Il brano in oggetto non ha testo, in quanto è un brano strumentale, tratto dall' LP "Amore e non amore", uno dei dischi maggiormente sperimentali di Battisti, ma il titolo mi pare talmente geniale e, ahinoi, talmente attuale, che troverei assurdo non inserirlo nella raccolta.
[Archi dal NG it.fan.musica.de-andre]
Tra i musicisti che partecipano al disco, i componenti dei Quelli, già al seguito di Battisti da tempo, che l'anno successivo cambieranno il nome in Premiata Forneria Marconi.
Lucio Battisti: voce, chitarra, pianoforte, direzione d'orchestra
Franz Di Cioccio: batteria, percussioni
Giorgio Piazza: basso
Flavio Premoli: organo Hammond, pianoforte, tamburello
Dario Baldan Bembo: organo Hammond, pianoforte
Franco Mussida: chitarra Alberto Radius: chitarra
Il titolo inventato da Mogol (Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania) descrive una scena di quotidiana inumanità: l'atto di apprendere le tragiche notizie legate all'attualità dell'epoca (la Guerra d'attrito che seguì alla Guerra dei sei giorni).
Comfort e sicurezza da un lato del teleschermo contrastano con il dolore e la precarietà della vita dall'altro. La reazione del protagonista non traspare, lasciando in sospeso due significati: l'incomunicabilità tra esseri umani, l'impotenza e l'impossibilità di fare qualcosa per aiutarsi, e/o di critica verso i mass media, che trasformano la morte in uno "spettacolo" da osservare comodamente seduti in poltrona con indifferenza e cinismo.
Benché strumentale, il brano è in realtà cantato, per quanto la voce non pronunci parole (secondo Stefanel, ulteriore metafora dell'incomunicabilità]). La voce di Battisti ripete la stessa melodia per tutta la canzone mentre gli strumenti progrediscono in un crescendo: si aggiungono pianoforte, chitarra, basso e batteria, la voce diventa sempre più corale (è raddoppiata e viene rafforzata dagli archi), fino ad arrivare al finale in cui si aggiunge anche un sitar. La parte musicale trasmette una sensazione di spensieratezza e di serenità.
Il brano in oggetto non ha testo, in quanto è un brano strumentale, tratto dall' LP "Amore e non amore", uno dei dischi maggiormente sperimentali di Battisti, ma il titolo mi pare talmente geniale e, ahinoi, talmente attuale, che troverei assurdo non inserirlo nella raccolta.
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Lucio Battisti: voce, chitarra, pianoforte, direzione d'orchestra
Franz Di Cioccio: batteria, percussioni
Giorgio Piazza: basso
Flavio Premoli: organo Hammond, pianoforte, tamburello
Dario Baldan Bembo: organo Hammond, pianoforte
Franco Mussida: chitarra
Alberto Radius: chitarra
Comfort e sicurezza da un lato del teleschermo contrastano con il dolore e la precarietà della vita dall'altro. La reazione del protagonista non traspare, lasciando in sospeso due significati: l'incomunicabilità tra esseri umani, l'impotenza e l'impossibilità di fare qualcosa per aiutarsi, e/o di critica verso i mass media, che trasformano la morte in uno "spettacolo" da osservare comodamente seduti in poltrona con indifferenza e cinismo.
Benché strumentale, il brano è in realtà cantato, per quanto la voce non pronunci parole (secondo Stefanel, ulteriore metafora dell'incomunicabilità]). La voce di Battisti ripete la stessa melodia per tutta la canzone mentre gli strumenti progrediscono in un crescendo: si aggiungono pianoforte, chitarra, basso e batteria, la voce diventa sempre più corale (è raddoppiata e viene rafforzata dagli archi), fino ad arrivare al finale in cui si aggiunge anche un sitar. La parte musicale trasmette una sensazione di spensieratezza e di serenità.
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