Já o tempo
Se habitua
A estar alerta
Não há luz
Que não resista
À noite cega
Já a rosa
Perde o cheiro
E a cor vermelha
Cai a flor
Da laranjeira
À cova incerta
Água mole
Água bendita
Fresca serra
Lava a língua
Lava a lama
Lava a guerra
Já o tempo
Se acostuma
À cova funda
Já tem cama
E sepultura
Toda a terra
Nem o voo
Do milhano
Ao vento leste
Nem a rota
Da gaivota
Ao vento norte
Nem toda
A força do pano
Todo o ano
Quebra a proa
Do mais forte
Nem a morte
Já o mundo
Se não lembra
De cantigas
Tanta areia
Suja tanta
Erva daninha
A nenhuma
Porta aberta
Chega a lua
Cai a flor
Da laranjeira
À cova incerta
Nem o voo
Do milhano
Ao vento leste
Nem a rota
da gaivota
ao vento norte
Nem toda
a força do pano
todo o ano
Quebra a proa
do mais forte
nem a morte
Entre as vilas
E as muralhas
Da moirama
Sobre a espiga
E sobre a palha
Que derrama
Sobre as ondas
Sobre a praia
Já o tempo
Perde a fala
E perde o riso
Perde o amor
Se habitua
A estar alerta
Não há luz
Que não resista
À noite cega
Já a rosa
Perde o cheiro
E a cor vermelha
Cai a flor
Da laranjeira
À cova incerta
Água mole
Água bendita
Fresca serra
Lava a língua
Lava a lama
Lava a guerra
Já o tempo
Se acostuma
À cova funda
Já tem cama
E sepultura
Toda a terra
Nem o voo
Do milhano
Ao vento leste
Nem a rota
Da gaivota
Ao vento norte
Nem toda
A força do pano
Todo o ano
Quebra a proa
Do mais forte
Nem a morte
Já o mundo
Se não lembra
De cantigas
Tanta areia
Suja tanta
Erva daninha
A nenhuma
Porta aberta
Chega a lua
Cai a flor
Da laranjeira
À cova incerta
Nem o voo
Do milhano
Ao vento leste
Nem a rota
da gaivota
ao vento norte
Nem toda
a força do pano
todo o ano
Quebra a proa
do mais forte
nem a morte
Entre as vilas
E as muralhas
Da moirama
Sobre a espiga
E sobre a palha
Que derrama
Sobre as ondas
Sobre a praia
Já o tempo
Perde a fala
E perde o riso
Perde o amor
Contributed by Dead End - 2012/12/17 - 15:39
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
17 dicembre 2012
17 dicembre 2012
GIA' IL TEMPO SI ABITUA
Già il tempo
si abitua
a stare all'erta
Non c'è luce
che resista
alla notte cieca
Già la rosa
perde il profumo
e il color rosso
Cade il fiore
dell'arancio
nella fossa incerta
Acqua blanda
acqua benedetta
fresche montagne
Lava la lingua
lava la lama
lava la guerra
Già il tempo
si abitua
alla fossa profonda
Già ha un letto
ed un sepolcro
l'intera terra
Né il volo
del nibbio
col vento dell'est
Né la rotta
del gabbiano
col vento del nord
Né tutta
la forza della vela
per tutto l'anno
Spezza la prua
del più forte
neanche la morte
Già il mondo
non si ricorda
dei canti
Tanta sabbia
sporca altrettanta
mala erba
A nessuna
porta aperta
giunge la luna
Cade il fiore
dell'arancio
nella fossa incerta
Né il volo
del nibbio
col vento dell'est
Né la rotta
del gabbiano
col vento del nord
Né tutta
la forza della vela
per tutto l'anno
Spezza la prua
del più forte
neanche la morte
Tra le città
e le mura
della terra dei Mori
Sulla spiga
e sulla paglia
che manda odori
Sulle onde
sulla spiaggia
già il tempo
Perde la parola
e perde il riso
perde l'amore.
Già il tempo
si abitua
a stare all'erta
Non c'è luce
che resista
alla notte cieca
Già la rosa
perde il profumo
e il color rosso
Cade il fiore
dell'arancio
nella fossa incerta
Acqua blanda
acqua benedetta
fresche montagne
Lava la lingua
lava la lama
lava la guerra
Già il tempo
si abitua
alla fossa profonda
Già ha un letto
ed un sepolcro
l'intera terra
Né il volo
del nibbio
col vento dell'est
Né la rotta
del gabbiano
col vento del nord
Né tutta
la forza della vela
per tutto l'anno
Spezza la prua
del più forte
neanche la morte
Già il mondo
non si ricorda
dei canti
Tanta sabbia
sporca altrettanta
mala erba
A nessuna
porta aperta
giunge la luna
Cade il fiore
dell'arancio
nella fossa incerta
Né il volo
del nibbio
col vento dell'est
Né la rotta
del gabbiano
col vento del nord
Né tutta
la forza della vela
per tutto l'anno
Spezza la prua
del più forte
neanche la morte
Tra le città
e le mura
della terra dei Mori
Sulla spiga
e sulla paglia
che manda odori
Sulle onde
sulla spiaggia
già il tempo
Perde la parola
e perde il riso
perde l'amore.
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[1969]
Parole e musica di José Zeca Afonso
Nell’album “Contos velhos, rumos novos”
Nel 1969, l’anno in cui uscì questo disco, il Portogallo si trovava in una fase di transizione politica che viene definita “Primavera marcelista”, perché il dittatore Salazar era ormai fuori combattimento a causa di un ictus ed il suo successore, il giurista Marcelo Caetano, sembrava deciso a lavorare per la modernizzazione del paese ed il riconoscimento della libertà di espressione e di organizzazione… Speranza vana: venne solo cambiato nome alla PIDE ma per il resto tutto continuò come prima, specie per quel che riguarda la guerra coloniale… Nell’aprile del 1969, quando il presidente dell’Associazione Accademica di Coimbra fu arrestato per aver rifiutato durante un evento pubblico di dare la parola al presidente della Repubblica Américo Tomás, un vecchio generale della Marina militare, e per protesta l’intera università di Coimbra scese in sciopero ad oltranza, denunciando alla nazione come il governo di Marcelo Caetano non fosse che una copia edulcorata della dittatura…