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Maggie Holland: Time to Kill

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Langue: anglais


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(Maggie Holland)
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(anonyme)


[1983]
Written by Dave Evans
Scritta da Dave Evans
Interpretazione / Performed by
Maggie Holland, 1983
Album: "Still Pause"

stillpause


Per cominciare il 2013, qualcosa che affonda nel pozzo del passato e che riaffiora all'improvviso.

Time to Kill è la canzone che apre il primo album della cantante folk inglese Maggie Holland, Still Pause (che si potrebbe tradurre sia con “ancora una pausa” che “pausa calma”, o “pausa di riposo”; la meravigliosa polisemia dell'inglese). Avevo un amico chitarrista, tanti e tanti anni fa; si chiamava Guido T. Poiché abitava vicino a casa mia ci vedevamo spesso; e aveva, musicalmente, dei gusti parecchio raffinati che abbinava alla sua 12 corde. Io, che mi sono sempre meravigliato, nella mia incapacità musicale, di come si faccia a suonare una semplice sei corde, figuriamoci una dodici. Non so che fine abbia fatto, Guido T., a distanta di trent'anni; a rigore non so nemmeno se sia ancora vivo; certo è che mi son sempre restate dentro, e addosso, le cose che mi ha fatto conoscere. Still Pause era una di quelle, una cassetta stereo ormai rovinata, una serie di canzoni che mi si sono come incollate.

E' una canzone, Time to Kill, che fino all'ultimo momento mi son domandato se inserire con una pagina propria o negli “Extra”; volendo, un pur tenue legame con un argomento del sito lo avrebbe, dato che parla di un uomo che va per mare e di una donna che lo aspetta a lungo. Potrebbe essere, certo, andato per mare per lavorare; o chissà. Il problema è che questa canzone, però, non parla affatto di condizioni di lavoro o della dura vita per mare, ma parla di un'attesa. Parla del tempo fermo. Parla non di lui, ma di lei. Il tema delle “attese” potrebbe pure attenere a certe cose di cui in questo sito si parla, ma Time to Kill, con il suo abile pretesto di canzone “folk” tradizionale, si lancia invece a scandagliare gli effetti del tempo che passa anche quando appare congelato nell'aspettare. La sua strada porta in tutt'altra direzione, insomma; e, per questo motivo, l'ho messa negli “Extra” pur con questa avvertenza necessaria.

La canzone non è di Maggie Holland. L'ha scritta Dave Evans, sul quale continuo a non sapere nulla. Succede quando, per fortuna o purtroppo, si nasce omonimi; Dave Evans lo è nato sia di “The Edge” degli U2, sia del primo cantante degli AC/DC. Con due omonimi del genere, trovare in mezzo alla rete un cantautore folk britannico è come cercare un ago nel pagliaio. Su YouTube, però, si trova un video in cui Dave Evans la canta, di seguito ad un'altra sua composizione intitolata “Captain”. Sempre interessante reperire quella che deve essere la versione originale di una canzone, ma da trent'anni conosco Time to Kill così come la canta Maggie Holland. La ho nella testa e altrove in questo modo, con la voce letteralmente drammatica di Maggie, con quel dato arrangiamento e con l'intervento, bellissimo, del sassofono. Perdipiù, il modo in cui la canta il suo autore, Dave Evans, non mi piace anche se mi è stato utilissimo.

Utilissimo perché si tratta di una canzone di cui mi sono addannato inutilmente a cercare il testo in Rete. Sconosciuta. Così, ho dovuto procedere un po' a memoria (mi ricordavo alcuni versi) e un po' all'ascolto. Trascrivere una canzone all'ascolto dall'inglese è una specie di punizione che affibbierei volentieri a chiunque scimmiotta ogni santo giorno canzoni di ogni genere in quella lingua non capendoci assolutamente nulla, oppure avendo imparato il testo a pappagallo da qualche parte. Lo metterei invece lì con le cuffie, legato come un salame, dicendogli: “Bene, caro, ora visto che ti piace tanto l'inglese-world-language, dimmi per filo e per segno cosa vuol dire”. In pratica, è un altro caso in cui “Canzoni Contro la Guerra” pone a disposizione per la prima volta in assoluto il testo di una data canzone, stavolta dopo trent'anni esatti. In questo, Dave Evans mi è stato parecchio d'aiuto perché il timbro di voce di Maggie Holland rende incomprensibili alcuni parole in corrispondenza dei bassi.

Davide "Darmo" Giromini.
Davide "Darmo" Giromini.


E ora parliamo di una cosa successa solo un paio di giorni fa.

Un paio di giorni fa ero a casa di Davide Giromini, altresì noto come “Darmo” o “Redelnoir”. Andando a fare un giro in un paesino nelle vicinanze di Carrara, in cui ero stato una sola volta prima, venticinque anni fa e rotti, ci siamo ritrovati a prendere un caffè in un piccolo bar. Chissà come ci siamo messi, ad un certo punto, a cantare una canzone, rimanendo a bocca aperta. L'ha accennata Lavinia, la fidanzata, cantante e tastierista di Davide; le sono andato dietro senza nemmeno rendermene conto. Poi ci siamo ritrovati a dirci, a vicenda: “Ma com'è che conosci questa canzone?”; sì, perché, realmente, pensavo d'essere rimasto il solo a conoscerla in Italia, e così probabilmente pensavano anche Davide e Lavinia.

La canzone non è questa di questa pagina. Si chiama The Great Valerio, è stata scritta ed eseguita da Richard e Linda Thompson e parla di un acrobata che cammina su un filo sospeso a decine di metri di altezza, mentre la folla lo guarda magnetizzata e, forse, crudelmente desiderosa di vederlo cadere. Una canzone che, si dice, fu ispirata ai due grandi rockers britannici dalla morte di Karl Wallenda (e “Valerio” ricorda decisamente “Wallenda”). Ci siamo messi lì a cantarla davanti al povero barista esterrefatto di un paesino; Lavinia con quella sua voce torbida che scioglierebbe anche un blocco di vanadio, e il sottoscritto che, quando gli capita di tirar fuori la voce, la tira fuori ammodino. Così, ricordandomi i versi come se l'ultima volta li avessi cantati ieri; e, invece, saranno stati a dir poco vent'anni che non accennavo neppure quella canzone.

Poi ce ne siamo andati in una piazzetta del paesino, dove c'è un pozzo che è anche una cassa di risonanza assolutamente perfetta. Ho provato a cantarci dentro Lo boièr, e quasi spuntavano fuori le anime de' Catari dal pozzo. Tornati a casa, ci siamo messi d'impegno e in qualche ora abbiamo tradotto “The Great Valerio” in italiano, l'abbiamo cantata e pure registrata. Il seguito lo si vedrà. Però dimenticavo una cosa. Non ho detto com'è che la conosco, “The Great Valerio”. Non dai loro autori, in origine, ma perché è stata interpretata anche da una certa Maggie Holland, nel 1983, in un certo album intitolato Still Pause. Eccolo là che ritornava a galla dal pozzo; prima quello del paesino, e poi da quello del tempo. La cercavo su YouTube cantata da Maggie Holland, ma non c'è; c'era, però, Time to Kill. Certe canzoni fanno davvero lunghissimi giri e poi ritornano; e, quando ritornano, bisogna fermarle un istante prima che ricominicino a girare.

Non è una canzone che possa essere attuale. Non ha nulla di moderno. Su YouTube ha 34 visualizzazioni in tutto. Una donna il cui uomo va per mare o finanche su un altro pianeta, adesso, ha a disposizione tutta la tecnologia che vuole. E' una canzone di quella lontana era che c'è stata, si dice, prima dell'avvento della radio e dell'informatica; di quando le innamorate lanciavano, al massimo, una "riturnella" affidandole musica, parole una vita. Le attese sono relegate altrove; ma il tempo, lui sì, rimane; e rimangono le semplici parole con cui se ne parla qui; colui che prende e che dà, che semina e che coltiva. Il vincitore, alla fine. Parole così, e una canzone così, meritano di essere conosciute un po' meglio, e cavar fili alla memoria e al tempo è un lavoro che mi è sempre riuscito bene. Con lunghe, lunghissime attese, a volte.

Buon 2013 a tutte e tutti. [RV]
To the lady by her window sill
Time is very nearly still,
She's got time, time to kill.
Her lover left only yesterday,
Said he'd be back some day in spring,
But spring's so far away.
And it's so long,
So long, just till tomorrow.

Time is the maker,
The bringer and the breaker,
The giver and the taker and the friend,
The reaper, the sower,
The spinner and the grower,
Time is the winner in the end.

Her day dies every afternoon
In her silent ugly room,
An empty bed and no one to come home to,
While the man she loves is on the Southern seas
Making fast and making free,
Maybe sometimes thinking of how she might be.
But it's so long,
So long just till tomorrow.

Time is the wheeler,
The dancer and the dealer,
Time is the laughter in your ears,
Time is rudder tiller,
The master and the killer,
Time plays disaster with your fears.

Just outside the porch's door
The other day she thought she saw him
Standing in the corner of her eye,
But when she turned around again
The street was empty, straight and plain,
Smoke rising through the rain.
And it's so long,
So long just till tomorrow.

envoyé par Riccardo Venturi - 1/1/2013 - 20:04



Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
1° gennaio 2013

Maggie Holland ai tempi di "Still Pause".
Maggie Holland ai tempi di "Still Pause".
TEMPO DA AMMAZZARE

Per quella donna là al davanzale
il tempo è praticamente fermo,
lei ha tempo, tempo da ammazzare.
Il suo amore è partito soltanto ieri,
ha detto che sarebbe tornato un giorno in primavera,
ma la primavera è lontanissima.
Ed è tanto lungo,
tanto lungo fino a domani.

Il tempo fabbrica,
il tempo porta e spezza,
il tempo dà e prende, il tempo è amico,
mietitore e seminatore,
tessitore e coltivatore,
il tempo, alla fine, è il vincitore.

Il suo giorno muore ogni pomeriggio
nella sua stanza brutta e silenziosa,
un letto vuoto e nessuno che torna a casa per lei.
Mentre l'uomo che ama è nei mari del Sud
che se ne va veloce e libero,
pensando forse qualche volta a come lei possa stare.
Ma è tanto lungo,
tanto lungo fino a domani.

Il tempo è il timoniere,
il ballerino e il giocatore,
il tempo è la risata nei tuoi orecchi,
il tempo è la barra di rotta,
il padrone e l'assassino,
il tempo combina disastri con le tue paure.

Appena fuori la porta sul portico,
l'altro giorno lei ha creduto di vederlo
proprio con la coda dell'occhio,
ma quando si è girata di nuovo
la strada era vuota, diritta e piana,
fumo che saliva nella pioggia.
Ed è tanto lungo,
tanto lungo, fino a domani.

1/1/2013 - 21:15




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