‎[1969]‎
Parole e musica di Judith Reyes
Dal disco “Mexique – Cronica mexicana”, le Nouveau Chansonnier International, Le Chant Du ‎Monde
Testo trovato sul blog Viva la Sexta!

Mexique – Cronica mexicana

Dopo il Corrido de Lucio Cabañas, il Corrido a Genaro Vázquez e il Corrido de Rubén Jaramillo, eccone ancora uno che celebra un’altra figura di ‎resistente e guerrigliero mai dimenticato, Arturo Gámiz García.‎

Alla fine degli anni 50, quando l’avvocato PRIista Adolfo López Mateos assunse ‎la presidenza, il Messico era scosso dalle proteste di operai e contadini. Molto agguerriti erano ‎soprattutto il sindacato dei ferrovieri ed il Movimiento Revolucionario del Magisterio (MRM) che ‎raggruppava maestri rurali, docenti urbani ed intellettuali ma anche operai e professionisti.‎
Nella primavera del 1959 il governo decise di “acabar” con le proteste dei “comunisti” che ‎minavano la pace sociale e ostacolavano il progresso del paese: i leader sindacali e gli oppositori ‎furono tutti arrestati, torturati e lasciati a marcire in carcere. Molti furono assassinati, come il ‎famoso Rubén Jaramillo che dopo tanti anni di guerriglia aveva appena accettato di deporre le armi; ‎o come Francisco Luján Adame, un anziano e rispettato insegnante di Madera, Chihuahua, ‎ammazzato perché leader della Unión General de Obreros y Campesinos de México (UGOCM) che ‎negli anni precedenti aveva organizzato moltissime occupazioni di latifondi e lottato contro ‎caciques e grandi proprietari ed allevatori.‎



Allievo e seguace di Luján Adame era un giovane maestro, Arturo Gámiz García.‎
Raccolto il testimone, Arturo Gámiz all’inizio continuò l’azione intrapresa dal predecessore ma poi, ‎complice l’eco del trionfo della Rivoluzione cubana, si convinse che l’unico modo per far valere le ‎proprie ragioni contro i “poderosos” e il “mal gobierno”, che di quelli era espressione, era di ‎prendere le armi. L’ultimo atto pubblico di Arturo Gámiz fu quello di partecipare il 25 settembre ‎del 1963 ad un incontro proprio con López Mateos in persona: il presidente ascoltò, rassicurò, ‎promise ma poi – al solito – non successe nulla. ‎
Un anno più tardi Arturo Gámiz e i suoi compagni dell’UGOCM, tra i quali Pablo Gómez, Miguel ‎Quiñones e Salomón Gaytán, maestri rurali, studenti e contadini, fondarono il Grupo Popular ‎Guerrillero de la Sierra (GPG)‎
Nel frattempo a López Mateos era succeduto Gustavo Díaz Ordaz, uno che sarebbe passato alla ‎storia per La masacre en Tlatelolco, la Tragedia de Plaza de las Tres Culturas [Corrido del 2 de Octubre], e per essere sul libro paga della CIA statunitense: niente di buono ‎quindi per i lavoratori messicani.‎
I guerriglieri del GPG cominciarono ad attaccare i posti di polizia, per raccogliere armi e munizioni.‎
La risposta dello Stato fu l’assedio dei villaggi da cui i capi guerriglieri venivano, con il sequestro e ‎la tortura dei loro famigliari ed il saccheggio sistematico.‎

‎I corpi di Arturo Gámiz e compagni prima ‎di essere sepolti in una fossa comune (In quell’occasione il governatore dello Stato, Práxedis ‎Giner Durán, ebbe a dichiarare: “Volevano la terra? Adesso dategliela che s’ingozzino!”)‎
I corpi di Arturo Gámiz e compagni prima ‎di essere sepolti in una fossa comune (In quell’occasione il governatore dello Stato, Práxedis ‎Giner Durán, ebbe a dichiarare: “Volevano la terra? Adesso dategliela che s’ingozzino!”)‎




Il 23 settembre 1965, il GPG attaccò la caserma dell’esercito nella città di Madera, sulla Sierra ‎Madre occidentale. I guerriglieri dovevano essere una trentina, ma le piogge torrenziali di quei ‎giorni consentirono solo ad una dozzina di loro di giungere sul posto. Attaccarono comunque ma il ‎tentativo fallì ed il bilancio fu disastroso: 6 soldati e 8 guerriglieri rimasero sul campo, tra di loro lo ‎stesso Arturo Gámiz.‎

Finì malamente, ma l’idea della lotta armata proliferò, specie dopo il “massacro olimpico” del 1968: ‎sopravvissuti del GPG e nuovi seguaci diedero vita alla Liga Comunista 23 de Septiembre che si ‎estese a livello nazionale. ‎
Negli anni 60 e 70 agirono in Messico più di 25 distinte organizzazioni guerrigliere, cui il governo ‎rispose con la Brigada Blanca e la “guerra sucia” ed un rosario interminabile di massacri ed ‎assassinii…‎





Una spirale che non si è mai interrotta, e lo testimoniano la rivolta neozapatista in Chiapas (che vive ‎ancora anche se su di essa è calata una pesante coltre di silenzio) ed i periodici “incendi” nel ‎Guerrero, dove è ancora attivo quell’Ejército Popular Revolucionario che si rifà a Genaro Vasquez ‎Rojas, a Lucio Cabañas e all’originario Partido de Los Pobres.
Ciento veinticinco verdes
de esos que defienden hoy
el latifundio del rico
llamándolo institución
ametrallaron rabiosos
la guerrilla popular
y desgajaron con balas
una esperanza rural.‎
‎ ‎
El 23 de septiembre
muy presente tengo yo
año del sesenta y cinco
en Madera sucedió;‎
casi por la madrugada
el cuartel se estremeció,‎
Arturo Gámiz llegaba
con los hombres que escogió.‎
‎ ‎
Portaba rifle muy bueno
carabina militar
una granada en la mano
y la confianza de ganar,‎
ira revolucionaria
estremecía su corazón
porque la reforma agraria
era burla de la nación.‎
‎ ‎
Arturo Gámiz le dijo
al campesino del lugar
por los caminos legales
tierras no te van a dar
si acapararon la tierra
los Borunda y Alemán
toma tu rifle y pelea
como lo hacen los Gaytán.‎
‎ ‎
Lo persiguieron soldados
y Arturo los desarmó
y por dos veces yo supe
que encuerados los dejó
ya se traía bien cansado
al gobiernito de Giner
porque su causa era justa
y por ser más hombre que él.‎
‎ ‎
La concesión que el gobierno
alemanista dio a Trouyet
para que explote los bosques
de Chihuahua, mire usted,‎
cómo ha dejado sin tierra
al campesino del lugar
y al Tarahumara y al Pima
no se cansan de explotar.‎
‎ ‎
Por eso es que Pablo Gómez‎
no se pudo contener
pronto se fue pa’ la sierra
para nunca más volver
Pablo murió con Arturo
asaltando ese cuartel
su rifle fue poca cosa
para un corazón como él.‎
‎ ‎
Adiós doctor Pablo Gómez
Adiós Salomón Gaytán
Adiós Valdivia y Quiñones
ya no los perseguirán‎
adiós Emilio y Antonio
y el que no supe quién fue
Arturo Gámiz no ha muerto
y ustedes saben por qué.‎

Contributed by Dead End - 2013/3/25 - 11:32




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