A Roma in via del'Acquasparta,
nelle cantine di un vecchio palazzo,
c'è un armadio chiuso verso il muro,
da oltre quarant'anni sempre al buio. [1]
Tra polvere, fascicoli e altre carte,
memorie di guerra e documenti,
troverai una carta da gioco
con il sorriso indecifrabile di un'algida regina.
E allora penserai a qualche scherzo
chissà cosa significa quel numero?
Chissà chi è passato e quando è stato?
Che voleva dire in quel modo?
Nostra Signora dei Depistati,
il tuo profumo sa di oblìo del mio ricordo.
Si rincorrono i numeri e le carte,
non si sa quando la matta arriverà,
mentre si confondono le domande
non ricorderai come sei finito qua.
Cosa celava Via Monte Nevoso? [2]
Chi c'era in quella casa di Via Gradoli? [3]
Cosa nasconde la strada per Viterbo?
Chi ha parlato a Prodi dall'aldilà? [4]
Quali omissis questi numeri han portato?
Cha carta penzolava ai frati Neri? [5]
Cosa faceva il suo sorriso a Formello
sulla collina del suicida Whiskey Bar? [6]
Nostra Signora dei Depistati,
solo chi cerca si trova nel tuo gioco.
Nostra Signora dei Depistati,
quante carte quel tuo mazzo ha preparato!
Il suo volto resta imperturbabile,
incorniciato da freschi fior di loto,
regina di segreti e di miraggi,
amante di giornalisti e generali.
Per i vialetti e le soffitte a Forte Braschi, [7]
nei palazzi di governo e a Villa Wanda, [8]
nelle aule di cento tribunali,
tra i corpi straziati di Capaci, [9]
le sue carte danno numeri come al lotto
e ancora aspetti la combinazione,
aspetti pur aspendo che al suo gioco
i numeri non danno soluzione.
Nostra Signora dei Depistati,
il tuo profumo sa di oblìo del mio ricordo.
Nostra Signora dei Depistati,
solo chi indaga partecipa al tuo gioco.
Nostra Signora dei Depistati,
il tuo profumo sa di oblìo del mio ricordo.
nelle cantine di un vecchio palazzo,
c'è un armadio chiuso verso il muro,
da oltre quarant'anni sempre al buio. [1]
Tra polvere, fascicoli e altre carte,
memorie di guerra e documenti,
troverai una carta da gioco
con il sorriso indecifrabile di un'algida regina.
E allora penserai a qualche scherzo
chissà cosa significa quel numero?
Chissà chi è passato e quando è stato?
Che voleva dire in quel modo?
Nostra Signora dei Depistati,
il tuo profumo sa di oblìo del mio ricordo.
Si rincorrono i numeri e le carte,
non si sa quando la matta arriverà,
mentre si confondono le domande
non ricorderai come sei finito qua.
Cosa celava Via Monte Nevoso? [2]
Chi c'era in quella casa di Via Gradoli? [3]
Cosa nasconde la strada per Viterbo?
Chi ha parlato a Prodi dall'aldilà? [4]
Quali omissis questi numeri han portato?
Cha carta penzolava ai frati Neri? [5]
Cosa faceva il suo sorriso a Formello
sulla collina del suicida Whiskey Bar? [6]
Nostra Signora dei Depistati,
solo chi cerca si trova nel tuo gioco.
Nostra Signora dei Depistati,
quante carte quel tuo mazzo ha preparato!
Il suo volto resta imperturbabile,
incorniciato da freschi fior di loto,
regina di segreti e di miraggi,
amante di giornalisti e generali.
Per i vialetti e le soffitte a Forte Braschi, [7]
nei palazzi di governo e a Villa Wanda, [8]
nelle aule di cento tribunali,
tra i corpi straziati di Capaci, [9]
le sue carte danno numeri come al lotto
e ancora aspetti la combinazione,
aspetti pur aspendo che al suo gioco
i numeri non danno soluzione.
Nostra Signora dei Depistati,
il tuo profumo sa di oblìo del mio ricordo.
Nostra Signora dei Depistati,
solo chi indaga partecipa al tuo gioco.
Nostra Signora dei Depistati,
il tuo profumo sa di oblìo del mio ricordo.
NOTE ALLA CANZONE
Nella canzone vengono enumerati una serie di luoghi, di nomi e di fatti cerchiamo qui di dare delle brevi esplicazioni cercando magari di suscitare interesse e curiosità per chi non sa a cosa si riferiscano:
[1] A Roma in via del'Acquasparta,
nelle cantine di un vecchio palazzo,
c'è un armadio chiuso verso il muro,
da oltre quarant'anni sempre al buio.
[2] Cosa celava Via Monte Nevoso?
[3] Chi c'era in quella casa di Via Gradoli?
[4] Cosa nasconde la strada per Viterbo?
Chi ha parlato a Prodi dall'aldilà?
[5] Che carta penzolava ai frati Neri?
[6] Cosa faceva il suo sorriso a Formello
sulla collina del suicida Whiskey Bar?
[7] Per i vialetti e le soffitte a Forte Braschi,
[8] nei palazzi di governo e a Villa Wanda,
[9] tra i corpi straziati di Capaci,
Nella canzone vengono enumerati una serie di luoghi, di nomi e di fatti cerchiamo qui di dare delle brevi esplicazioni cercando magari di suscitare interesse e curiosità per chi non sa a cosa si riferiscano:
[1] A Roma in via del'Acquasparta,
nelle cantine di un vecchio palazzo,
c'è un armadio chiuso verso il muro,
da oltre quarant'anni sempre al buio.
Con il termine Armadio della Vergogna si indica l'armadio rinvenuto nel 1994 in un locale di Palazzo Cesi (sede di vari organi giudiziari militari), in via degli Acquasparta a Roma, contenente 695 fascicoli e il Registro generale riportante 2274 notizie di reato, relativi a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l'occupazione nazifascista.
A questo riguardo si veda anche L'armadio della vergogna di Daniele Biacchessi
A questo riguardo si veda anche L'armadio della vergogna di Daniele Biacchessi
[2] Cosa celava Via Monte Nevoso?
Via Monte Nevoso, a Milano, era sede di un covo delle BR dove fu ritrovato il Memoriale Moro in due diversi tempi (???), nel 1978 e poi nel 1990 in un intercapedine durante dei lavori di ristrutturazione
[3] Chi c'era in quella casa di Via Gradoli?
A Via Gradoli 96 era presente un covo delle BR, legato alle vicende del Rapimento Moro
il 18 aprile 1978, in cui le forze dell'ordine scoprirono a Roma un appartamento in via Gradoli 96 usato come covo delle Brigate Rosse: la scoperta avvenuta a causa di una supposta perdita d'acqua per cui erano stati chiamati i Vigili del fuoco, si rivelerà essere causata invece da un rubinetto della doccia "misteriosamente" lasciato aperto, appoggiato su una scopa e con la cornetta rivolta verso un muro, quasi a voler far scoprire il covo, che era usato abitualmente dal brigatista Mario Moretti (il quale avrà notizia della scoperta dai media che la riporteranno subito e non vi farà ritorno). Moretti aveva affittato l'appartamento nel 1975, con l'identità dell'"ingegner Mario Borghi", e da allora l'aveva usato abitualmente.
Successivamente alla scoperta del covo verranno resi noti alcuni fatti relativi allo stesso e alle indagini su di questo, sui cui si concentrerà l'attenzione della pubblicistica. Lo stabile in cui si trovava questo covo era stato già perquisito il 18 marzo, pochi giorni dopo il rapimento, su segnalazione di una vicina di casa che aveva sentito dei rumori anomali, simili al codice Morse, ma essendo allora l'appartamento senza nessuno all'interno gli agenti se n'erano andati senza controllarlo. Nella relazione di minoranza della commissione di inchiesta sulla Loggia P2, viene fatto notare che il vice capo della Squadra Mobile romana, il dott. Elio Cioppa, che effettuò questa prima perquisizione, poco tempo dopo l'uccisione di Moro venne promosso a vicedirettore del SISDE, guidato allora dal generale Giulio Grassini, risultato tra gli iscritti alla P2, e pochi mesi dopo anche Cioppa sarebbe entrato a far parte della loggia massonica. La stessa vicina che aveva avvertito i rumori provenienti dall'appartamento, Lucia Mokbel, ufficialmente studentessa universitaria di origine egiziana che conviveva con il suo compagno Gianni Diana, viene indicata in diverse inchieste giornalistiche come rivelatasi poi essere impiegata come informatrice dal SISDE o dalla polizia. Il verbale della perquisizione, presente agli atti del processo Moro, rappresenta un altro lato oscuro, infatti risulta essere stato scritto su fogli intestati "Dipartimento di Polizia", notazione che però iniziò ad essere impiegata solo dal 1981, tre anni dopo la data in cui questi controlli sarebbero avvenuti.
Col passare del tempo diverranno note altre notizie relative al covo e alla zona: nella stessa via, sia prima del 1978 che dopo, erano presenti numerosi appartamenti utilizzati da agenti (tra cui un sottufficiale dei carabinieri in forza al SISMI, residente al numero 89, nell'edificio di fronte al 96, che era compaesano di Moretti) e aziende di copertura al servizio del SISMI e l'appartamento stesso era già stato segnalato e tenuto sotto controllo dall'UCIGOS da diversi anni (quindi era noto alle istituzioni), in quanto frequentato precedentemente anche da esponenti di Potere operaio e Autonomia Operaia. Si scoprirà che anche il deputato democristiano Benito Cazora, nei suoi contatti avuti con esponenti del 'ndrangheta e della malavita calabrese nel tentativo di trovare la prigione di Moro, era stato avvertito che la zona di via Gradoli (per la precisione l'informazione era stata data in automobile, fermi all'incrocio tra la via Cassia e via Gradoli) era una "zona calda" e che questo avvertimento era stato comunicato sia ai vertici della Democrazia Cristiana sia agli organi di polizia.
Lo stesso Mino Pecorelli nel 1977, un anno prima del sequestro di Moro, avrebbe scritto una cartolina all'indirizzo del covo, spedendola da Ascoli Piceno (Moretti nacque a Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno), contenente la frase: "Saluti brrr". Sempre Pecorelli fu l'unico a tacciare di "mistificazione" il falso comunicato delle Br, quando tutti gli esperti interpellati inizialmente lo ritennero autentico.
Relativamente alla scopera del covo, i brigatisti successivamente catturati hanno sempre parlato di una casualità, dovuta al rubinetto della doccia lasciato aperto per sbaglio, e hanno affermato che non erano a conoscenza del fatto che il covo fosse sotto controllo da parte dell'UCIGOS.
il 18 aprile 1978, in cui le forze dell'ordine scoprirono a Roma un appartamento in via Gradoli 96 usato come covo delle Brigate Rosse: la scoperta avvenuta a causa di una supposta perdita d'acqua per cui erano stati chiamati i Vigili del fuoco, si rivelerà essere causata invece da un rubinetto della doccia "misteriosamente" lasciato aperto, appoggiato su una scopa e con la cornetta rivolta verso un muro, quasi a voler far scoprire il covo, che era usato abitualmente dal brigatista Mario Moretti (il quale avrà notizia della scoperta dai media che la riporteranno subito e non vi farà ritorno). Moretti aveva affittato l'appartamento nel 1975, con l'identità dell'"ingegner Mario Borghi", e da allora l'aveva usato abitualmente.
Successivamente alla scoperta del covo verranno resi noti alcuni fatti relativi allo stesso e alle indagini su di questo, sui cui si concentrerà l'attenzione della pubblicistica. Lo stabile in cui si trovava questo covo era stato già perquisito il 18 marzo, pochi giorni dopo il rapimento, su segnalazione di una vicina di casa che aveva sentito dei rumori anomali, simili al codice Morse, ma essendo allora l'appartamento senza nessuno all'interno gli agenti se n'erano andati senza controllarlo. Nella relazione di minoranza della commissione di inchiesta sulla Loggia P2, viene fatto notare che il vice capo della Squadra Mobile romana, il dott. Elio Cioppa, che effettuò questa prima perquisizione, poco tempo dopo l'uccisione di Moro venne promosso a vicedirettore del SISDE, guidato allora dal generale Giulio Grassini, risultato tra gli iscritti alla P2, e pochi mesi dopo anche Cioppa sarebbe entrato a far parte della loggia massonica. La stessa vicina che aveva avvertito i rumori provenienti dall'appartamento, Lucia Mokbel, ufficialmente studentessa universitaria di origine egiziana che conviveva con il suo compagno Gianni Diana, viene indicata in diverse inchieste giornalistiche come rivelatasi poi essere impiegata come informatrice dal SISDE o dalla polizia. Il verbale della perquisizione, presente agli atti del processo Moro, rappresenta un altro lato oscuro, infatti risulta essere stato scritto su fogli intestati "Dipartimento di Polizia", notazione che però iniziò ad essere impiegata solo dal 1981, tre anni dopo la data in cui questi controlli sarebbero avvenuti.
Col passare del tempo diverranno note altre notizie relative al covo e alla zona: nella stessa via, sia prima del 1978 che dopo, erano presenti numerosi appartamenti utilizzati da agenti (tra cui un sottufficiale dei carabinieri in forza al SISMI, residente al numero 89, nell'edificio di fronte al 96, che era compaesano di Moretti) e aziende di copertura al servizio del SISMI e l'appartamento stesso era già stato segnalato e tenuto sotto controllo dall'UCIGOS da diversi anni (quindi era noto alle istituzioni), in quanto frequentato precedentemente anche da esponenti di Potere operaio e Autonomia Operaia. Si scoprirà che anche il deputato democristiano Benito Cazora, nei suoi contatti avuti con esponenti del 'ndrangheta e della malavita calabrese nel tentativo di trovare la prigione di Moro, era stato avvertito che la zona di via Gradoli (per la precisione l'informazione era stata data in automobile, fermi all'incrocio tra la via Cassia e via Gradoli) era una "zona calda" e che questo avvertimento era stato comunicato sia ai vertici della Democrazia Cristiana sia agli organi di polizia.
Lo stesso Mino Pecorelli nel 1977, un anno prima del sequestro di Moro, avrebbe scritto una cartolina all'indirizzo del covo, spedendola da Ascoli Piceno (Moretti nacque a Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno), contenente la frase: "Saluti brrr". Sempre Pecorelli fu l'unico a tacciare di "mistificazione" il falso comunicato delle Br, quando tutti gli esperti interpellati inizialmente lo ritennero autentico.
Relativamente alla scopera del covo, i brigatisti successivamente catturati hanno sempre parlato di una casualità, dovuta al rubinetto della doccia lasciato aperto per sbaglio, e hanno affermato che non erano a conoscenza del fatto che il covo fosse sotto controllo da parte dell'UCIGOS.
[4] Cosa nasconde la strada per Viterbo?
Chi ha parlato a Prodi dall'aldilà?
Il riferimento è alla alquanto oscura vicenda della presunta seduta spiritica con il "piattino" effettuata il 2 aprile 1978, da Romano Prodi, Mario Baldassarri e Alberto Clò, da cui sarebbero scaturite prima alcune parole senza senso, poi le parole Viterbo, Bolsena e Gradoli, quest'ultima ("Gradoli") che appunto coincideva con il nome della strada in cui si trovava il covo impiegato da Moretti.
Ecco le parole di Prodi, dai verbali della testimonianza davanti alla Commissione Moro il 10 giugno 1981:
« Era un giorno di pioggia, facevamo il gioco del piattino, termine che conosco poco perché era la prima volta che vedevo cose del genere. Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Se non ci fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stata Mantova o New York, nessuno avrebbe riferito. Il fatto è che il nome era sconosciuto e allora ho riferito. »
L'informazione fu ritenuta attendibile dal momento che, quattro giorni dopo, il 6 aprile, la questura di Viterbo, su ordine del Viminale, organizzò un blitz armato nel borgo medievale di Gradoli, vicino Viterbo, alla ricerca della possibile prigione di Moro.
La vedova di Moro affermò di aver più volte indicato agli inquirenti l'esistenza di una via Gradoli a Roma, senza che questi estendessero le ricerche anche a questa (avrebbero asserito che non esisteva una simile strada negli stradari di Roma), circostanza confermata anche da altri parenti dello statista, ma energicamente smentita da Francesco Cossiga, all'epoca dei fatti ministro dell'interno.
La questione sulla seduta spiritica venne riaperta nel 1998 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi: l'allora presidente del consiglio Prodi, dati gli impegni politici di poco precedenti alla caduta del suo governo nell'ottobre 1998, si disse indisponibile per ripetere l'audizione; si dissero disponibili Mario Baldassarri[85] (ex senatore di AN, ex viceministro per l'Economia e le Finanze dei governi Berlusconi II e Berlusconi III, al tempo del rapimento di Moro docente presso l'Università di Bologna) ed Alberto Clò[73] (economista ed esperto di politiche energetiche, ministro dell'Industria nel governo tecnico Dini e proprietario della casa di campagna dove avvenne la seduta spiritica, al tempo del rapimento di Moro assistente e poi docente di economia all'Università di Modena), anche loro presenti alla seduta spiritica. Entrambi, pur ammettendo di non credere allo spiritismo e di non aver più effettuato sedute spiritiche dopo quella, confermarono la genuinità del risultato della seduta e dichiararono che né loro né, per quanto ne sapevano, nessuno dei presenti (partecipanti al gioco del piattino o meno, oltre a loro tre erano presenti il fratello di Clò, le relative fidanzate, e i figli piccoli dei commensali) aveva conoscenze nell'ambiente dell'Autonomia bolognese o negli ambienti vicini alle BR. Alla critica relativa al fatto che qualcuno dei presenti avrebbe potuto guidare il piattino, Clò sostenne che la parola "Gradoli", così come "Bolsena" e "Viterbo", si erano formate più volte e con partecipanti diversi.
Ecco le parole di Prodi, dai verbali della testimonianza davanti alla Commissione Moro il 10 giugno 1981:
« Era un giorno di pioggia, facevamo il gioco del piattino, termine che conosco poco perché era la prima volta che vedevo cose del genere. Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli. Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa. Se non ci fosse stato quel nome sulla carta geografica, oppure se fosse stata Mantova o New York, nessuno avrebbe riferito. Il fatto è che il nome era sconosciuto e allora ho riferito. »
L'informazione fu ritenuta attendibile dal momento che, quattro giorni dopo, il 6 aprile, la questura di Viterbo, su ordine del Viminale, organizzò un blitz armato nel borgo medievale di Gradoli, vicino Viterbo, alla ricerca della possibile prigione di Moro.
La vedova di Moro affermò di aver più volte indicato agli inquirenti l'esistenza di una via Gradoli a Roma, senza che questi estendessero le ricerche anche a questa (avrebbero asserito che non esisteva una simile strada negli stradari di Roma), circostanza confermata anche da altri parenti dello statista, ma energicamente smentita da Francesco Cossiga, all'epoca dei fatti ministro dell'interno.
La questione sulla seduta spiritica venne riaperta nel 1998 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi: l'allora presidente del consiglio Prodi, dati gli impegni politici di poco precedenti alla caduta del suo governo nell'ottobre 1998, si disse indisponibile per ripetere l'audizione; si dissero disponibili Mario Baldassarri[85] (ex senatore di AN, ex viceministro per l'Economia e le Finanze dei governi Berlusconi II e Berlusconi III, al tempo del rapimento di Moro docente presso l'Università di Bologna) ed Alberto Clò[73] (economista ed esperto di politiche energetiche, ministro dell'Industria nel governo tecnico Dini e proprietario della casa di campagna dove avvenne la seduta spiritica, al tempo del rapimento di Moro assistente e poi docente di economia all'Università di Modena), anche loro presenti alla seduta spiritica. Entrambi, pur ammettendo di non credere allo spiritismo e di non aver più effettuato sedute spiritiche dopo quella, confermarono la genuinità del risultato della seduta e dichiararono che né loro né, per quanto ne sapevano, nessuno dei presenti (partecipanti al gioco del piattino o meno, oltre a loro tre erano presenti il fratello di Clò, le relative fidanzate, e i figli piccoli dei commensali) aveva conoscenze nell'ambiente dell'Autonomia bolognese o negli ambienti vicini alle BR. Alla critica relativa al fatto che qualcuno dei presenti avrebbe potuto guidare il piattino, Clò sostenne che la parola "Gradoli", così come "Bolsena" e "Viterbo", si erano formate più volte e con partecipanti diversi.
[5] Che carta penzolava ai frati Neri?
Il riferimento è al Blackfriars bridge a Londra dove fu trovato impiccato Roberto Calvi
[6] Cosa faceva il suo sorriso a Formello
sulla collina del suicida Whiskey Bar?
Il riferimento è al misterioso suicidio (???) di Sergio Castellari, trovato nel 1993 su una collina a formello con vicino una bottiglia di Whiskey
[7] Per i vialetti e le soffitte a Forte Braschi,
Il Forte Braschi è uno dei forti edificati a Roma nel periodo compreso fra gli anni 1877 e 1891.
Attualmente è occupato da unità militari ed ha ospitato, fino al 2007, il centro nazionale dei servizi segreti militari, il SISMI.
Attualmente è occupato da unità militari ed ha ospitato, fino al 2007, il centro nazionale dei servizi segreti militari, il SISMI.
[8] nei palazzi di governo e a Villa Wanda,
Villa Wanda, in Provincia di Arezzo, è la residenza attuale di Licio Gelli, noto per essere stato il "Maestro Venerabile" della loggia massonica P2.
La villa salì agli onori delle cronache italiane il 17 ottobre del 1981 quando al suo interno vennero trovate le famose liste degli affiliati alla loggia massonica P2 e, durante le indagini successive, l'abitazione fu ampiamente setacciata dalle forze dell'ordine che vi ritrovarono molti lingotti d'oro celati nel giardino.
La villa salì agli onori delle cronache italiane il 17 ottobre del 1981 quando al suo interno vennero trovate le famose liste degli affiliati alla loggia massonica P2 e, durante le indagini successive, l'abitazione fu ampiamente setacciata dalle forze dell'ordine che vi ritrovarono molti lingotti d'oro celati nel giardino.
[9] tra i corpi straziati di Capaci,
Il riferimento è alla morte di Giovanni Falcone, della moglie e della scorta
envoyé par DoNQuijote82 - 9/2/2013 - 11:30
Oggi ricorre il quarantesimo anniversario della strage del treno Italicus. Forse fra le tante stragi è quella meno ricordata; gli imputati sono stati tutti assolti e non c'è un colpevole, anche se sicuramente la strage fu compiuta da neofascisti. Non se ne sa più nulla, non ho trovato canzoni che la ricordino, o forse ci sono e mi sono sfuggite.
Silva - 4/8/2014 - 17:59
Ciao Silva,
mi pare che su queste pagine ci siano Piazza, bella piazza e Agosto di Claudio Lolli... In effetti sono un po' poche...
mi pare che su queste pagine ci siano Piazza, bella piazza e Agosto di Claudio Lolli... In effetti sono un po' poche...
B.B. - 4/8/2014 - 21:50
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2013
Niente di nuovo sul fronte occidentale
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