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Volto Nascosto

Davide Giromini
Language: Italian


Davide Giromini

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Related Songs

Zolletta (Lettera a Enzo G. Baldoni)
(Alessio Lega)
La marcia dei suicidi
(Davide Giromini)
C'è venuta in sogno la realtà
(Gianfranco Manfredi)


[2012]
Scritta da Davide Giromini
Written by Davide Giromini
Chitarra e voce: Matteo Fiorino Torre
Guitar and voice: Matteo Fiorino Torre
Album: Rivoluzioni Sequestrate (Libro/album, 2015)
Album: Rivoluzioni Sequestrate (Book/album, 2015)
volnasc
Ispirata al fumetto Volto Nascosto (2007)
Sergio Bonelli Editore - Testi di Gianfranco Manfredi
Inspired by the graphic novel Volto Nascosto (2007)
Sergio Bonelli Editori - Texts by Gianfranco Manfredi



RIVOLUZIONI SEQUESTRATE
...e fu così che diventai un robot


La primitiva grafica dell'album/libro (2013)
La primitiva grafica dell'album/libro (2013)


La grafica definitiva (di Lavinia Mancini). Da tenere conto che Fragole e sangue non è effettivamente presente nell'album.
La grafica definitiva (di Lavinia Mancini). Da tenere conto che Fragole e sangue non è effettivamente presente nell'album.


Matteo Fiorino Torre e Davide Giromini mentre eseguono per la prima volta le canzoni di Rivoluzioni Sequestrate in pubblico. Carrara, Palco 38, 18 gennaio 2013.
Matteo Fiorino Torre e Davide Giromini mentre eseguono per la prima volta le canzoni di Rivoluzioni Sequestrate in pubblico. Carrara, Palco 38, 18 gennaio 2013.


”È molto semplice. Un giorno vidi uno spettacolo teatrale sulla guerra di Spagna. Il teatro era molto piccolo, gli attori attempati e novecenteschi. Eravamo in cinque o sei in platea. Uno magro e brizzolato, che si vedeva essere stato un bell'uomo da giovane, ma ormai canuto e decadente, interpretava il ruolo di un intellettuale anarchico di nome Camillo Berneri e ne recitava in monologo un discorso. La definizione di “Rivoluzioni sequestrate” che egli dava mosse in me qualcosa di universale. Tutte le rivoluzioni della storia erano state prima o poi sequestrate da qualcuno che le aveva trasformate in qualcosa d'altro. Forse è proprio il concetto di rivoluzione che è destinato a questo ma perché fra gli esseri umani l'esito deve essere sempre degenerativo? Dove finiscono le utopie per le quali si versa sangue nei momenti rivoluzionari? La risposta che mi diedi era la seguente. Gli esseri umani hanno bisogno di grandi idee per compiere gesti sovrumani. Ma proprio perché gesti sovrumani sono destinati a durare poco, perché l'uomo non può reggere tutta questa sovrumanità.”
Davide Giromini, “Rivoluzioni Sequestrate” (il libro, p. 54)


Esilio di Lev
1894
Un treno per Lenin
Deserto
Volto Nascosto
Robespierre
La marcia dei suicidi



IL VOLTO NASCOSTO DELLE RIVOLUZIONI SEQUESTRATE:
UN CAPOLAVORO TRA CARRARA E L'ABISSINIA

di Riccardo Venturi


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”Volevamo anche noi il nostro impero, legittimo no? Tutti hanno diritto ad un impero.” (Davide Giromini)

Mi giungono echi in testa di qualcosa che dovrebbe esser meglio detto sul bizzarro e sciarmante rapporto tra la canzone e il fumetto, massime se il fumetto è, a volta sua, fabbricato nei testi da un autore di canzoni. Alessio Lega, sì, certo, è stato fumettaro ancor prima che cantante; non avrebbe scritto Zolletta. Gianfranco Manfredi, invece, mi risulta aver incocciato prima in certi resoconti in forma di canzone, e resoconti decisivi come quello di Ma chi ha detto che non c'è, tanto per dirne il più naturale. Alcuni anni fa, nel duemila e sette per la precisione, Gianfranco Manfredi, ormai una faccia da tranquillo signore del portone accanto con un fuoco dentro che continua a bruciare, per altre fiamme sì ma a bruciar comunque, è stato visto col semplice cognome, “Manfredi”, spuntare dalle pagine disegnate d'una serie di albi del principale editore di fumetti italiano, Sergio Bonelli. Quello di Tex, di Dylan Dog, di Nathan Never, di Martin Mystère di tanti e tanti altri senza i quali il fumetto italiano sarebbe quantomeno mutilo; spuntarvi come scrittore dei testi di una “miniserie”, una storia suddivisa in quattordici episodi: “Volto nascosto”.

Anche il fumetto italiano ha dovuto, come forse è naturale, ovvio, logico, pagare il suo tributo all'altrove. Tex Willer sta nel selvaggio e lontano West, Dylan Dog in una Londra onirica e ironicamente mostruosa (come gli s'addice, anche se s'è spinto fino a Firenze per indagar su un nostrano mostro che uccideva gli innamorati), Martin Mystère tra New York e Washington; con “Volto nascosto”, forse per la prima volta, il fumetto si spinge nella storia italiana contemporanea, formando una graphic novel tra le maggiori. E tra le più singolari, tra Roma, l'Etiopia e l'Eritrea. Mescolando figure di fantasia e personaggi storici, e muovendosi in quel periodo nebuloso e pericoloso che va dalla disastrosa prima avventura coloniale italiana nel 1896, conclusasi con la disfatta di Adua (la prima volta che una nazione africana indipendente sconfiggeva una presupposta potenza coloniale guidata da insipienti e presuntuosi generali e con l'usuale macello che precedeva di poco quello, ancor più grande, della Prima guerra mondiale) alla Guerra fascista d'Abissinia del 1935/36, passando per la guerra di Libia, l'avvento di Mussolini, la dittatura. Un affresco, sì, ma visto anche dalla prospettiva d'un leggendario guerriero e profeta islamico con il volto coperto da una maschera d'argento, Volto Nascosto, il quale, nella storia, guida la resistenza etiope contro gli invasori stranieri (si tratta di un personaggio ispirato ad autentiche leggende islamiche). Si capirà quindi in quale razza di ginepraio si sia mosso Gianfranco Manfredi e, assieme a lui, i disegnatori di questa impresa (Goran Parlov, Massimo Rotundo, Giuseppe Matteoni, Ersin Burak, Roberto Diso, Giovanni Freghieri, Alessandro Nespolino, Leomacs, Gigi Simeoni).

Che cosa succede quando la storia a fumetti, che è comunque uno dei tanti modi per raccontare, incontra, o reincontra, la canzone? E' una storia ancora tutta da scrivere, è creta da modellare. Certo, stavolta ha incontrato una faccia del tutto particolare: quella di Davide Giromini. Bisogna che ve la faccia vedere, se per caso ancora non la conoscete:

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Proprio lui. Che il volto non ce l'ha nascosto, ma che sovente si nasconde sotto cinquemila nomi, eteronimi, progetti, chiamateli come vi pare, Bededeum, Apuamater, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (che sarà sì anche un poeta tardottocentesco o protonovecentesco, ma è anche lui nel profondo della roccia del Sagro), Redelnoir..., e che niente mi convince a non ficcare in qualche modo anche nel fumetto del Volto Nascosto. Uno del genere ci starebbe a meraviglia tra Ugo Pastore, tra il Moltedo, tra Menelik e Taitù; un carrarino ci ha da essere, per forza, e sennò non sapete cosa vuol dire farsi il viale XX Settembre dalla Marina, alzare un istante la testa e vedersi sopra i duemila metri dello dio del marmo che incombe sul quotidiano pubblico e personale, sul chiosco di giornali all'angolo come sui tuoi capelli, sulle anarchie vere o immaginarie come sui tuoi piedi. Nell'attesa che il Manfredi si decida a scriverlo e a farlo disegnare in un fumetto (ma chi ha detto che non c'è, poi?), il Giromini si è messo a parlare di Rivoluzioni Sequestrate. E non esiste, credo, nessuno che riesca a farlo meglio di lui, attualmente.

Di lui che, nato ragazzo degli anni '80, nato figlio di una serie di dissoluzioni che avrebbero schiantato un toro e che hanno, infatti, schiantato una società intera fin nelle barbe della sua storia sublime e merdosa al tempo stesso. Di lui che ha raccontato la fine del comunismo, e il comunismo fine, in una serie di ballate che un paese diverso avrebbe immediatamente annoverato tra le sue cose più importanti, e che invece son rimaste un cd infilato in un cartoncino senza nient'altro, autoprodotto, autoregistrato, autotreno, autoclave, autotutto e tutti gli altri auto che si possano autizzare. Di lui che poi, tutto rosa fucsia scintillante, si è lanciato a raccontare il postmodernismo in un'altra serie di ballate che gridano sotterranee, ma che un giorno spunteranno fuori dalla storia. Con quella voce della Lavinia Mancini, torbida, lucentemente grigia, che a me personalmente fa venir voglia di arrochirmi da' ponci come un tempo, e seduta stante. Di lui, insomma, che è anche un harmonium, un tavolinetto detto il “disimpegno”, un bagno senza luce elettrica, un gatto nero dalla coda meravigliosa e tutta un'altra serie di cose che mi tengo per me perché gli voglio parecchio, ma parecchio bene e rischierei di oltrepassare, qui, certe soglie che non è facile dire.

Ci parla ora, il Giromini, di Rivoluzioni Sequestrate. Che è un titolo bellissimo. Poiché, forse non ve lo aspettereste da questo cavatore nell'anima laureato in filosofia e che pratica non mi ricordo se il kick boxing, il pugilato neozelandese o i cazzotti di Montignoso (sia in senso proprio, sia -sovente- nelle sue musiche e canzoni), sa esercitare l'understatement del più naturale. Le chiama “canzoni storiche”, quelle di quest'album che deve ancora sortire ma che sta già girando in teatrini a partire da quello di Carrara dove lo ha eseguito la prima volta il 18 gennaio 2013. Un teatro che afferisce sì al famoso “Blanca” (quello di Blanca fra Santena e Venaria Reale, per intenderci), ma che ha operato all'uopo in uno spazio che reca il nome di “P38” - ovvero “Palco 38, Colpi di Teatro”.

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“Rivoluzioni Sequestrate”: canzoni che parlano di Robespierre, di Nestor Makhno, di Lenin, di Trotskij. E questa “Volto Nascosto”, con la quale, qui su questo sito, si apre tutta la storia. Nata quando Davide Giromini ha incontrato il fumetto scritto da Manfredi, e che dal cantore è ripassato a un cantore. E se il fumetto “Volto Nascosto” è stato, a ragione, considerato un capolavoro, mi si lasci dire che non è da meno la canzone del Giromini, che ha condensato tutto riuscendo sia a tenere la tensione speciale della provenienza, sia la tensione che è propria delle canzoni del “re del Dark”. Non c'è nulla che non vi passi, di quel periodo della storia italiana che sarebbe ora di decrittare anche attraverso storie che lo penetrano e lo compenetrano; di quel periodo dove, ad esempio, a Fiume s'incontravano il dannunzianesimo e la rivolta, il fascismo primitivo e l'anarchia, e tutta una serie di pulsioni che fanno parte del Novecento e che sono, una volta liberate dalle patine delle varie retoriche dei vari regimi, ancora attualissime, ancora dicenti gran parte del presente. Per questo “Volto Nascosto” è una canzone che la logica vorrebbe indimenticabile, e nutro la speranza che lo diventi alla svelta. La nutro talmente da azzardarmi a scrivere un'introduzione del genere, che non mi è consueta e che m'infila nel pericolo e nello sfioro di esposizioni ultradirette. Ma non ne posso davvero fare a meno, avendola ascoltata anche ben prima del suo vernissage in teatro. E le altre canzoni non sono da meno; ma avrò occasione di parlarne a suo tempo.

E' sì il Volto Nascosto del leggendario guerriero anticoloniale, è sì il Volto Nascosto di personaggi che si muovono nelle pieghe della Storia (e sono pieghe ampie quanto insidiose), ma è anche il Volto Nascosto della Storia stessa e dei suoi personaggi. Davide Giromini mostra con queste canzoni di saperci entrare dentro come pochi, avvisaglia ben piantata del quale già s'era constatata nei due album di ballate precedenti. Per bagliori. Ne volete uno, tratto proprio da questa canzone?

Patria è solo il nome
dato a liriche allucinazioni da trincea
quando manca il piombo dei fucili
e i nostri governanti cambiano livrea


Quattro versi che sparano diritti alla Storia di questo paese, e fors'anche universale. E, naturalmente, occorre anche parlare di chi accompagna il Giromini con la bellezza della sua chitarra e con il controcanto; si chiama Matteo Fiorino Torre, è della Spezia e si fa chiamare, sembra, soltanto “Fiorino”. Come la moneta o come il furgoncino della Fiat, mi è venuto da pensare. Come il valore e come la fatica, ché non dev'essere semplice seguire il Giromini nelle sue circonvoluzioni di vasto raggio. E sarà bene guardarli tutti e due, il Giromini e il Fiorino, nel video allegato a questa pagina; ché, la cosa più elegante e bella è questa, fan parte di gente che girano tra le Carrare e le Abissinie, tra le Eritree e Macerata Feltria (o Lunano), tra Venaria Reale e Santena, tra i posti più impervi e improbabili dove son saliti o scesi a far suonare le loro note e brillare le loro voci e le loro parole. Sono persone che ancora girano per questo paese di merda, lo stesso in cui girava uno che diceva che i fiori nascono, giustappunto, dalla merda. Dove si sequestrano, come altrove del resto, le rivoluzioni; e dove c'è chi, nonostante tutto, non smette di credervi. Buon ascolto. [RV]
Chi vota a spada tratta i fasti di un impero
probabilmente ignora o non ricorda
venti inverni fa quel volto nero
a cui tentammo invano di sfilare un po' di sabbia
tra gli amba e i vecchi eroi, sublimazione della rabbia

Quest'oggi in parlamento dissolto, decretare
la carne per il macero pesare
fosse meraviglioso e lisergico finale
di sinfonia d'orchestra neorisorgimentale
o futurista manifesta gloria del funerale

Patria è solo il nome
dato a nostre rappresentazioni di unità
ed io mi sento solo,
solo in questo Carso tinto al cloro fra i lillà,
fra i mostri di Cadorna
e una tremante umanità, la pioggia su Gorizia
che ritorna a separare
San Michele, i nostri occhi e la realtà

L'insonne frustrazione di un trattato menzognero
da truffatori a vittime ci vide
a reclamare un nuovo premio al cimitero
e, dopo Fiume, a Macallè a scavare nuove civiltà
con altro gas nervino dentro un altro Amba Aradam

Patria è solo il nome
dato a liriche allucinazioni da trincea
quando manca il piombo dei fucili
e i nostri governanti cambiano livrea
quando cade il sole
sul mio volto ormai nascosto
a questo inutile orizzonte d'Eritrea

Patria è solo il nome
dato a liriche allucinazioni da trincea
quando manca il piombo dei fucili
e i nostri governanti cambiano livrea
quando cade il sole
sul mio volto ormai nascosto
a questo inutile orizzonte d'Eritrea

Contributed by CCG/AWS Staff - 2013/1/23 - 18:23



Language: English

English rendering by Riccardo Venturi
March 26, 2013



Volto Nascosto (Italian: "Hidden Face") is the title of an Italian short comic series written by Gianfranco Manfredi for Sergio Bonelli Editore. The first issue was published on 10 October 2007.

The miniseries is made up of 14 issues, meant to form a single, long graphic novel, as Manfredi already did with Magico Vento.

Among the artists working at the series there are Goran Parlov (the characters' graphic creator and first issue's artist), Massimo Rotundo (also the covers' author), Giuseppe Matteoni, Ersin Burak (a Turkish artist at his first experience with Bonelli), Roberto Diso, Giovanni Freghieri, Alessandro Nespolino, Leomacs and Gigi Simeoni.

The story is set up towards the end of the nineteenth century and takes place among Rome, Ethiopia (the only African country that, in this period, resisted European imperialism) and Eritrea, Italian colonies in Africa.

The main character is "Volto Nascosto", a mysterious Islamic warrior and prophet whose face is covered with a silver mask and who, in the story, leads the resistance of Ethiopian people against foreign invaders. (His figure was based on real Islamic legends.)[citation needed] However, the series doesn't only revolve around Volto Nascosto, but deals with various characters, whose events continuously intertwine with each other. This multiplicity of voices is a rather innovative aspect for Bonelli's publishing house.
HIDDEN FACE
VOLTO NASCOSTO

maskfacThey who boldly vote for the glory of an empire
probably ignore or do not remember,
twenty winters ago, that black faced guy
whom we tried in vain to rob of some sand
among ambas and old heroes as a sublimation of rage

Setting decrees, today, in a dissolved parliament
and weighing cannon fodder
should this be the wonderful and lysergic finale
of a symphony by a new Risorgimento orchestra
or the futurist, manifest glory of the burial

Fatherland is the name
we give to our representations of unity
and I am feeling alone,
alone in this chloride-painted Carso, among lilacs,
among Cadorna's monsters
and a trembling humanity, the rain on Gorizia,
San Michele, our eyes and reality

The sleepless frustration of a deceitful treaty
turned us from cheaters into victims
claiming a new prize in the war cemetery
and, after Fiume, digging up new civilizations in Makale
with other nerve gas inside another Amba Aradam

Fatherland is the name
we give to lyrical hallucinations in a trench
when there's shortage of gunlead
and our government changes its lackey's livery
when the sun is setting
upon my face, now hidden
in this useless horizon of Eritrea

Fatherland is the name
we give to lyrical hallucinations in a trench
when there's shortage of gunlead
and our government changes its lackey's livery
when the sun is setting
upon my face, now hidden
in this useless horizon of Eritrea.

2013/3/26 - 11:31




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