L’inverno passava qualcuno di lì
Il nastro girava, suonava “Lilly”,
Girava il pallone, lo stadio impazzì
La voce tremava, l’inverno finì.
E poi primavera, e qualcosa cambiò
Qualcuno moriva, e su un ponte lasciò
Lasciò i suoi vent’anni e qualcosa di più
E dentro i miei panni, la rabbia che tu
Da sempre mi dai, parlando per me
Scavando nei pensieri miei,
Guardandomi poi dall’alto all’ingiù
E forse io valgo di più.
L’estate moriva, Bologna, tremò,
La dalia fioriva e la gente pensò
Dei tanti domani vestiti di jeans
Chiamandoli “strani”, ma non fu così
E quando m’incontri, se pensi di me
Tu sappi che il sole che splende per te
E il grano che nasce, e l’acqua che va
È un dono di tutti, padroni non ha
E il grano che nasce, e l’acqua che va
E’ un dono di tutti, padroni non ha.
E il grano che nasce, e l’acqua che va
E’ un dono di tutti, padroni non ha.
Il nastro girava, suonava “Lilly”,
Girava il pallone, lo stadio impazzì
La voce tremava, l’inverno finì.
E poi primavera, e qualcosa cambiò
Qualcuno moriva, e su un ponte lasciò
Lasciò i suoi vent’anni e qualcosa di più
E dentro i miei panni, la rabbia che tu
Da sempre mi dai, parlando per me
Scavando nei pensieri miei,
Guardandomi poi dall’alto all’ingiù
E forse io valgo di più.
L’estate moriva, Bologna, tremò,
La dalia fioriva e la gente pensò
Dei tanti domani vestiti di jeans
Chiamandoli “strani”, ma non fu così
E quando m’incontri, se pensi di me
Tu sappi che il sole che splende per te
E il grano che nasce, e l’acqua che va
È un dono di tutti, padroni non ha
E il grano che nasce, e l’acqua che va
E’ un dono di tutti, padroni non ha.
E il grano che nasce, e l’acqua che va
E’ un dono di tutti, padroni non ha.
Contributed by Riccardo Venturi - 2006/8/7 - 16:33
Nessuna canzone meglio di "Bologna 77" riesce ad evocarmi con tanta incisiva potenza ed immediatezza, in un solo attimo, tutto quel coacervo di sangue versato, angoscia strisciante, austerity, celerini, il-personale-è-politico, cortei, liceali fricchettoni delle ultime classi che facevano i picchetti a scuola, musicassette cigolanti (che facevano girare Lilly e non solo), clarks, Ciao2001, governi balneari, camicie americane usate e jeans comprati al mercato (etc. etc. ...) che fu nel suo complesso il decennio dei '70 nella mia vagamente confusa percezione (di bambina prima e di preadolescente poi), fino a quando si arrivò - per l'appunto - ad episodi come quello di Giorgiana Masi ... una vergogna che Stefano in quel brano dipinge - affrescando un'epoca intera sullo sfondo di quel tragico ponte rimasto assetato di giustizia - con un lirismo ed una dolcezza malinconica semplicemente commoventi, pur nella loro forte carica di denuncia.
E' possibile lasciare un messaggio in sua memoria (sono già molti più di tremila) sulle "pagine aperte" del suo sito ufficiale:
http://rosso.websinc.net/
Ciao Stefano
E' possibile lasciare un messaggio in sua memoria (sono già molti più di tremila) sulle "pagine aperte" del suo sito ufficiale:
http://rosso.websinc.net/
Ciao Stefano
Alberta Beccaro - Venezia - 2008/9/21 - 09:51
"Canzone molto triste e toccante quella che Stefano Rosso dedica a Giorgiana Masi, la sfortunata ragazza che perse la vita il 12 maggio 1977 a Roma durante una manifestazione del Partito Radicale.
Erano anni difficili gli anni '70, non a caso denominati "anni di piombo".
Gli episodi di violenza erano frequenti, il clima politico era rovente e le manifestazioni spesso purtroppo sfociavano in episodi di violenza.
Lo stesso Stefano ricorda che quel 12 maggio del '77 si trovò involontariamente in mezzo ai disordini presso Ponte Garibaldi, insieme al fratello Tonino e cercò rifugio scappando verso il bar di un amico che stava a San Francesco a Ripa, che però in preda alla paura non volle aprire la saracinesca del negozio, allora Stefano e suo fratello riuscirono a rifugiarsi su un terrazzo dopo aver buttato giù a spallate un portoncino accanto al bar.
Scosso da questo clima di violenza e una volta al corrente della tragica notizia della morte della ragazza, Rosso si mise al pianoforte e partorì la toccante "Bologna '77".
Il pezzo, e non potrebbe essere altrimenti, è permeato di tristezza, con Rosso che per una volta abbandona l'amata chitarra per relegare a ruolo di protagonista il piano, più adatto per l'atmosfera e l'incedere della canzone.
A proposito della canzone Stefano Rosso ricorda: "Bologna '77 venne maldigerita dai dirigenti della RCA e venne relegata come fatto minore, trattandosi di uno di noi, e non di un vile assasinio e fu messa nel dimenticatoio"."
Erano anni difficili gli anni '70, non a caso denominati "anni di piombo".
Gli episodi di violenza erano frequenti, il clima politico era rovente e le manifestazioni spesso purtroppo sfociavano in episodi di violenza.
Lo stesso Stefano ricorda che quel 12 maggio del '77 si trovò involontariamente in mezzo ai disordini presso Ponte Garibaldi, insieme al fratello Tonino e cercò rifugio scappando verso il bar di un amico che stava a San Francesco a Ripa, che però in preda alla paura non volle aprire la saracinesca del negozio, allora Stefano e suo fratello riuscirono a rifugiarsi su un terrazzo dopo aver buttato giù a spallate un portoncino accanto al bar.
Scosso da questo clima di violenza e una volta al corrente della tragica notizia della morte della ragazza, Rosso si mise al pianoforte e partorì la toccante "Bologna '77".
Il pezzo, e non potrebbe essere altrimenti, è permeato di tristezza, con Rosso che per una volta abbandona l'amata chitarra per relegare a ruolo di protagonista il piano, più adatto per l'atmosfera e l'incedere della canzone.
A proposito della canzone Stefano Rosso ricorda: "Bologna '77 venne maldigerita dai dirigenti della RCA e venne relegata come fatto minore, trattandosi di uno di noi, e non di un vile assasinio e fu messa nel dimenticatoio"."
Bologna '77
Canzone molto triste e toccante quella che Stefano Rosso dedica a Giorgiana Masi , la sfortunata ragazza che perse la vita il 12 maggio ...
Alberta Beccaro - 2021/3/13 - 12:33
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
arr. R.Cini
Ed. BMG Ricordi Spa
album: ... E Allora Senti Cosa Fò (1978)
Testo trascritto all'ascolto
di Riccardo Venturi
A prescindere dal fatto se questa sia o meno una canzone da inserire nelle CCG, e in particolare nel percorso sulla Repressione (a mio parere lo è, perché la seconda strofa è un chiaro riferimento all’assassinio di Giorgiana Masi);
A prescindere dal fatto se questa (bellissima) canzone parli o meno di Bologna e del ’77, oppure della vita del signor Rossi Stefano in arte Stefano Rosso, o di tutte e due le cose assieme, o di nessuna delle due, o di un anno lontano, o di un anno vicino, o di un anno reale, o di un anno immaginato;
A prescindere dal fatto che a molti di quei “tanti domani vestiti di jeans” sia stato interrotto il domani, con la morte, con la galera, con l’eroina, con l’eliminazione fisica e ideale, con la messa alla berlina da parte della gelida normalità delle maggioranze più o meno silenziose;
A prescindere dal fatto che il qui presente, nel 1977, era un ragazzino che guardava dalla finestra, volando con la mente a luoghi dove non lo lasciavano essere, ma dove andava lo stesso e dove riusciva ad essere nononostante tutto;
A prescindere da questo e da tanti altri fatti, io questa canzone ce la metto lo stesso, perché questo è il suo posto. Perché non ci hanno repressi. Perché continuiamo a non volerceli avere, i padroni, come il sole che splende, come il grano che nasce, come l’acqua che va.