Sono le otto di sera
quando appare la prima bandiera rossa
sui muri della Fiat.
C’è questo nuovo settembre dentro al vecchio settembre
e va a picco con tutta la vita il vecchio dolore che dura.
A Genova e a Milano a Torino una chiave apre il destino.
Sono le nove di sera
quando appare una seconda bandiera rossa
sui muri della Fiat.
La gente è sulla strada, la gente non vuole aspettare.
La gente ha di brace le dita, la gente non vuole più parlare.
La vecchia rabbia dura spacca la giornata e diventa terribile, ordinata.
Sono le dieci di sera
quando appare una quarta bandiera rossa
sui muri della Fiat.
Si chiudono i cancelli e i tetti sono occupati.
Gli operai hanno gli elmetti, c’è un grande silenzio in giro.
Tutti sono soldati, lavorano lavorano e trattengono il respiro.
E intanto cento bandiere
si alzano nel vento
cantano e ridono sulle ciminiere.
Quando il sole dal giorno cala nella sera
la fabbrica è illuminata, gli operai lavorano al tornio;
oppure sopra i cuscini dormono dormono come bambini.
Alla Fiat-Centro Parodi parla agli amici che ha intorno:
“la vigilanza sia armata, continuare sempre il lavoro,
i turni si svolgano esatti, unità compattezza anche durante notte”.
A un giorno succede un altro giorno
e la gente sta dentro alla lotta;
a una lotta tremenda, che scotta.
Questa è la situazione dovunque si guardi o si vada:
dalla Diotto a Garavini, da Moncenisio ai Cantieri,
Subalpina o Dubox, Ansaldo Westinghouse o San Giorgio.
Sopra rotaie piegate
i giorni diventano anni;
si ricorderà la memoria.
Non c’è ancora la vittoria, ma badate: unità, compattezza.
Si riaprono i cancelli, tornano cauti i padroni.
Si ammainano le bandiere dai tetti, dai muri e dalle ciminiere.
Ma queste giornate di ferro
queste giornate di gloria
si sono fatte leggenda,
sono ormai nella storia.
quando appare la prima bandiera rossa
sui muri della Fiat.
C’è questo nuovo settembre dentro al vecchio settembre
e va a picco con tutta la vita il vecchio dolore che dura.
A Genova e a Milano a Torino una chiave apre il destino.
Sono le nove di sera
quando appare una seconda bandiera rossa
sui muri della Fiat.
La gente è sulla strada, la gente non vuole aspettare.
La gente ha di brace le dita, la gente non vuole più parlare.
La vecchia rabbia dura spacca la giornata e diventa terribile, ordinata.
Sono le dieci di sera
quando appare una quarta bandiera rossa
sui muri della Fiat.
Si chiudono i cancelli e i tetti sono occupati.
Gli operai hanno gli elmetti, c’è un grande silenzio in giro.
Tutti sono soldati, lavorano lavorano e trattengono il respiro.
E intanto cento bandiere
si alzano nel vento
cantano e ridono sulle ciminiere.
Quando il sole dal giorno cala nella sera
la fabbrica è illuminata, gli operai lavorano al tornio;
oppure sopra i cuscini dormono dormono come bambini.
Alla Fiat-Centro Parodi parla agli amici che ha intorno:
“la vigilanza sia armata, continuare sempre il lavoro,
i turni si svolgano esatti, unità compattezza anche durante notte”.
A un giorno succede un altro giorno
e la gente sta dentro alla lotta;
a una lotta tremenda, che scotta.
Questa è la situazione dovunque si guardi o si vada:
dalla Diotto a Garavini, da Moncenisio ai Cantieri,
Subalpina o Dubox, Ansaldo Westinghouse o San Giorgio.
Sopra rotaie piegate
i giorni diventano anni;
si ricorderà la memoria.
Non c’è ancora la vittoria, ma badate: unità, compattezza.
Si riaprono i cancelli, tornano cauti i padroni.
Si ammainano le bandiere dai tetti, dai muri e dalle ciminiere.
Ma queste giornate di ferro
queste giornate di gloria
si sono fatte leggenda,
sono ormai nella storia.
envoyé par daniela -k.d.- - 24/11/2012 - 10:46
Nella primavera del 1921 il senatore Giovanni Agnelli, che aveva fatto un sacco di soldi con le commesse di guerra, annunciò che la FIAT era in crisi e che 1.500 operai sarebbero stati licenziati, gli altri obbligati ad un orario e ad una paga ridotti. Siccome gli operai osarono protestare, il 6 aprile la proprietà rispose con la serrata degli stabilimenti. Ma c’erano già i fascisti a dar manforte ai padroni: il 22 aprile a Torino Antonio Gramsci, direttore del settimanale socialista “L’Ordine Nuovo” viene aggredito per strada da una squadraccia... il 27 aprile le fabbriche vengono occupate e proclamato lo sciopero generale...
Con le elezioni di maggio il primo drappello di fascisti fa il suo ingresso in Parlamento...
Bernart Bartleby - 16/8/2014 - 16:21
Da un po' di tempo non è più inedita: è stata infatti pubblicata nella raccolta "Nevica sulla mia mano", nel 2013, in una versione dal vivo del 1976 che si sente comunque molto bene (cfr.: Nevica sulla mia mano)
Vito Vita - 25/2/2017 - 04:26
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Testo di Roberto Roversi
Live, Inedita.