Chissà se esiste nulla che
Abbia più gran tedio di sé
Di una piovosa domenica italiana.
Se poi è già sera, ed è novembre
Con il crepuscolo che scende
Su questa guazza metropolitana,
Più ancor rimpiango le veglie attorno ai fogolàr... (1)
All’oste l’ho dovuto dire:
“Sei ancora in tempo per fuggire”,
E lui temeva che fosse per la cena! (2)
Di Vecchia Italia onesta scorza,
Anch’egli ignora la sua forza
E il suo affetto mi dà una dolce pena.
Ma il vino suo denso sa sempre scaldarmi il cuore...
Testimoniare verità:
Null’altro resta ormai da dire,
Vorrei il coraggio di una fede,
O emanciparmi da viltà,
Dalla paura di morire
Come sa solo far chi crede.
Ma sotto un disperato cielo
Ciò che mi spinge adesso a uscire
Sà ancora d’empietà, e spero
Avrò nuove cristianità
Dal clandestino mio Dies Irae,
Perché anche lì vi è Pietà e Amore...
Mi è caro il gergo popolare,
Il puerile senso dell’onore,
La sua allegrezza, la tragica incuranza.
Vi è ancora un senso, una passione,
Vi sopravvive una nazione
Con residuale, sfrontata appartenenza.
Non so per quanto, ma meglio di voi, di me...
Forse a guardare troppo in là
Mi ritrovai gli occhi feriti,
E un balsamo vorrei, o un figlio.
O un’innocenza che berrei
Come tra giovani banditi
Belli e cari agli Dei.
E prego
Mi si traghetti oltre la notte
Lungo i canali delle vie,
Fino alla quiete che
Concede lo stolto tempo che gli Dei
Li ha trasformati in malattie,
Febbri dei giorni miei...
Hai già cenato?
Perché mi dai del Lei?
“Che famo, annamo?”
Abbia più gran tedio di sé
Di una piovosa domenica italiana.
Se poi è già sera, ed è novembre
Con il crepuscolo che scende
Su questa guazza metropolitana,
Più ancor rimpiango le veglie attorno ai fogolàr... (1)
All’oste l’ho dovuto dire:
“Sei ancora in tempo per fuggire”,
E lui temeva che fosse per la cena! (2)
Di Vecchia Italia onesta scorza,
Anch’egli ignora la sua forza
E il suo affetto mi dà una dolce pena.
Ma il vino suo denso sa sempre scaldarmi il cuore...
Testimoniare verità:
Null’altro resta ormai da dire,
Vorrei il coraggio di una fede,
O emanciparmi da viltà,
Dalla paura di morire
Come sa solo far chi crede.
Ma sotto un disperato cielo
Ciò che mi spinge adesso a uscire
Sà ancora d’empietà, e spero
Avrò nuove cristianità
Dal clandestino mio Dies Irae,
Perché anche lì vi è Pietà e Amore...
Mi è caro il gergo popolare,
Il puerile senso dell’onore,
La sua allegrezza, la tragica incuranza.
Vi è ancora un senso, una passione,
Vi sopravvive una nazione
Con residuale, sfrontata appartenenza.
Non so per quanto, ma meglio di voi, di me...
Forse a guardare troppo in là
Mi ritrovai gli occhi feriti,
E un balsamo vorrei, o un figlio.
O un’innocenza che berrei
Come tra giovani banditi
Belli e cari agli Dei.
E prego
Mi si traghetti oltre la notte
Lungo i canali delle vie,
Fino alla quiete che
Concede lo stolto tempo che gli Dei
Li ha trasformati in malattie,
Febbri dei giorni miei...
Hai già cenato?
Perché mi dai del Lei?
“Che famo, annamo?”
Note tratte dal sito del gruppo
(1) Focolare tradizionale friulano, di forma circolare. Un elemento che ritorna spesso nelle memorie dell'infanzia friulana di Pasolini, quasi un simbolo di quel “conforto comunitario” che il poeta dava già per spacciato oltre 40 anni fa.
(2) E' “l'oste” stesso a raccontarlo: il titolare del Bar Gambrinus di Piazza dei Cinquecento, molto amico di Pasolini e uno degli ultimi ad averlo visto vivo.
(1) Focolare tradizionale friulano, di forma circolare. Un elemento che ritorna spesso nelle memorie dell'infanzia friulana di Pasolini, quasi un simbolo di quel “conforto comunitario” che il poeta dava già per spacciato oltre 40 anni fa.
(2) E' “l'oste” stesso a raccontarlo: il titolare del Bar Gambrinus di Piazza dei Cinquecento, molto amico di Pasolini e uno degli ultimi ad averlo visto vivo.
envoyé par Dead End - 14/11/2012 - 14:41
A PIER PAOLO PASOLINI
di Αλέξανδρος Παναγούλης / Alexandros Panagulis (1939-1976), anche lui morto (ucciso) misteriosamente…
Voce umana
vestita di bellezza
era quella che ci davi
Umana e bella
anche se duramente accusava
Amore semplice umano
la tua vita
Amore e paura per l’Uomo
per il progresso fede
e lo sviluppo insopportabile per te
V’erano momenti in cui ascoltando
le parole scorrere dalle tue labbra
riudivo i versi di Rimbaud
"Sono nato troppo presto o troppo tardi?
Cosa sto a fare qui?
Ah, tutti voi,
pregate Iddio per l’infelice"
No Pier Paolo
non sei nato né presto né tardi
ma peccato che tu sia partito
mentre la verità si combatte
mentre tanti si scontrano
senza sapere perché
senza sapere dove vanno
Mentre le religioni cambiano faccia
e le ideologie diventano religioni
e molti vestono i paraocchi di nuovo
tu non dovevi andare via.
Dicembre 1975
di Αλέξανδρος Παναγούλης / Alexandros Panagulis (1939-1976), anche lui morto (ucciso) misteriosamente…
Voce umana
vestita di bellezza
era quella che ci davi
Umana e bella
anche se duramente accusava
Amore semplice umano
la tua vita
Amore e paura per l’Uomo
per il progresso fede
e lo sviluppo insopportabile per te
V’erano momenti in cui ascoltando
le parole scorrere dalle tue labbra
riudivo i versi di Rimbaud
"Sono nato troppo presto o troppo tardi?
Cosa sto a fare qui?
Ah, tutti voi,
pregate Iddio per l’infelice"
No Pier Paolo
non sei nato né presto né tardi
ma peccato che tu sia partito
mentre la verità si combatte
mentre tanti si scontrano
senza sapere perché
senza sapere dove vanno
Mentre le religioni cambiano faccia
e le ideologie diventano religioni
e molti vestono i paraocchi di nuovo
tu non dovevi andare via.
Dicembre 1975
Dead End - 14/11/2012 - 14:51
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Album “Italia: ultimo atto”
L'ultima cena, il tradimento ed il martirio di Pier Paolo Pasolini attraverso i suoi pensieri…
“Roma, Novembre 1975. Tra le ingenti, quotidiane, morti violente di quegli anni, una spicca per valenze simboliche; quasi da sacrificio umano allo spirito del tempo: l’assassinio di Pasolini. All’indomani di una delle sue più disperate e violente requisitorie, quella voce viene fatta tacere per sempre. Nei panni del Ragazzo Di Vita, Duke Montana, in un brevissimo ma bruciante intervento.”
(Introduzione al brano dal sito del gruppo)
“Pasolini partì proprio con il Pelosi da Piazza dei Cinquecento, per andare verso quella morte ancora non chiarita, che segue la durissima esposizione pasoliniana del “Io so...”. Forse fu quello a spingerlo verso la morte, o forse l’aver indagato troppo in certe carte che porteranno alla scomparsa anche del giornalista siciliano ex repubblichino, Mauro De Mauro, forse... In questo pezzo compare brevemente anche Duke Montana del Truceklan, una gang di pazzi drogati a me molto cara, e non mi stupisce, che gli Ianva, che dovrebbero essere lontani mille miglia da loro, li sentono vicini, poichè la sensibilità artistica non si pone limiti, confini o pregiudizi.” (da una recensione a firma di Massimo Argo)
Sull’assassinio di Pasolini si vedano anche Una storia sbagliata e Lamento per la morte di Pasolini.